1984 San Vendemiano: 25° di ricostituzione - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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1984 San Vendemiano: 25° di ricostituzione

Attività
GRUPPO SAN VENDEMIANO
25° di ricostituzione e 50° di fondazione celebrati il 2 e 3 giugno a San Vendemiano

Fiamme Verdi Dicembre 1984

Si è ripresentata puntualmente, con la consueta incisività e dedizione, la solerzia e la personalità alpina del gruppo di S. Vendemiano, a festeggiare il 25° dì ricostituzione e 50° di fondazione. Le varie iniziative che hanno portato a coinvolgere, sabato 2 giugno, gli scolari delle Elementari e gli studenti delle Medie e i loro insegnanti; e domenica successiva, gli alpini e la popolazione, hanno ottenuto ampi consensi per l’alto significato dell’iniziativa. Lodevole è stato l’incontro degli alunni e dei loro educatori con le rappresentanze e i ragazzini della mini-banda di Cison di Valmarino, a festeggiare il Tricolore con lo sventolio di bandiere, esternando con canti ed interpretando con disegni la storia, la natura dell’Alpino, nei tristi ricordi della guerra, ammonendo ed auspicando: non più guerra, non più reticolati nel mondo. Questi incontri vogliono portare nuova vita, vita che continua soltanto se si fonda su certi valori e sulla base assolutamente indimenticabile del sacrificio e del dovere.
La celebrazione riservata alle scolaresche del Comune, si è svolta nell’antistante piazzale delle scuole e di fronte al pennone della Bandiera ed ivi sono state pronunciate parole di circostanza dal Preside delle scuole medie prof. Renato Giordacci, dal sindaco di S. Vendemiano rag. Franco Campo Dall’Orto e dal Presidente della sezione prof. Giacomo Vallomy. Dopo il breve saluto del capogruppo cav. Gino Citron, il Sindaco si è così espresso: « Carissimi studenti, insegnanti, autorità e cittadini tutti, è con piacere che l’Amministrazione Comunale di S. Vendemiano ha dato il proprio patrocinio a queste celebrazioni. Con piacere, dicevo, perché se ben focalizzate possono dare punti oltre che di festa, anche di cultura, di senso civico e di storia. In fatti ci troviamo sì per festeggiare il 50° anniversario di fondazione del gruppo alpini, ma lo stiamo ricordando abbracciando un arco molto vasto che tocca valori come la tradizione popolare, la Patria e la pace, ci sembra questo il senso più corretto. Voi stessi ragazzi, con l’ausilio dei vostri insegnanti vi siete dedicati a questa ricorrenza preparando canti, evocando fatti ed elaborando disegni, e quindi in classe avete svolto una certa attività che vi ha portati a capire meglio i veri significati di queste giornate. Mi pare sia riduttivo ricordare gli alpini per i soli fatti d’ armi, ed è quindi piacevole ricordare le nostre « Penne Nere» per gli avvenimenti, per le opere che in tempo di pace hanno saputo ridonare. Certamente gli alpini, come del resto anche co/oro che sono appartenuti ad altri corpi, hanno scritto pagine di vera gloria per la storia d’ Italia, è pertanto doveroso ricordarLi tutti.
L’Alpino però ha sempre avuto un qualche cosa di diverso; esprime in modo singolare la solidarietà, la fratellanza, il calore umano, la generosità: è infatti molto bello ricordare la prontezza e l’iniziativa che in occasione di tragici eventi, come quelli accaduti nel vicino Friuli e in altre parti d’Italia, hanno essi dimostrato. Non hanno atteso di essere chiamati, ma vista la necessità hanno, come sempre del resto, agito. Non mi dilungo, cari giovani, perché meglio di me l’oratore ufficiale di questa giornata, uno di scuola, saprà sicuramente, proprio per la sua duplice esperienza, richiamare più adeguatamente fa vostra attenzione. Aggiungo solo due parole per ricordare che oggi celebriamo anche la Festa della Repubblica, ricorrenza che merita e deve esser portata all’attenzione di voi ragazzi per i grossi sacrifici che è costata. Sacrifici che ci hanno dato una Patria libera e democratica, che noi oggi, e con voi domani, abbiamo l’impegno di salvaguardare. E’ con questi auspici che chiudo, portando a tutti i presenti il saluto più cordiale, mio personale e dell’Amministrazione Comunale di S. Vendemiano, che mi onoro di rappresentare. Un saluto particolare a tutti gli alpini, protagonisti di queste manifestazioni, ed un augurio che le celebrazioni abbiano a riscuotere un lusinghiero successo sotto ogni punto di vista ».
Il prof. Vallomy carico di esperienza ha detto: «In questa circostanza io mi rivolgo in modo particolare alle brave insegnanti ,ai bravi maestri e a tanta bella giovinezza, che vedo qui davanti.
Ho accettato di cuore l’invito, il gentile invito del capogruppo di San Vendemiano cav. Citron di parlare ai ragazzi. Ho in testa un cappello alpino e molti capelli bianchi. Vi assicuro però che quando avevo i capelli neri come i vostri io vivevo nella scuola, che è stata la palestra della mia vita; ringrazio la giovinezza con cui ho avuto contatto e ringrazio voi che mi fate tornare alla mente quei giorni. Come non commuoversi a quei ricordi. Il “bocia” che ha suonato il silenzio - ti chiamo “bocia”, ma sei un trombettiere meraviglioso ha suonato le note di una grande musica, non so se voi ne avete dimestichezza. li silenzio fuori ordinanza si suonava alla festa, però era un silenzio breve e bisognava tacere ed andar a “nanna” sulla paglia. Queste note indicano anche il riposo di tutti Coloro che sono morti per la Patria: ed è questo che mi fa tremare il cuore. Ed in questa circostanza è bene che voi sentiate, in modo particolare, questa musica che non è funebre, ma che è una musica come la voce della mamma, che dice al proprio figlio: riposa in pace, ti sono grata di quello che hai fatto per me; questo dice la Patria attraverso queste note. Se non temessi di tediarvi e se il sole non vi infastidisse, tante cose dovrei dirvi, cari ragazzi. lo, ho un nipote che ha la vostra età, un giorno gli dissi impunemente che sarà un bravo alpino: « no nonno perchè mi piace vivere » mi rispose. Sono rimasto di stucco, perchè per lui essere alpino vuoi dire andare in guerra, vuoi dire anche morire per la Patria.
Esser Alpino vuoi dire tutto questo, ma vuoi dire anche, in tempi di pace, solidarietà umana, osservanza e tutela delle istituzioni e partecipazione attiva, in funzione delle proprie disponibilità, alla ideale vita sociale, Ringraziando Dio sono trentotto anni che siamo in pace, ed oggi celebriamo l’anniversario della nascita della nostra Repubblica. Se il 2 giugno 1946 sembra per voi un’età di favola, per noi fu un periodo di grandi emozioni e di grande impegno. Ebbe i natali la Repubblica Italiana dopo quasi un secolo di esistenza di un’ altra Istituzione, che è pur ricca di storia, in cui ha sempre dominato il Tricolore:
parlo del Regno che ha fatto l’unità d’Italia e che purtroppo è stato coinvolto in avvenimenti particolari da dover cedere ad un’altra istituzione. Gli insegnanti che mi ascoltano avranno modo di illustrare serenamente ai loro allievi questi avvenimenti senza faziosità. Come bene è stato detto: sventoli il Tricolore, sempre simbolo delta nostra Unità, delle nostre idee, perché vedete ultimamente entrava la bandiera della Roma a Roma, qualche volta quella della Juventus a Torino: è fatale; ma qualche volta sventola per le vie d’Italia lungo i cortei, che si svolgono a Milano, a Torino, a Roma ecc., sventolano bandiere che di italianità non hanno niente e di sportivo ancor meno.
Purtroppo talvolta si esaltano gli emblemi di paesi che non sono amici della libertà, si esaltano simboli di paesi dove ancora vive la tirannide. Noi Alpini siamo per il Tricolore, il nostro unico emblema è quello della Patria e delle tradizioni nostre. Il prof. Vallomy è stato interrotto da scroscianti applausi, e concludendo ha soggiunto: Non vorrei che questi gentili applausi volessero dirmi “taglia la corda”. Però consentitemi ch’io vi esprima una parola affettuosa di saluto, una parola che possa essere di messaggio a voi che siete le generazioni su cui si basa la speranza d’Italia. Siate fedeli ai valori della libertà, dell’amor patrio e della cultura ».
A chiusura della cerimonia, gli alunni delle scuole hanno offerto un saggio della loro preparazione canora, con canti  prettamente patriottici di montagna, mentre la mini- banda di Cison diretta da don Venanzio Buosi, ha intrattenuto i presenti con musica proiettata sullo stesso tema. Alla sera la Filarmonica di Pieve di Soligo diretta dal m° G. Vettoretti e della quale è presidente il nostro consigliere cav. Paolo Gai, ha tenuto un concerto dimostrando anche in quella occasione, amalgama e capacità interpretativa.
Il mattino della domenica successiva ha avuto inizio la grande manifestazione con la Messa celebrata dal nostro cappellano alpino don Raffaele Lot sul piazzale della Chiesa e con la partecipazione straordinaria del Coro Alpino di Vittorio Veneto diretto dal m Beniamino Sanson.
All’omelia don Raffaele ha detto tra l’altro che noi siamo alpini e che non occorre presentarci né dire quello che abbiamo fatto, ma soltanto dire quello che noi siamo: uomini con profondo senso di amore per la famiglia, per la Patria, anche se il servizio ci ha fatto soffrire; sappiamo soprattutto di aver perso tanti nostri fratelli.
Se noi portiamo I cappello è per ricordare le nostre sofferenze, la nostra amicizia, che è stata provata nei momenti di dolore.
Siamo uomini di fede oltre che di amore. Siamo, aggiunse, accanto all’immagine della Madonna, e noi ogni volta che ci raduniamo per una manifestazione, mettiamo in programma la celebrazione della S. Messa, ed in ogni Messa recitiamo la « Preghiera dell’ Alpino » e chiudiamo con invocazione alla Madre degli Alpini.
Egli ha concluso, nel ricordo dell’Ascensione di Cristo, che la Chiesa ricordava proprio in quel giorno, dicendo che per noi alpini c’è una voce che ci chiama in alto sulle vette ed anche per il Signore c’era un’attrattiva: il codice delle beatitudini pronunciato da un monte; la Sua Trasformazione, la Sua Trasfigurazione su di un monte; la Sua Crocifissione su di un monte; la Sua Ascensione in cielo è cominciata da un monte.
Poi preceduti dalla fanfara militare della Brigata Alpina
Cadore », in corteo, ci siamo portati al Memoriale degli Alpini per deporre una corona di fiori. Sono seguiti i vari discorsi delle autorità.
li capogruppo Citron, nel rivolgere un caloroso ringraziamento e saluto alle autorità e ai dirigenti delle associazioni, si è compiaciuto per la numerosa e qualificata partecipazione.
li sindaco rag. Campo Dall’Orto, ha portato il saluto più cordiale e di benvenuto dell’ Amministrazione Comunale e di tutta la cittadinanza, alle personalità militari e alle associazioni, alla Fanfara militare della Brigata Alpina « Cadore «, ed a tutti gli alpini.
Si è detto felice di aver, con il Comune di S. Vendemiano, patrocinato la manifestazione, e di essere riconoscente a tutti quelli che hanno accettato l’invito; e ha rivolto un pensiero particolare agli amici alpini di Campeglio che con il gruppo di S. Vendemiano hanno instaurato una sorta di gemellaggio morale. Ha dichiarato che Alpini è uguale storia d’Italia,, vissuta, sofferta, amaramente pagata e che a raccontarla è quasi leggenda; ovviamente I’ hanno scritta anche gli altri corpi, ed è quindi doveroso rivolgere anche a loro un sereno omaggio.
Il sindaco a chiusura del suo discorso ha ribadito che dalle celebrazioni si debba trarre sempre un convinto proposito morale, col tendere al ricupero - proprio in onore di chi lo visse - di un patrimonio di sofferenze e di vita, che il fatto d’essere controverso e doloroso, ancor più acutamente suggerisce occasioni di riflessioni e di apprendimento sulla condizione dell’uomo alpino del passato, sulla nostra storia recente e su di noi stessi, oggi.
li presidente della sezione prof. Vallomy, ha così introdotto la sua allocuzione: « Il capo gruppo cav. Citron se l’è cavata elegantemente e penso che abbia voluto lasciare al presidente delta sezione il gradito compito di salutare tutti i convenuti, anche quelli che preferiscono prender la via delle "ombre", perchè mi pare di vedere più numerosi quelli che si sono rifugiati al chiosco, che quelli che ascoltano. lo me ne rendo conto di questa necessità, perchè si può morire di indigestione di patriottismo, di discorsi e di bandiere. Per questo cercherò di essere breve. Mi limito a ringraziare e a complimentarmi con colui che ha ricostituito e condotto il gruppo per 25 anni, il cav. Citron, e i suoi collaboratori per il fattivo apporto ». Ha quindi proseguito: «Certo che a voltarsi indietro in questi anni, sia in Italia che nel mondo, ci accorgiamo quanto ha camminato la storia, quanti progressi, quante invenzioni; strano ...: gli alpini scarponi hanno conservato il loro cappello e le loro tradizioni e non le hanno tradite. Pensate ... la medicina è arrivata al punto di far il trapianto del cuore, gli alpini hanno sempre quel cuore. cuore che palpita degli eterni valori che li animano.
Ieri ho avuto il gradito compito di parlare ai ragazzi delle scuole, e mi sono limitato a dire cose belle per non turbare il loro sguardo e la loro innocenza. Ma oggi ho di fronte adulti: mamme, papà e fratelli; e perciò posso toccare altri argomenti. So che i ragazzi delle scuole medie ed elementari sono minacciati da un terribile inquinamento, tanto terribile da esser peggiore della peste e del colera: la “droga”. Noi alpini, oggi, per lasciare qualche cosa di concreto dobbiamo dichiarare guerra alla “droga”; ed è questa la guerra santa che dobbiamo combattere. E purtroppo poche sono - addirittura nulle - le possibilità di difesa, se non morale, di fronte alla fame atroce di denaro e alla disumana forza degli spacciatori.
L’augurio che io voglio fare agli alpini di Conegliano - e mi rivolgo a loro, perchè la sezione che io presiedo ne registra oltre 3.700 - con questo non voglio sminuire l’importanza dei rappresentanti delle altre Associazioni d’ Armi, che ci hanno onorato della loro presenza: i carabinieri, i bersaglieri, gli avieri, i fanti ».
Vallomy ha concluso ringraziando tutti coloro che hanno capito gli ideali che noi coltiviamo ed affermando che può esserci motivo dì ottimismo fin tanto conserviamo questa bontà d’animo, questa lealtà, questo desiderio di fare del bene a noi stessi ed alla nostra cara Patria.
Gli Alpini di S. Vendemiano hanno voluto, nella circostanza, offrire in segno di gratitudine al capogruppo cav. Citron, che ha condotto, con spirito instancabile e magnanimo, il gruppo, una targa ricordo. Il m° Eugenio Pizzol nel consegnare l’omaggio al cav. Citron, ha voluto esternare, a nome degli alpini, la profonda riconoscenza e mettere in risalto l’operosità, la spiccata personalità, le particolari caratteristiche del personaggio, il quale nei 25 anni di vita del gruppo, dalla ricostruzione, ne è stato « lo sposo fedele », il « casalingo » diligente, tenace, accanito ed ostinato, superando le molteplici difficoltà con carattere e forza, pur di raggiungere la meta, gli scopi che si prefiggeva. Mentalmente ideò, promosse, e naturalmente operò in prima persona, nelle molteplici iniziative, nelle varie manifestazioni. Egli, nella ricerca di sempre nuove idee, di nuovi progetti, ha posto il suo vasto bagaglio di esperienze, e trascinando, per l’eccezionale vitalità e fantasia, i suoi collaboratori e chi ne seguiva gli sviluppi.
Nella sua maniera di operare ha cercato costantemente di sostenere e propagandare gli ideali e gli scopi della Associazione Alpini; ed uscendo qualche volta dagli schemi abituali e non distinguendo un attaccamento quasi atonico alla sua terra natia.
Ha concluso il suo intervento affermando che quanto aveva detto prima non voleva suonare un elogio, ma una constatazione dei fatti; e che pertanto tutti i soci si sentivano in dovere di ringraziarlo.
Ed io aggiungo che la ragione per cui lgino Citron, realizza tutto ciò che gli esce dalla mente, è perchè lo concretizza dandone risalto e rilanciando ripetutamente l’ormai « fenomeno » spirito alpino; divenendone contemporaneamente protagonista e trasmettendo ai suoi collaboratori tanto impulso, oltre che convincimento ed adattamento alla sua ferrea volontà.
E già che ci sono, vorrei fare, o meglio, vorrei rinfrescare la memoria ai gruppi su quanto è stato ripetutamente detto, e cioè che iniziative a favore di opere sociali a qualsiasi livello sono da incoraggiare, mentre le feste paesane, con marchio alpino, sono da evitare, perchè si potrebbe incorrere in una eccessiva « svalutazione
delle nostre « azioni ».
Sia il sabato che la domenica è stata visitata la bella ed interessante mostra di disegni eseguiti dagli scolari, ed allestita nei locali della scuola elementare, la cui realizzazione si deve anche al generoso impegno degli insegnanti.
Il presentatore e commentatore delle manifestazioni è stato Steno Bellotto, il quale, come sempre, ha dimostrato tanta bravura e tanto zelo.
Numerose sono state le targhe-ricordo consegnate, il 2 e il 3 giugno, alle autorità ed alle rappresentanze presenti: al presidente della sezione prof. Giacomo Vallomy; al sindaco rag. Campo Dall’Orto; al preside delle scuole medie prof. Giordacci, ed alle scuole; al direttore didattico prof. Silvestrini ed alle scuole; ai professori dei cori delle scuole; ai Vigili Urbani; ai parroci don Eugenio, don Noè e don Antonio; alle suore dell’Asilo di S. Vendemiano e Zoppè; alla mini-banda di Cison di Valmarino; al vice sindaco rag. Pagot; al segretario comunale di S. Vendemiano; al presidente e al direttore della Fìlarmonica di Pieve di Soligo cav. Gai e m° Vettoretti; al ten. della Finanza dr. Battaglini, al col. Tognellini della Brigata Alpina «Cadore »; al maresciallo dei carabinieri Castorino; al cap. Caruccio del gruppo « Falzarego Conegliano; alla madrina del gruppo Danila Locatello; al presidente della sezione bersaglieri di Conegliano rag. Mangini; al serg. magg. Fornasier; al coro ANA di Vittorio Veneto; a Renzo Dal Pos; all’artista del ferro cav. Luigi Zago; a Walter Sanson socio rifondatore; ad Antonio Cuzzuol; a Steno Bellotto; alla Fanfara della Brigata Alpina Cadore.
Hanno partecipato pure il presidente della sezione di Vittorio Veneto dr. L. Daniele, il dr. G. Gentilini della Sezione di Treviso, il vice presidente della sezione di Padova col. V. Stella, l’ing. P. Stival presidente dell’associazione Combattenti e Reduci di Conegliano, il magg. avv. G. Bianchi, il prof. R. Piaia in rappresentanza dell’Unità sanitaria n. 12, e in veste privata il sindaco di Conegliano dr. P. Giubilato. Oltre al Vessillo della sezione di Conegliano c’erano i Vessilli delle sezioni di Treviso e Vittorio Veneto; i gagliardetti dei gruppi di Ponzano Veneto, Resana, Motta di Livenza, della sezione di Treviso, Campeglio di Faidis della sezione di Cividale del Friuli, di Fregona e S. Giacomo, della sezione di Vittorio Veneto; i gagliardetti della nostra sezione: S. Lucia di Piave, Corbanese, Solighetto, Orsago, Vazzola, Bibano-Godega, Susegana, Sernaglia della Battaglia, Barbisano, Parè, Collalto, Mareno di Piave, Soligo, S. Pietro di Feletto, Refrontolo, Collalbrigo, Gaiarine, 5. Fior, Pieve di Soligo, Falzè, Fontigo, Conegliano-città e S. Vendemiano.
Inoltre Labari e Bandiere di altre associazioni: Reduci di Russia di Vittorio Veneto, Ragazzi ‘99 sezione di Conegliano, e sempre delle sezioni di Conegliano: Associazione Nazionale Bersaglieri, Arma Cavalleria, Associazione Nazionale Marinai d’Italia, Associazione Nazionale dei Cavalieri di Vittorio Veneto, A.N.P.D.I. Nucleo di Conegliano; della sezione di 5. Vendemiano: Associazione Mutilati e Invalidi, Combattenti e Reduci, A.V.I.S., A.I.D.O., e Gruppo Sportivo.
R. B.

La fondazione e rifondazione
Secondo le testimonianze dirette raccolte, l'anno di fondazione risale al 1933.
Ne fu primo capogruppo Pase Michele coadiuvato dall'azione animatrice, instancabile, accanita, di Tanelli Gino che con i soci Rumor Lorenzo e Sanson Luigi ed altri soci fondatori partecipò all'adunata di Napoli nel 1922.
È ancora conservato il gagliardetto confezionato dalla ditta F. Mauri di Milano.
Il gruppo, terminata la 2a guerra mondiale, venne ricostituito nel settembre 1959.
I soci fondatori secondo voci attendibili furono 27.
Promotore principale ne è stato il tenente degli alpini Battel Camillo di Saccon che svolse per due anni la mansione di vicecapogruppo finché passò nel 1961 a dirigere la sezione dell'ispettorato agricolo. Morì nel 1983.
Venne spronato ad assumere la carica di capogruppo il trentenne Citron Igino che accettò con trepidazione.
Come soci rifondatori si distinsero: Feltrin Augusto, Gava Augusto, Huster Livio e Sacco Zirio Libero che per anni svolte generosamente la funzione di segretario, Dal Pos Francesco instancabile alfiere e Sanson Luigi.
Con atto generoso i soci Cuzzuol Antonio e Saccon Walter donarono al gruppo nascente un nuovo gagliardetto.
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