Alpini sempre 1925-2025_16 I presidenti combattenti: Guido Curto - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI
Sezione di CONEGLIANO
ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI
Sezione di CONEGLIANO
Vai ai contenuti

Alpini sempre 1925-2025_16 I presidenti combattenti: Guido Curto

ALPINI SEMPRE 1925-2015 - I 90 anni della Sezione di Conegliano
              1925-2015      
GUIDO CURTO (1955-1974)
 

Nel 1955, presso il salone dell’Helvetia,  in fondo a piazzale San Martino (ex Foro Boario), venne eletto Presidente il  comm. Guido Curto, figura di rilievo della vita politica e amministrativa di  Conegliano, in sostituzione dell’avv. Gerolamo Zava “quasi ottantenne e  stanco che rassegna le proprie dimissioni dalla carica  non potendo ulteriormente svolgere una proficua attività a favore della  Sezione.” Per acclamazione Zava venne proclamato Presidente onorario.
Il primo Consiglio Direttivo  della lunga e proficua azione di Curto era così composto:
Presidente Curto Enot. Guido
Presidente  onorario Gerolamo Zava
Vice  Presidenti: Giacomo Vallomy e Francesco Travaini
Consiglieri: Giovanni Pansolin, capogruppo di Solighetto -  Desiderio Viezzer, capogruppo di Soligo - Giovanni Bonotto, capogruppo di Vazzola - Umberto Martinelli - Valerio Larese  - Bruno Moras - Tullio De Vido - Giovanni Borga - Otello Dugone - Geremia Vendrame di Conegliano
Segretario Giovanni Daccò
Cappellano mons. Francesco Sartor
Medico dott. Giovanni Dalla Zentil.

Guido Curto nacque a Conegliano  nel 1895. Frequentò la prestigiosa Scuola Agraria di Enologia, conseguendo il diploma di enotecnico nel 1913. Emigrò in Argentina per  rimpatriare come volontario, nonostante il parere contrario della famiglia, allo  scoppio della Grande Guerra. Fu arruolato con il grado di tenente nel 7° e patì  la prigionia. Nel 1920 ricostituì i Vivai Curto, creati dal padre nel  1912 in zona Parè e completamente devastati nel corso della guerra. Fu membro  del Consiglio d’Amministrazione del Cerletti e per un quarto di secolo  presidente della rinomata latteria sociale turnaria di Collalbrigo, fondata nel  1934. Nel 1944, assieme ad altri noti esponenti coneglianesi sia politici che  religiosi, come mons. Antoniazzi, dal Comando locale della Gestapo fu messo  nell’elenco dei possibili ostaggi da inviare nei lager tedeschi in caso di  reiterate operazioni partigiane. Nel 1952 è consigliere dell’Ente provinciale  della Liberazione della Marca Trevigiana. Decisamente notevole il suo apporto  alla vita politica della città nell’immediato dopoguerra: con il partito della  Democrazia Cristiana, ricoprì la carica di assessore dal 1946 al 1949 e concluse  la prima legislatura del dopoguerra come sindaco per gli ultimi due anni  sostituendo il dott. Manzoni. Nel 1951 venne rieletto alla carica di primo  cittadino, guidando l’Amministrazione di Conegliano ininterrottamente fino al  1956. In questo periodo dovette affrontare e mediare le prime tensioni sindacali  che agitavano le masse operaie, in particolare nel 1952 alla Zoppas che già  allora contava oltre mille dipendenti. Dopo una parentesi per dedicarsi ad altri  incarichi gestionali, sedette ancora sui banchi consiliari dal 1965 al 1969 con  il sindaco alpino cap. Francesco Salvador.
Nel  1964 fu insignito della Commenda dell’Ordine al Merito della Repubblica  Italiana. Nell’occasione, l’amico avv. Travaini ebbe a dire: “Curto  vede premiato con l’elevata onorificenza mezzo secolo di dedizione alla Patria e  al Lavoro: dal suo ritorno dall’Argentina, ove conduceva con i fratelli una  moderna fazenda, per partecipare volontario nelle Penne Nere alla guerra 1915-18  nel corso della quale cadde prigioniero, alla decisione di rimanere nella sua  Conegliano rinunciando a ripartire per Mendoza. Molti sono i meriti dell’enot.  Curto nel campo agrario per aver dissodato e rese fertilissime larghe plaghe  paludose del litorale veneziano e per i risultati conseguiti dalle sue aziende i  cui prodotti viticoli sono conosciuti in Italia e all’Estero. Nota è inoltre  l’opera prestata dal Commendator Curto nella vita pubblica coneglianese quale  Sindaco, Presidente delle Opere Pie e dell’Istituto Autonomo per le Case  Popolari, ed infine per la sua più che quarantennale dedizione all’Associazione  Alpini.”
Nel 1966, con la tipografia  Scarpis, pubblicò un opuscolo con interessanti nozioni di viticoltura e un  catalogo dei vitigni e delle piante in vendita presso la sua azienda vivaistica.  Oggi il breve trattato è pressoché introvabile: una copia è conservata nella  biblioteca di Gorizia e un’altra a Vicenza presso la biblioteca internazionale  di settore La Vigna.
Morì nella sua tenuta di  Cavallino-Jesolo nel 1976. A scortarlo nel suo ultimo viaggio a Domanins di  Zoppola, dove è sepolto, il gonfalone di Conegliano con il sindaco Giubilato, il  vessillo sezionale con Vallomy e tutti i  gagliardetti dei Gruppi.
In questo lungo periodo di  presidenza, che lo vede presente a tutte le manifestazioni, la Sezione si  espande in tutto il comprensorio e, grazie appunto a questa presenza capillare,  molti sono gli obiettivi raggiunti anche a livello locale, conseguentemente alla  nascita di nuovi Gruppi. Causa il crescente numero dei delegati, la sede storica  della sala panoramica Ristoro del Castello, in cui si svolgevano i lavori  dell’assemblea generale, si rivelava sempre più insufficiente e pertanto, nel  1967 sarà trasferita nel più capiente, e più agevole da raggiungere, salone del Pio X, eletto sacrario dell’arma artiglieria.

Questo, in sintesi, il percorso  della Sezione con Curto, gli avvenimenti più significativi e le date da  ricordare:

1955

• partecipazione all’Adunata  triveneta di Vittorio Veneto ove il vessillo di Conegliano si merita la  medaglia d’Oro attribuita alla Sezione intervenuta con maggior numero di  partecipanti.


1955. Adunata di Trieste

1956

Il Presidente Curto con  la sua presenza onora la nascita dei Gruppi di:
Colfosco, primo  capogruppo fu Virginio Trentin che rimase in carica fino al 1979,  sostituito da Angelo Collotto.
Falzè di Piave, primo capogruppo Luigi Antoniazzi, classe 1895, volontario  nei reparti alpini del Cadore durante la Grande Guerra. L’allora parroco,  don Pietro Velo, orfano di padre alpino caduto nella Grande Guerra, si sentì  particolarmente onorato e commosso che il Gruppo avesse scelto proprio sua mamma  come madrina del nuovo gagliardetto, benedetto dal cappellano sezionale mons.  Sartor. Successivamente a guidare il Gruppo fu chiamato Pietro Breda.
Refrontolo, anche se  l’attività dei soci, iscritti a Solighetto, era iniziata un decennio prima con  la partecipazione all’adunata di Bassano nel 1948 e promuovendo varie attività  in paese. Capogruppo è Giuseppe Meneghetti seguito nel 1967 da Bernardino Lot. Il gagliardetto è intestato al concittadino ten. Piero  Colles, btg Borgo San Dalmazzo della Cuneense, deceduto in prigionia a  Tambov nel 1943.
S. Maria-S. Michele, primo capogruppo è Virgilio Da Dalto, classe 1925, che resterà in carica  fino al 1993. Il suo posto sarà preso da Antonio Daminato.  La nascita  del Gruppo è onorata dalla presenza della  M.O. Enrico Reginato, da poco rientrato dalla lunga prigionia in Russia. Madrina  è la sig.ra Rosina, nipote di Antonio Moret, zappatore alpino, Medaglia  d’Argento caduto sui Cadini nel 1916. Il nuovo gagliardetto è benedetto, come  tutti in quel periodo, dal sempre presente mons. Francesco Sartor, figura  straordinaria di cappellano sezionale.


1956. Falzè di Piave

1957

• la Sezione partecipa alle celebrazioni del 40° anniversario della battaglia  dell’Ortigara, la prima del dopoguerra.

1958

• nasce il Gruppo di Mareno di Piave, primo capogruppo il dott. Remigio Verri, ufficiale medico  degli alpini, che rimase in carica fino al 1964, data in cui venne a  mancare, sostituito da Francesco Salvador.
• nasce il Gruppo di Santa Lucia di Piave. Dopo un lungo periodo di promozione e preparazione, in  febbraio si costituisce ufficialmente il nuovo sodalizio alpino con alla  guida il dott. Ariberto Messina, che dal Ministero della Sanità  sarà insignito di Medaglia d’Oro per la sua battaglia contro la poliomelite, in  quegli anni particolarmente perniciosa. A Messina seguirà Davide Bernardi.  Il nuovo gagliardetto fu benedetto dall’onnipresente cappellano sezionale, mons.  Francesco Sartor, mentre l’orazione ufficiale fu tenuta dal presidente Curto  alla presenza di centinaia Penne Nere.
1959

• il 3 e 4 ottobre a Conegliano  si tiene il Terzo Raduno Triveneto. “Motivo della nuova adunata  scarpona- scrive Fiamme Verdi -era rappresentato dall’inaugurazione dei  due cippi portabandiera alla base della Gradinata degli Alpini, donati dalla  nostra Sezione al Comune di Conegliano. Il successo di tale manifestazione fu  completo: la sfilata si svolse tra i calorosi applausi dei coneglianesi che  parteciparono poi assieme agli alpini alla S. Messa celebrata da Mons. Sartor.  Oltre al predetto nostro Cappellano sezionale, parlarono nell’occasione il  Sindaco Prof. Da Broi e il nostro Presidente Enot. Guido Curto, il quale  concluse augurandosi di rivedere presto confluire ancora a Conegliano gli alpini  delle Venezie.” Ospiti d’onore della cerimonia sono le Medaglie d’Oro gen.  Reginato, da poco rientrato da una lunga prigionia in Russia, col. Magnani e  mar. magg. Ziliotto. Mons. Sartor porta la benedizione di papa Roncalli, che fu  cappellano militare nella Grande Guerra: “Ad Alpini di Conegliano, costì  convenuti per assistere sacro rito per anime loro commilitoni scomparsi, sua  Santità Giovanni XXIII, auspicando fraterno incontro rinsaldi in essi sentimenti  di scambievole cristiano amore, invia largamente confortatrice e propiziatrice  implorata apostolica benedizione.”


1959. Raduno Triveneto. Curto con i bocia al  castello.


Anche Nettuno, che zampilla vino, con il cappello alpino.

rinasce il Gruppo di San Vendemiano, che conserva gelosamente ancora il gagliardetto del 1933,  guidato inizialmente dal ten. Camillo Battel di Saccon e poi, per un  trentennio, dal giovane capogruppo Igino Citron, alpino del Cividale. Il Gruppo ha una rapida crescita, raggiungendo in pochi mesi quota 100  iscritti.

1960

ricostituzione del  Gruppo di San Pietro di Feletto su volontà dei reduci guidati da Giovanni Ceschin. Madrina del Gruppo è la sig.ra Wilma, sorella della M.O.  Luigi Spellanzon. Il nuovo gagliardetto fu battezzato da mons. Francesco  Sartor, cappellano sezionale. Il gagliardetto originario venne perduto durante  la guerra.

1960. Il presidente Curto, Travaini, mons. Sartor e Daccò all'Adunata di Venezia.

• al circolo Accademia viene  istituita nuovamente la Veglia Verde, oggi chiamata Cena sezionale. “Tutto è riuscito come era nostro desiderio - commenta il presidente Curto  - ed esprimo a nome di tutti gli alpini il ringraziamento più vivo a chi ha  lavorato perché, oltre che allietare la nostra gente, l’allegro trattenimento ha  contribuito ad aggiustare un po’ le nostre magre finanze.”

1961

• Proprio per dare voce e  risalto all’attività della Sezione e dei 15 Gruppi, sempre più operosi ed  attivi, viene fondato il periodico sezionale Fiamme Verdi sotto la  direzione del prof. Mario Altarui, noto saggista e storico trevigiano.  Questo il saluto di Curto nel primo numero: “Cari baldi Alpini della mia  Sezione, in occasione della nascita di Fiamme Verdi desidero anzitutto porgervi  il più sincero e cordiale saluto del Consiglio Direttivo sezionale, nella  certezza che il dono che vi viene oggi fatto costituirà per voi tutti, oltre che  una piacevole sorpresa, anche la convinzione che qui, dal Comando della Sezione,  il pensiero è costantemente rivolto a tutti i nostri Gruppi e ai bravi soci che  li compongono. Fiamme Verdi rappresenta infatti un mezzo di  collegamento moderno ed efficace tra tutte le unità della Sezione, messaggero di  notizie di carattere organizzativo e formativo, rammentatore di ricordi della  passata ed indimenticabile naja scarpona, portavoce delle nostre idee tanto  semplici quanto sublimi, difensore degli insostituibili ideali di Patria,  fraternità, amore e comprensione nazionali ed internazionali. Il titolo della  pubblicazione e la testata così mirabilmente composta da quel grande e generoso  amico degli Alpini che è l’artista Ainardi, sintetizzano le finalità del  giornale che oggi giunge alle vostre case. Fiamme Verdi sono le mostrine che  abbiamo portato per tanti anni e sono i gagliardetti che i nostri Gruppi hanno  voluto benedetti e che fiammeggiano nelle nostre adunate pervase di equilibrata  gagliardia scarpona; Fiamme Verdi siamo noi tutti, Alpini di tante fatiche di  guerra, di molte imprese civili, sportive, umane. Alpini rimasti e trascorsi;  perché in noi rivivono anche i Caduti ed è sopratutto per Loro che l’ANA ha  motivo di esistere, per non rendere vano il sacrificio delle Penne Mozze e di  tutti gli altri Soldati d’Italia. Salute a voi tutti, Alpini di Conegliano  alpina, di ogni ordine sociale e di ogni grado, ricchi e poveri come ripeteva lo  squillo della naja, ma uguali tutti nelle fiamme verdi che fregiarono la nostra  divisa e nella fiamma fraterna che inestinguibile arde nei nostri cuori.”
Grazie a Fiamme Verdi sappiamo  che il bollino, non dopo vivaci discussioni, venne portato a 350 lire,  poco meno di 5 euro attuali.
 
 

Mario Altarui

Renato Brunello

Primo Numero di Fiamme Verdi
• con una toccante cerimonia alla Gradinata degli Alpini, la Città di Conegliano e la Sezione accolgono i resti mortali del magg. Giovanni Piovesana, caduto in Albania nel 1941, che finalmente tornavano a casa. Così si espresse l’amico Travaini, vicepresidente: “Maggiore Giovanni Piovesana! Amico carissimo! È con un baleno d’orgoglio negli occhi, ma col pianto e lo strazio nel cuore che noi, tuoi concittadini, tuoi amici, ti accogliamo oggi e ti diamo il nostro commosso saluto su questa Gradinata che, anche e soprattutto dal tuo eroismo e dal tuo sacrificio, ha tratto il nome. La tua Conegliano è tutta qui, oggi, che ti attende come per tanti anni ti ha atteso: riconoscente e commossa. Tu sei ora assurto alla gloria degli eroi. Noi siamo qui: tu ci vedi, tu ci senti. Per te siamo qui, per dirti che il tuo sacrificio non è stato inutile; per dirti che, malgrado il trascorrere veloce del tempo, non ti abbiamo dimenticato, il nostro affetto per te non è diminuito… perché gli eroi non muoiono.”
• inaugurazione del Tempio Votivo di Ponte della Priula dedicato a tutti i Caduti delle otto nazioni che si fronteggiarono sul Piave. Più precisamente venne festeggiato il compimento della torre e la collocazione delle quattro campane denominate: Ave Plavis, Vittorio Veneto, Montello e Monte Grappa.
• il 26 agosto, la sede sezionale passa dalla storica trattoria Nazionale alla nuova allocata in una “bella saletta messaci gentilmente a disposizione dal proprietario delle Torreselle a Porta Dante, a ridosso delle antiche gloriose mura coneglianesi.” Per l’occasione Fiamme Verdi, in uno spaccato di schietto e rusticano cameratismo, scrive: “Al rito della benedizione, effettuata da mons. Sartor, è seguito un rinfresco all’alpina, non costituito da rivoltanti pasticcini, ma da piatti strabocchevoli di prosciutto, soppressa, ossocollo, olive farcite, formaggio piccantino e un torrentello di vino generoso. Sono stati parecchi coloro che hanno atteso che giungesse mezzanotte, fra canti e fiaschi; dopo poche ore di riposo erano nuovamente in sede per perfezionare i programmi delle molte attività in corso: simboli di vivere alpino fatto di allegria e di lavoro, e la nuova sede ben si presta allo svolgimento completo di entrambi gli scopi.”
Le assemblee generali si tengono, come sempre, al Ristoro del castello.

Nel frattempo il Presidente Curto tiene a battesimo la nascita di un nuovo Gruppo:
San Fior, forte già di 106 soci, primo capogruppo Lorenzo Vinera che resterà in carica fino al 1973, sostituito da Leonardo Meneghin. Oltre alle autorità, presenzia anche la M.O. Enrico Reginato. Nel benedire il nuovo gagliardetto, offerto dal sindaco Gino Leiballi, il cappellano sezionale “…mons. Sartor ha poi sottolineato la familiarità esistente nell’Associazione Alpini e precisato che essa ha motivo di esistenza anche per la conservazione dei ricordi di ogni singolo alpino; i ricordi e gli eroismi rimarrebbero infatti isolati e forse dimenticati se l’associazione non ne organizzasse la raccolta, perpetuandoli nel futuro ad insegnamento delle venienti generazioni.”
la Sezione è a Calalzo a visitare i bambini accolti nella colonia Vazzoler. “Dopo la messa celebrata da mons. Sartor i bambini, alpini di domani, hanno deposto dei fiori sulla tomba del cappellano alpino don Pietro Zangrando e sulla lapide dei Caduti per la liberazione.”
a Pieve di Soligo, solenni esequie del col. Bernardino Ghetti, consigliere sezionale negli anni Trenta e uno dei fondatori del Gruppo. Nato nel 1880, come tenente del Val Cismon combatté sull’Ortigara, sul Grappa e sul Campigoletti dove nel 1917 fu decorato di Medaglia di Bronzo. Venne richiamato per la Campagna d’Etiopia e col grado di maggiore comandò un battaglione di ascari nelle regioni della Dancalia e Goggian. Nel periodo 1940-43 comandò il presidio militare di Albona d’Istria.

1962

• per equilibrarne la proporzionalità assembleare ed elettiva, il C.D. decide che ogni Gruppo, compreso il Città che fino ad allora era il più facilitato, nomini un Delegato all’Assemblea ogni 50 soci o frazione non inferiore a 10. Anche i Gruppi con meno di cinquanta avranno, comunque, diritto di rappresentanza con un delegato.
La Sezione intanto si allarga con la nascita di due nuovi Gruppi nel Quartier del Piave:
Barbisano, primo Capogruppo Angelo Gobbolin, reduce della Grande Guerra. Nel suo discorso, il presidente Curto mette in evidenza lo sviluppo della Sezione in quest’ultimo dopoguerra e “l’importanza del nuovo Gruppo di Barbisano organizzatosi celermente per la buona volontà dei promotori e dei soci tutti.”
Sernaglia della Battaglia, che allora comprendeva anche Fontigo, con Teofilo Gobbato. I soci sono ben 135. Il gagliardetto è benedetto da mons. Sartor, mentre Curto lascia a Vallomy l’onore dell’orazione ufficiale. Il gonfalone comunale oggi è decorato di M.O. al Valor Civile per le sofferenze patite dalla popolazione durante il periodo dell’occupazione austro-tedesca 1917-18.

1962. Sernaglia della Battaglia

• Durante i lavori assembleari Curto annuncia che “Per il corrente anno è prevista l’istituzione di un nuovo Gruppo a Codognè e voglio essere certo che, con la collaborazione di qualche buon elemento locale, anche questa nuova unità alpina si realizzerà al più presto.” Purtroppo la speranza del Presidente sarà disattesa e troverà realizzazione solo nel 1990.
• a Motta di Livenza si svolge la terza Adunata provinciale in occasione del 90° del Corpo degli Alpini. La nostra Sezione era preceduta dalla fanfara del Gruppo di Collalbrigo, dal vessillo e dalla presidenza con vari consiglieri sezionali; tra i gagliardetti erano presenti quelli dei Gruppi di Solighetto, Colfosco, Collalbrigo, Mareno di Piave, Ogliano, San Fior, S. Maria di Feletto e del Gruppo-Città. I nostri soci erano complessivamente trecento circa.”

1963

• il 24 febbraio, all’unanimità Guido Curto è riconfermato Presidente sezionale. Così egli si rivolge all’Assemblea: “Noi da lunghi anni, confortati dalla Vostra benevolenza, abbiamo guidato con fede e con passione se non con competenza, la barca. Io stesso presiedo questa Sezione fin dal 1955. Sarebbe ora che noi cedessimo il comando e lasciassimo la stecca a qualcun altro, più giovane di noi ed in questo senso riteniamo vorrete indirizzare i Vostri suffragi. A noi ci sarà premio il sapere che Voi avrete approvato quanto abbiamo potuto fare o far fare con le modestissime nostre forze, nella più perfetta buona fede e con le mani pulite e che ci avrete perdonato tutte le immancabili manchevolezze dovute non tanto a colpa nostra quanto alla limitatezza delle nostre forze.”

I soci intanto sono saliti a 1356.

• rinasce il Gruppo di Pieve di Soligo con capogruppo il geom. Dino Grendene e come anima organizzativa Alfredo Battistella. Il nuovo gagliardetto è benedetto da don Paolo Chiavacci, ufficiale alpino. Il Gruppo, nato nel 1929, si era sciolto nel 1944 con la morte del fondatore magg. Floriano Ferrazzi. La nuova sede viene inaugurata alla Baracca.
onoranze della Sezione a Rivoli Veronese sulla tomba del pluridecorato gen. Gerolamo Busolli (1878-1946), mitico comandante del Levanna, nativo di Pieve.
• il ten. medico Giulio Bedeschi, reduce di Russia con il Conegliano, pubblica “Centomila gavette di ghiaccio” con cui vincerà il prestigioso premio Bancarella. Così, nella recensione su Fiamme Verdi, il direttore Mario Altarui scrive: “È il fiore più bello che Giulio Bedeschi potesse posare sulle tombe dei compagni contrassegnate da centomila gavette di ghiaccio; la commozione e la riconoscenza dei lettori varranno a mantenere vivo per sempre questo fiore di pianto.”
• Conegliano ospita il Quarto Raduno Triveneto al quale partecipano oltre 8 mila Penne Nere. Il momento saliente è lo scoprimento della lapide commemorativa della costituzione del 7° Alpini sulla facciata dell’ex caserma Marras in Piazzale S. Martino, prima sede del Reggimento.
disastro del Vajont. Nelle opere di soccorso si distinguono il 7° Alpini e il 6° Artiglieria da Montagna le cui bandiere verranno poi onorate di Medaglia d’Oro al Valor Civile.
In quell’occasione il Corriere della Sera, riportando una grande foto con gli Alpini impegnati nelle operazioni, titolava a piena pagina: La Battaglia di Longarone. Sono tornati i soldati italiani. E nell’articolo si legge: “Impegnati in un’opera di pietà con lo stesso impeto e la stessa abnegazione che avrebbero posto in combattimento, i seimila soldati agli ordini del gen. Ciglieri hanno restituito agli italiani l’antico senso di rispetto verso l’esercito.”

1964

• adunata sezionale a San Fior con dono di una lampada votiva nel cimitero a ricordo di tutti gli Alpini caduti.
• nel corso della Veglia Verde, presso il ristorante Cima, il comandante della Julia gen. Zavattaro-Ardizzi appunta le insegne di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana al presidente enot. Guido Curto e quelle di Cavaliere Ufficiale dello stesso Ordine al prof. Giacomo Vallomy.

1965

• il Consiglio delibera di assegnare un delegato sezionale ad ogni Gruppo in modo da pianificarne la progettualità con criteri sinergici e funzionali.
Per curiosità, ecco le prime cariche:
Guido Curto delegato per i Gruppi Città (163 soci) e Falzè di Piave (120); Francesco Travaini per Solighetto (74); Giovanni Daccò per San Vendemiano (132); Gaspare Baccinello per Refrontolo (27); Gino Barazza per Collalbrigo (76); Franco Buosi per Ogliano (50); Gianfranco Bellotto per Colfosco (46); Antonino Cais per Pieve di Soligo (85); Igino Citron per San Fior (148); Giuseppe Fadelli per Vazzola (46); Giovanni Mason per Barbisano (60) e S. Maria di Feletto (33); Ariberto Messina per Susegana (93); Adriano Moretti per S. Lucia di Piave (120); Sante Rosso per S. Pietro di Feletto (41); Giacomo Soravia per Mareno di Piave (75); Giacomo Vallomy per Soligo (103); Desiderio Viezzer per Sernaglia della Battaglia (101).
Da notare che i Consiglieri sezionali, ad accezione di Citron, Messina e Viezzer sono tutti di Conegliano.
• a Soligo, sul Col de Fer viene posto un gigantesco cappello alpino su ideazione del comm. Alfredo Battistella.
• 12 settembre, si tiene alle Tofane il 6° Raduno Alpino Triveneto promosso dalle Sezioni alpine del Nordest come pellegrinaggio in memoria di Cantore nel 50° della morte.
• dopo la fase preparatoria condotta da Curto, Daccò e Citron, nasce il Gruppo di Orsago intitolato alla M.O. Giovanni Bortolotto. Primo Capogruppo è nominato Luigi Battistuzzi. Il nuovo gagliardetto è donato dal col. Piasenti, da poco comandante della Sezione Staccata di Artiglieria di Conegliano, in quanto particolarmente lieto di trovarsi, spiega, “…io Artigliere Alpino, in una zona di ampio reclutamento di eroici Montagnini come il serg. Bortolotto.”
• inaugurazione Monumento Caduti ad Albina di Gaiarine.
• commemorazione 25° della battaglia di Galina de Ciaf, una delle più cruente sostenute dagli alpini nella Campagna di Grecia nel corso della quale cadde anche il col. Psaro comandante del 7°.

1966

• Curto, nel corso dei lavori assembleari, rimarcando la stagnazione delle iscrizioni (1700 circa su 20 Gruppi), sollecita i Capigruppo ad una più capillare azione di proselitismo: “…diamoci pertanto la parola d’ordine: dare la caccia all’alpino per farlo diventare Alpino e l’A maiuscola vale a dire iscritto all’ANA. E una volta tesserato- e l’ordine è perentorio -il Socio si deve perdere solo quando passa in forza alla Sezione di Cantore.” Più chiaro di così… e infatti l’anno dopo gli iscritti salgono a quasi duemila.


1967. Corbanese

1967

• da questa data le Assemblee dei Delegati si tengono non più al Castello ma presso il salone del Pio X, Sacrario dell’Arma di Artiglieria, più agevole da raggiungere.
• muore improvvisamente a Conegliano la signorina cav. Dina Orsi che durante la Campagna d’Africa fu infermiera volontaria di grado superiore, da sempre molto vicina alle idealità della Sezione e attiva in molte iniziative assistenziali e sociali della provincia.
• raduno a San Vendemiano, a quella data il Gruppo più numeroso della Sezione con 207 iscritti.
• adunata sezionale ad Orsago. L’orazione ufficiale viene tenuta dal ten. col. Alberto Piasenti.
• primo raduno-pellegrinaggio sezionale all’Ortigara, il monte sacro degli alpini, nel 50° della sanguinosa battaglia, a cui partecipano, oltre al vessillo sezionale, i gagliardetti di Collalbrigo, Ogliano, Orsago e San Fior.
• viene inaugurata la nuova sede di Collalbrigo. “Dopo la benedizione alla lapide dedicata ai Caduti della frazione di Collalbrigo, e la deposizione di una corona d’alloro, è seguita la benedizione inaugurale della nuova sede del Gruppo ottimamente realizzata e per la quale il presidente sezionale comm. Curto ha espresso il vivo compiacimento della Sezione al capogruppo Giovanni Mason.”
• la Sezione accoglie il ten. col. Luciano Zani, btg Val Chiese del 6°, Medaglia d’Oro in Russia.
gita sezionale (ben 14 corriere e quasi 800 partecipanti) a Tolmezzo in visita ai bocia in armi.
Corbanese è il 21° Gruppo della Sezione. A guidarlo è nominato Giorgio Pol. Curto porta il “meritato plauso del Consiglio Direttivo per l’instancabile attività dei promotori e per l’avvenuta costituzione del Gruppo che già dalla prima giornata ha saputo dimostrare di poter affermarsi tra i migliori.”
• nel numero 5 di settembre-ottobre, il direttore di Fiamme Verdi, Mario Altarui, lancia “un’idea matta”: quella di creare in provincia il “Bosco degli Alpini morti”. Idea subito caldeggiata da Curto e dai Capigruppo.
• 10° anniversario della costituzione del Gruppo di Falzè e 50° della ricorrenza dell’esodo della popolazione a seguito dell’occupazione austriaca e degli eventi bellici sul Piave, quando il paese era diventato prima linea di combattimento. Sulla riva del fiume s’erge il monumento del 1921, opera bronzea di Giovanni Possamai, dedicato agli Arditi, i Caimani del Piave, che per primi infransero le difese nemiche.
• 40° del Gruppo di Ogliano. “E noi ricordiamo ugualmente- si legge nel Gazzettino -che il buon Gigio Chies è alla guida del Gruppo di Ogliano fin dalla sua costituzione, e che i suoi alpini non vogliono lasciarlo andare anche se gli anni cominciano a pesare sulle sue spalle. Il bravo vecio, classe 1895, si è fatta tutta intera la guerra 1915-18, combattendo al passo della Sentinella e sull’Ortigara col 7° alpini; col grado di sergente passò al 5° Reggimento combattendo sulla Bainsizza nella 286ª compagnia del btg Monte Tonale.” Luigi Chies muore nel 1979.

1968

• adunata sezionale a Santa Lucia di Piave, con solenne commemorazione di fra Claudio, al secolo Riccardo Granzotto (1900-47), insigne scultore. Sarà beatificato da Giovanni Paolo II nel 1994.
• il Cinquantesimo della Vittoria viene solennemente ricordato a Conegliano con la commemorazione della M.O. s.ten. Angelo Parrilla, Ragazzo del ’99, al quale viene intitolata una via della città. Nell’occasione, Fiamme Verdi si è resa portavoce di Enrico Bozzoli (allora giovane dipendente comunale, padre del past president Battista), che la mattina del 30 ottobre 1918 rese per primo omaggio alla salma di Parrilla nel casolare di Costabella ove cadde, per una degna rievocazione del suo sacrificio.
• il Gruppo di Mareno organizza, in concomitanza con il 10° anniversario della propria fondazione, le manifestazioni conclusive per il 50° anniversario della Vittoria.
Il Presidente Curto, nel corso dell’anno, presenzia alle cerimonie di costituzione di tre nuovi Gruppi. I contenuti dei discorsi vanno contestualizzati al clima politico di quel periodo, il Sessantotto, come ferma risposta ai movimenti di dura e violenta contestazione studentesca verso le Istituzioni, e i vili attentati terroristici in Alto Adige.
Fontigo, si stacca dal Gruppo di Sernaglia per formarne uno autonomo con alla guida Ernesto Sartori. Tra i fondatori ricordiamo l’artigliere Gildo Mariotto, decorato di Croce al V.M.: “Servente al pezzo di batteria alpina, volontariamente si aggregava ad un battaglione alpino, già duramente provato in aspri combattimenti e, dopo furiosa lotta, entrava con i primi in paese saldamente presidiato da mezzi corazzati ed artiglieria nemica, contribuendo a liberare nostri prigionieri. Nikolajewka, 26 gennaio 1943.” Così il presidente Curto saluta il nuovo arrivato: “Mi sento perciò orgoglioso di accogliervi fra le file dei vecchi e dei giovani Alpini della Sezione di Conegliano, tutti con me vi salutano e vi abbracciano con affetto fraterno. Il perché di questo nostro entusiasmo dobbiamo cercarlo nella nostra fede, nella nostra volontà, qui con il nostro cappello sulle ventitrè con la penna nera sappiamo che occorre esser pronti ad aiutare chi ha bisogno, a trovarci qualche volta per guardarci negli occhi per fare qualche bella cantata rinforzata da qualche buon bicchiere del nostro buon vino. Qui siamo per ricordare insieme chi ha sacrificato la vita per poter oggi liberamente godere di una bella giornata che può ritemprare i nostri animi e farci godere di un giorno di fraternità e di amicizia ricordando, sia i vecchi che i giovani, i tempi duri passati insieme ben orgogliosi di aver fatto il nostro dovere verso la Patria e verso la nostra famiglia.”


1968. Pianzano

• a febbraio Pianzano, il nuovo sodalizio guidato da Antonio Pagotto si forma con alpini pianzanesi provenienti da Gruppi vicini. Presente Curto, queste le parole dell’oratore ufficiale, vicepresidente col. Piasenti: “Siate i benvenuti, alpini di Pianzano, nella nostra famiglia dell’ANA, madre dalle braccia sempre aperte e amorose, dotata di un cuore che è tutta Patria e tradizione alpina. Siate i benvenuti nella Sezione di Conegliano, poiché la vostra rappresenta la 22° stella nel nostro labaro dalle 4 Medaglie d’Oro. Il vostro gagliardetto, benedetto da Dio, alzatelo di fronte al sole, affinché ne riceva calore e vita, alzatelo nella pioggia affinché senta in questa il mormorio dei nostri torrenti, alzatelo al vento che gli porti l’alito dei nostri monti ed il profumo dei nostri boschi. Alzatelo in alto, sempre più in alto, ché il suo garrire sia visto fino alle frontiere della Patria, per rincuorare i nostri ragazzi di guardia lassù e per far sapere a quelli d’oltre confine, che altri cuori si sono uniti, che altre volontà si sono strette attorno al vessillo della Patria e dell’onore. Alzatelo in alto, diritto come la vostra penna nera, e sia di timore ai violenti, di speranza agli oppressi e conforto ai bisognosi di soccorso.” Dopo Pagotto, nella carica di capogruppo seguiranno Fioravante Battistella e Eugenio Bolzan.
• a settembre Bibano-Godega, primo Capogruppo Vittorio Padovan. Come a Pianzano, Curto lascia il saluto della Sezione alla vis oratoria del col. Piasenti: “Alpini di Godega e Bibano, siate orgogliosi e fieri di entrare nella nostra associazione e, come dissi ancora, non vi fidate di coloro che non capiscono e criticano i nostri gioiosi incontri, le nostre serene, allegre riunioni, perché è gente che non ha cuore, che non ha fatto la naja, che non sa cosa vuol dire sacrificio, che non ha alcun affetto per i ricordi dei suoi commilitoni, per le nostalgie del suo passato. Gettate dietro le spalle da buoni montanari, le ironie ed i commenti, le dicerie e le critiche, e ripetete con fermezza a certa gente che se nel mondo fossero tutti alpini, non assisteremmo oggi a certi ignobili spettacoli. Noi, col nostro spirito alpino improntato di cameratismo, di amore per la nostra terra, per la nostra famiglia, per i nostri sacri ideali, per la nostra Patria, non possiamo dimenticare chi ha combattuto al nostro fianco, chi è morto nell’adempimento di un sacro dovere, le Penne Mozze sacrificate nel compimento del servizio verso la Patria. Non è retorica, ma è pura verità e realtà storica, perché ogni terra d’Europa e d’Africa ha conosciuto il colore del vostro sangue generoso e il valore dei vostro sacrificio. E con questo spirito fiero, pieno di ricordi ed affetti, voi oggi avete inaugurato il vostro Gruppo nel cinquantenario della Vittoria. Fate garrire al vento i gagliardetti della Patria e fate che il loro sventolio sia solenne e maestoso come il volo dell’aquila, voi che dell’aquila portate con orgoglio l’emblema sul vostro cappello alpino, voi che con l’aquila ne dividete i picchi e le crode, voi che dalle impervie cime spaziate e dominate col vostro occhio di falco.” Al capogruppo Vittorio Padovan, che resterà in carica fino al 1991, succede Giorgio Visentin.
• in dicembre la sede della Sezione viene trasferita nello stabile di viale Carducci, al 2° piano, sopra la Banca Cattolica e, si specifica, “aperta, come di consueto, la sera di ogni martedì e venerdì”. L’indirizzo postale, compreso quello di Fiamme Verdi, rimane in via XX Settembre alle Torreselle.

1969

L’Assemblea riconferma Guido Curto alla Presidenza per l’ennesimo mandato. In vista del rinnovo delle cariche, così striglia i delegati convenuti: “Fatti bene o fatti male i regolamenti non servono a niente se manca la volonterosa opera di tutti coloro che rivestono delle responsabilità in seno alla Sezione o presso i Gruppi. Prima di accettare la candidatura, a qualsiasi incarico sezionale o di Gruppo, è necessario fare un sincero esame di coscienza: o c’è voglia e tempo di lavorare o è meglio lasciare ad altri la responsabilità e la soddisfazione di fare qualcosa per la Sezione. Per dirla in parole povere: all’Associazione è più utile un qualsiasi socio che magari scopa la sede piuttosto di un generale che non fa niente.”
il Presidente partecipa a Godega per l’inaugurazione del Monumento ai Caduti e il cippo alzabandiera al Parco della Rimembranza.


Godega. Parco della Rimembranza.

• muore mons. Francesco Sartor, arciprete del Duomo e amatissimo cappellano sezionale. Ragazzo del 99, ufficiale alpino del 7°, fu vicino ai combattenti del Grappa e con il btg Exilles partecipò alla liberazione di Feltre. Nel 1925, ancora studente di teologia, fu uno dei fondatori della Sezione.
• il ten. col. Alberto Piasenti, vicepresidente sezionale, è eletto Consigliere Nazionale.
• il Gruppo Conegliano Città, nato di fatto con la Sezione e alla quale ha dato tutti i Presidenti, comincia a vivere di vita autonoma scegliendo quale capogruppo Enzo Maraga.
• si costituisce anche il Gruppo di Collalto con Giovanni Bernardi al timone. Al col. Piasenti, neoconsigliere nazionale, l’onore dei saluti ufficiali. Tra le altre argomentazioni ribadisce il rispetto verso l’icona degli alpini, il cappello: “Col cuore in mano da vero amico, vi esorto a non sciupare il vostro cappello, il nostro meraviglioso cappello alpino. La sua foggia caratteristica, la sua penna, la sua posizione sulle 23 che gli dà un’aria spigliata, sbarazzina, spavalda, costituisce il nostro orgoglio. Non riempitelo di cianfrusaglie, di fiocchetti, di patacche o ninnoli vari; è nato semplice, genuino, adatto per gente che trascorra la sua vita al sole, alla pioggia e non alle sagre paesane. L’hanno portato così i nostri Caduti di tutte le guerre e di tutti i campi di battaglia, sporco di fango, unto di sudore, intriso di sangue, forato dalle schegge, ma senza piumetti o nastrini bianchi, rossi e verdi, perché il tricolore l’avevano nel cuore. Hanno cambiato il colore delle divise, hanno dato padelle nere e kaki, hanno dato ghette bianche e ghettoni grigi, ma il nostro cappello alpino è rimasto e rimarrà sempre del suo genuino colore grigio verde. Questo dimostra che in esso c’è qualche cosa di sacro, di inviolabile, di intangibile.”

1970

• il Presidente Curto, su mandato del Consiglio, procede alla stipula del preliminare per l’acquisto della casa natale del Beccaruzzi (sez. E, foglio IV, mapp. 457 e 458) nel popolare quartiere cittadino meglio conosciuto come Saran, per costruirvi la nuova Sede sezionale. Il prezzo dell’immobile, che necessita di radicali interventi strutturali, è concordato in 5 milioni di lire (circa 45-50 mila euro attuali). “Il posto è bello,- puntualizza -ma soprattutto è adatto al nostro scopo. Ma bisogna pagarlo e queste sono le dolenti note.- e per rispondere alle perplessità di consiglieri e capigruppo afferma -Conegliano è alpina, vuol bene agli alpini, troveremo chi ci aiuta.” Cosa che si avverò in persone che, dando la propria firma a garanzia, abbracciarono senza esitazione e fin da subito il grande progetto: “Chi maggiormente contribuì offrendo denaro in prestito senza interessi furono i generosi soci Alfredo Battistella, Corrado Boscarato, Francesco Salvador, Giorgio Pol e Vittorio Padovan, mentre i soci Travaini, Vallomy, Mason, Moretti e Trentin si impegnarono a reperire la differenza in altra forma. Come è doveroso ricordare con gratitudine l’Amministrazione Comunale (sindaco dott. Antonello), i legali che seguirono la causa, le imprese private, le ditte fornitrici, i professionisti ing. Roberto Sardi e Giovanni Daccò, i volontari alpini guidati dal geom. Lino Chies e Franco Buosi.” La vidimazione ufficiale all’acquisto dell’immobile da parte di Curto, Vallomy, Battistella, Travaini e Mason, sarà confermata dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 865, Guardasigilli Zagari, il 3 novembre 1973.
• una nutrita delegazione sezionale saluta mons. Albino Luciani, nominato Patriarca di Venezia e accoglie il nuovo vescovo di Ceneda, mons. Antonio Cunial (Possagno 1915-Lourdes 1982). Il nuovo presule fu cappellano militare in vari reparti combattenti fino alla definitiva assegnazione al btg Monte Berico del 9° Reggimento Alpini. Fatto prigioniero in Francia per gli eventi conseguenti all’8 settembre 1943, venne internato in vari campi di concentramento fino alla liberazione, avvenuta verso la fine del 1944 a seguito dello sbarco alleato in Normandia. Si spense improvvisamente mentre guidava un pellegrinaggio diocesano alla Grotta di Lourdes.
• in previsione del cinquantenario, il Consiglio, dopo aver deciso l’acquisto della nuova sede, ancora tutta da riconvertire in edificio associativo, si impegna contemporaneamente al recupero strutturale della chiesetta Madonna della Neve, addossata alle mura carraresi, lungo il ripido pendio della Castagnera che porta al castello.

1971

don Giuseppe Tonon, classe 1895, capitano degli alpini del Cadore e del Monte Argentera durante la Grande Guerra, pluridecorato e cav. di Vittorio Veneto, essendo libero da impegni parrocchiali, è il nuovo cappellano sezionale in contemporanea con la Sezione di Vittorio Veneto.
si forma il nuovo Gruppo di Parè, primo capogruppo Giovanni Zanella. Il col. Alberto Piasenti, consigliere nazionale, porta il saluto beneaugurante del Presidente Nazionale, dott. Ugo Merlini.

1972

• Conegliano, città alpina per eccellenza, ospita l’Adunata Triveneta nel centenario delle truppe alpine. La cerimonia ha il suo momento apicale nell’inaugurazione della nuova Sede sezionale, in quella che fu la casa natale del noto pittore di Conegliano Francesco Beccaruzzi (1493-1563). In Fiamme Verdi si legge: “Noi crediamo e ne siamo profondamente convinti che l’opera più bella, più grande e meravigliosa, che abbia realizzato il comm. Guido Curto nella sua infaticabile attività di Presidente sia stata quella di averci dato una Sede tutta nostra.”
Madrina è la signora Luisa, moglie del col. Alberto Piasenti.
• a Milano, Mario Altarui è eletto Consigliere Nazionale al posto di Alberto Piasenti.
• a Cison di Valmarino si inaugura il Bosco delle Penne Mozze, il memoriale che con steli singole in lega d’acciaio, “un vero e proprio monumentino, opera del noto scultore Simon Benetton-, spiega Altarui, -ricorda i Caduti alpini della provincia di Treviso.” A quella data ne erano state poste 1800, negli anni successivi ne sarebbero state aggiunte altre 600 circa.
• la Sezione di Conegliano ha l’onore di ospitare tutti i Presidenti delle Tre Venezie. La riunione si tiene nella sala consiliare del Comune, “che dopo gli ultimi lavori, si presenta austera, dignitosa, imponente, con i suoi seggi a semicerchio.”

1973

il C.D.N. sospende temporaneamente Mario Altarui dalla direzione di Fameja Alpina e di Fiamme Verdi, in quanto ritenuto ispiratore e corresponsabile di un articolo comparso nella testata trevigiana, a firma del redattore Eugenio Sebastiani, in cui si contestava la costruzione dell’albergo-rifugio Giussani da parte del CAI in mezzo alla sacralità delle Tofane. La frase incriminata diceva che “…su a Forcella Fontananegra, facevano la forca al generale Cantore che in Paradiso comanda il Reggimento delle Penne Mozze.” Questa punizione forse è la causa che lo porta a dare improvvisamente le dimissioni da Consigliere Nazionale.
• il 15° di Colfosco è così narrato da Fiamme Verdi: “Il Gruppo, retto dall’esemplare Capogruppo Cav. Trentin, ricordato come il Padre dei Poveri per la sua proverbiale generosità, ha festeggiato l’inizio del secondo Centenario delle truppe alpine e il 15° Anniversario di fondazione. Il Gruppo non ha tante pretese; è modesto, tranquillo, ma quando suona l’adunata non scherza. Dal Capogruppo ai Consiglieri e fino all’ultimo alpino (in ordine alfabetico s’intende) sono tutti presenti; si rimboccano le maniche e fanno le cose sul serio, con bravura, serietà e impegno. Così è avvenuto domenica 27 maggio.”

1974

• il comm. Guido Curto, fiaccato da una grave malattia che lo costringeva sempre più all’immobilità, rassegna le dimissioni da Presidente. Il Consiglio Direttivo, convocato d’urgenza, elegge in sua vece il prof. Giacomo Vallomy nominando nel contempo Curto Presidente onorario.
La determinata azione di Curto ha dato i frutti sperati: la Sezione ora conta 27 Gruppi e oltre 3 mila soci.
Per l’ampiezza del suo mandato, per l’energia profusa in operazioni propedeutiche e promozionali nel territorio e nei Gruppi, per gli straordinari risultati ottenuti in numeri e fatti, per l’ottica programmatica lungimirante e razionale, Curto può essere considerato il vero innovatore della Sezione. Con lui, infatti, nascono ben 15 nuovi Gruppi (Colfosco, Falzè, Refrontolo, Santa Maria-San Michele, Mareno, Santa Lucia, Barbisano, Sernaglia, Orsago, Corbanese, Pianzano, Bibano-Godega, Fontigo, Collalto e Parè); 3 si ricostituiscono (San Vendemiano, San Pietro di Feletto e Pieve di Soligo); 1 si aggiunge da Pordenone (Gaiarine) e 1 si affranca (Città): di fatto, due terzi dell’attuale organico sezionale!
Forse un solo rammarico: la mancata costituzione del Gruppo di Codognè come aveva auspicato e caldeggiato nel 1962. Un uomo che, tra le altre doti, seppe circondarsi non solo di esperti e fidati collaboratori (Vallomy, Battistella, Daccò, Travaini, Pansolin, Piasenti, Citron, Altarui, Brunello…) che lo affiancassero nella diffusione dell’alpinità, ma anche di guardare in avanti con il reclutamento di giovani dinamici e motivati come Lino Chies, per sistemare la nuova sede, o Battista Bozzoli appena sceso dal treno, il giorno del congedo, per impiegarlo in Sezione come segretario. Ecco un’altra significativa testimonianza che ne spiega la determinata vitalità: “Eravamo nel lontano 1967 quando, in occasione dell’acquisto di una partita di barbatelle di viti,- racconta Antonio Pagotto, in quel periodo direttore della cantina sociale di Codognè -l’allora presidente della Sezione Alpini di Conegliano, il vivaista comm. Guido Curto, sentito che ero un ex ufficiale alpino, mi apostrofò con il suo caratteristico tono perentorio che ti metteva sull’attenti: ehi bocia, còssa spètitu a fondàr el Gruppo de alpini, là nel tó paese de Pianzhàn? Per me questo fu come un comando. Ero da pochi anni cittadino pianzanese, ma conoscevo alcuni alpini paesani che erano iscritti al gruppo di San Fior. Bastò un giro di parole, un solo incontro e nell’osteria Freschét, verso le Quattro Strade, con un giro di ombre di buon prosecco e due pacche sulle spalle, venne generato un nuovo gruppo: il gruppo Alpini di Pianzano, che infatti nacque pochi mesi dopo, nel febbraio 1968” e Toni Pagotto, additato come padre putativo, ne sarà giustamente il primo capogruppo.
Ass. Naz. Alpini - Sezione di Conegliano
Via Beccaruzzi 17 - tel. 0438 21465
C.F. 00852290261
- Codice FE:  KRRH6B9
conegliano@ana.it
  sezione@pec.anaconegliano.it

PROTEZIONE CIVILE ANA CONEGLIANO
 Registro Regionale Organizz. del Volontariato: TV0372
 Albo Gr.Volontari Prot.Civile Reg.Veneto:  PCVOL-05-C-2020-TV-01

MUSEO DEGLI ALPINI
Riconoscimento regionale decreto 203
del 4/07/22 - art.23 L.R. 17/2019
   
Created with WebSite X5
PROTEZIONE CIVILE ANA CONEGLIANO
 Registro Regionale Organizz. del Volontariato: TV0372
 Albo Gruppi Volontari di Prot. Civile della Reg. Veneto:  PCVOL-05-C-2020-TV-01

MUSEO DEGLI ALPINI
Riconoscimento regionale decreto 203
del 4/07/22 - art.23 L.R. 17/2019
   
Torna ai contenuti