2020 Susegana: Novant'anni di storia celebrati con sobrietà - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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2020 Susegana: Novant'anni di storia celebrati con sobrietà

Attività
GRUPPO SUSEGANA
       

Novant’anni di storia, celebrati con sobrietà
Fiamme Verdi Dicembre 2020

Ha inizio la cerimonia per i 90 anni del Gruppo Susegana

Non poteva passare sotto silenzio il 90° di fondazione del Gruppo Alpini di Susegana. Non poteva essere una resa totale al virus, che dai primi mesi del 2020 attanaglia il mondo intero, l’Italia e le nostre comunità locali. Non poteva passare nemmeno sotto silenzio un evento che le penne nere di Susegana preparavano da tempo, ma che, dopo lo scatenarsi del Coronavirus, la prudenza e il buon senso consigliavano di svolgere in forma ridotta. Così, in una mattinata di fine settembre, con un sole limpido a riscaldare gli animi, nella sede di via Rossini si è tenuta la cerimonia ufficiale per celebrare i primi 90 anni della presenza alpina a Susegana.
Doveva essere un grande evento, come si costuma quando ricorrono date importanti come il novantesimo, ma si è trattato, comunque, di un appuntamento significativo, carico di valori, per testimoniare che gli alpini ci sono, anche col loro esempio, che vogliono continuare a trasmettere.
Lo ha sottolineato, nel suo intervento, il sindaco di Susegana Vincenza Scarpa che si è detta orgogliosa di un’associazione che da 90 anni collabora con la comunità locale in tante iniziative, non ultima l’emergenza sanitaria ancora in atto.
 
Cronaca di una cerimonia.
Tutti puntuali alle 10 del mattino di domenica 27 settembre nel piazzale antistante la sede del Gruppo Susegana. Arrivano i gagliardetti degli altri Gruppi, arrivano le autorità amministrative, le rappresentanze delle associazioni con le loro insegne, mentre le penne nere locali presidiano da tempo la sede. Non serve un grande servizio d’ordine, perché la regola dettata dal capogruppo Paolo Zanardo è “prudenza”. Allora la partecipazione sezionale è stata ristretta al solo presidente Gino Dorigo e a qualche consigliere vicino al Gruppo di Susegana, alle autorità locali e qualche ospite “di riguardo”, come la principessa Isabella Collalto. Naturalmente non mancavano le rappresentanze delle associazioni locali e d’arma, oltre al labaro della Consulta delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma.
Il tricolore si alza puntuale alle 10 e 15 minuti. Sale al cielo al fianco alla bandiera dell’Europa che già sventola, illuminata dal sole. Suona la tromba per chiamare l’attenti e alzare labari e gagliardetti per onorare la bandiera nazionale, simbolo di unità e appartenenza, che sale lenta lungo il pennone.
La mente di tanti alpini (come quella di chi scrive) va dritta al chi, fino a pochi mesi fa, intonava con la tromba quelle note, a Susegana come in tanti altri luoghi e cerimonie, con passione e partecipazione.
Dal giugno scorso ci manca la “nostra” tromba; è andato avanti il maestro Ugo Granzotto, ed un vuoto che si percepisce parlando con gli alpini che, issato il Tricolore, attendono di incolonnarsi per andare a deporre una corona d’alloro al cippo che ricorda le penne mozze, all’incrocio tra le vie Carpeni, San Salvatore e 24 Maggio. Il cippo è un “vecchio” simbolo alpino di Susegana. Nel 1976 era stato realizzato per ricordare il sacrificio alpino in guerra e una decina di anni dopo era stato abbellito e dotato di una piazzola con rampa di accesso, che lo ha reso più gradevole e visibile. È la meta di tanti piccoli pellegrinaggi che gli alpini di Susegana compiono per ricordare i loro morti.
La tromba, inviata dalla Fanfara Alpina, ha degnamente sostituito quella di Ugo Granzotto, ma non vedere il maestro dispensare i soliti sorrisi, armeggiare col suo strumento prima di incominciare a suonare, lascia ancora un profondo senso di vuoto che solo i grandi uomini possono lasciare.
Il serpentone di gagliardetti, con in testa le due penne nere che scortano la corona d’alloro, si avvia lungo via Carpeni. Non c’è il suono della Fanfara Alpina di Conegliano a scandire il passo. C’è un silenzio profondo che è quello di chi non sta facendo festa, ma sta compiendo il dovere di andare ad onorare i morti, e lo fa in silenzio. La corona viene deposta, si alzano le insegne e le autorità sostano, per qualche istante, in silenzio, davanti alla grande pietra che sostiene l’aquila realizzata da Bruno Sala.
Il ritorno in sede è più allegro, si chiacchiera e ci scappano sorrisi e battute: diversamente, che alpini saremmo?
 
La Santa Messa.
In attesa della messa c’è stato il tempo per scambiare qualche chiacchiera e spolverare qualche ricordo, in un clima di bella cordialità, sotto un sole che intiepidiva una mattinata segnata da un venticello fresco. Al momento della messa, alla spicciolata, arriva anche un po’ di gente del paese per assistere al rito, celebrato da don Andrea Sech, che non ha lesinato parole di ammirazione per l’operato degli alpini.
La pavimentazione del piazzale, in grandi quadroni di ghiaino, favorisce un inquadramento quasi perfetto della truppa, schierata davanti all’altare a distanza di sicurezza. Dal sottoportico si alza un canto che ha poi accompagnato tutte le fasi della messa. Il coro Diverse Voci di Susegana, diretto dal maestro Marco Fontanive, con tanto di cappello alpino in testa, è presente con una piccola rappresentanza che ha, comunque, dato un tono di solennità al rito religioso.
 
I discorsi ufficiali.
Il capogruppo Paolo Zanardo un po’ si rammarica per non aver potuto fare “le cose in grande”, come il consiglio direttivo aveva previsto, per un anniversario così importante per il Gruppo di Susegana. Rimpiange, in particolare, la rappresentazione di teatro e musica per ricordare i deportati del Settimo Reggimento Alpini, che avrebbe dovuto precedere la festa vera e propria, con l’alzabandiera davanti al monumento ai caduti, la messa nella parrocchiale, la cerimonia in piazza, il pranzo nella sede…
Il capogruppo fa cenno che, in virtù dello spirito alpino che anima il Gruppo, i soldi che non sono stati spesi per celebrare l’anniversario “come Dio comanda” sono andati alla Croce Rossa di Susegana, in forma di generi alimentari da distribuire alle famiglie bisognose del paese.
Poi, Paolo Zanardo, da 11 anni alla guida delle penne nere suseganesi, annuncia che il suo mandato si concluderà con l’assemblea dei soci, prevista a dicembre.
Il presidente sezionale Gino Dorigo evidenzia come gli alpini di Susegana, anche nel difficile momento che tutti stanno vivendo, hanno risposto “presente” e hanno comunque lasciato un importante segno nella significativa donazione fatta per i bisognosi.
“Con i 90 anni del Gruppo di Susegana, che si celebrano oggi – ha sottolineato il presidente Dorigo – ricordiamo tutti gli alpini andati avanti. Ribadiamo che i nostri valori li dobbiamo trasmettere ai giovani e alle generazioni future, nello spirito alpino che ci anima”.
Prende poi la parola la principessa Isabella Collalto, che ricorda come il padre Manfredo fosse molto legato agli alpini di Susegana e che i lavori per la costruzione della sede fossero un gettonato argomento di discussione famigliare, anche a tavola. “Mio padre ha profondamente amato la comunità di Susegana e i suoi alpini – ha detto la principessa Collalto – oggi sarebbe orgoglioso di essere qui a festeggiare i 90 anni del Gruppo e per vedere cosa hanno fatto gli alpini di Susegana per la loro comunità”.
Al termine della cerimonia non è mancato l’incontro conviviale in un ristorante locale. Ai Gruppi ospiti e alle associazioni che, con la loro presenza, hanno onorato il 90° del Gruppo Alpini di Susegana è stato fatto omaggio di una targa a memoria dell’evento.

Qualche ricordo.
Il Gruppo Alpini di Susegana, costituito nel 1930 (solo 5 anni dopo della Sezione di Conegliano), ha avuto dalla famiglia Collalto, in comodato d’uso, nel 1985, una casa colonica non più abitata, per adibirla a sede sociale. Lì il Gruppo è cresciuto e si è organizzato.
Nell’ottobre del 2006 è stata inaugurata la nuova sede, costata alcuni anni di lavoro e 6.200 ore alpine passate al fianco dell’impresa che ha costruito l’edificio di via Rossini. La nuova sede è stata edificata su un terreno, che si trova poco distante dalla precedente sede: un terreno donato proprio dal principe Manfredo Collalto.
Il giorno dell’inaugurazione, 15 ottobre 2006, a tagliare il nastro tricolore per l’inaugurazione della sede c’era la principessa Trinidad di Collalto e San Salvatore, vedova del principe Manfredo, scomparso nel 2004, del quale rimane un ricordo indelebile non solo nella comunità alpina di Susegana.
Antonio Menegon

Una corona d’alloro per rendere omaggio agli alpini caduti


Le associazioni e i Gruppi presenti alla cerimonia del novantesimo


Il corteo sfila silenzioso verso il cippo dedicato alle penne mozze


L’omaggio delle autorità ai caduti alpini di Susegana


La messa al campo e, sullo sfondo, la “vecchia” sede degli alpini


Distanziamento fisico tra gli alfieri presenti a Susegana con i loro gagliardetti


Il coro Diverse Voci di Susegana dà solennità alla celebrazione religiosa


La santa messa celebrata al campo da don Andrea Sech


L’intervento del presidente sezionale Gino Dorigo


Il capogruppo Zanardo tra la principessa Collalto e il sindaco Scarpa


Un significativo ricordo a tutti i Gruppi e alle associazioni presenti
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