Libro 60-34 Gruppo Fontigo
60 ANNI DI VITA ALPINA A CONEGLIANO
I GRUPPI NELLA STORIA DELLA SEZIONE


GRUPPO FONTIGO

La nostra Sezione compie 60 anni ed il Gruppo Alpini di Fontigo, "terra di confine", celebra il suo 16° anno rivolgendo un affettuoso saluto al cap. Giacomo Soravia che allora animò gli alpini di Fontigo a costituirsi in Gruppo. Ma il mio primo pensiero va alle vittime civili e militari di questa terra che fu martoriata nella grande guerra ed a tutti i Caduti. Il tempo scorre, le cose cambiano. A noi, che apparteniamo a questa grande Famiglia Alpina, spetta ora di "rendersi degni delle glorie dei nostri avi". Non basta aver in testa il cappello alpino, occorre lavorare con tutti gli uomini di buona volontà per costruire il futuro dei nostri figli, della nostra Associazione, della nostra Patria!
FERMO STRAMARE
NOTIZIE STORICHE
Il nome "Fonticus" è di chiara derivazione latina, cioè luogo di piccole fonti. Molte erano infatti le risorgive del Piave che nel territorio del paese alimentavano i ruscelli che defluivano nel vasto letto del fiume. Per l'abbassamento della falda freatica, molte sono sparite, salvo alcune che alimentano ancora la Fontana Bianca e la Fontana Fredda in località "Fontane" appunto. Non esistono reperti archeologici che comprovino l'antichità romana del paese, ma bisogna sottolineare che nel corso dell'ultimo anno della Grande Guerra, tutte le case andarono distrutte e che, secondo un cronista dell'epoca, "non era possibile reperire un'area superiore a 30 mq ove non fosse caduta una bomba". È quindi logico supporre che anche i reperti archeologici siano stati annientati. Per trovare una data sicura, almeno per ora, si deve aspettare che il comune di Treviso abbia bisogno di denari e, di conseguenza, aumentare le tasse. Si trova, infatti, nei verbali degli archivi trevigiani del 1315, che il podestà di Treviso, Manno della Brocca, impose una "colletta" di denari 15 ad ogni "fuoco" e Fontigo contava allora 14 famiglie. Altra data si trova nella "Istoria di Trevigi" di G. Bonifacio ed è del 1555, anno in cui gli abitanti della "Villa di Fontigo" vennero graziati di uno sconto sugli affitti e sui livelli "ch'erano dall'ingordigia d'uomini usurieri acerbamente gravati".
L'avvenimento dell'investitura di un cappellano a rettore perpetuo di Fontigo, avvenuta nel 1573 è una data significativa. L'onore di essere parrocchia autonoma venne concesso a causa dell'impossibilità che avevano allora i fedeli di assistere agli Uffici Divini nella chiesa di Sernaglia durante le piene del Rosper e del Raboso sui quali non era stato ancora gettato alcun ponte. Una certa prosperità il paese deve averla conosciuta agli inizi dell'ottocento quando erano in funzione diversi mulini, una conceria, una fornace ed una fucina con maglio.

ATTUALE CONSIGLIO DIRETTIVO
Capogruppo Stramare Fermo
Vicecapogruppo Perruccon Vittorio
Segretario Garbuio geom. Mario
Consiglieri Balliana Mario, Fregolent Livio, Mariotto Luciano, Pupetti Emilio
1918 - L'ANNO DELL'OLOCAUSTO
Nel novembre del '17, dopo la ritirata di Caporetto, Fontigo venne a trovarsi in prima linea. Sul paese piovvero subito a centinaia le granate delle artiglierie italiane dal vicinissimo Montello, impegnate ad arrestare l'avanzata austro-tedesca. Tutti gli abitanti dovettero fuggire. Per donne, vecchi e bambini iniziava un anno di stenti e privazioni senza nome. Parecchi perirono per fame nei paesi oltre i colli del Soligo e nel lontano Friuli. Allorché, gli ultimi giorni dell'ottobre del '18, l'esercito italiano sferrò l'attacco decisivo, l'abitato venne a trovarsi nell'area della testa di ponte costituita dai primi reparti che avevano attraversato il Piave su ponti di barche. Alle migliaia di granate dell'artiglieria austriaca, impegnata in un violento fuoco di sbarramento, si aggiunsero ancor più numerose quelle che dal Montello dovevano fornire appoggio e protezione ai reparti avanzati. Fontigo è stato il primo centro abitato liberato del Quartier del Piave. Uno spettacolo orrendo si presentava ai profughi che facevano ritorno al paese: non una casa, una stalla in piedi, sconvolto il cimitero, i campi inariditi dal fuoco della battaglia. Ma nonostante tutto, la vita riprese. A ricordo di quei giorni gloriosi e terribili, venne eretto un monumento ove sono accomunati i caduti fontighesi sui vari fronti a quelli morti per liberare il paese. Tempo ed incuria l'avevan ridotto in miserevoli condizioni. Gli Alpini del Gruppo di Fontigo con il solito fervore e la provata abnegazione, oggi, lo rinnovano ed abbelliscono perchè si rinnovi la memoria per quanti, anche nel corso del secondo conflitto mondiale, han dato la vita per la Patria.
IL MANTO DI CARLO QUINTO
Tra i paramenti sacri in dotazione alla chiesa di Fontigo, c'era un vecchio piviale di velluto rosso che il parroco di allora aveva venduto per una misera somma ad un antiquario di Venezia, uso a battere la campagna alla ricerca di cose preziose. Costui lo rivendette per 16 mila lire (era l'anno 1925), al console di Germania a Venezia, Loewy, il quale aveva inviato il piviale ad un laboratorio specializzato nella riparazione di opere d'arte di Roma. A questo punto, entra in scena l'allora Ministero dell'Educazione Nazionale. Saputane la storia, ne ordina l'immediato sequestro tramite l'autorità giudiziaria, la quale dichiarò il luogo a procedere contro l'antiquario e consegnò alla Sovraintendenza dell'Arte Antica di Venezia il prezioso piviale. Chiesti a quest'ultima notizie atte a giustificare la presenza d'una cosa di tanta importanza nel corredo d'una povera, piccola parrocchia com'era quella di Fontigo allora, è stato risposto che manca ogni riscontro storico in proposito per far luce sulla provenienza del "prezioso piviale quattrocentesco in velluto rosso controtagliato". La tradizione popolare vuole appartenesse a Carlo V" e che fosse stato nascosto dai frati dell'Abbazia di Nervesa a Fontigo, un abitato tagliato fuori dalle vie di comunicazione d'una certa importanza, durante le invasioni napoleoniche.
FONTIGO OGGI
L'emigrazione iniziata oltre un secolo fa, continuata tra le due guerre e ripresa più massiccia di sempre dopo la Liberazione, ha assunto a Fontigo dimensioni tali da collocarlo al primo posto, in rapporto alla popolazione, tra i paesi del Quartier del Piave. Non si può fare una partita "tressette" a Fontigo perchè manca sempre il quarto. È stata questa una battuta ricorrente sino ad un paio di decenni fa, a significare che quasi tutti gli uomini e i giovani validi, durante la buona stagione erano all'estero a lavorare, soprattutto nell'Alta Savoia ove molti han finito col sistemarsi definitivamente. Ma i più han fatto ritorno nella terra dei padri e si sono costruita una casa, talora di stile svizzero o savoiardo quasi a volerne significare il duro prezzo pagato. Il paese che sembrava dovesse svuotarsi è invece cresciuto e, oggi dimostra d'aver fatto notevoli progressi per la laboriosità dei suoi abitanti.

Omaggio ai Caduti nella cerimonia inaugurale
STORIA DEL GRUPPO
Il 22 dicembre 1968, 60 alpini di Fontigo, in parte già soci del Gruppo si Sernaglia, decidono di costituirsi in Gruppo. Sono presenti alla riunione, in rappresentanza della Sezione, il Consigliere cav. Giuseppe Fadelli, il socio fondatore della Sezione, Giacomo Soravia, ed il segretario Bozzoli.
La sera stessa viene eletto il Direttivo.
Capogruppo Sartori Ernesto
Vicecapogruppo Marsura Virginio
Consiglieri Pupetti Paolo, Marsura Emilio, Mariotto Gilmo, Perruccon Dino

Il capogruppo Ernesto Sartori
LE ATTIVITÀ DEL GRUPPO
Il 2 marzo 1969 con grande adunata a carattere Sezionale, viene ufficialmente presentato il nuovo Gruppo e benedetto il suo Gagliardetto, madrina la signora Perruccon Emma.
LE ATTIVITÀ' DEL GRUPPO
Dopo una pericolosa flessione degli iscritti agli inizi degli anni settanta, il numero degli Alpini è aumentato, soprattutto in forza alle attività tese a rinsaldare i vincoli della fameja alpina. Tra l'altro, ogni anno si organizzano gite con mete ben precise: caserme, luoghi legati al sacrificio e alla gloria delle penne mozze; incontri con altri gruppi anche fuori regione. Da diversi mesi, un gruppo di volontari dedica il sabato e la domenica a lavorare al tempietto-monumento che era stato lasciato in uno stato di completo abbandono. Capacità e amore faranno sì che a lavori ultimati, esso si presenti in una nuova linda veste a significare che le giovani penne nere non dimenticano i sacrifici dei padri.

Il capogruppo Marsura Virginio
Il 7 dicembre 1971 l'Assemblea dei soci procede al rinnovo delle cariche, il nuovo Consiglio Direttivo risulta pertanto così composto:
Capogruppo Marsura Virginio
Consiglieri Frezza Tarcisio, Marsura Emilio, Mariotto Gilmo, Pupetti Paolo, Teo Mario, Sartorio Ernesto
Il 23 marzo 1973 si rinnovano le cariche e si ha:
Capogruppo Stramare Fermo
Vicecapogruppo Marsura Emilio
Consiglieri Mariotto Gilmo, Marsura Ezio, Teo Mario, De Mari Emilio

ALPINI DECORATI
Sfoggia Mario, Croce al Merito di Guerra in seguito ad attività partigiane; Medaglia d'oro al valor militare del consiglio comunale in data 05-02-1980.
Sfoggia Gino, Croce al merito di Guerra, per la partecipazione alle operazioni di guerra durante il periodo bellico 1940- 43, 1° concessione virgola e Croce al merito di Guerra per internamento in Germania 2° concessione.
Mazzero Giuseppe, Croce ai Merito di Guerra, per la partecipazione alle operazioni di guerra durante il periodo bellico 1940-43, 1° concessione.
Marsura Emilio, Croce al Merito di Guerra, per la partecipazione alle operazioni di guerra durante il periodo bellico 1940-43, 1° concessione.
Mariotto Ermenegildo di Giuseppe, Croce al valor militare: "Servente al pezzo di batteria alpina, volontariamente si aggregava ad un battaglione alpino, già duramente provato in aspri combattimenti e, dopo furiosa lotta, entrava con i primi in paese saldamente presidiato da mezzi corazzati ed artiglieria nemica, contribuendo a liberare nostri prigionieri". Nikolajewka (Russia), 26 gennaio 1943.
FORZA DEL GRUPPO 60 SOCI