1988 SantaMaria: Un anziano reduce di guerra racconta - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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1988 SantaMaria: Un anziano reduce di guerra racconta

Attività
GRUPPO SANTA MARIA
Una anziano artigliere reduce di Russia, racconta...
Fiamme Verdi Dicembre 1988

Nella riunione di fine anno del Gruppo, mentre scorrevamo l’elenco degli iscritti, la nostra attenzione si fermata sull’unico reduce di Russia del comune ancora invita. È persona schiva che non viene mai in paese; così pensammo di fargli visita la sera del «Pan e Vin..
Passammo quasi indenni tra la pinza e il vino caldo accompagnati da canti bene auguranti.
La brina intanto intesseva festoni ai tralci, ai fili di ferro, ai rami di pino e alle ragnatele.
Attraversata l’aia, entrammo come fanno gli Alpini in festa, facendo un po’ di baccano e portando le bottiglie migliori.
Bepi ci salutò con gesti misurati, di piacere misto a sorpresa. Ci fece accomodare vicino alla stufa e intorno al tavolo.
La stufa di quelle smaltate in rosso bruno scuro. con i cerchi di ghisa ed il contenitore per l’acqua col coperchio di acciaio lucido. Subito nocciole, noci, fichi secchi e “straccaganasse” comparvero in tavola per aiutarci a bere qualche bicchiere di vino.
Dopo pochi minuti l’atmosfera era riscaldata; si discuteva animatamente del vino nuovo, dell’Amministrazione comunale latitante, della nuova tabaccaia e del Pierino gelatiere in Germania.
«Eh..., fioi cari> fu come un segnale, un invito a tacere. Si rannicchiò sulla sedia, il gomito sul tavolo e la mano nodosa a sorreggere la fronte. Quell’uomo grande e grosso sembrava rimpicciolirsi, raggomitolarsi sotto una coltre immaginaria. Non sembrava un artigliere alpino, una “panza longa” spavalda; si, perché era della Julia, Gruppo Conegliano!
Prima in Grecia dove ci avevano detto che tanto la finisse subito.... una passeggiata”, e invece che bravi artiglieri i “GRECI”. «La i me à fato prigioniero mentre portavo il rifornimento alla linea pezzo. Una imboscata nella valle e fu catturata tutta la corvée: compresa la mia mula, la DARlA, che «bastava el fischio”.
Eh, ma, appena saliti sul passo, mentre ci portavano verso le loro linee, in un passaggio in costa me son buta sò par un giaron, come na baa de sciopo: urla e raffiche di mitragliatore, ma ormai era fatta. Dopo un giorno e mezzo torno in batteria e il capitano in persona me offre do biceri colmi de anice e un pacchetto de MILIT. Racconto tutta la storia della fuga e per premio.., dodici ore di riposo. Ci pareva che peggio del fronte Greco non potesse esistere e tornati in Italia si vedeva tutto in discesa... eh si invece dopo un periodo di riposo i ne manda in Russia.
Qui tace per un po' e nessuno ha il coraggio di aprir bocca, nessuno fuma o beve: si sente solo il brontolare del fuoco e, in distanza, i canti del Pan e Vin.
Egli proseguì:
All’inizio si stava bene. i ricoveri erano ben fatti e a renderli confortevoli ci avevamo pensato noi. I pochi russi rimasti nelle loro case non davano problemi, anzi tante volte venivano a prendere il rancio da noi in batteria.
Il brutto è cominciato quando ci hanno spostato per “stropare i busi” e i Russi sono arrivati tanto vicini che i nostri obici sparavano a zero e gli alpini erano in mezzo a noi. Dalle spalle tutti i conducenti e gli scritturali erano venuti in linea. Tutti dentro le buche nella neve, dietro ripari improvvisati tra i lamenti dei feriti e il fuoco continuo dei russi. «I ne ha desfà, ma no i è pass°. La notte stessa cominciò la ritirata... il disastro completo; sempre bianco, sempre ghiaccio, sempre fame, sempre sonno, sempre morti... sempre il sogno di qualcosa di caldo.
La fortuna di aver trovato un cavallo disperso ed in tre a turno giorno e notte fino.., fino che non finiva mai con i piedi gelati e le mani dure come il legno.
In quella bolgia nell’oceano di neve, nel bianco livido di vento, povere larve brulicanti, inermi, indifese.
I contadini russi con le rape, i semi di girasole e cose senza nome, ma da mangiare.
Nikolajewka non so cosa sia, non so dove passammo.
Torni a casa e come fai a dire alla Maria de Tonin che so fiol l'à schinsà un caro armato e che Giannino l’hanno ammazzato i partigiani la notte delle isbe in fiamme? No, no: non ho vista nessuno del mio paese.
«Eh... cari fioi. beati voialtri che 'ste robe non le avé viste.
Adesso d’inverno ho sempre freddo ai piedi e per quanto stia vicino alla stufa non riesco a scaldarmi: allora vado a letto e mi rannicchio sotto le coperte come facevo da bambino. La cosa strana è che mi succede sempre in questo periodo.., si. in Gennaio... proprio come allora.
Toni Daminato
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