1968 Bibano-Godega: Inaugurato il gruppo - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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1968 Bibano-Godega: Inaugurato il gruppo

Attività
GRUPPO BIBANO-GODEGA
INAUGURATO IL GRUPPO DI GODEGA – BIBANO
Fiamme Verdi Ottobre 1968

Domenica 15 settembre si è svolta la cerimonia dell’inaugurazione ufficiale e della benedizione del gagliardetto del nuovo nostro gruppo di Godega-Bibano; la sera precedente il coro «Castel» di Conegliano, diretto da Antonio Battistella, aveva eseguito un vasto ed applaudite repertorio di canzoni alpine.
Dalle «Quattro strade» di Bibano la sfilata è partita con lieve ritardo a causa della pioggia, ed è stata meno festosa del solito per il mancato intervento della fanfara.
Le autorità e gli alpini erano comunque numerosi. Abbiamo notato la bandiera della sezione di     Godega Sant’Urbano dell’Associazione mutilati e invalidi di guerra, la rappresentanza delle locali scuole elementari, i gagliardetti dei Gruppi di Farra d’Alpago e di Puos d’Alpago della Sezione di Belluno, quelli della Sezione di Pordenone (Gaiarine, Azzano X, Pasiano), di Motta di Livenza e Ormelle appartenenti alla Sezione di Treviso, quelli di Colle Umberto e di Cordignano della Sezione di Vittorio Veneto. Con il nostro vessi1lo sezionale erano presenti i gagliardetti di Mareno di Piave, S. Fior, Susegana, Pianzano,  S. Vendemiano, Corbanese, Collalbrigo, Refrontolo, S. Lucia di Piave, Ogliano, Colfosco di Susegana e Orsago: mancavano quindi dieci gagliardetti di nostri gruppi (a buon intenditor...).
Tra le autorità, oltre al Sindaco prof. Guerrino Gobbo, era presente il generale nella ris. comm. Traversa con molti dei suoi bersaglieri. Come sempre presenti il nostro Presidente sezionale comm. enot. Guido Curto e i vice presidenti comm. avv. Francesco Travaini e cav. Giovanni Daccò oltre ai consiglieri ten. col. cav. Alberto Piasenti, Antonino Cais, Franco Buosi e Giovanni Mason; quasi sempre i soliti poiché di parecchi consiglieri sezionali si è perso addirittura il ricordo.
Il rito religioso è stato celebrato, nella chiesa parrocchiale di Bibano, dal cappellano militare don Paolo Bolzan il quale ha con commosse parole ricordato il sacrificio degli alpini su tutti i fronti; il coro «Castel» ha eseguito alcune suggestive canzoni.
Recatisi al monumento ai Caduti per la deposizione di una corona d’alloro, i partecipanti hanno assistito alla benedizione del nuovo pennone per l’alzabandiera; il parroco don Dionisio Ragazzon ha infine benedetto il gagliardetto del Gruppo e del quale è stata madrina la signorina Orsolina Pianca.
Il Sindaco di Godega ha esternato il saluto dell’amministrazione comunale e il nostro Presidente ha dato il benvenuto in Sezione al nuovo forte Gruppo alpino. Ha poi preso la parola il ten. col. A. Piasenti il quale ha pronunciato il seguente applauditissimo discorso ufficiale:
AUTORITA’
SIGNORE, SIGNORI,
AMICI ALPINI,
anche questa volta il nostro Presidente ha voluto dare a me l’onore e il gradito compito di celebrare la costituzione del vostro Gruppo, la benedizione del vostro gagliardetto, in questa festosa cornice patriottica preparata dal vostro paese, così meravigliosamente agghindato a festa.
E’ questo il terzo Gruppo che ho l’onore di commemorare e di festeggiare. Grazie signor Presidente, perchè l’assicuro che il mio spirito e la mia passione per tutto ciò che è alpino non verrà mai meno, specie quando si trovano degli alpini come questi, quando mi trovo in mezzo a veci e boce e quando con questi posso esaltare le glorie delle nostre penne nere, l’eroismo dei nostri Caduti, i sacrifici dei nostri combattenti, l’amore per la nostra Patria, le tradizioni e le leggende della gente di montagna.
Quando si è in mezzo a gente come voi, col vostro entusiasmo e la vostra fede, non si può fare a meno di provare un senso di profonda commossa ammirazione.
Alpini di Godega e Bibano! Voi oggi avete voluto, creato, costituito e fatto sorgere il 23° Gruppo della Sezione di Conegliano, che in poco più di tre anni ha dato vita a quattro nuovi Gruppi. Siate i benvenuti nella nostra Sezione dalle quattro Medaglie d’Oro.
Che l’ascesa della nostra Associazione sia continua, che questa madre generosa spinga ancora altri paesi, altri giovani a riunirsi ad affratellarsi a stringersi attorno alle nostre insegne di onore e di dedizione alla Patria.
Diceva il Capitano degli Alpini ERMINI, in una sua bellissima poesia in dialetto veronese:
«Un gagliardetto: n’altro fiol de l’A.N.A.
‘n’altro mucio d’alpini che s’à streto
con quel batezo al cor de la so mama
uniti dal vessillo benedeto.
Mi sò che batesando i gagliardetti
al Capelan ghe par de batezar
‘na schiera de picoli alpineti
nati da un matrimonio singolar.
Ghe fa da pare el nostro Presidente
so mama l’é la nostra grande A.N.A.
compari tuti quanti i baldi alpini
che i forma ‘na fameja forte e sana
‘na Fameja che a ogni “Fiamma” nova
la se reunisse tutta in allegria
dando così al mondo la gran prova
che l’é la meio fameja che ghe sia».
Di fronte a questa esultanza di bandiere, di splendore e di gioia, non posso fare a meno di notare la diversità di entusiasmo tra voi, la popolazione di questo industrioso paese che vi circonda del suo affetto, della sua stima e la cittadinanza di Roma – l’Eterna - tanto eterna che è rimasta di pietra anche nel cuore, anche nei sentimenti più puri e più limpidi.
Vi ricordate a Roma? Nessun manifesto, nessun striscione, nessun osanna, freddezza assoluta, ma soprattutto nessuna bandiera. Nessuna bandiera capite? Sono troppo lontani loro dalle Alpi, dai confini dove ancora si muore, non hanno reclutamento alpino per poter capire lo spirito che ci anima e ci esalta. Non considerano il sacrificio dei nostri montanari che hanno conservato alla Patria quei confini, quelle cime e quelle valli che oggi loro ammirano, apprezzano e utilizzano solo come turisti o villeggianti, ma che sono costate a noi tanto prezioso sangue.
Quanto è più meravigliosa la nostra gente semplice e buona! Eccola qui davanti a voi la gente dei nostri monti, la gente che sta a guardia dei nostri confini, la gente che ha dato e se occorre saprà dare ancora tutta la loro spontanea esuberante vitalità.
Ma, ditemi! Cosa c’è di più grande, di più commovente, di più immenso, di più sublime di questo spirito di corpo che ci lega, ci unisce e ci esalta? Ci vogliamo tutti bene: qui non c’è più politica, non ci sono più antagonismi di classe, non c’è il ricco e il povero, non c’è il padrone o il dipendente, non c’è Pianzano - Bibano - Godega, ma c’è solo un’unica famiglia, tutti fratelli legati da affetti più intimi, affetti spontanei, sinceri, perchè scaturiti nella semplicità del nostro cuore montanaro, perchè nati da una vita vissuta assieme, perchè sorti con le fatiche sopportate fianco a fianco, per la stessa pioggia che ci ha bagnati, per lo stesso sole che ha arso le nostre labbra, per la stessa valanga che ci ha risparmiati, per la stessa mulattiera che ci ha sfiancati, per la stessa sorgente che ci ha dissetati.
Alpini di Godega e Bibano, siate orgogliosi e fieri di entrare nella nostra associazione e come già dissi all’inaugurazione del Gruppo di Pianzano, non vi fidate di coloro che non capiscono e criticano i nostri gioiosi incontri, le nostre serene, allegre riunioni, perché è gente che non ha cuore, che non ha fatto la naia, che non sa cosa vuol dire sacrificio, che non ha alcun affetto per i ricordi dei suoi commilitoni, per le nostalgie del suo passato.
Gettate dietro le spalle da buoni montanari, le ironie ed i commenti, le dicerie e le critiche, e ripetete con fermezza a certa gente che se nel mondo fossero tutti alpini, non assisteremmo oggi agli spettacoli tristi di un Vietnam, di un Biafra, di Israele, dell’Ungheria del ‘56 e della Cecoslovacchia di oggi.
Noi, col nostro spirito alpino improntato di cameratismo, di amore per la nostra terra, per la nostra famiglia, per i nostri sacri ideali, per la nostra Patria, non possiamo dimenticare chi ha combattuto al nostro fianco, chi è morto nell’adempimento di un sacro dovere, le Penne Mozze sacrificate nel compimento del servizio verso la Patria.
Ricordate Veci e Bocie, il Regolamento di disciplina della nostra naia? Esso dice: «E deve saper morire convinto, che di quante belle e gloriose azioni possa vantare l’umana natura, niuna eguaglia il morire per la Patria ».
E voi alpini di questa frase ne avete fatto il vostro programma di vita. Non è retorica, ma è pura verità e realtà storica, perchè ogni terra d’Europa e d’Africa ha conosciuto il colore del vostro sangue generoso e il valore dei vostro sacrificio. Quanti ne avete perduti dei vostri amici cari nella tremenda campagna di Russia? Nel solo vostro paese 13 non sono tornati; essi erano della Tridentina e della Julia.
E con questo spirito fiero, pieno di ricordi ed affetti, voi oggi avete inaugurato il vostro Gruppo nel cinquantenario della Vittoria.
Fate garrire al vento i gagliardetti della Patria e fate che il loro sventolio sia solenne e maestoso come il volo dell’aquila, voi che dell’aquila portate con orgoglio l’emblema sul vostro cappello alpino, voi che con l’aquila ne dividete i picchi e le crode, voi che dalle impervie cime spaziate e dominate col vostro occhio di falco.
E voi giovani che avete il retaggio delle generazioni gloriose del Carso, dell’Adamello, delle Tofane, del Grappa, del Pasubio, della Grecia, delle ambe africane e delle steppe russe, portate più avanti, sempre più avanti questa nostra gloria alpina, questa nostra tradizione montanara e il ricordo leggendario del valore alpino.
Alpini di Godega e Bibano in alto i cuori! Eccovi l’augurio della Sezione e il mio personale: sia lieto il vostro spirito, sia serena al attività, sia generoso il vostro amore. Il gagliardetto oggi benedetto da Dio innalzatelo alto in questo meraviglioso cielo d’Italia, vi dia la forza e la tenacia nel vostro lavoro quotidiano, forza e tenacia che avete usato in ben altre e più gloriose imprese, amatevi come fratelli di una grande, immensa famiglia che ha per emblema unico e solo, svettante, diritta e fiera la nostra invincibile ed ineguagliabile penna nera.
Viva gli Alpini.

Conclusa la manifestazione, si è svolto nei locali delle scuole medie un rinfresco gentilmente offerto dall’Amministrazione comunale.
Poi, il rancio veramente ottimo e nel pomeriggio (intramezzato da canti, «ombre» e squisiti «figadéi» si è svolto il bel concerto della Banda musicale di Cappella Maggiore.
A sera inoltrata: fuochi artificiali. Un programma quindi nutritissimo e che è stato portato felicemente a conclusione dai bravi alpini di Godega e di Bibano guidati dal capogruppo Vittorio Padovan.
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