1996 Pieve di Soligo: Un albero una vita - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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1996 Pieve di Soligo: Un albero una vita

Attività
GRUPPO PIEVE DI SOLIGO
UN ALBERO UNA VITA
Fiamme Verdi Giugno 1996


Qualche tempo fa giunse la proposta di piantare un nuovo albero per ogni nuova vita. Noi del gruppo di Pieve di Soligo ci siamo messi in moto ed abbiamo cercato l'occasione più propizia per realizzare questo progetto. In collaborazione con l'amministrazione comunale, nella persona del Sig. Loris Dall'Antonia, abbiamo rastrellato i pini di natale inutilizzati, gli alberi e gli arbusti che fossero trapiantabili e, con altri già pronti per essere messi a dimora, abbiamo dato il via all'operazione. Il 16 marzo 1996 nel parco del collegio “Balbi Valier” abbiamo riunito i bambini delle scuole elementari del comune che, accompagnati dalle loro maestre, hanno partecipato entusiasti.

Di buon mattino sono state preparate le buche per gli alberi più grandi con l'aiuto di una escavatrice gentilmente offertaci dal comm. Paolo Gai, fresco di nomina a Presidente sezionale ma sempre attivo e generoso. Verso le 9,30 sono arrivati gli scolari con le loro maestre ed abbiamo cominciato, tutti insieme, l'opera di messa a dimora.

E' stato fantastico vedere con quale entusiasmo quei ragazzini prendevano pala e rastrello e cominciavano a lavorare. Persino il tempo, che fino ad allora aveva minacciato pioggia, sembrava partecipare a modo suo a quell'entusiasmo generale trattenendo le lacrime e mostrandoci un tiepido sorriso con un benevolo raggio di sole.
Dopo tanto lavoro una breve pausa era d'obbligo e così abbiamo distribuito i panini offerti dal neo presidente del gruppo Bepi Collodet.
Alla loro distribuzione ho partecipato anch'io ed ho notato come i bambini non siano di fatto mai cambiati da quelli di un tempo, perché anche le richieste del companatico erano le più diverse e strane: dal prosciutto, formaggio, ricotta, speck. ecc. Di fatto poi nessuno ha mai fatto storie se di fronte alla richiesta di un panino con il formaggio veniva servito con pane e prosciutto o viceversa, e questo mi ha fatto pensare che a volte i genitori sono in crisi con loro proprio per queste cose di poco conto, dimenticando che spesso sono più in crisi con se stessi e non lo sanno.
Beh non sottilizziamo troppo, ma pensiamoci almeno un po'.

Terminato questo piccolo break abbiamo ricominciato il lavoro per terminare l'opera. Alla fine il comm. Paolo Gai ha rivolto a tutti un pensiero, riassumendo con parole semplici la giornata e ciò che essa significava per noi Alpini e per tutti quanti, soprattutto l'averla vissuta con i ragazzi, in mezzo a loro.
Fino a qui solo la cronaca di una giornata stupenda, ma dalla quale voglio trarre alcune semplici considerazioni.
Bambini, Alpini e alberi, un trinomio che può voler significare la continuità della vita nel rispetto ed in favore dell'ambiente, di tutta la natura.
L'uomo che sa rispettare la natura sa rispettare se stesso e gli altri, è un uomo che ha dignità perché consapevole di essere parte integrante e inscindibile.
Quando poi capisce che è nato per vivere con i suoi simili, insieme ai suoi simili, si rende conto di quanto poco dignitoso sia lo stare continuamente da soli davanti ad un videogioco o ad una videocassetta, senza assaporare il piacere di condividere la propria esistenza con gli altri.
Noi abbiamo avuto l'opportunità ed il piacere, in quel giorno, di vivere una giornata particolare, una giornata della nostra vita che avremmo perso se non l'avessimo vissuta intensamente insieme.
Sono quei momenti che assapori fino all'ultimo minuto, perché sai che di uguali non ne verranno mai più.
Scriveva un giorno Ernest Emingway “Bisogna vivere veramente, non puramente trascorrere i giorni”.
Un ringraziamento particolare va alle maestre per aver saputo coinvolgere in maniera completa gli alunni, dandoci così la certezza che la giornata sarebbe stata pienamente da loro compresa ed apprezzata. E all'arch. Loris Dall'Antonia per aver sapientemente coordinato i lavori.
E voi innamorati che spesso passeggiate per l'argine del fiume Soligo, per quel tratto “Sentiero del Soligo” che va dal ponticello che vede la “Rosta” al ponte che guarda il campanile di Solighetto: soffermatevi per un attimo vicino al parco del collegio e gettatevi dentro lo sguardo. Se le piante che vi dimorano vi sembreranno particolarmente vicine, non stupitevi di ciò, ma del fatto che tanti erano i nati in quel periodo e se per caso vi trovaste un posticino ancora libero, beh datevi da fare perché per riempirlo ci saranno sempre gli alpini con i loro bambini.
Ettore Bernardi
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