Libro 60-47 Gruppo San Vendemiano
60 ANNI DI VITA ALPINA A CONEGLIANO
I GRUPPI NELLA STORIA DELLA SEZIONE


GRUPPO SAN VENDEMIANO

Pensando al 60° di vita della Nostra Sezione, una quantità grande di ricordi, di idee, di sentimenti e di emozioni traboccano confusamente nella mia mente e nel mio animo. È dal 1959 che partecipo spesso con molta forza ed impeto esuberante, dato il mio temperamento, alle attività dell'Associazione: da 25 anni come capogruppo e per parecchi anni come consigliere sezionale. Non mi è possibile, pertanto, cancellare fatti ed avvenimenti, situazioni, che via via hanno caratterizzato lo sviluppo e l'affermarsi della vita associativa alpina nel nostro territorio. Non mi è possibile dimenticare persone, colleghi consiglieri e colleghi capigruppo, soci, con i quali ho avuto modo di stringere costantemente rapporti di collaborazione e di amicizia.
Ricordo con gioia e pensosa riflessione che in Sezione ho vissuto momenti di serena semplicità in clima di cordiale, ampia e aperta partecipazione, momenti di conflitto e di tensione per opinioni e visioni di modi operativi, diversi nella soluzione dei problemi che la nostra sezione dovette affrontare in questo lungo cammino; anche nella critica, si è operato comunque secondo i principi che animano e guidano questa nostra bella associazione.
Ed ora soddisfatto della meta raggiunta dalla Nostra Sezione, esprimo prima di tutto il mio apprezzamento e la mia stima agli operatori, Presidenza e Segreteria, ai componenti il Consiglio che sono succeduti nel tempo; ho sempre ammirato il loro senso di responsabilità e vivo disinteresse personale. Desidero ringraziare tutti per la comprensione e l'aiuto datomi; un grazie particolare per quei contributi e suggerimenti che ho ricevuto in questi ultimi dieci anni, in cui il mio gruppo ha vissuto un'attività intensa per manifestazioni e realizzazioni di opere. E per questo un sentito ringraziamento giunga anche ai componenti il Direttivo e i capiborgata del mio gruppo, a tutti i soci sanvedemianesi. Prendendo commiato, porgo indistintamente il miglior saluto, unito ad un rinnovato ringraziamento.
cav. IGINO CITRON

NOTIZIE STORICHE
Il territorio del Comune di San Vendemiano, esclusa la collina di Monticella, si estende in pianura, variando il suo livello sul mare fra 32 e 103 metri. II torrente Cervada lo percorre nel mezzo da nord a sud andando a sboccare a nord di Vazzola, nel fiume Monticano, affluente di destra del Livenza.
In questi ultimi decenni per una accentuata immigrazione, collegata allo sviluppo industriale del coneglianese e all'affermarsi di molteplici industrie artigianali locali, si verificò nel territorio un rapido e progressivo incremento edilizio e demografico. Significativi allo scopo sono questi dati anagrafici:
1871 - Poco dopo l'unione all'Italia, censiva 2.651 abitanti;
1971 - esattamente un secolo dopo, al censimento contava 7.425 abitanti, con un incremento assoluto di 4.774 persone;
1984 - al 31 dicembre il comune registrava 7.904 abitanti, suddivisi in 2460 famiglie. Sotto l'aspetto geografico-amministrativo il comune è suddiviso in 5 frazioni e diversi piccoli nuclei abitati: sono gli antichi borghetti o colmelli medioevali, alcuni dei quali divennero villaggio al tempo della Repubblica Veneta: Cosniga, Saccon, Fossamerlo, San Vendemiano e Gai, Zoppè e Capo di Sopra.
Le parrocchie costituite sono tre:
SAN VENDEMIANO - Il territorio con i suoi abitanti, secondo gli storici, ebbero tale nome dai Trevigiani, quando fra gli anni 1153-1184 guerreggiarono per il predo¬minio nella Marca. Trova la sua origine nella "chiesa campestre" ivi esistente prima del Mille e dedicata a San Vendemiale, chiamato dai popolani San Vendemian. Al suo sorgere la "chiesa campestre", dedicata a San Vendemiale, dipendeva dalla Pieve di San Fior di Sopra, che era a capo del Vicariato o Forania detto il Campardo; era classificata come "cappella filiale" o "cappellania" - Cappella plebis Sancti Floris, recandosi un sacerdote alla domenica e nelle feste per le funzioni religiose. Divenne parrocchia probabilmente verso il 1487; la erezione a parrocchia all'epoca comportava avere almeno un sacerdote stabile ed un proprio cimitero e possibilmente la tenuta delle registrazioni d'archivio.
ZOPPE' - L'antica e medioevale "chiesetta campestre"; dedicata a S. Pietro in Vincoli, era posta in aperta campagna in località Palù o Bosco; oggi ne rimane solo l'abside. La cappella di Zoppè, anch'essa dipendente dalla Pieve di San Fior di Sopra, eretta parrocchia forse alla fine del 1300, fu centro religioso e spirituale del luogo fino al 1588-1589, allorché venne costruita l'attuale chiesa parrocchiale, lontana un chilometro dalla primitiva.
SACCON - Anticamente, fin dal 1100 esisteva in località "San Fris", San Felice, una chiesetta campestre dedicata a tale santo, papa e martire. Nel 1927 venne eretto un oratorio, più ampio e più accessibile ai fedeli del nuovo borgo; nel 1961 venne edificata la chiesa attuale, mentre la erezione a parrocchia risaliva al 1952.

SAN VENDEMIANO NEI SECOLI PASSATI
Per analizzare lo sviluppo di San Vendemiano nei secoli, passiamo in rassegna ora fatti e avvenimenti nelle diverse epoche e periodi storici.
Epoca Paleoveneta e Preromana.
Certamente nel periodo che va dal 2000 al 1500 avanti Cristo esistevano nel territorio sanvendemianese delle "piste", delle carreggiate, che le tribù dei Veneti e successivamente dei Galli, dei Celtiberi e Carni utilizzarono per il loro spostamenti. Ne fanno fede alcuni reperti venuti alla luce nei vari secoli.
Epoca romana prima e dopo Cristo.
Fra gli anni 386 ed il 201 a.C. a seguito di conquista contro i Galli, la Repubblica Romana si impossessò del Veneto. Nel territorio tra il Piave e il Livenza a poco a poco si consolidò il centro militare e amministrativo di Oderzo: "Municipium Opitergi", a cui sottostava ovviamente Ceneda e anche San Vendemiano.
Ducato Longobardo di Ceneda.
Nel 568 il nostro territorio, subì l'invasione dei Longobardi. Trovando una dura resistenza al possesso di Oderzo, che parteggiava per i Bizantini, nel 665 distrussero completamente la città, segnando anche la fine di quella sede vescovile. I Longobardi costituirono allora una nuova circoscrizione militare e amministrativa tra Piave e Livenza: il Ducato di Ceneda. Con sicurezza, data la sua acquisita importanza stradale, si ebbero allora nel territorio sanvendemianese i primi insediamenti umani stabili: ne fanno fede alcuni documenti. Una vecchia pergamena del 1124 - 9 dicembre - riporta il nome di due coniugi di Zoppè, Bertaldo e Altegarda, i quali si sottoscrivono e si dichiarano di origine longobarda; "professi sumus ambo ex nacione nostra lege vivere longobardorum". (Arch. di Stato, Venezia). In altro documento medioevale del 1181, relativo alla stima dei beni soggetti a tassazione, appaiono altri personaggi di "Zopeto" o "Zopedi" anche essi di origine longobarda di Saccon: Artico da Saccon, Dorico da Zoppè e un "Figlio di Gerardino da Zoppè" (Arch. Comunale di Conegliano).
Una controversia durata troppo a lungo.
Con la scomparsa della sede vescovile di Oderzo i vescovi di Treviso, del Friuli e di Padova si divisero tra loro la diocesi. Costituitasi nel frattempo la sede vescovile di Ceneda, si prodigò anche presso il re longobardo Liutprando per entrare in possesso delle pievi che già appartenevano alla sede di Oderzo: ne nacque una controversia durata troppo a lungo. Infatti così le Chiese di San Vendemiano rimasero ecclesiasticamente sotto il feudo di Aquileia fino al 1180; dal 1181 al 1450 sotto il Patriarcato di Grado; dal 1451 sotto quello di Venezia. Il 1° giugno 1818 furono aggregate alla diocesi di Ceneda.
La Contea vescovile di Ceneda.
Nel 774, cessando dopo 206 anni la dominazione longobarda, subentrò il governo dei Franchi e dei successori di Carlo Magno: venne costituito il Sacro Romano Impero e poco a poco si instaurò in Europa quel sistema politico e amministrativo chiamato feudalesimo. Il ducato longobardo di Ceneda, il 6 agosto 962, ufficialmente si trasformò in Contea: in latino, Comites cenetensis. Il vescovo di Ceneda ebbe il titolo di conte (Comes): divenuto feudatario, oltre al potere spirituale, esercitava il dominio temporale tra Piave e Livenza. In tale periodo, inizialmente, il territorio di San Vendemiano era considerato una "guastaldia" della contea vescovile; successivamente verso il 1112 fu aggregato a Conegliano, allorchè la città iniziò a governarsi a libero comune; pertanto ne seguì anche tutte le successive vicende storiche fino al 1338.
Origine della strada "Ongaresca".
Negli anni 855 - 998 e più tardi nel 1411-12, il territorio sanvendemianese venne percorso e battuto dagli Ungheri: nei loro spostamenti si servirono di quella "pista romana", quale arteria principale d'unione del Friuli con territori Trevigiani. Detta strada prese allora l'appellativo di "Ongaresca", oggi Ungheresca. In zona collegava: Godega, San Vendemiano, Ramera, Mareno e Susegana. Ebbe importanza vitale fino alla costruzione da parte di Napoleone del Ponte della Priula e della strada Napoleonica.
Dominio della Serenissima Repubblica di Venezia.
Definitivamente per conquista nel 1388, il territorio e gli abitanti di San Vendemiano passarono sotto il dominio della Repubblica Veneta. Era classificato e considerato "contado" del Territorio o Distretto di Conegliano, gli abitanti erano in massima parte contadini e pastori con qualche artigiano: solo alcuni erano proprietari delle terre che coltivavano in proprio o in consorterie. Non si hanno notizie precise intorno alla formazione delle "ville" e delle "regule": il primo termine significava villaggio o paese con chiesa aperta al pubblico, di solito; il secondo un consiglio amministrativo locale con a capo il "Meriga", carica pubblica analoga a quella del sindaco. Il contado sanvendemianese, secondo una tabella del 1339 e precedente risultava formato dalle "Ville et Regule" qui sotto elencate; accanto invece si riportano i dati statistici, compresi quelli dei borghi, riferiti all'anno 1605, mese di giugno.
Ville et regula Zopedi fuoghi n. 111 anime n. 675
Ville et regula Sancti Vendemiani fuoghi n. 14 anime n. 86
Villa et regula Cusnighe fuoghi n. 24 anime n. 130
Villa et regula Saconi
Villa et regula Fossamerli fuoghi n. 12 anime n. 328
Borgo Visnadel fuoghi n. 12 anime n. 109
Borgo Brait (Breda) fuoghi n. 3 anime n. 23
Borgo Lacerre (Le serre) fuoghi n. 6 anime n. 27
Il magnanimo dominio della Repubblica Veneta durò oltre 400 anni.
Periodo Napoleonico.
Il 20 maggio 1976 arriva a Conegliano Napoleone, comandante della 4 Armata d'Italia: al suo arrivo nel Veneto gli avvenimenti politici si susseguono rapidamente. Le diverse regule del contado sanvendemianese vengono congregate, unificate, abolendo le giurisdizioni feudali-veneziane: sta nascendo il Comune di San Vendemiano. Vengono convocati i capifamiglia, eccetto i nullatenenti ed i questuanti, e repetini e i contadini: scelti dei probi cittadini, questi vengono investiti del governo locale: è l'inizio della Municipalità Democratica Provvisoria, con feste intorno all'albero della Libertà. Con decreto regio emesso dal palazzo regio di Milano il 28 settembre 1810 viene costituito definitivamente il Comune di San Vendemiano. Avendo una popolazione inferiore a 3.000 abitanti, era retto da: 1 Sindaco, 2 Anziani, 15 Consiglieri, scelti dal Consiglio Distrettuale. A giustificazione del tipo di Consiglio si riportano i seguenti dati:
1780 San Vendemiano e Borgo Saccon abitanti n. 1.073; Zoppè abitanti n. 536;
1801 San Vendemiano comune abitanti n. 1.683;
1812 San Vendemiano comune abitanti n. 1.644.
Nel Regno del Lombardo-Veneto: Impero austro-ungarico.
Il 30 ottobre 1813, caduto Napoleone, rientrano gli Austriaci e nel 1914 nel regno Lombardo-Veneto, si presta silenziosamente sottomissione al nuovo padrone e signore. Amministrativamente San Vendemiano è dipendente dalla giurisdizione della Provincia di Treviso, elevata a tale ruolo con decreto di nomina dal 30 novembre 1815, distretto di Conegliano. Il piccolo comune viene governato da un consiglio denominato Deputazione Comunale: è composto da quanti pagavano le tasse, perciò detto anche "convocato degli estimati", da un primo deputato e da altri due deputati. Come controllore governativo viene inviato dalle autorità austriache "il cursore". Nei cinquanta anni di dominio austriaco i nostri baldi giovani erano costretti a prestare il servizio militare, il che non succedeva sotto la Repubblica Veneta, e dovevano svolgerlo in zone molto lontane dai luoghi di origine, in Austria o in Ungheria.
Nel Regno Unito d'Italia.
Con la terza guerra di Indipendenza del 1866 il Veneto viene liberato dal dominio austriaco. Al comune e al mandamento viene dato un assetto amministrativo e legislativo conforme allo statuto albertino e alle disposizioni ministeriali del governo sabaudo. Durante la guerra del 1915-18 il territorio comunale viene invaso dalle truppe tedesche, ungheresi, bosniaviche e croate. I caduti sanvendemianesi furono 108: sono ricordati nel monumento a Zoppè costruito nel 1922 e in quello di San Vendemiano-centro costruito nel 1925. Mentre il ventennio fascista stava per finire, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, molti giovani si sono sacrificati, collaborando nella Resistenza, nel nome della libertà e della democrazia, per il bene e la salvezza della Patria. Quale testimonianza simbolica ricordiamo il giovane Giovanni Saccon, caduto della Resistenza e a cui doverosamente sono state intitolate le scuole medie del comune. E in tempi più recenti per l'affermazione concreta della fratellanza europea, nel 1973, venne siglato il Gemellaggio tra le amministrazioni di San Vendemiano e di Nuova Gorica (Jugoslavia), quale stimolo a creare un nuovo mondo di pace e di giustizia fra i popoli.

Alpini di San Vendemiano sul M. Grappa
ATTUALE CONSIGLIO DIRETTIVO
Capogruppo Citron cav. Igino
Vicecapogruppo Cadorin Giuseppe, Dal Pos Giorgio
Segr. e Tesoriere Pizzol Eugenio
Revisori dei conti Dottor Giuseppe, Salamon Valerio
Alfieri del gruppo Dal Pos Francesco, Zago Attilio
Consiglieri Allegranzi Bruno, Bortolotto Ruggero, Breda Angelo, Casagrande Walter, Cisotto Umberto, Dario Pietro, Da Rios Fortunato, Dal Pos Antonio, Dal Pos Giovanni, Fadelli Franco, Faraon Giovanni, Grando Luigino, Mazzer Tullo Davide, Manente Egidio, Michel Ferdinando, Pessotto Mario, Rosolen Felice, Steffan Mario, Zago Luigi

Battel Camillo Giovanni
LA FONDAZIONE
Secondo le testimonianze dirette raccolte, l'anno di fondazione e di formazione del gruppo risale al 1926. ne fu primo capogruppo Pase Michele, coadiuvato dall'azione animatrice, instancabile, "accanita", come confermano i coetanei ancora viventi, del consigliere Tanelli Gino, di Rumor Lorenzo e di Sanson Luigi, che con altri soci partecipò nel 1922 anche alla Adunata Nazionale di Napoli. È ancora conservato, anche se molto logoro, il gagliardetto, confezionato dalla ditta F. Mauri - Corso Vittorio Emanuele, 26 - Milano.
LA RICOSTITUZIONE
Il Gruppo, terminata la 2a Guerra mondiale, venne ricostituito nel 1959. I soci fondatori, secondo voci assai attendibili, furono 27; promotore principale ne è stato il tenente degli alpini Battel Camillo di Saccon, che svolse per due anni la mansione di vicecapogruppo finchè passò nel 1961 a Vittorio Veneto a dirigere la sezione dell'Ispettorato Agricolo: morì nel 1983 e conforme al suo desiderio la sua salma riposa nel cimitero di San Vendemiano. Venne invece stimolato, incitato, spronato ad accettare la carica di capogruppo il trentenne Citron Igino, il quale accettò con molta trepidazione. Nato il 10 gennaio 1929, militò da soldato di leva a Cividale del Friuli con l'8° della Julia, della cui appartenenza ne è ancor assai fiero. Egli, con spirito indomito e magnanimo, pensoso ideatore e solerte promotore di iniziative, atavicamente attaccato all'amore del luogo natio, da "valoroso" guida il gruppo da 25 anni senza interruzione.
Tramite la sezione di Conegliano, gli è stato conferito il titolo di cavaliere della Repubblica Italiana. Come soci rifondatori si distinsero e si manifestarono validi sostenitori degli ideali della nostra Associazione: Feltrin Augusto, Gava Augusto, Huster Livio, Sacco Zirio Libero, che per molti anni adempì generosamente alla funzione di segretario, Dal Pos Francesco - instancabile alfiere, e Sanson Luigi. Con atto generoso e pronto i soci fondatori Cuzziol Antonio e Saccon Walter donarono al gruppo nascente il nuovo gagliardetto.

Pennone alzabandiera offerto alle scuole dal gruppo
Nell'anno successivo il gruppo ebbe una rapida crescita, si affermò pienamente per stima e fiducia in mezzo alla popolazione, contando oltre un centinaio di iscritti, attualmente il numero dei soci oscilla tra 230/250, estendendosi la sua azione nell'ambito di tutto il territorio comunale: capoluogo, Zoppè e Saccon. Tra le iniziative attuate nel primo decennio di vita ricostituita, oltre alle consuete gite sociali e al rancio in comune, si ricorda con gioia e con piacere il «S. Nicolò» ai bambini degli asili funzionanti nel comune, ricorrenza rinnovata annualmente con un certo folclore, quasi senza interruzione fino agli anni 80; nei locali dell'asilo di San Vendemiano-centro inoltre sovente veniva allestito e predisposto il rancio sociale in allegra, sincera ed ossequiosa amicizia paesana.
L'anniversario del «10° del Costituente Gruppo San Vendemiano», come si legge in un invito del tempo, venne celebrato con singolare manifestazione e con l'animo rivolto ai Combattenti della guerra del 1915-18, ai quali, nel salone del cinema di San Vendemiano da parte dell'Amministrazione comunale, vennero conferite le insegne dell'ordine di Vittorio Veneto ed il libretto dell'assegno vitalizio. II gruppo ANA offrì ai festeggiati e a tutti i presenti un brindisi. Dopo cena la messa, con atto significativo e sentito, quasi a suggello e a chiusura di un periodo storico del suo sviluppo interamente dedicato a coloro che amarono e combatterono per la Patria, perendo sul campo o riportandone indelebili ferite nei compimento del dovere, con cerimonia mesta e devota si deposero corone d'alloro ai monumenti e si benedissero due lampade votive: erano il dono del gruppo in memoria di tutti gli Alpini caduti in pace e in guerra del capoluogo e della frazione Zoppè.
LA VEGLIA VERDE
Negli anni successivi il gruppo, animato da coraggiosa vitalità per un sempre più consolidato consenso, si affermò in modo adeguato e conforme alle richieste del momento con l'obbiettivo generale di instaurare tra la popolazione gli ideali di un semplice e dignitoso amor di patria e di affermare concretamente i valori dell'amicizia, dell'umana e sociale solidarietà, della gioia di trovarsi insieme, allargando i rapporti oltre i confini abituali, sempre avendo come coronamento esteriore le finalità di portare "una nota di allegria" vissuta insieme. Dagli anni 70 agli anni 81 organizzò quasi annualmente la "Veglia verde", manifestazione ceduta dalla Sezione e allestita come elegante e prestigiosa serata danzante destinata agli alpini, ai familiari e ai simpatizzanti.
L'OSPITALITÀ DEL GRUPPO VERSO I LAVORATORI ALL'ESTERO
Il gruppo, annoverando parecchi soci già rimpatriati dall'estero e perdurando legami di affetto e di amicizia con i rimasti, ebbe occasione di assecondare il desiderio sensibilmente manifestato e la nostalgia di molti lavoratori in Svizzera di trascorrere delle giornate in patria in lieta compagnia ed in spirito di fraterna italianità. Questi gesti altamente educativi e significativi per il loro valore intrinseco, per quei sentimenti di italianità, di calda e solidale umanità che recano reciprocamente agli uni ed agli altri, si concretizzarono particolarmente mediante quattro incontri. Il primo venne attuato il 29 maggio 1976: sostenitore il socio alpino Silvio Zancanaro, da poco rimpatriato dalla Svizzera. Il gruppo ospitò per una domenica intera 55 nostri connazionali emigrati ad Herisau; nel pomeriggio si tenne un incontro di calcio e alla sera una cena conviviale, offerta dagli alpini. Il secondo avvenne il 5 giugno 1976; l'incontro ebbe il suo momento culminante in una rassegna di cori della montagna alla Villa Dall'Armi con le esibizioni canore del Corocastel e del Coro San Gallo-Svizzera; in un clima di serena primavera inoltrata. Il terzo incontro accadde in concomitanza con l'arrivo di numerosi abitanti del paese terremotato di Campeglio, il 29 maggio del 1977.
Il gruppo proveniente dalla vicina Svizzera era composto da circa 60 persone, lavoratori e lavoratrici italiani, turchi e spagnoli alcuni, che subito si distinsero poi il loro linguaggio. Interiormente stimolati, come ebbero da affermare gli emigrati italiani, dalla nostalgia per la patria, per l'Italia, erano rimpatriati brevemente da Liestal-Basilea: molti facevano parte della A.C. Virtus, squadra formata particolarmente da emigrati italiani. Quel giorno, al pomeriggio, lo stadio accolse un incontro a tre: San Vendemiano, Campeglio, Liestal-lavoratori all'estero. In un clima di fusione europea, di solidarietà, di cordiale amicizia, il Direttivo con la collaborazione di tutti i suoi soci, diede nuovamente ospitalità domenica 3 giugno 1979 a una cinquantina di nostri connazionali di varie regioni, con insieme ancora lavoratori turchi e spagnoli, emigrati a Liestal. Dopo il pranzo consumato insieme agli alpini, la manifestazione si articolò in un incontro amichevole di calcio ed in una serata musicale con scambio di targhe e di doni.
LA SOLIDARIETÀ CON I TERREMOTATI DI CAMPEGLIO E FAEDIS
Nel 1977 spontanei ed improvvisi, in forma autonoma, sorsero e si svilupparono gli incontri di una sociale solidarietà tra i soci del gruppo ed i terremotati di Campeglio di Faedis sopra Udine nel Friuli, essendo il paese gemellato con la nostra diocesi. Gli incontri furono caratterizzati da una partecipazione cordiale ed unanime della popolazione delle due comunità: San Vendemiano-Campeglio: nacquero e si svilupparono sentimenti di reciproca amicizia, di duratura simpatia che si consolidarono e sussistono ancor oggi nel 1984, da corrispondere completamente al vero la scritta incisa su una targa donata dal gruppo alpini di Campeglio a quello di San Vendemiano, dove il 6 settembre 1981 ebbe luogo l'incontro denominato «Una domenica insieme»: «con gratitudine ed indelebile amicizia». Gli incontri, gli appuntamenti, dapprima rivolti a portare uno stimolo alla fiducia, a riprendere con animo rinnovato il ritmo quotidiano della vita, si concretizzarono poi in un'opera di sociale solidarietà in favore della Signorina Bruna D'Andrea, poliomielitica e terremotata. Nel settembre del 1978 il gruppo alpini apre un piccolo cantiere di lavoro per procedere alla sistemazione interna della casa della cordiale signorina, doppiamente svantaggiata; da tempo erano state costruite le quattro mura, ma per mancanza di fondi la giovane da due anni continuava a vivere con la madre anziana nel prefabbricato o baracca, resa poco agibile dalle intemperie e per lei maledettamente disagevole. Per tre sabati consecutivi — nei giorni 6, 16, 23 settembre —alpini e simpatizzanti si portarono a Campeglio. Sotto la guida del capogruppo, la loro valida e gioiosa opera si concretizzò in 29 giornate lavorative per un totale di 230 ore di presenza. La realizzazione fu possibile anche per il dono, in generosa collaborazione, di parecchio materiale da parte di alcune ditte di San Vendemiano, come piastrelle e parchetti, calce e cemento e l'uso gratuito di mezzi di trasporto e di attrezzature varie.
A scopo informativo, riportiamo alcuni dati statistici sugli incontri avvenuti.
FESTA DELL'EPIFANIA
Un totale di 130 persone di San Vendemiano — Alpini, donne, fanciulli, simpatizzanti, una ventina di giovani con proprie auto — si recarono a Campeglio per tracorrere insieme una giornata in allegra compagnia: 210 persone pranzarono insieme nella baracca adibita a Chiesa, a centro sociale, a tutto. Il ritorno fu a sera molto inoltrata.
29 Maggio 1977
Sul piazzale della chiesa di San Vendemiano un caloroso applauso di benvenuti venne dato ad uno stuolo di abitanti di Campeglio, composta da 312 persone. Erano presenti le autorità amministrative dei due paesi. Dopo la messa ebbe luogo uno scambio di parole di circostanza e la presentazione di un contributo da parte dei giovani sanvendemianesi, frutto di una grossa raccolta di carta e roba vecchia. Al pranzo, predisposto e offerto dal gruppo alpini agli ospiti, si trovarono insieme 400 persone, compresi gli emigrati all'estero di Liestal di Basilea. Nel pomeriggio la manifestazione-incontro si svolse allo stadio comunale e si articolò in partite amichevoli di calcio, in esibizioni folcloristiche friulane e tanta allegria e cordialità.
27 Marzo 1978
Nel pomeriggio il gruppo alpini con 275 partecipanti ritorna a Campeglio: questa volta viene accolto con uno festoso scampanio, perchè la campane hanno ripreso a suonare. Svolto un amichevole incontro di calcio, a sera gli alpini dispongono la cena all'aperto ai piedi della collina, allietata da tanto ramandolo. Sono queste le manifestazioni di umana solidarietà promosse e sostenute dal gruppo a carattere pubblico, ma tante altre si moltiplicarono a livello di famiglie.
LE ATTIVITÀ SPORTIVE DEL GRUPPO
Nel settore dello sport il gruppo realizzò e curò due iniziative, accolte con simpatia dalla popolazione: il "Trofeo ANA" e lo "Sci-Club ANA" - gruppo sportivo di San Vendemiano. La manifestazione denominata "Trofeo ANA", consistente in una gara ciclistica per cicloamatori di categoria A e B, fu organizzata per la prima volta il 14 settembre del 1975 e si continuò la disputa fino alla 8a edizione del 3 settembre 1982: dapprima veniva promossa sotto il patrocinio della Pro Loco e successivamente con la collaborazione della nuova Associazione Velo Club composta da numerosi soci alpini; ultimamente la società ciclistica volle autogestirla, modificandone la denominazione, per cui il gruppo lasciò perdere per evitare contrasti. È da rilevare che il trofeo di soggetto alpino fu in tutte le edizioni opera e dono del Maestro del Lavoro nonchè socio alpino Luigi Zago. Per un disguido il gruppo sportivo degli appassionati degli sports invernali sulla neve ebbe tale denominazione: conta oltre un centinaio di iscritti ed è guidato dal socio alpino Edoardo Dal Pos. Il nuovo sodalizio venne presentato al pubblico nella sala parrocchiale di San Vendemiano-centro il 29 novembre del 1980 durante una amichevole serata alpina allietata dalle esibizioni canore del coro Monte Cimon di Miane.
INCONTRO FAMILIARE ALPINO
Il gruppo, in questi ultimi anni, cori lo scopo di allargare i rapporti con gli altri gruppi, aderì all'iniziativa, avente per titolo «Incontro familiare alpino». Il primo incontro si svolse a Selva di Cadore il 20 luglio 1980: vi aderirono il gruppo ospitante, il gruppo città di Vittorio Veneto e quello di San Vendemiano. Il secondo fu tenuto a Fagagna di Udine I'11 luglio 1982: oltre al gruppo ospitante, vi aderirono il gruppo città di Vittorio Veneto ed il nostro. I due incontri furono caratterizzati da una festa prettamente alpina con cerimonie religiose e patriottiche al mattino nel centro del paese, mentre il pranzo e le manifestazioni pomeridiane, imperniate sull'amicizia e la solidarietà e la conoscenza tra i gruppi, si tenevano tra i monti o sulle colline a contatto con la natura e il fascino delle nostre montagne.
LA CELEBRAZIONE DEL 20° DI FONDAZIONE
Il 1979 il gruppo celebrò con tanto calore e con larga partecipazione della popolazione il ventennale della ricostituzione. Un atto altamente significativo verso i soci anziani caratterizzò la cerimonia ufficiale, il dono di un distintivo d'oro della nostra associazione al socio più anziano del gruppo, Antonio Pillon, della classe 1905.
IL PRIMO RADUNO ALPINO INTERSEZIONALE
Con ardire tenace e generoso e singolari iniziative, nel 1982 il gruppo promosse, organizzò e sostenne il 1° Raduno Alpino Intersezionale, una manifestazione tutta alpina: vi parteciparono alpini delle quattro sezioni provinciali ed altre del Veneto e del Friuli e numerosi gli interventi di autorità. Il raduno si tenne sabato 25 e domenica 26 settembre: intento fondamentale promuovere una crescita sociale ed umana, sviluppare concretamente un semplice e dignitoso amor di patria da integrare, ovviamente in conformità ai tempi, con il concetto dell'amor universale in mezzo alle popolazioni, in cui vive ed opera il gruppo. Come momenti salienti sono da evidenziare l'inaugurazione di una serie di iniziative, realizzate con tanto coraggio e anche personale sacrificio del Direttivo e di tutti i soci.
1° - Un cippo con pennone alzabandiera presso il centro scolastico del capoluogo. La cerimonia inaugurale si svolse sabato 25 in mattinata, alla presenza di tutte le scolaresche del Comune, elementari e medie, allietata dalla Minibanda di Cison di Valmarino. Progettò l'opera l'architetto A. Schiavetto, mentre il pennone-alzabandiera, di stile avveniristico ed anticonformista, uscì dalle mani del socio alpino Luigi Zago, Maestro del Lavoro in ferro battuto. L'orazione ufficiale venne tenuta dal cav. dott. Mario Candotti, reduce di Russia e Presidente della Sezione di Pordenone, direttore didattico in pensione. Ed in quel appartato angolo del paese, centro di educazione e di formazione intellettuale, morale, sociale e civile di tanti fanciulli e ragazzi, cominciò a sventolare con commossa e sensibile adesione dei presenti, alto nel cielo, il vessillo Tricolore.
2° - Il Viale degli Alpini.
3° - Un monumentale Gruppo Scultoreo o Memoriale degli Alpini.
Progettista Luigi Da Re e artista Luigi Cillo, l'opera illustra la vita dell'Alpino di ieri, di oggi e di domani; ne esalta il patriottismo e le feconde iniziative nel campo sociale, intraprese nella speranza di un futuro migliore di pace e di benessere.




La sentinella ed il sacrificio
"L'alpino in armi ed in opere di mana solidarietà", questa la sua denominazione maggiore, consiste in quattro state di bronzo, raffiguranti simbolicamente la sentinella, la difesa, il sacrificio, il lavoro per la patria: rappresentano quasi una sintesi vitale per la nostra Associazione secondo la sua crescita ed i suoi sviluppi storici. Momenti qualificanti di domenica 26 sono stati proprio la meravigliosa sfilata delle sezioni e dei gruppi intervenuti, l'inaugurazione del Viale degli Alpini, e lo scoprimento del gruppo scultoreo con un contemporaneo lancio di paracadutisti, recanti mazzi di fiori multicolori a coronamento delle bronzee statue, di forma e stile conforme al verismo veneto. La meravigliosa e splendida manifestazione resta per il gruppo un costante punto di riferimento, simbolo tangibile e vivo della sua crescita, della sua "alpinità" e del suo amore alla propria terra. Ed ora con orgoglio, dopo tanto operare, il gruppo si prepara con animo pago e soddisfatto a celebrare, in quest'anno 1984, il suo 25° anniversario. (a cura del segretario EUGENIO PIZZOL)
DATI INFORMATIVI DEL GRUPPO
- Anno di Ricostituzione del Gruppo: mese di settembre 1959.
- Madrina del nuovo gagliardetto (si conserva ancora quello di fondazione) Sig.na Lovatello Danila. Motivo: il padre alpino, Lovatello Umberto della classe 1914, combattente sul fronte russo durante il secondo conflitto mondiale, dapprima venne dato per disperso durante la ritirata del Don nel gennaio 1943, successivamente per morto in combattimento il 21-1-1943.
FORZA DEL GRUPPO 229 SOCI 5 AMICI