1962 Tiriamoci le orecchie
1962
TIRIAMOCI LE ORECCHIE
Fiamme Verdi febbraio 1962Qualche volta lo meritiamo anche noi ed è bene dirlo pubblicamente per doverosa correttezza (dato
che spesso brontoliamo per l’operato degli altri) e per evitare il ripetersi di spiacevoli avvenimenti.
La questione trae origine dal seguente episodio al quale ho assistito domenica 11 febbraio ad un passaggio a livello chiuso.
Un professionista era stato fermato dalla Polizia Stradale per una infrazione al Codice della strada: infrazione che io non ebbi modo di accertare ma che deve pur esserci stata constatando l’estrema sicurezza e cortesia dell’agente; oppure si sarà trattato di un controllo qualsiasi che i tutori della strada hanno pure il diritto e il dovere di fare.
Io giunsi quando la discussione era già particolarmente accesa; ad un certo punto il professionista si qualificò come capitano degli alpini in congedo e sembra che abbia anche «sparato» fuori la relativa tessera dell’A.N.A.
Forse, per il fatto che gli agenti portano le stellette, l’incauto capitano riteneva di essere stato leso nel proprio grado di Ufficiale oppure voleva farsi ritenere infallibile nelle regole della circolazione stradale.
Poiché ebbi snodo di sentire l’identità del guidatore, e non essendo questi iscritto alla nostra Sezione, mi sono già interessato presso Sezioni consorelle e mi rivolgerò ovunque è possibile per accertare se effettivamente egli è stato ufficiale alpino e se è iscritto all’A.N.A.
Soffermandosi però sulla immediata portata dell’episodio, ritengo che tutti avrebbero sentito la medesima penosa amarezza che ha colpito me, tanto più che dopo la partenza dei professionista, i due agenti commentavano tra loro che anche un altro ufficiale alpino in congedo si era premurato di far presente il proprio grado in contingenze simili.
Io spero che ciò non si abbia a verificare mai più essendo inammissibile il voler avanzare la nostra qualifica di alpini, e magari di ufficiali, in circostanze totalmente avulse dalle nostre attività associative; diciamolo pure spesso di aver appartenuto alle Penne Nere (e il distintivo che portiamo ha pure questo significato) ma non abusiamone quando ciò può recare discredito a noi stessi e al Corpo che ci è così caro,
L’esagitato professionista avrebbe dovuto giungere a definirsi Alpino in modo diverso; proprio al momento più cruciale della discussione avrebbe dovuto dire: Mi dispiace di comportarmi così, soprattutto perché sono un capitano degli Alpini.
La questione trae origine dal seguente episodio al quale ho assistito domenica 11 febbraio ad un passaggio a livello chiuso.
Un professionista era stato fermato dalla Polizia Stradale per una infrazione al Codice della strada: infrazione che io non ebbi modo di accertare ma che deve pur esserci stata constatando l’estrema sicurezza e cortesia dell’agente; oppure si sarà trattato di un controllo qualsiasi che i tutori della strada hanno pure il diritto e il dovere di fare.
Io giunsi quando la discussione era già particolarmente accesa; ad un certo punto il professionista si qualificò come capitano degli alpini in congedo e sembra che abbia anche «sparato» fuori la relativa tessera dell’A.N.A.
Forse, per il fatto che gli agenti portano le stellette, l’incauto capitano riteneva di essere stato leso nel proprio grado di Ufficiale oppure voleva farsi ritenere infallibile nelle regole della circolazione stradale.
Poiché ebbi snodo di sentire l’identità del guidatore, e non essendo questi iscritto alla nostra Sezione, mi sono già interessato presso Sezioni consorelle e mi rivolgerò ovunque è possibile per accertare se effettivamente egli è stato ufficiale alpino e se è iscritto all’A.N.A.
Soffermandosi però sulla immediata portata dell’episodio, ritengo che tutti avrebbero sentito la medesima penosa amarezza che ha colpito me, tanto più che dopo la partenza dei professionista, i due agenti commentavano tra loro che anche un altro ufficiale alpino in congedo si era premurato di far presente il proprio grado in contingenze simili.
Io spero che ciò non si abbia a verificare mai più essendo inammissibile il voler avanzare la nostra qualifica di alpini, e magari di ufficiali, in circostanze totalmente avulse dalle nostre attività associative; diciamolo pure spesso di aver appartenuto alle Penne Nere (e il distintivo che portiamo ha pure questo significato) ma non abusiamone quando ciò può recare discredito a noi stessi e al Corpo che ci è così caro,
L’esagitato professionista avrebbe dovuto giungere a definirsi Alpino in modo diverso; proprio al momento più cruciale della discussione avrebbe dovuto dire: Mi dispiace di comportarmi così, soprattutto perché sono un capitano degli Alpini.
M.A.