2000 Santa Lucia: Opere di Antonio Grava - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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2000 Santa Lucia: Opere di Antonio Grava

Attività
GRUPPO SANTA LUCIA DI PIAVE
OPERE DI ANTONIO GRAVA
Fiamme Verdi Dicembre 2000

Sin dall'8 dicembre 1999, il Santuario della Madonna del Ramoscello, situato nei pressi del cimitero santalucese di Via Mareno, si è ulteriormente abbellito di due nuove opere del nostro alpino Antonio Grava.
Questo oratorio, sorto ove nel 1558 avvenne "l'apparizione della Madonna alla giovane contadina sordomuta Pasqua Zuccon", alla quale la Beata Vergine ridiede facoltà di udito e parola, fu eretto a partire dal XVI secolo, successivamente, nei vari tempi, venne ingrandito e modificato sino alla struttura attuale.
All'interno della Chiesa, vi si possono trovare oltre a quadri ed affreschi dei secoli scorsi, salvatisi dalle aspre battaglie del I° conflitto mondiale che distrussero in parte l'edificio, le testimonianze pittoriche della fiorente scuola santalucese del Novecento, particolarmente prodiga nell'Arte Sacra.
Così, oltre agli affreschi e alle pale del maestro Bepi Modolo, vero capo scuola allievo e amico del Prof. Riccardo Granzotto poi beato "Fra Claudio", vi si trovano le opere dei discepoli d'arte, tutti pittori quotati ed affermati, del Modolo stesso e cioè: Giovanni Bisson, Elio Poloni, Bruno De Giusti ed il nostro alpino Antonio Grava.
Nelle opere presentate durante la Festa dell'Immacolata Concezione, traspare il senso che l'artista vuol dare alla breve ed intensa esistenza terrena del nostro Beato Claudio ossia "l'accettazione a divenire immagine vivente del Cristo, passando attraverso sacrifici e sofferenze che solo gli uomini chiamati dall'Altissimo Dio Padre possono affrontare con disponibile umiltà e palpabile gioia, nell'Adorazione quasi visiva del Santissimo Sacramento".
Nelle due mezze lune dipinte, di 3 metri per 2,5 di raggio, è rappresentata la vita del nostro Beato Claudio.
In una di esse c'è la Madonna Assunta che indica a Fra' Claudio la sua meritata ascesa in Paradiso. Sullo sfondo, oltre alla Chiesa Arcipretale di S. Lucia, è raffigurata l'isola di S. Francesco nel deserto di Venezia e Papa Giovanni Paolo I.
Il Beato Claudio morì il 15 agosto 1947, giorno della "Madonna Assunta in cielo", giorno da lui stesso predetto sin dal 1941. Nell'Isola di S. Francesco nel deserto in Venezia, il prof. Riccardo Granzotto ricevette il saio dei francescani minori il 7 dicembre 1933. Gli fu posto il nome di "Claudio" un santo scultore, perché già in lui vedevano quella virtuale aurea di santità. Infine monsignor Albino Luciani, allora vescovo di Vittorio Veneto, poi Giovanni Paolo I, con la sua infinità sensibilità, riuscì a capire immediatamente l'eccezionale traccia artistica lasciata da questo frate artista, capace di avvicinarsi così a Dio. Monsignor Luciani concluse il processo diocesano sulle "virtù eroiche" di Fra' Claudio, da Papa comandò il processo Apostolico, conclusosi con la beatificazione il 20 novembre 1994.
Nella seconda opera, fra' Claudio è insieme alle sue sculture, ai suoi attrezzi da lavoro e ai suoi umili compaesani, offerenti di quel poco che hanno. Sullo sfondo il capitello della Beata Vergine della Salute, situato in località Granza, ove nacque il Beato, restaurato nel 1994 dagli alpini santalucesi. Il prof. Riccardo Granzotto, fervente cattolico, entrato in convento nel 1933, pur non abbandonando l'arte, riusciva ad essere pellegrino portatore di fede, raccogliendo da tutti l'elemosina per i più poveri, raccogliendo soprattutto ciò che vi è di migliore in ogni essere umano.
Con queste due opere si è completata la trilogia del Grava pittore nella Chiesa del Santuario.
Da alcuni anni un'altra mezza luna delle stesse dimensioni della prima, orna l'entrata centrale del Santuario. Essa raffigura l'Apparizione della Madonna a Pasqua Zuccon. La contadina sordomuta è intenta a raccogliere quei pochi fagioli nei pressi di un luogo ove anticamente scorreva un piccolo ramo del Piave. La Madonna le ridà l'udito e la parola e le chiede di essere portavoce di una richiesta ai parrocchiani santalucesi del tempo (1558): "un piccolo tempio ove i credenti possano praticare ed infervorare la propria devozione verso di Lei e che santifichino la festa educando i propri figli al rispetto del nome di Dio". Lo sfondo è contornato da un salice, sul quale potrebbe essere salita la Vergine, dall'antica Chiesa di S. Lucia ed in alto sopra le montagne e le nuvole, dall'odierno Santuario a Lei dedicato.
In queste opere si conferma quella sensibilità genuina, priva di conformità al già fatto, allo scontato, che nell'animo di Antonio Grava si plasma naturalmente arricchendo l'arte, facendola più vera.
Renzo Sossai
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