2013 Santa Lucia: Il Vajont di Mercello Venturin
Attività
GRUPPO SANTA LUCIA DI PIAVE
IL VAJONT DI MARCELLO VENTURIN
Fiamme Verdi Dicembre 2013Marcello Venturin è un personaggio noto ai suoi concittadini santalucesi per essere stato nell’epoca lavorativa prima camionista e poi artigiano e soprattutto perché da molti anni ha un ruolo fondamentale nella locale Protezione Civile. Egli è nato ad Arcade quando la sua famiglia si trovava sfollata durante la 2°guerra mondiale il 21 gennaio 1942, ma il suo ceppo è storicamente di Santa Lucia di Piave. E’ omonimo del compianto cugino soprannominato “Marcuz” che tanto ha fatto e tanto dato nel Gruppo ANA S. Lucia.
Il Marcello Venturin che oggi raccontiamo, venne arruolato a Boves (CN) presso la caserma del CAR intitolata alla medaglia di argento alpina “Sergente Maggiore Giovanni Cerutti” il 1° luglio 1963. Per il bisogno impellente di conduttore avendo già la patente dell’ automobile, con qualche esperienza con l’autocarro di un amico camionista dopo soli 7 giorni venne inviato a Belluno alla caserma “Generale Giuseppe Fantuzzi” per il corso autisti. Dopo il corso venne inquadrato al Comando di Brigata e il 15 settembre 1963 divenne l’ autista del Comandante della Cadore il Generale Umberto Cavanna. La sera del fatidico 9 ottobre 1963 Marcello assieme ai suoi commilitoni si trovava già coricato in branda quando poco dopo le 23suonò l’allarme. Era passata solo una mezzora dalle 22,39 quando la frana del Monte Toc aveva provocato l’immane alluvione del Vajont.
Il Marcello Venturin che oggi raccontiamo, venne arruolato a Boves (CN) presso la caserma del CAR intitolata alla medaglia di argento alpina “Sergente Maggiore Giovanni Cerutti” il 1° luglio 1963. Per il bisogno impellente di conduttore avendo già la patente dell’ automobile, con qualche esperienza con l’autocarro di un amico camionista dopo soli 7 giorni venne inviato a Belluno alla caserma “Generale Giuseppe Fantuzzi” per il corso autisti. Dopo il corso venne inquadrato al Comando di Brigata e il 15 settembre 1963 divenne l’ autista del Comandante della Cadore il Generale Umberto Cavanna. La sera del fatidico 9 ottobre 1963 Marcello assieme ai suoi commilitoni si trovava già coricato in branda quando poco dopo le 23suonò l’allarme. Era passata solo una mezzora dalle 22,39 quando la frana del Monte Toc aveva provocato l’immane alluvione del Vajont.
D: Chiediamo a Marcello Venturin: “a distanza di cinquant’anni cosa ricordi?”
R: “Ricordo che in un primo momento pensavamo ad un attentato altoatesino alla diga del Vajont, non certo all’ alluvione. Tutti gli autisti vennero subito mobilitati per portare gli alpini in soccorso e i primi attrezzi e materiali per scavare nel fango e nella melma e i viveri di conforto per la popolazione colpita. Scaricammo nei primi giri uomini e materiali nei pressi della periferia di Ponte delle Alpi. Successivamente compiemmo diversi viaggi verso la parte opposta, scendendo fino a Vittorio Veneto per salire per Barcis e la Valcellina raggiungere le zone di Erto e Casso”.
R: “Ricordo che in un primo momento pensavamo ad un attentato altoatesino alla diga del Vajont, non certo all’ alluvione. Tutti gli autisti vennero subito mobilitati per portare gli alpini in soccorso e i primi attrezzi e materiali per scavare nel fango e nella melma e i viveri di conforto per la popolazione colpita. Scaricammo nei primi giri uomini e materiali nei pressi della periferia di Ponte delle Alpi. Successivamente compiemmo diversi viaggi verso la parte opposta, scendendo fino a Vittorio Veneto per salire per Barcis e la Valcellina raggiungere le zone di Erto e Casso”.
D: Quale era la situazione di quelle zone colpite dall’onda di fango?
R: “E’ indicibile ciò che vedemmo. Non era rimasto praticamente niente in piedi, tutto pianificato e tutto spazzato via con i corpi straziati e spogliati di adulti e bambini. Persino le rotaie della ferrovia vennero divelte e attorcigliate”
R: “E’ indicibile ciò che vedemmo. Non era rimasto praticamente niente in piedi, tutto pianificato e tutto spazzato via con i corpi straziati e spogliati di adulti e bambini. Persino le rotaie della ferrovia vennero divelte e attorcigliate”
D: Cosa ti è rimasto dentro di quella triste esperienza?
R: “Anche se dopo quattro-cinque giorni ritornai al mio incarico di autista del Generale, non sono riuscito in tutti questi decenni a dimenticare e ancora adesso quando ci penso provo gli stessi brividi lungo la schiena e mi scendono le lacrime come allora. Ciò che ho provato allora è stato il motivo principale che mi ha spinto a partecipare all’attività di Protezione Civile”.
R: “Anche se dopo quattro-cinque giorni ritornai al mio incarico di autista del Generale, non sono riuscito in tutti questi decenni a dimenticare e ancora adesso quando ci penso provo gli stessi brividi lungo la schiena e mi scendono le lacrime come allora. Ciò che ho provato allora è stato il motivo principale che mi ha spinto a partecipare all’attività di Protezione Civile”.
Marcello Venturin per il suo contributo offerto nella sciagura, ricevette una medaglia di bronzo al valor civile e un attestato di Benemerenza dal Ministro della Difesa, retto in quel momento dall’ Onorevole Giulio Andreotti. Da anni iscritto all’ANA di Santa Lucia di Piave, tra le ultime attività degne di nota svolte nell’ ambito della Protezione Civile meritano di essere evidenziate le partecipazioni attive al dopo terremoto de L’Aquila e dell’Emilia.
Renzo Sossai