1972 Lettera al Presidente della Repubblica
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A S.E. il Presidente della Repubblica
Fiamme Verdi Marzo 1972
Come da ogni parte d’Italia si è levato festante il saluto al nuovo Presidente della Repubblica, anche noi, come cittadini ossequienti e rispettosi delle Leggi e dei nostri doveri, porgiamo a Lei Capo dello Stato italiano, l’augurio deferente e rispettoso, più fervido e sincero affinché il suo settennale mandato si svolga in un’atmosfera di concordia, di pace e di benessere per tutti gli italiani.
Il nostro plauso per la Sua elezione alla più alta carica dello Stato, è condiviso profondamente da tutti gli alpini, perchè vedono in Lei l’Uomo nuovo che compendi le più atte virtù italiche, la tenacia, la serietà, l’onestà, la modestia oltre che la scienza ed una cultura non comune.
Quante volte è stato chiamato a risolvere col Suo personale prestigio e la sua profonda conoscenza dei sentimenti umani, situazioni delicate e momenti difficili della Nazione. Lei ha sempre risolto i problemi cruciali del Governo e poi da uomo cosciente, probo ed onesto si è ritirato in disparte, senza nulla chiedere, lasciando ai politicanti di mestiere, il compito di continuare (quando sono riusciti) l’opera da Lei iniziata.
Gli alpini sono lieti e felici della scelta, poiché finalmente dopo tanto tempo è stato trovato Colui che alla profonda cultura, unisce la modestia dell’uomo semplice e generoso. Ma la felicità degli alpini per la scelta fatta, si appoggia su un’altra cosa che forse a molti è sfuggita, una cosa che ci tocca proprio sul vivo.
Chi ha sentito il discorso da Lei pronunciato il giorno della Sua elezione, alte Camere riunite, ha sentito finalmente un Presidente della Repubblica parlare all’alto consesso di Patria, di Italia, di Tricolore.
Non ha detto Paese come tanti altri che si vergognano di pronunciare quella parola per noi così sacra; ha detto Patria senza reticenze e senza sottintesi; ha detto Patria come lo diciamo noi col cuore; ha detto Patria come la sentono tutti i veri italiani; ha detto Italia con la convinzione dell’uomo retto che riunisce in questa parola tutte le nostre genti con la loro storia, col retaggio dei loro sacrifici, col ricordo del loro passato, ed il nostro cuore si è aperto e gonfiato di gioia.
Grazie Signor Presidente delle Sue parole; sono parole che da tanto tempo non sentivamo uscire dalla bocca dei «Grandi Elettori»; sono parole che ci danno la certezza di ben sperare per il bene delle nostre genti, legate a sentimenti di tradizione, di onore e di gloria.
Signor Presidente, Lei può sempre contare sulla deferente indefettibile fedeltà dei nostri alpini, perchè anch’ essi hanno come Lei un solo partito «L’ ITALIA», ed una sola politica «LA PATRIA».
Con profonda stima e devozione
A. Piasenti
Consigliere Nazionale A.N.A.