1970 Pianzano: Festa alpina
Attività
GRUPPO PIANZANO
Festa alpina a Pianzano
Fiamme Verdi Giugno 1970
Significativa cerimonia a Pianzano - il 5 aprile - in occasione dell’inaugurazione, nel cortile dell’asilo eretto nel 1926 a ricordo dei Caduti, del cippo portabandiera che è stato generosamente offerto dalla Famiglia Dal Cin per ricordare il sacrificio dei propri figli Beniamino e Maurizio caduti per la Patria.
Erano presenti il sindaco ed altre autorità locali, e il nostro presidente comm. Curto con i vice presidente avv. Travaini e ten. col. Piasenti e alcuni consiglieri sezionali, oltre a molte rappresentanze di associazioni combattentistiche e d’arma.
Numerosi anche gli alpini dei vari gruppi, dei quali abbiamo notato i gagliardetti di Cordignano e di Colle Umberto (della Sezione di Vittorio Veneto) e quelli dei nostri Gruppi di Corbanese, Ogliano, S. Lucia di Piave, Pieve di Soligo, Collalto, Bibano-Godega, Orsago, S. Fior, Mareno di Piave, Collalbrigo, Colfosco, Solighetto, Fontigo, oltre a quello del locale Gruppo di Pianzano e il vessillo sezionale.
Il discorso ufficiale è stato tenuto dal ten. col. Piasenti che ha così iniziato:
Signor Sindaco, Signore, Signori, amici Alpini e Combattenti,
ancora una volta e non certo l’ultima, mi trovo tra voi per la benedizione di questo cippo con pennone alzabandiera, eretto in memoria dei Caduti per la Patria.
Permettete però, amici, che per prima cosa - interpretando il vostro pensiero - io ringrazi il signor Sindaco per la concessione del terreno su cui si erge ora questo segno tangibile di onore che noi oggi tributiamo ai nostri eroici Caduti, per la sua sensibilità di Amministratore, per il suo nobile e generoso cuore di italiano Grazie signor Sindaco; i combattenti che io oggi rappresento, gliene sono grati e riconoscenti.
E a voi amici Alpini di Pianzano, porto il saluto del Presidente Nazionale Dott. Merlini, al quale mensilmente riferisco l’andamento della Sezione, la vostra attività, la vostra passione, il vostro spirito, il vostro entusiasmo. Egli mi ha autorizzato a portarvi il suo fraterno saluto con gli auguri sempre più vivi di prosperità per voi e le vostre famiglie.
Voi certo immaginate la mia soddisfazione e il piacere di trovarmi tra voi, tra gente che si vuoi bene e si comprende perché animata dagli stessi sentimenti di onore verso i Caduti e di amore verso la Patria.
Alpini giovani e anziani, bocia e veci, scarponi di ieri e di oggi, combattenti di tutte le associazioni, con la cerimonia odierna abbiamo ancora una volta dimostrato il nostro deferente, doveroso ossequio e rispetto per chi ci ha lasciato, ma che ci ha additato la via del dovere, dell’onore, la via del sacrificio per il bene supremo della Patria.
Dopo aver ricordato quanto tale sacrificio sia oggi poco apprezzato da molti giovani e persino da taluni che rivestono rilevanti compiti sociali, l’oratore ha così continuato:
C’è ancora una massa di giovani e quasi tutti i nostri giovani che hanno fatto i! loro dovere di soldato, che sentono questo anelito di vita, sentono questo spirito perchè assimilato da fanciulli, quando seduti sulle ginocchia del nonno o del padre ascoltavano con occhi sbarrati vicende di monti, di neve, di fatiche, di sangue; o sentito nell’intimo dopo le faticose giornate della naja con le sue tragedie di slavine, di valanghe, di ordine pubblico; o perchè sentito da noi, portato da noi, tramandato da noi questo legame di amore, di comprensione, di fraternità. Ciò vuol dire che hanno ereditato i nostri sentimenti, compresa la capacità di sentirsi simili alle vecchie generazioni. Essi sono la nostra forza di domani.
Noi come cittadini possiamo essere di qualsiasi corrente, ma come alpini, artiglieri, bersaglieri, fanti, marinai, ecc. non possiamo e non dobbiamo fare politica, però abbiamo il sacrosanto dovere di difenderci e di difendere non nelle piazze, ma nelle nostre adunate quello che è sacro a tutti gli italiani degni di questo nome.
I nostri Morti e voi avete servito la Patria senza chiedere prebende, indennità, poltrone e contropartite, ma col silenzio e l’unità che ci distingue abbiamo rischiato la vita, perciò non permetteremo mai che il sacrificio dei nostri Caduti sia rimasto vano e non permetteremo mai che l’Italia, la nostra Italia, la nostra Patria vada a fondo. Ecco la spiegazione, amici Alpini di Pianzano, di quel grido di allarme apparso sul nostro giornale nazionale alcuni mesi or sono: «ALPINI ZAINO IN SPALLA»; era un grido di esasperato timore, un ordine invocato per la tutela e la difesa del nostro patrimonio di sentimenti, di gloria, di eroismi e di sacrifici.
Amici! Davanti al caos morale che invade l’Italia, davanti allo sfacelo di tutti i più cari sentimenti nazionali, in questi tempi in cui tutto è contestazione, nel nome dei Caduti che oggi onoriamo, stringiamoci ancor più con forza e vitalità attorno ai nostri vessilli, gagliardetti e stendardi, con la stessa passione ed entusiasmo dei bei tempi della nostra giovinezza, passione ed entusiasmo per le nostre tragedie e imprese gloriose; vessilli e gagliardetti emblemi di una fede che non muore, mentre diciamo e chi non comprende o meglio non vuol comprendere le nostre manifestazioni che in esse non c’è nazionalismo esasperato, ma solo quel sano spirito di italianità e di amor di Patria che ormai costituisce retaggio di pochi.
Uniamoci col cuore e con la fraternità alpina che ci distingue, come quando sull’erta mulattiera col collo gonfio e rosso dallo sforzo e dal peso dello zaino, aiutavamo il compagno in difficoltà; uniamoci con la fraternità che ci ha spinti a Longarone in soccorso dei fratelli colpiti dalla sciagura; uniamoci con la fraternità che ci porta a donare il sangue in generosa gara di civismo; uniamoci con la fraternità alpina come quando dividevamo il misero pezzo di pane con il commilitone vicino senza voler sapere a quale arma, corpo o specialità appartenesse.
Portiamo quindi con orgoglio il nostro distintivo all’occhiello, poiché i suoi colori indicano una stilla di sangue nel verde esteso della nostra speranza, muto segno di distinzione, di fiducia, di stima e rispetto. Portiamo con fierezza la nostra penna al vento, simbolo di una purezza senza macchia, di eroismi senza confronti, di temerarietà fino al sacrificio, perchè essa ci ricorda il volo delle aquile con cui dividemmo le crode e il vento delle cime.
Il ten. col. Piasenti ha concluso con un evviva agli Alpini, e la manifestazione è poi terminata con il consueto ordine che ha confermato l’ottima organizzazione predisposta dai locali dirigenti del Gruppo.