1963 Luigi Spellanzon - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI
Sezione di CONEGLIANO
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1963 Luigi Spellanzon

1963
LE NOSTRE MEDAGLIE D’ORO
M.O.V.M. LUIGI SPELLANZON
Fiamme Verdi Febbraio 1963

Una delle ultime fotografie della Medaglia d’Oro Luigi Spellanzon in terra d’Africa


Son quasi venticinque anni che Luigi Spellanzon è morto combattendo e quando cadde non aveva ancora compiuto venticinque anni.
Però, almeno fino a quanto dura l’Italia, Spellanzon sarà ricordato ad ogni generazione attraverso la seguente motivazione della Medaglia d’Oro al V. M. conferita alla Sua memoria:
«Già volontario in parecchie azioni di guerra, durante un combattimento guidava più volte la sua banda in un susseguirsi di aspri sanguinosi episodi. Gravemente ferito all’addome, sebbene conscio del suo grave stato, non abbandonava i gregari, che continuavano l’azione infiammati dal suo ardimentoso contegno. Due giorni dopo, nuovamente attaccato, mentre barellato e scortato da gregari armati, si trasferiva in località sede di ospedale, tra gli spasimi della carne, con sublime eroismo, impegnava nuovo cruento combattimento, rimanendo ancora ferito al torace. Caduti ad uno ad uno i vicini, pressato da ogni parte, trovava ancora la forza di impugnare la pistola, uccidendo parecchi avversari, finché, colpito alla fronte cadeva travolto dalla selvaggia irruenza nemica. Fulgido esempio di virtù militari». Angodegò, 31 maggio 1938.
Nato nella nostra Conegliano l’11 agosto 1913 da Francesco Spellanzon e Maria Peccolo, il giovane Luigi dimostrò una vivace intelligenza fin dai primi anni di studio, conseguendo la licenza di terza media complementare a soli 12 anni.
Tra i vari impieghi ricoperti, Luigi Spellanzon fu anche al Municipio di Conegliano e, il 23 settembre 1933 si arruolò volontario, con la ferma di due anni, nel 9° Reggimento Alpini, venendo assegnato a Tolmino; il 23 febbraio 1934 venne nominato caporale e quattro mesi dopo caporale maggiore per conseguire poi la promozione a sergente il 23 settembre 1934.
Come sottufficiale particolarmente preparato alla vita amministrativa, Spellanzon ricoprì per oltre un anno vari incarichi di fiducia presso il proprio battaglione, fino al trasferimento alla 5° compagnia dell’11° Rgt. Alpini di nuova costituzione e facente parte della Divisione «Pusteria».
Col nuovo reggimento Spellanzon s’imbarcò a Napoli il 12 gennaio 1936 giungendo a Massaua otto giorni più tardi e partecipando poi a diversi combattimenti; l’11° Alpini si distinse infatti nelle battaglie di Adi-Gul-Nrgus il 12 febbraio 1936, di Amba Aradam tra il 15 e il 16 febbraio, al Passo Mecan (Amba Bohorà) il 31 marzo ed infine a Saeftì il 3 aprile 1936.
E’ noto che la conclusione dei combattimenti in Etiopia non coincise con l’ufficiale proclamazione della vittoria e i nostri soldati dovettero sopportare per anni un’accanita lotta contro le bande ribelli dei vari ras.
Il banditismo organizzato era d’altronde sempre esistito in Etiopia anche prima della guerra; basti ricordare il massacro della spedizione italiana Giulietti del secolo scorso e l’attacco subito dalla spedizione scientifica in Dancalia del trevigiano barone Franchetti nel 1928.
Il terrorismo delle bande composte di migliaia di agguerriti combattenti era particolarmente esercitato ai danni delle stesse popolazioni etiopiche e, il più delle volte, anche gli attacchi ai reparti italiani erano determinati da fini tutt’altro che «patriottici».
Soprattutto nelle zone più isolate, il nostro esercito aveva costituito dei reparti di colore che raccoglievano spesso degli elementi non arruolati regolarmente ma che offrivano volentieri la propria preziosa collaborazione nella convinzione della reale utilità che il popolo abissino poteva trarre dalla presenza italiana; questi reparti venivano definiti «bande irregolari» ed erano comandati da nostri ufficiali e sottufficiali coadiuvati dagli ascari
Ad una di queste organizzazioni del Corpo Truppe Coloniali, Spellanzon venne assegnato il 7 agosto 1936 con residenza a Batié, nella zona di Dessjé (ove si trovava già dal mese di giugno) unitamente al Ten. Giuseppe Pennasi.
Ai vari scontri con i ribelli seguirono periodi di relativa calma; il comportamento di Spellanzon fu sempre ammirevole e, dopo il conseguimento del grado di sergente maggiore (23 settembre 1937) venne proposto per la promozione a maresciallo per merito di guerra a seguito delle operazioni di polizia a Uoldia del marzo 1938.
Il 31 maggio dello stesso anno, Luigi Spellanzon comandava oltre quattrocento gregari della «Banda Galla» in avanguardia ad Angodegò, occupando diverse posizioni accanitamente difese dai ribelli.
Verso le ore 18, quando il nemico stava definitivamente cedendo e i reparti italiani si apprestavano all’inseguimento, una pallottola (probabilmente di fucile Mauser) colpì Spellanzon all’addome da fianco a fianco, con foro di entrata a destra.
Immediatamente avvertito il comandante, questi si recò sul posto col ten. medico Dr. Mantello, trovando Spellanzon ancora in piedi e che incitava i suoi uomini a proseguire nell’azione; lo stesso comandante scrisse: lo trovai disinvolto e con una sigaretta accesa tra le labbra.
Il medico accertò la gravità della ferita per cui Spellanzon venne curato e fasciato, deposto su di una barella improvvisata e trasportato in una vicina posizione difendibile; per la notevole perdita di sangue perdette i sensi dopo un quarto d’ora dall’arrivo.
Trascorsa la notte, la colonna giunse l’1 giugno nel territorio di Agoat, sostando per cercare di individuare l’abitato di Mermerefià.
Spellanzon passò un’altra notte tra sofferenze terribili, perdendo la sensibilità delle gambe e, al mattino, chiese di poter essere trasportato a Dessié.
La colonna avrebbe dovuto infatti compiere una lunga ed estenuante marcia per la carovaniera Ighem-Aratmà per cui venne deciso di staccare dalla colonna circa duecento uomini per tentare di portare il ferito al 23° Cantiere «Puricelli» attraverso la mulattiera di Coot; le informazioni assunte davano la zona libera da truppe ribelli e, al comando del graduato Ottaviani, il gruppo partì alle 7,45 del 2 giugno.
La piccola scorta (costituita da 147 gregari armati di fucile e 50 disarmati in qualità di portatori) raggiunse faticosamente verso mezzogiorno, senza avvistare ribelli, il territorio di Angar in località Ciakalà.
Nella zona di Cairali Maggheugua (nell’Ifranta). contornata da piccole alture dominanti, la colonna venne improvvisamente attaccata da tergo con scariche di fucileria, rendendo impossibile retrocedere; erano le ore 12,15 circa e quasi contemporaneamente i ribelli attaccarono anche dai fianchi; altri gruppi di armati impedivano il proseguimento della marcia verso la piana del fiume Diarré.
Mentre Ottaviani i impegnava a contenere i ribelli, un gruppo di ascari e di portatori ai comando del B. Basci Mohamed Nur Hassen, tentò di proseguire verso il Diarré disperato intento di portare Luigi Spellanzon sulla via della salvezza.
Gli avversari serrarono però con azione rapidissima e resero impossibile il proseguimento dell’azione del reparto all’ordine di Ottaviani e del gruppo comandato dal B. Basci Nur Hassen che era arrivato con la barella di Spellanzon fino a duecento metri più a valle; i portatori si dispersero e la brandina con il ferito venne deposta a terra mentre la lotta continuava furibonda.
Luigi Spellanzon si fece aiutare dal B. Basci a trascinarsi per alcuni metri facendosi consegnare la rivoltella a rotazione ed impegnando col proprio attendente e due ascari l’ultima disperata difesa contro gli avversari.
Spellanzon sparava ripetutamente e con calma eccezionale (sono parole del Comandante italiano) sui ribelli più vicini, rimanendo a sua volta ferito al petto; proseguì la lotta con accanimento uccidendo diversi ribelli finché una pallottola non lo colpì tra la fronte e la tempia.
Così morì Luigi Spellanzon, mentre il fedele B. Basci Mohamed Nur Hassen rimase fino alla cattura accanto al suo superiore caduto; l’at- tendente di Spellanzon venne catturato ed ucciso.
Il B. Basci riuscì a fuggire dopo quattro giorni di prigionia e a raggiungere il 23° Cantiere «Puricelli».
Luigi Spellanzon venne dapprima sepolto sul posto e sulla sua tomba fu eretto un rudimentale «tucul» sormontato da una croce di legno; la notizia della sua eroica morte portò molta costernazione tra la popolazione di Batiè e di Dessié, e i componenti dei reparti Galla eseguirono canzoni e fantasie guerriere a ricordo dell’esemplare sottufficiale alpino.
Quando il comandante Aldo Danieli giunse sul posto, Luigi Spellanzon venne dissotterrato per la constatazione d’identità e seppellito a Badò Uaha, a circa cinque ore da Mermerefià e a tre ore e mezzo circa dal 23° Cantiere «Puricelli».
Questa è la breve gloriosa vita della Medaglia d’Oro Luigi Spellanzon il quale ha lasciato il segno del Suo valore sui labaro della nostra Sezione e nel riconoscente ricordo di tutta Conegliano, la città natale che volle dedicato all’eroico Figlio il suo più bel viale per salutare nel nome di Spellanzon, il visitatore che giunge dal piano.
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