1991 Soligo: Restaurati Chiesetta ed eremo di San Gallo
Attività
GRUPPO SOLIGO
Alpini anche... profeti e un po'... scomodi
Fiamme Verdi Dicembre 1991
A SOLIGO SULL'AMENO COLLE DI SAN GALLO RISTRUTTURATA L’ANTICA CHIESETTA E L’EREMO. HANNO PRESIEDUTO LA CERIMONIA INAUGURALE IL VESCOVO DI VITTORIO VENETO MONS. RAVIGNANI, IL SINDACO GEOM. ARMAN, IL PRESIDENTE DELLA SEZIONE ENOT. BASSO, IL PARROCO DON SANSON.
Non ci stancheremo mai di scrivere quello che gli alpini sanno realizzare con esemplare entusiasmo nel campo sociale e culturale, oltre che in altre innumerevoli e diversificate iniziative umanitarie.
Nella circostanza siamo felici di farlo, perchè ci permette di mettere in evidenza le particolari attitudini che, in tempo di pace, sono divenute patrimonio spirituale degli alpini.
Oltre agli interventi solerti di una manovalanza, là dove emerge l’angustia popolare, la dove le istituzioni pubbliche sono carenti o addirittura assenti, agli alpini si deve riconoscere anche una trasparente schiettezza e la sincerità di respingere la pretesa di essere migliori degli altri.
Ciò l'abbiamo potuto constatare anche attraverso le parole pronunciate dal capogruppo arch. Gianfranco Calderari, il quale nel descrivere l’impegno profuso nell'attuazione delle opere socio-culturali, ha più volte riconosciuto i meriti della locale “Pro Loco”, che ha agito con gli alpini in perfetta armonia ed aggregazione.
Non è raro che le penne nere operino con altre associazioni ed istituzioni, sia che le iniziative partano da loro, sia che le proposte giungano da altre fonti.
Così in perfetto accordo è stato possibile ristrutturare l’antica trecentesca chiesetta di San Gallo e l’attiguo “eremo”, che, anche se di modesta dimensione, può ospitare una ventina di giovani.
La festa è avvenuta domenica 7 luglio, quando gli alpini e la popolazione solighese si sono incontrati con le autorità civili e religiose sul ridente colle, - (dove lo sguardo spazia sulla distesa piana del Quartier del Piave, dove regna un silenzio certosino, interrotto solo dal frullio delle fronde, e dal cinguettio dei “pennuti francescani”) — per l’inaugurazione delle opere.
Diversi sono stati i momenti significativi.
L’ alzabandiera, accompagnata dall'inno nazionale eseguito dalla Banda degli alpini di Rosà, ha aperto il cerimoniale. E seguita la celebrazione religiosa presieduta dal vescovo di Vittorio Veneto mons. Eugenio Ravignani, infine la benedizione e l’inaugurazione.
Quello che ha maggiormente colpito la nostra attenzione sono state le parole pronunciate dal vescovo mons. Ravignani durante I’omelia il quale, dopo il cordialissimo e fraterno saluto, tra f altro ha detto: “A vostro modo come uomini, come cristiani e in questo particolare aspetto come ALPINI siete anche voi un poco “profeti” (riferimento al vangelo domenicale).
“Io credo - ha aggiunto - che anche voi siate scomodi per quello che state facendo per le nostre comunità, andando incontro soprattutto ai bisogni oggi più gravi; quello che fate per ristabilire in questa nostra gente il culto delle cose belle, recuperando opere artistiche che sono patrimonio di una civiltà, di una cultura popolare, dei valori umani, qualche volta fa sentire altri colpevoli, perchè chi si impegna con esemplare volontario sacrificio in ciò che è buono ed utile, finisce per far pensare agli altri: “ma guarda... ed io perchè non lo faccio?” Siete scomodi perchè riprendete col vostro impegno, coloro che sono indifferenti, coloro che tutto attendono dagli altri e si riservano solo il diritto di criticare.
Il vescovo ha concluso dicendo: “Proseguite su questa strada con serenità e disponibilità e continuate pure ad essere, in questa maniera, scomodi.
Ognuno di voi diventi profeta per un futuro migliore!
Dopo la S. Messa - accompagnata dalla corale della parrocchia, diretta dal musicista-compositore don Mansueto Viezzer - sono intervenuti il capogruppo Gianfranco Calderari, il sindaco Francesco Arman e il presidente della sezione Luigi Basso.
Calderari ha illustrato i lavori eseguiti e messo in risalto l’altruismo degli alpini del gruppo, i quali hanno offerto, per due anni consecutivi, il loro tempo libero con encomiabile dedizione; il sindaco Arman e il presidente sezionale Basso hanno testimoniato l’importanza, il valore delle iniziative delle penne nere locali, che rispecchia lo spirito nazionale dell’associazione. Il vescovo Ravignani, dopo aver ascoltato gli interventi, non ha potuto esimersi da riconoscere le doti di umanità e di umiltà degli alpini, espresse con dignità, aggiungendo che il “Vecio” presidente onorario prof. Vallomy, sarà fiero e felice di aver lasciato in eredità al più giovane presidente un’immagine meravigliosa degli alpini della sua sezione.
La Banda di Rosà ha rallegrato la manifestazione con l’esecuzione di brani musicali appropriati al clima e alla circostanza.
Non resta che rallegrarci col capogruppo arch. Calderari, col consigliere sezionale Bortot, col “vecio” capogruppo prof. Viezzer e con tutti i collaboratori per quello che hanno fatto, con la certezza che non lasceranno perdere altre occasioni per dimostrare la continuità di uno spirito altruistico consolidato.
“Fiamme Verdi” è grato a tutti quei Gruppi che daranno l'opportunità di riportare una cronaca - degna di menzione - come questa e come quelle che seguono.
Con straordinario altruismo, le penne nere del Gruppo di Colfosco hanno offerto le loro braccia e la loro mente, per quasi due anni, portando a termine la costruzione di un fabbricato, ad uso di abitazione, per un loro socio, il quale, per le particolari condizioni familiari e per il disagio economico, non era in grado di ricostruire la sua dimora, ridotta ormai ad un rudere e quindi non più abitabile.
E' stata un’iniziativa che ha reclutato le forze alpine locali, sotto la guida del capogruppo Angelo Colotto, del geom. Gilberto Loschi, dei soci Franco Torresin e Ivano Cenedese.
Tutto è avvenuto nella più assoluta discrezione. Gli Alpini e gli amici che hanno proposto il loro contributo ad integrazione della disponibilità del beneficiato socio, - hanno voluto conservare il silenzio, finché la notizia non fosse divenuta di dominio pubblico.
Oggi siamo, purtroppo tante volte, testimoni di una cultura egoistica, menefreghista ed anche violenta, viceversa, come sempre, gli alpini hanno evidenziato che la cultura dei valori umani è più che mai viva e vegeta, senza alcuna esitazione.
L’amministrazione comunale locale e la popolazione conoscendo l’operosità, il sacrificio e la generosità delle penne nere, hanno appoggiato l'iniziativa - anche se non portata avanti con tutti i crismi della regolarità - rendendosi poi interpreti di una particolare riconoscenza.
La conferma di tutto questo è avvenuta in un serale simposio, voluto in special modo dal beneficiato, al quale hanno partecipato non solo coloro che sono stati gli artefici dell’esemplare realizzazione, ma anche l’attuale sindaco di Susegana Gianni De Stefani e l’allora sindaco arch. Gianni Montesel, il presidente della sezione Luigino Basso, i due vice Battista Bozzoli e Antonino Cais e il parroco don Luigi Davanzo, per condividere gioie e soddisfazioni.
Poche parole sono state pronunciate dal sindaco e dal presidente sezionale, ma sufficienti per mettere in risalto la costante creatività e vitalità degli alpini, che non smettono di stupire, dimostrando di essere una forza trainante in tutte le iniziative che l’associazionismo, il volontariato locale e nazionale propugnano.
Uno specifico ringraziamento è stato rivolto a tutti coloro che hanno collaborato con materiale ed opera e con sovvenzioni.
Possiamo dire che anche la pazienza e la costanza sono per gli alpini proverbiali, come recita questo proverbio dialettale: “Pazienza costanza xe do sorele, che una no pol gnente, se staltra manca”.
Anche il Gruppo di PIANZANO ha voluto concorrere alla solidarietà, offrendo il ricavato di una loro manifestazione con la locale “Pro Loco” ad alcune benemerite istituzioni: “La Nostra Famiglia”, all’associazione “Lotta contro il tumore”, e alla ristrutturazione della chiesetta della “Madonna della Neve”.
Natore