1986 Annuale incontro con la Cadore e la Julia
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L’intervento del gen. Cauteruccio, comandante della Brigata Alpina “Cadore”, attorniato dal sindaco rag. Silvestrin e dal prof. Vallomy
Il presidente Vallomy mentre pronuncia la sua allocuzione
ANNUALE INCONTRO CON LA "CADORE" E LA "JULIA"
Fiamme Verdi Giugno 1987
La spontaneità e la ricchezza dei rapporti umani tra gli alpini in servizio e quelli in congedo, si sono espressi ancora una volta in un clima di serenità, di fraternità e cordialità, durante la cena annuale della Sezione, avvenuta a Conegliano l’8 dicembre.
Gli ufficiali e sottufficiali alpini offrono un’immagine certamente delicata ed emblematica del ruolo e della funzione a cui sono chiamati ad assolvere, per la complessità e per la delicatezza dell’esercizio stesso, in un contesto scolastico - educativo, oggi giorno critico, perchè si trovano di fronte a delle nuove leve - fortunatamente una minoranza - in possesso dell’anacronismo dell'interpretazione della disciplina, dell’etica morale e degli ideali, ed anche perchè sorretti da ideologie dannose e di tornaconto, quando non sono, poi, strumentalizzate.
Ciò riflette una triste realtà, non di facile interpretazione e soluzione, che tuttavia non possiamo condividere.
Questi uomini si trovano coinvolti, loro malgrado, nel turbine delle critiche più ingiustificate. Essi non possono abdicare alla missione per la quale hanno optato, con impegno e serietà, e cioè operare per l’ordine e la difesa del nostro Paese, del nostro focolare e delle nostre tradizioni.
Trovo quindi assurdo, almeno finché l’uomo non sconfiggerà il male e saprà indiscriminatamente essere rispettoso di chicchessia, la soppressione di organi e di strutture militari, istituiti esclusivamente per la difesa del bene comune. Questo è previsto anche dalla nostra Costituzione.
Tutti noi vogliamo la pace, giovani e meno giovani, ma dobbiamo anche meritarcela, non certamente facendo solo quello che ci fa più comodo.
A tale proposito mi è gradito riportare alcune righe del “Documento” - per una nuova cultura di pace, quale scuola per i giovani - dell’arcivescovo di Udine S.E. mons. Alfredo Battisti (riportato da “Il Gazzettino” del 7 marzo 1987).
—“Occorre insegnare ai giovani che la Patria si difende e si ama non solo con le armi, nel breve periodo in cui ci si addestra alla possibile guerra di difesa, ma con l’obbedienza alle leggi, con il rispetto della persona e dell’ambiente ecologico, con l’uso corretto della propria libertà, che non lede la libertà altrui, con l’onestà del proprio lavoro, con il contributo al bene comune, evitando l’evasione fiscale e la chiusura egoistica del privato, mettendo il proprio tempo libero al servizio dei più deboli. Questo amore perla Patria è impegno di tutta la vita”.
Combin, nel suo libro “Teologia della pace “ha fatto il calcolo che dal 1496 a.C. al 1821 d. C., l’umanità ha visto 3092 anni di guerra e 227 anni di pace.
Come dicevo all’inizio, la nostra è stata una simbiosi amichevole, fruttuosa fra veci e bocia, tra coloro che sono in possesso di un bagaglio di enormi esperienze, soprattutto se riferite alla tragedia della guerra, ed altri più giovani, che hanno trascorso un periodo di naja tranquillo; chi in servizio, chi in congedo, ma tutti accomunati dagli stessi valori.
La presenza dei graditi ospiti. del sindaco di Conegliano rag. Flavio Silvestrin, del gen. Italico Cauteruccio, comandante della Brigata Alpina “Cadore” e del col. Luigi Fontana vice comandante della “Julia”, dell’amico - ospite immancabile - col. Luciano Spagnut e di altri ufficiali e sottufficiali delle due Brigate Alpine -
che, per timore di dimenticare qualcuno, non nominiamo -, del col. Vittorio Vettorazzo dei C.C. in servizio presso il 5° Corpo Armata di Vittorio Veneto, del cap. Guido Sodi comandante la Compagnia C.C., dei ten. Giuseppe Zaffarana della Guardia di Finanza, del mar. magg. Giuseppe Castorina, comandante la Stazione C. C., ha dato lustro e soddisfatto gli alpini della Sezione.
Sono pure intervenuti - affrontando un lungo viaggio - il ten. col. Italo Biasotto (che fu allievo del prof. Vallomy), il ten. col. Silvio Jordan, ospiti del nostro socio ten. col. Italo De Candido.
I saluti e gli auguri sono stati espressi dal sindaco Silvestrin, dal presidente Vallomy, dal gen. Cauteruccio e dal col. Fontana, i quali hanno ricordato, con brevi ma incisive parole, le nobili finalità dell'Associazione, finalità rivolte in particolare ad opere socio-umanitarie, in sintonia con quelli che vogliono essere i dettami del nostro statuto, e che sono divenuti patrimonio di ognuno di noi.
Gli ospiti sono stati ricevuti, infine, nella nostra sede per offrire loro della buona “grappa “.
Renato Brunello