1967 Notizie varie gennaio febbraio
1967
NOTIZIE VARIE
Fiamme Verdi Febbraio 1967
A BRUNICO
L’Alpino di Brunico ha ripreso la sua marcia ideale: ricomposto dopo l’attentato del 2 dicembre scorso - non poniamo l’aggettivo in quanto non ne abbiamo trovato uno idoneo a dire che l’atto terroristico è stato barbaro, oltre che stupido - il monumento è stato riconsacrato nel corso di una cerimonia svoltasi il 19 dicembre e della quale L’ALPINO ci ha fornito una dettagliata cronaca nel suo numero di fine anno.
Mons. Mancini, cappellano capo del IV corpo d’armata, ha impartito la benedizione; il comm. Barello, presidente della sezione «Alto Adige» dell’A.N.A,, ha pronunciato un commovente discorso; l’on. Amadei, sottosegretario agli Interni e presente in rappresentanza del Governo, ha pure detto parole sagge e coraggiose.
L’entità dei danni è risultata inferiore a quanto davano a credere le prime notizie sull’attentato; noi stessi - usciti col giornale il giorno dopo del fatto - avevamo temuto sulle possibilità di ricomposizione nel monumento e ci eravamo anzi offerti per conservare l’opera mutilata qualora ne fosse stato impossibile il ripristino. E’ stato quindi con gioia che abbiamo portato il vessillo sezionale lassù a Brunico per rendere omaggio al risorto medesimo monumento.
L’opera è la stessa - ha detto Barello - anche se integrata internamente di ferro e di cemento. Noi aggiungiamo che ciò può avere il suo significato, in quanto è come se l’Alpino di porfido avesse acquisito un’anima di ferro, mentre il cemento che salda i pezzi viene a rappresentare la fraterna solidarietà alpina che unisce tutti noi in un monumento vivo ed operante che non teme alcuna provocazione.
Mons. Mancini, cappellano capo del IV corpo d’armata, ha impartito la benedizione; il comm. Barello, presidente della sezione «Alto Adige» dell’A.N.A,, ha pronunciato un commovente discorso; l’on. Amadei, sottosegretario agli Interni e presente in rappresentanza del Governo, ha pure detto parole sagge e coraggiose.
L’entità dei danni è risultata inferiore a quanto davano a credere le prime notizie sull’attentato; noi stessi - usciti col giornale il giorno dopo del fatto - avevamo temuto sulle possibilità di ricomposizione nel monumento e ci eravamo anzi offerti per conservare l’opera mutilata qualora ne fosse stato impossibile il ripristino. E’ stato quindi con gioia che abbiamo portato il vessillo sezionale lassù a Brunico per rendere omaggio al risorto medesimo monumento.
L’opera è la stessa - ha detto Barello - anche se integrata internamente di ferro e di cemento. Noi aggiungiamo che ciò può avere il suo significato, in quanto è come se l’Alpino di porfido avesse acquisito un’anima di ferro, mentre il cemento che salda i pezzi viene a rappresentare la fraterna solidarietà alpina che unisce tutti noi in un monumento vivo ed operante che non teme alcuna provocazione.
Alla nostra 40° ADUNATA NAZIONALE - indetta per il 29 - 30 aprile e 1 maggio a TREVISO - noi della Sezione di Conegliano dobbiamo andare almeno in DUEMILA.
Forza quindi con il tesseramento e con l’incremento numerico dei soci, poiché mancano solo poche decine di nuovi iscritti per raggiungere la tanto attesa meta dei duemila !
Forza quindi con il tesseramento e con l’incremento numerico dei soci, poiché mancano solo poche decine di nuovi iscritti per raggiungere la tanto attesa meta dei duemila !
PRIMI CAPITANI
E’ stata recentemente conferita la qualifica di «primo capitano» ai seguenti nostri soci: avv. comm. Francesco Travaini nostro vice presidente sezionale, cav. Mario Salvador sindaco di Conegliano, cav. enot. Giacomo Barazza capo del gruppo-città, prof. cav. Desiderio Viezzer capogruppo di Soligo, Giuseppe Chiarelli, prof. Roberto Carnielli, Fabio Favero, Ettore Narduzzo.
Tra i nuovi primi capitani nominati in provincia vanno ricordati, per la loro notorietà in campo associativo: il cav. rag. Bruno Manfren, il cav. Francesco Cattai, il comm. geom. Ivone Dal Negro e l’avv. Antonio De Vito Piscicelli che in vari periodi del dopoguerra furono presidenti della sezione di Treviso; il dott. Giovanni Ciotti e il rag. Vincenzo Pravato ex vice presidenti della stessa sezione; gli scrittori alpini comm. dott. Giuseppe Mazzotti direttore dell’Ente provinciale per il turismo, e il prof. Romano Cogo autore, tra l’altro, di «Un Alpino della Julia» con cui sono state rievocate le gesta della M.O. Ziliotto; l’avv. Pietro Daniotti; il dott. Giovanni Chiavacci capogruppo di Crespano del Grappa e il cav. Angelo Dammi (medaglia d’argento di Russia) capogruppo di Cavaso del Tomba; il comm. Galliano Monti già capogruppo di Maserada, l’avv. Gino Sartor sindaco di Castelfranco Veneto e il co. Giuseppe Oniga-Farra di Roncade decorato di medaglia d’argento.
Ai neo promossi inviamo felicitazioni vivissime.
Tra i nuovi primi capitani nominati in provincia vanno ricordati, per la loro notorietà in campo associativo: il cav. rag. Bruno Manfren, il cav. Francesco Cattai, il comm. geom. Ivone Dal Negro e l’avv. Antonio De Vito Piscicelli che in vari periodi del dopoguerra furono presidenti della sezione di Treviso; il dott. Giovanni Ciotti e il rag. Vincenzo Pravato ex vice presidenti della stessa sezione; gli scrittori alpini comm. dott. Giuseppe Mazzotti direttore dell’Ente provinciale per il turismo, e il prof. Romano Cogo autore, tra l’altro, di «Un Alpino della Julia» con cui sono state rievocate le gesta della M.O. Ziliotto; l’avv. Pietro Daniotti; il dott. Giovanni Chiavacci capogruppo di Crespano del Grappa e il cav. Angelo Dammi (medaglia d’argento di Russia) capogruppo di Cavaso del Tomba; il comm. Galliano Monti già capogruppo di Maserada, l’avv. Gino Sartor sindaco di Castelfranco Veneto e il co. Giuseppe Oniga-Farra di Roncade decorato di medaglia d’argento.
Ai neo promossi inviamo felicitazioni vivissime.
Pro alpini alluvionati
Come abbiamo comunicato nel precedente numero del giornale, la nostra Sezione ha organizzato il 16 novembre, in collaborazione con il Coro «Castel», una serata di canzoni della montagna svoltasi al cinema Moderno e alla quale hanno pure gentilmente partecipato i Cori alpini di Valdobbiadene e di Vittorio Veneto.
Con l’occasione, i seguenti Gruppi hanno effettuato erogazioni col medesimo scopo: Conegliano Lire 50.000; Susegana L. 45.830; Orsago L. 14.000; S. Lucia di Piave L. 13.000; Collalbrigo L. 12.000; Pieve di Soligo L. 11.000; Mareno di Piave L. 8.700; Solighetto L. 8.000; Barbisano L. 7.000; Vazzola L. 5.000.
L’importo comprensivo del ricavo della serata di canti è risultato di L. 445.850 ed è stato così suddiviso: L. 135.000 a ciascuno dei Comuni di Cencenighe, S. Stefano di Cadore e Forno di Zoldo - tramite i rispettivi sindaci affinché disponessero a favore di famiglie di alpini - e L. 40.850 a favore di alcune famiglie di nostri soci di Susegana che ebbero a subire danni dall’alluvione.
Con l’occasione, i seguenti Gruppi hanno effettuato erogazioni col medesimo scopo: Conegliano Lire 50.000; Susegana L. 45.830; Orsago L. 14.000; S. Lucia di Piave L. 13.000; Collalbrigo L. 12.000; Pieve di Soligo L. 11.000; Mareno di Piave L. 8.700; Solighetto L. 8.000; Barbisano L. 7.000; Vazzola L. 5.000.
L’importo comprensivo del ricavo della serata di canti è risultato di L. 445.850 ed è stato così suddiviso: L. 135.000 a ciascuno dei Comuni di Cencenighe, S. Stefano di Cadore e Forno di Zoldo - tramite i rispettivi sindaci affinché disponessero a favore di famiglie di alpini - e L. 40.850 a favore di alcune famiglie di nostri soci di Susegana che ebbero a subire danni dall’alluvione.
Danneggiata dal maltempo la Chiesetta alpina sul Monte Tomba
Le recenti calamità naturali hanno recato notevoli danni anche alla chiesetta votiva eretta, dagli Alpini di Cavaso, sul monte Tomba e che venne inaugurata l’11 settembre 1960 con l’intervento dell’allora Ordinario Militare mons. Pintonello, della Medaglia d’oro col. Ciamarra che meritò la ricompensa combattendo su quel monte, e di numerose altre autorità civili e militari.
Il sempre coraggioso Capogruppo di Cavaso - la Medaglia d’argento cav. Angelo Dammi - ha provveduto a far prontamente riparare i danni più gravi, ma per il completo ripristino dell’opera occorreranno non meno di due milioni.
E dire che i bravi alpini locali si erano persino messi ad allevare bachi da seta per ricavare qualcosa con cui iniziare la lodevolissima impresa; se possiamo, diamo loro una mano.
Il sempre coraggioso Capogruppo di Cavaso - la Medaglia d’argento cav. Angelo Dammi - ha provveduto a far prontamente riparare i danni più gravi, ma per il completo ripristino dell’opera occorreranno non meno di due milioni.
E dire che i bravi alpini locali si erano persino messi ad allevare bachi da seta per ricavare qualcosa con cui iniziare la lodevolissima impresa; se possiamo, diamo loro una mano.
L’alluvione e i Monumenti del Piave
La recente alluvione ha recato gravi danni anche ai cippi e monumenti che sorgono lungo le rive del Piave; assai rovinati sono rimasti, in provincia di Treviso, quelli eretti a Candelù in località Salettuol: uno dedicato ai nostri soldati che caddero durante i durissimi combattimenti svoltisi nella zona, e l’altro che ricorda i caduti inglesi.
L’on. Vincenzo Gagliardi ha interessato il Governo, con due interrogazioni a risposta scritta, per il sollecito ripristino anche degli altri monumenti, lapidi e cippi dedicati ai caduti nella zona del Piave.
L’on. Vincenzo Gagliardi ha interessato il Governo, con due interrogazioni a risposta scritta, per il sollecito ripristino anche degli altri monumenti, lapidi e cippi dedicati ai caduti nella zona del Piave.
Al Milite ignoto
Qui sulla pietra lacrimata e gelida
ove ogni ardore tutto ormai s'è spento,
innanzi ai resti che un dì il fuoco seppero,
mi chino in atto di raccoglimento.
ove ogni ardore tutto ormai s'è spento,
innanzi ai resti che un dì il fuoco seppero,
mi chino in atto di raccoglimento.
L’autore di questi versi - che possono apparire un umile anche se modesto omaggio al Milite Ignoto - è il bolognese Aldo Vitali il quale (anche il titolo è suo) ha ritenuto di fare della spiritosa enigmistica; si tratta infatti di un indovinello in quanto la quartina ha come soggetto... beh, indovinate? No, non è un cittadino in riconoscente atto di onorare il Milite Ignoto; è invece IL RACCOGLITORE DI CICCHE.
Due parole di spiegazione? Ecco la soluzione dell’autore: la pietra è quella della tomba ma anche quella del marciapiede (veramente - dico io - la pietra del marciapiede è più «sputacchiata» che <lacrimata«, ma andiamo pure avanti); l’ardore spento sta ad indicare la vitalità eroica del Soldato ma anche la brace spenta della sigaretta. Osservate con quanta abilità (son parole del presentatore, non mie) è costruito il terzo versetto:
i «resti»(del Milite ma anche della sigaretta) un dì «seppero»- ossia conobbero - il fuoco, e precisamente l’uno sui campi di battaglia, l’altro fra le labbra del fumatore. Infine, il chinarsi non è quello dell’omaggio ma l’atto di raccogliere la cicca.
Quando sento una bestemmia cerco in qualche modo (pur non essendo nemmeno io uno stinco di santo!) di «rimediare»con una giaculatoria; e la dico anche se quel che odo mi sembra essere tale e anche se chi la pronuncia non ha intenzione di bestemmiare.
Ora io non posso soffermarmi a commentare - con parole mie, magari in rima - il suddetto capolavoro poetico del bolognese Vitali, poiché in Italia è pericoloso difendere un Soldato anche se Morto e anche se Ignoto; è pericoloso anche perchè, invece di fare (badate che questa non è una balla; il progetto c’è stato) un parcheggio per automobili sotto l’Altare della Patria su cui il Milite Ignoto riposa nel simbolico sonno di tutti i Caduti, finisce - qui in Italia - che scaraventano i resti del Milite Ignoto nella spazzatura.
Pertanto, butto giù dal pozzo il mio commento e spezzo anzi la penna per non scriverlo. Prima però - rifacendomi al discorso delle bestemmie, magari male intese, o involontariamente dette - recito quale giaculatoria riparatrice la motivazione con la quale venne conferita al Milite Ignoto la Medaglia d’oro al valore militare:
«Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz’altro sperare che la vittoria e la grandezza della Patria. 24 maggio 1915 - 4 novembre 1918».
Due parole di spiegazione? Ecco la soluzione dell’autore: la pietra è quella della tomba ma anche quella del marciapiede (veramente - dico io - la pietra del marciapiede è più «sputacchiata» che <lacrimata«, ma andiamo pure avanti); l’ardore spento sta ad indicare la vitalità eroica del Soldato ma anche la brace spenta della sigaretta. Osservate con quanta abilità (son parole del presentatore, non mie) è costruito il terzo versetto:
i «resti»(del Milite ma anche della sigaretta) un dì «seppero»- ossia conobbero - il fuoco, e precisamente l’uno sui campi di battaglia, l’altro fra le labbra del fumatore. Infine, il chinarsi non è quello dell’omaggio ma l’atto di raccogliere la cicca.
Quando sento una bestemmia cerco in qualche modo (pur non essendo nemmeno io uno stinco di santo!) di «rimediare»con una giaculatoria; e la dico anche se quel che odo mi sembra essere tale e anche se chi la pronuncia non ha intenzione di bestemmiare.
Ora io non posso soffermarmi a commentare - con parole mie, magari in rima - il suddetto capolavoro poetico del bolognese Vitali, poiché in Italia è pericoloso difendere un Soldato anche se Morto e anche se Ignoto; è pericoloso anche perchè, invece di fare (badate che questa non è una balla; il progetto c’è stato) un parcheggio per automobili sotto l’Altare della Patria su cui il Milite Ignoto riposa nel simbolico sonno di tutti i Caduti, finisce - qui in Italia - che scaraventano i resti del Milite Ignoto nella spazzatura.
Pertanto, butto giù dal pozzo il mio commento e spezzo anzi la penna per non scriverlo. Prima però - rifacendomi al discorso delle bestemmie, magari male intese, o involontariamente dette - recito quale giaculatoria riparatrice la motivazione con la quale venne conferita al Milite Ignoto la Medaglia d’oro al valore militare:
«Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz’altro sperare che la vittoria e la grandezza della Patria. 24 maggio 1915 - 4 novembre 1918».
M. ALTARUI
OBIETTORI a fumetti
E’ recentemente uscito un fumetto per giovani «beat» (uno di quegli album a scenette disegnate, del più deteriore giornalismo) che descrive l’ipotetica vicenda di un obiettore che strappa la cartolina di chiamata alle armi, e decide persino di far saltare bombardiere con una bomba ad orologeria.
Succede però che un pilota sale su quell’aereo, e l’autore del romanzo - per dimostrare che il suo è un eroe - lo fa ammirare mentre sacrifica la vita per salvare quella dell’aviatore facendolo scendere in tempo dall’aeroplano che poi - naturalmente - esplode con un terrificante «BOOOOMM».
Lo sfondo di questo episodio-base è costituito da giovani capelloni e da «sbarbine» in minigonna, che si ribellano ad ogni considerazione dei «grigi» (genitori) aborrendo ogni ideale e condannando l’opera dei padri colpevoli soprattutto di non aver rifiutato di fare la guerra.
Il creatore di questo fumetto ha pure inserito (tanto per far maggiormente odiare i «grigi») l’episodio di un patrigno degenere ubriaco che tenta di violentare figlia della propria moglie; ma (sempre quello che si farà investire dall’aereo) interviene in tempo e salva la ragazza senza far del male all’«uomo cattivo»; questi viene accoltellato dall’esasperata consorte, e chi incolpano dell’omicidio? Proprio l’obiettore, poverino.
Insomma, roba da matti; e con uno spreco di «no alla guerra, all’amore» e tante altre bojate delle quali avrei voluto qui riportare un esauriente campionario. Mi sono trattenuto perchè all’ultimo momento mi accorsi che la casa editrice del fumetto si è riservata tutti i diritti della pubblicazione, vietandone - a termini di legge - la riproduzione anche parziale! Ne ho anzi già leso i diritti artistici e letterari per aver più sopra riportato quel «boooomm» preso integralmente (con tutte quattro «o», e le «m» che fuoriescono dal riquadro della scenetta sennò chissà quando finivano!) da questo capolavoro del fumetto italiano, che adesso - lesto, lesto - mi affretto a buttare sul fuoco, dolente solo che tra le pagine non vi sia rimasto l’autore.
m. a.
Succede però che un pilota sale su quell’aereo, e l’autore del romanzo - per dimostrare che il suo è un eroe - lo fa ammirare mentre sacrifica la vita per salvare quella dell’aviatore facendolo scendere in tempo dall’aeroplano che poi - naturalmente - esplode con un terrificante «BOOOOMM».
Lo sfondo di questo episodio-base è costituito da giovani capelloni e da «sbarbine» in minigonna, che si ribellano ad ogni considerazione dei «grigi» (genitori) aborrendo ogni ideale e condannando l’opera dei padri colpevoli soprattutto di non aver rifiutato di fare la guerra.
Il creatore di questo fumetto ha pure inserito (tanto per far maggiormente odiare i «grigi») l’episodio di un patrigno degenere ubriaco che tenta di violentare figlia della propria moglie; ma (sempre quello che si farà investire dall’aereo) interviene in tempo e salva la ragazza senza far del male all’«uomo cattivo»; questi viene accoltellato dall’esasperata consorte, e chi incolpano dell’omicidio? Proprio l’obiettore, poverino.
Insomma, roba da matti; e con uno spreco di «no alla guerra, all’amore» e tante altre bojate delle quali avrei voluto qui riportare un esauriente campionario. Mi sono trattenuto perchè all’ultimo momento mi accorsi che la casa editrice del fumetto si è riservata tutti i diritti della pubblicazione, vietandone - a termini di legge - la riproduzione anche parziale! Ne ho anzi già leso i diritti artistici e letterari per aver più sopra riportato quel «boooomm» preso integralmente (con tutte quattro «o», e le «m» che fuoriescono dal riquadro della scenetta sennò chissà quando finivano!) da questo capolavoro del fumetto italiano, che adesso - lesto, lesto - mi affretto a buttare sul fuoco, dolente solo che tra le pagine non vi sia rimasto l’autore.
m. a.
Borsa di studio dott. Verri
La borsa di studio istituita a ricordo del dott. Remigio Verri - che fu medico apprezzatissimo di Mareno di Piave e capogruppo degli alpini locali - è stata assegnata alla giovinetta Franca Peccolo frequentante la terza classe della scuola media. La consegna è avvenuta con una breve e significativa cerimonia nel corso della quale è stata ricordata l’opera generosa del dott. Verri.
Sacrario Monte Piana
Presieduto dal generale Ardi, si è riunito nel dicembre scorso il comitato pro sacrario ai caduti di monte Piana, il quale ha tra l’altro deliberata l’istituzione di una borsa di studio per assicurare, a un giovane meritevole per ingegno e doti morali, il compimento degli studi dalla prima media fino al conseguimento della laurea.
Riteniamo di segnalare, anche in questa sede, la generosità del generale Ardi il quale si è detto disposto ad offrire, quale fondo di base per detta fondazione, l’intero importo della liquidazione concessagli quale padre di Franco Ardi, trucidato in Germania dai nazisti, ed anche la sua personale liquidazione quale generale dell’esercito.
Riteniamo di segnalare, anche in questa sede, la generosità del generale Ardi il quale si è detto disposto ad offrire, quale fondo di base per detta fondazione, l’intero importo della liquidazione concessagli quale padre di Franco Ardi, trucidato in Germania dai nazisti, ed anche la sua personale liquidazione quale generale dell’esercito.
Attività dei Gruppi
Il 19 novembre il Gruppo di Collalbrigo si è riunito per la trattazione del futuro programma, e per la cena sociale svoltasi alla Taverna Alpina.
In precedenza i soci si erano recati a deporre una corona d’alloro alla lapide dei caduti.
In precedenza i soci si erano recati a deporre una corona d’alloro alla lapide dei caduti.
Il 4 dicembre, quinto anniversario della propria fondazione, il Gruppo di Barbisano ha riunito i soci in sede alle ore 9,10; alle ore 10 è seguita la S. Messa al termine della quale è stata deposta una corona d’alloro al monumento eretto a ricordo dei caduti della frazione.
E’ seguita la bicchierata; dopo la relazione sull’attività svolta durante l’anno, si sono tenute le elezioni sociali con le quali è stato tra l’altro confermato il bravo Luigi Piloni nella carica di capogruppo.
E’ seguita la bicchierata; dopo la relazione sull’attività svolta durante l’anno, si sono tenute le elezioni sociali con le quali è stato tra l’altro confermato il bravo Luigi Piloni nella carica di capogruppo.
Una festosa riunione conviviale è stata tenuta l'8 gennaio dai baldi soci del Gruppo di Falzè di Piave, al ristorante-bar «Pozzi».
Il solerte capogruppo Pietro Breda ha svolto la relazione sull’attività svolta durante lo scorso anno, e illustrato le linee principali del programma futuro; nella stessa occasione si sono svolte le operazioni del tesseramento e quelle per il rinnovo delle cariche sociali.
Il solerte capogruppo Pietro Breda ha svolto la relazione sull’attività svolta durante lo scorso anno, e illustrato le linee principali del programma futuro; nella stessa occasione si sono svolte le operazioni del tesseramento e quelle per il rinnovo delle cariche sociali.