2006 Solighetto: 60a commemorazione di Nikolajewka - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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2006 Solighetto: 60a commemorazione di Nikolajewka

Attività
GRUPPO SOLIGHETTO
A Solighetto da 60 anni si ricordano gli eroi di Nikolajewka
Fiamme Verdi Aprile 2006



Domenica 22 gennaio 2006 a Solighetto di Pieve di Soligo, sezione di Conegliano, il locale Gruppo Alpini, guidato da Giovanni Mazzero, ha organizzato il 60° raduno sezionale per ricordare con una commemorazione solenne, la decana d’Italia, gli eventi legati alla Battaglia di Nikolajevka che nel gennaio 1943 permise ai pochi superstiti della spedizione italiana in Russia di rompere l’accerchiamento della potente Armata Rossa ed aprirsi finalmente la strada per tornare a casa, verso il sole e la vita.
Solighetto è una ridente borgata che s’adagia quieta sulle dolci colline terrazzate che guardano verso l’ampia plaga ghiaiosa del Piave e l’inconfondibile gibbosità del Montello. Luoghi della Grande Guerra assurti, nella storiografia nazionale, a sacri simboli della raggiunta Unità d’Italia. Cuore della Marca Trevigiana, zona di vini generosi, terra di gente forte e laboriosa, da sempre culla di Penne Nere.
E proprio qui a Solighetto, nell’atto di fondare il Gruppo Alpini nel 1946, Giovanni Pansolin (Btg Tolmezzo della Julia e decorato di Medaglia di Bronzo al V.M. a Postolajawka), uno dei pochi a rientrare dalla Russia e dal successivo internamento nei lager tedeschi, ebbe la grande intuizione di onorare degnamente tutte le Penne Mozze di quella drammatica epopea con una specifica cerimonia nell’anniversario della fatidica battaglia di Nikolajewka alla quale egli stesso prese parte.
Una ricorrenza da perpetuarsi annualmente per fare in modo che quei dolorosi fatti, quegli eroismi individuali e collettivi, quei volti scavati dalle privazioni, quegli occhi velati di disperazione e quei nomi sepolti dalla neve venissero cementati nelle memorie e nelle coscienze di tutti, in particolare dei più giovani, prima che il ricordo cominci a fumigare nell’oblio dei tanti anni ormai sgranati.
E proprio in quest’ottica è parsa altamente educativa la presenza degli alunni delle locali scuole elementari e materne accompagnati dai loro bravi insegnanti che hanno recitato poesie ed eseguito canti inerenti agli avvenimenti per ricordare a tutti come la guerra, che provoca lutti, sofferenze e lacerazioni sociali sia sempre da scongiurare con ogni mezzo.
Da quel lontano gennaio del 1946, quindi, per la prima volta in assoluto, si cominciò a perpetuare quell’evento bellico divenuto nella simbologia alpina (coltivata da grandi scrittori come Bedeschi, Rigoni Stern, Revelli... e ultimamente da Caprioli) l’apice dell’eroismo e del sacrificio assoluti.
La commemorazione, permeata da forti sentimenti di commozione, vide fin da subito una grande partecipazione popolare tanto da divenire in breve la Cerimonia ufficiale della Sezione di Conegliano.
E quest’anno il Presidente nazionale Corrado Perona, con la sua consueta sensibilità alpina, ha voluto sancire questi valori partecipando alla cerimonia accompagnato dal suo vice Giorgio Sonzogni ed altri consiglieri nazionali.
Ampia e qualificata la presenza di autorità civili: a rappresentare l’Amministrazione Comunale di Pieve di Soligo vi era il sindaco Giustino Moro affiancato dal sindaco alpino di Conegliano, Floriano Zambon, il cons. regionale Zabotti, quindi il presidente sezionale Antonio Daminato che scortava il vessillo di Conegliano. Un glorioso emblema che si fregia di ben 4 medaglie d’oro al V.M. tra cui quelle del serg. Bortolotto del “Conegliano”, caduto proprio su quell’ansa del Don dominata dalle ormai mitiche, nella storiografia alpina, “Quota Pisello” e “Quota Cividale”, e del cap. Pietro Maset del “Tolmezzo” (poi valoroso eroe della Resistenza) che vi scrissero pagine di autentico valore tanto da meritarsi non solo l’elogio dell’alleato tedesco ma anche l’ammirato stupore del nemico russo, di gran lunga superiore in uomini e mezzi.
La commemorazione austera e solenne, alla quale in tantissimi, anche quest’anno, sfidando i rigori invernali, non hanno voluto mancare, si è aperta con l’alzabandiera e la sfilata per le vie di Solighetto al seguito della fanfara alpina sezionale. Quindi, l’ordinato e composto corteo si è recato nella chiesa parrocchiale per la consueta funzione religiosa dei Caduti, officiata dal vescovo emerito di Pozzuoli, mons. Padoin.
Belle e toccanti le parole dell’officiante che ne ha sottolineato il senso del dovere rispettato fino all’estremo. Un sacrificio, quello degli alpini di Russia, ricordato e coronato dalle struggenti note del coro locale “Filafilò”.
Poi, il corteo si è portato all’Asilo-Monumento dove, assieme agli ultimi e commossi reduci, si è svolta la commemorazione ufficiale dei fatti d’arme sul fronte del Don (dicembre 1942-gennaio 1943) e della battaglia di Nikolajewka (26 gennaio 1943) con la deposizione della corona d’alloro, l’onore ai Caduti e le allocuzioni ufficiali.
Con la voce incrinata dalla comprensibile emozione, il capogruppo Mazzero ha aperto gli interventi sottolineando che, ricordando Nikolajewka, non si celebrano solo le glorie militari degli alpini, ma si vuole dare testimonianza, ieri come oggi, del sentimento di amore che ognuno di noi deve coltivare per quegli eroi, uomini della nostra terra, non tanto per le battaglie combattute ma per la forza d’animo, la volontà, la tenacia, l’amore dimostrato nel corso di tutta la loro vita.
Dense di significato le successive orazioni delle autorità intervenute. Il sindaco Moro e il presidente Daminato hanno lanciato messaggi univoci, chiari e incisivi, sfrondati da inutili enfasi o dai soliti richiami retorici per sollecitare tutti al senso del dovere civico, nel ricordo di chi è caduto, per conservare nel cuore i più alti valori dell’alpinità e della solidarietà. Forte, infine, l’auspicio rivolto alle scolaresche affinché sappiano, un domani, trarre un preciso insegnamento da questi fatti luttuosi per costruire un mondo solidale improntato a sentimenti di pace e tolleranza.
E poi si è alzata la voce, energica e coinvolgente, del presidente Perona che ha esaltato i grandi valori dell’A.N.A nel campo della solidarietà, in Italia e all’estero, che trovano la loro spinta ideale proprio per non dimenticare, mai, chi ha sacrificato la vita per onorare il dovere verso la Patria e la Bandiera. “Quella Bandiera che oggi rappresenta l’unità nazionale, l’indipendenza, la democrazia, la civiltà e il rispetto dell’uomo. Valori che vanno difesi da ognuno di noi e se occorre, e questo non significa essere guerrafondai-, ha ribadito con decisione Perona, -anche dai nostri soldati, dai nostri alpini impiegati nelle varie missioni di pace ai quali, noi alpini in congedo, siamo sempre vicini e dei quali siamo fieri”.
La cerimonia ufficiale si è chiusa con gli alunni delle scuole elementari di Solighetto i quali, sventolando gioiosi i loro piccoli tricolori, hanno cantato l’Inno Nazionale accompagnati da tutti i presenti.
Ma se a scaldare i cuori ci hanno pensato i canti, a scaldare piedi, mani e spiriti serviva qualcos’altro e così di buon passo ecco tutti alla sede degli alpini dove, tra una chiacchiera e una suonata, sono sparite in un baleno molte “boccalette” di vin brulè.
Nel frattempo, il presidente Perona convocava tutti i capigruppo della Sezione, forza motrice di ogni iniziativa, per rinsaldare i vincoli con la base associativa e per rimarcare l’importanza e la valenza che gli alpini hanno nel variegato tessuto sociale delle singole collettività.
“Solo unendo sinergie e volontà- egli ha concluso tra scroscianti battimani –si possono conseguire gli obiettivi materiali e morali che fanno grande e unica l’A.N.A.”
Prima dei saluti conclusivi, il capogruppo Giovanni “Juanito” Mazzero ha donato al Presidente il libro “Il passato è storia, il presente è un dono, il futuro è un sogno” di Enzo Faidutti che narra ed illustra le tappe fondamentali dei primi 60 anni di vita del gruppo di Solighetto. Voci e volti a noi cari che emergono dalla memoria degli ultimi testimoni per diventare, prima che l’impietoso velo del tempo ne cancelli per sempre i ricordi, un tassello di storia dell’alpinità più vera e bella.
Giorgio Visentin
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