Libro 60-46 Gruppo San Pietro di Feletto
60 ANNI DI VITA ALPINA A CONEGLIANO
I GRUPPI NELLA STORIA DELLA SEZIONE


GRUPPO SAN PIETRO DI FELETTO
SALUTO DEL CAPOGRUPPO




Cari amici Alpini, nella ricorrenza del 60° anniversario della fondazione della nostra sezione rendo omaggio ai Caduti di tutte le guerre. Invito vecchi e giovani a far tesoro dell'estremo sacrificio delle Penne Nere nell'adempimento del loro dovere e di adoperarsi, con l'esempio fattivo e leale, per la conservazione nella pace del mondo e per una migliore società. Un plauso vada ai "vecchi" fondatori del nostro gruppo di quel lontano 1935, ai rifondatori del 1961, ai miei predecessori capigruppo ed a tutti i soci. Con l'attuale forza, comprendente anche molti giovani, mi sento particolarmente felice ed onorato, non solo di essere alla guida del Gruppo, ma di appartenere alla nostra grande e bella famiglia alpina. Un saluto a tutti gli Alpini d'Italia.
NARCISO PICCIN
NOTIZIE STORICHE
Il breve cenno di storia del contado di Conegliano Veneto - S. Pietro di Feletto - è stato attinto dalla bellissima ed interessante pubblicazione "Rua di Feletto" Editrice Tipse Vittorio Veneto - 1977. Autore l'illustrissimo studioso e storico don Nilo Faldon al quale esprimiamo il nostro più vivo ringraziamento.
A Feletto, in epoca assai remota o per ora almeno, difficilmente determinabile - ma che dovrebbe puntualizzarsi tra il VII ed VIII secolo - era già esistente una chiesa, intorno alla quale aveva preso e prendeva sempre più consistenza una comunità cristiana, prettamente rurale e modesta per numero. Tale comunità, posta sotto il patrocinio del principe degli Apostoli - come del resto lo stesso edificio della Chiesa -, si chiamò Pieve di S. Pietro di Feletto. Oltre che sul Feletto vero e proprio, la pieve si estese, fin da principio, su un territorio assai più vasto, complessivamente si allargava su una superficie di poco inferiore ai 50 Kmq. Ed i fedeli del Feletto, delle vaste zone di Collalbrigo, di Formeniga e di Refrontolo, sparsi sui colli, tra valli e boschi e dimoranti in abitazioni discoste ed umili, costruite in legno e paglia, facevano capo per i doveri religiosi e per altri incontri, secondo le norme e le consuetudini dei tempi, alla Chiesa di S. Pietro che era sentita e venerata come la casa comune della plebe cristiana di tutto il distretto.

Oggi il comune di S. Pietro di Feletto, che con il nome rende gloria all'antica Pieve, è costituito da cinque frazioni corrispondenti quasi alle cinque parrocchie: Rua, capoluogo con la sede municipale ed altri servizi, San Pietro Vecchio, Santa Maria, Bagnolo, San Michele. Dice un noto proverbio che tutte le strade conducono a Roma. E noi aggiungiamo, senza neppure verificarne l'esattezza, che la cosa appare del tutto normale trattandosi dell'Urbe. Ma per arrivare a Rua - piccolo o grazioso paese collinare di 1.100 anime a 226 mt. sul livello del mare, capoluogo del Comune di S. Pietro di Feletto (Treviso) a circa 8 Km. a nord-ovest di Conegliano sette strade sono già abbastanza. Fra queste, quella che si potrebbe chiamare la strada regia è la Castella. E bisogna proprio dire che si tratta proprio di un percorso bello e suggestivo, per gli ariosi panorami che si presentano in continuazione verso il fondovalle e per l'ampia visione che dagli aperti balconi delle sue curve si può godere sulla cerchia delle Prealpi. In antico non fu però questo l'itinerario più in uso per chi da Conegliano si portava quassù, e da quassù scendeva alla città. La via era quella della strada che partendo dal Castello di Conegliano, per la stretta porta di Ser Bele - Così chiamata da Corradino Bello della Porta (+1313) Console della Magnifica Comunità nel 1291 - procede verso Costa e la Guizza: il percorso appunto oggi battezzato "strada del vino bianco", e che transita per la zona dei colli dolci ed armoniosi del nostro Feletto.
I cultori della toponomastica dicono che questo nome "Feletto" provenga dal sostantivo latino "felix-icis" che significa la felce, o meglio, dal derivato "felicetus" cioè luogo dove abbondano le felci. La voce, via via corrotta dal linguaggio popolare, sarebbe divenuta poi "felecitus" e quindi Feletto. Pare sia proprio così. Feletto è quindi compreso in quella categoria di toponimi locali derivati da nomi di piante. Origine dunque tutta agreste che da sola parla di luce, di aria, di verde di acque, di libertà e di giovinezza, della natura e dell'ambiente. Chi osserva il paesaggio, che certamente intenerì l'animo sensibile di Giambattista Cima da Conegliano - tanto che lo profuse di continuo nei suoi quadri, con mano pulita, con profumo delicato e con sfumature di sapore campestre: proprio come fece con il castello della sua città - prova sereni pensieri di pace, e desiderio e gioia di soffermarsi alquanto a contemplare e a meditare. La zona era un tempo ricoperta quasi per intero da boschi di piante d'alto fusto. In modo particolare vi dominavano i faggi, i castagni, i roveri, (alberi questi assai preziosi e generalmente riservati per l'arsenale della Serenissima), gli ontani, gli aceri, le betulle ed anche quelle piante che in tardo autunno maturano a grappoli le piccole, ma gustosissime nespole selvatiche - a Feletto chiamate giàsene - e che i vecchi documenti notarili del territorio coneglianese designano con il nome di pelosèri, ma il cui termine scientifico è invece sorbus torminalis (ciavardello). Di qui, i nomi locali d'una particolare toponomastica silvestre: "ai Boschi, Castagnè, Faè, Guizzona, Guizza, Guizzetta, ecc.".
La superficie del territorio è di ettari 1945, pari dunque a poco più di 19 kmq. I confini sono delimitati, a nord da Corbanese di Tarzo, a est da Formeniga e da Manzana di Vittorio Veneto, e ancora da Ogliano di Conegliano, a sud da Costa e da Collalbrigo di Conegliano, a ovest da Crevada e da Collalto di Susegana, e da Refrontolo. L'altezza sul livello del mare varia da un minimo di m. 86, piano di Bagnolo, ad un massimo di m. 270, altura dove sorge l'antica chiesa della millenaria Pieve di S. Pietro. Per Rua (palazzo del Municipio), le coordinate geografiche sono: (Greenwich) - latitudine 45° 54' 44" - longitudine 12° 15' 10". Attualmente gli abitanti superano, di alcune centinaia, il numero di 4000 (4.421)M; per cui il comune di S. Pietro di Feletto rimane ancora uno tra quelli meno rappresentativi della provincia di Treviso, sebbene abbia avviato un'espansione edilizia assai notevole. Il vino poi, veramente pregiato, detto nel medioevo vino dei monti e del Feletto, fu chiesto continuamente per la mensa dei Dogi, dei re di Boemia e di Polonia, ed i mercanti tedeschi che commerciavano con Conegliano, ne esportavano sempre in notevole quantità nelle terre dei settentrione. Papa Giovanni XXIII quand'era cardinale patriarca della città di S. Marco, si portava sempre volentieri alla sua villa rustica di S. Pietro di Feletto.
Correva l'anno 1665, ed il patrizio veneto Alvise Canal figlio dell'Ecc.mo Antonio Procuratore di S. Marco faceva dono, per mezzo del signor Aurelio Rezzonico, alla compagnia degli eremiti di S. Romualdo - Camaldolesi di Monte Corona - della più amena altura che si trovasse entro i confini della antichissima Pieve di San Pietro di Feletto, denominata Colle Capriolo.
Il sito era veramente suggestivo, non solo per la salubrità dell'aria, per l'incanto dell'ambiente naturale, per i vasti panorami che di là si aprivano sulla vasta pianura e sulla larga cerchia dei monti, ma anche perchè in quel luogo ogni cosa risultava disposta dalla mano dell'uomo con premurosa attenzione e sobria eleganza.
ATTUALE CONSIGLIO DIRETTIVO
Capogruppo Narciso Piccin
Vice capogruppo Ermando Bianco
Segretario Angelo Miraval
Tesoriere Jack Miraval
Consiglieri Antonio Barel, Roberto Ceschin, Mario Casagrande, Attilio Miraval, Ottorino Ceschin, Giacomo Rosolen

Cerimonia della benedizione del gagliardetto (1935)
Il Gruppo fu costituito l'11 novembre 1935 con una suggestiva cerimonia. Il gagliardetto fu benedetto da Monsignor Antoniazzi allora Arciprete del Duomo di Conegliano. Madrina della cerimonia fu la diciottenne signorina Giuseppina Molena, figlia dell'ex Sindaco cav. Giovanni (1920/33), attuale moglie dell'avv. Giovanni Bianchi di Conegliano. Il consiglio direttivo del gruppo alla data della fondazione era composto da: Ernesto Antiga, Giovanni Ceschin, Roberto Ceschin, Narciso Piccin.
Durante e negli anni successivi l'ultimo conflitto, il gruppo, come del resto anche altri, ha avuto momenti di pausa e di immobilismo. Fu per volontà di coloro che sopravvissero agli orrori della guerra, testimoni di eroiche imprese degli Alpini ma soprattutto per onorare e ricordare quelli che "erano andati avanti" compiendo il loro dovere sacrificando la propria vita per la Patria, che il gruppo di San Pietro di Feletto venne ricostituito. La cerimonia ufficiale avvenne il 21 novembre 1960. Parteciparono dirigenti della Sezione e numerosi Alpini. Il nuovo gagliardetto, quello precedente nascosto durante la guerra, è andato perduto, fu benedetto dal "vecchio" ed indimenticabile alpino Monsignor Francesco Sartor, Arciprete del Duomo di Conegliano, sostenitore ed animatore della "vita alpina". Madrina della cerimonia fu la signorina Wilma Spellanzon, sorella della Medaglia d'oro Luigi Spellanzon.

Alpini dopo la cerimonia dell'inaugurazione
I componenti del consiglio direttivo alla data della ricostituzione furono:
Capogruppo cav. Giovanni Cescon
Consiglieri Narciso Borson, Orfeo Ceschin, Narciso Piccin, Giacomo Rosolen
E' una pura constatazione che in questi anni, all'infuori delle consuete riunioni e incontri annuali ai familiari dei soci per la gita in montagna, non è avvenuto nulla di particolarmente rilevante. Ora il Consiglio Direttivo, con la collaborazione fattiva di tutti gli iscritti, intende organizzare una grande manifestazione nell'occasione del 50° anniversario della costituzione del gruppo (1935-1985) e del 25° della ricostituzione (1961-1986). La festa dati gli impegni sezionali per il 60°, è stata programmata per il 1986. Purtroppo il gruppo di San Pietro di Feletto non dispone di una sede propria. Gli Alpini si riuniscono qua e là, in particolar modo nella abitazione dei capogruppo Narciso Piccin. Auspichiamo che in un prossimo futuro anche noi si possa finalmente avere una migliore sistemazione. È un augurio ed una speranza.
I DECORATI E I CADUTI
I decorati della prima guerra mondiale furono: Luigi Bertuol, 7° Alpini, con medaglia d'argento e di bronzo, Antonio Ceschin, 7° Alpini, con medaglia d'argento, sottotenente Paolo Moret, 3° Alpini, con medaglia d'argento e Pietro Pasqualotto, 1° Alpini, con Croce al valor militare.
Nominati Cavalieri di Vittorio Veneto furono Antonio Bianco e Rambaldo Pol (entrambi deceduti).
I Caduti Alpini della guerra 1915/18 furono: Luigi Bertuol, Antonio Ceschin, Luigi Collodel, Giacomo Ma-schietto, Giuseppe Maset, Giovanni Modolo, Antonio Morandin e Giacomo Pol.
Quelli della guerra 1940/45 furono: Giuseppe Bardin, Francesco Chiesurin, Nalo Giovanni Collodel; Remigio Da Lozzo, Egidio Meneghin, Pietro Modenese, Giuseppe Tubiana e Gino Zambon.
Stele poste al "Bosco delle Penne Mozze": Pietro Modenese e Gelindo Rosolen.
FORZA DEL GRUPPO 73 SOCI 2 AMICI

Giovanni Ceschin