1986 Naja e polemiche - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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1986 Naja e polemiche

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NAJA E POLEMICHE
Fiamme Verdi Dicembre 1986

Perchè tanto ingiusto ed inumano accanimento contro i nostri dirigenti che hanno il compito della difesa nel nostro Paese?
Prima di riportare, integralmente e doverosamente, il seguente articolo, che il Presidente Nazionale dr. Leonardo Caprioli ci ha fornito, e che è apparso sulla prima pagina del quotidiano “l’Adige” del 26 agosto c. a., riferito all’intervento del gen. Benito Gavazza, Comandante del 4° Corpo d’Armata Alpino, in occasione della cerimonia del cambio del Comandante della Brigata Alpina “Orobica”, tenutasi alcuni mesi fa a Merano, vorrei azzardare alcune brevi considerazioni, senza lasciarmi coinvolgere in indignitose polemiche.
In questo periodo, ne ho sentite e ne ho lette di cotte e di crude sulle strutture e sugli uomini che ricoprono, nell’Esercito, le più alte cariche. Polemiche delle più assurde, accuse ingiuste, strumentalizzazioni a non finire. da infondere nel cuore tanta tristezza, ed offendere quei sentimenti che sono patrimonio di ogni cittadino amante della giustizia, della libertà e della pace.
Il mondo, purtroppo, è sempre stato invaso di poveri e miserabili personaggi, despoti, megalomani, pieni di burbanzosa prosopopea, e che, la storia insegna, hanno approfittato della debolezza e dell’indifesa altrui per sopraffare ed assoggettare con la forza.
Nell’epoca in cui viviamo, troviamo assurdo che questo avvenga, ma disgraziatamente è una cruda realtà.
Noi vediamo mestamente che tante dimostrazioni, alcune poi strumentalizzate e farisaiche, non hanno la forza di evitare certi conflitti. Solo la recente iniziativa del Santo Padre, di riunire i 150 esponenti di diverse religioni ad Assisi, a pregare per far cessare almeno un giorno tutte le guerre, ha ottenuto l'approvazione unanime, anche di tantissimi governanti. Nella preghiera e in questa ottica si può ottenere la pace. Gesù venendo al mondo mandò l’Angelo ad annunciare “agli uomini di buona volontà” la pace. Molti uomini non hanno recepito questo messaggio. Se tutti gli uomini si volessero bene come fratelli, non esisterebbero le armi, e nemmeno gli eserciti.
E quello che fa tanto male è il fango che viene gettato sui Dirigenti delle Forze Armate, su degli uomini che sono come noi ed anche migliori di noi, e che nell’adempimento di un loro dovere di cittadini, in virtù anche della nostra Costituzione, a cui si sono offerti non senza sacrifici, intendono difendere la libertà. Essi sono in possesso di un’etica morale, di un senso di umanità; anche loro hanno una famiglia e dei figli.
Certa stampa vergognosamente denigratoria, appare senza dubbio ipocrita, “sponsorizzata” da certe ideologie, da quei personaggi che di coscienza ne devono avere molto poca, e che dovrebbero rappresentare l’immagine del nostro bel Paese. Povera Italia!
Anche il generale Umberto Capuzzo, ora capo della missione diplomatica speciale a Vienna, tempo fa, aveva denunciato la campagna contro le Forze Armate, diretta in particolare verso i quadri.
“Se c’è un male oscuro — aveva detto Capuzzo — è quello dei quadri e riguarda l’incomprensione del Paese. I quadri meritano il più grande apprezzamento”. Egli inoltre ha ricordato che ufficiali e sottufficiali italiani non hanno nulla da invidiare agli altri eserciti.
La signora Maria Bosio, moglie del generale Franco Bosio, afferma che dietro una carriera, una greca, non c’è il nazista, come certa malvagia stampa si compiace dire, ma ci sono uomini e famiglie che hanno una somma di sacrifici che tanti non amano fare.
La sua è una famiglia unita, fortissima nelle sue basi morali e religiose. Una famiglia che ha avuto sempre alta la bandiera della propria dignità e riservatezza.
Ed aggiungeva di far si che le giovani anime dei nostri figli siano superiori alle beffe e alle meschinità: solo così potremo sperare in mondo migliore.
E per queste anime dei giovani militari di leva che ci hanno lasciato, esprimiamo ai familiari il nostro più sincero e profondo cordoglio.
Io posso assicurare che purtroppo, tanti giovani, di qualsiasi disciplina, spogli di sentimenti familiari, non sono immuni dalla degradazione della persona umana e quindi soggetti alla vulnerabilità della mala vita.
Ecco che la vita militare diventa per loro un inferno, e la rigettano con qualsiasi mezzo.
Ho avuto modo, un paio di anni fa di scrivere, su questo periodico, in occasione dell’incontro annuale degli alpini della nostra sezione con gli ufficiali delle Brigate Alpine “Julia” e “Cadore”, le difficoltà di questi uomini a coltivare i rapporti con le reclute. E che trova fondamento e giustificata preoccupazione nello specifico ruolo e nelle elevate mansioni, l’espletamento della propria funzione di chi ha la responsabilità culturale e giuridica dei giovani, che, sia pure per breve tempo, entrano a far parte di una organizzazione disciplinare subordinata, diversa nella sostanza, a quella civile. Ecco che nel contesto generale di una società che ha mille problemi, problemi che si riversano sul cittadino e in particolare sui giovani - alcune volte assai sprovveduti - essi rimangono in gran parte irrisolti. E questi giovani carichi di inesperienze, o esperti nella parte negativa del comportamento individuale, vengono collocati a compiere un servizio, sostanzialmente delicato, a livello civico-culturale di formazione e di temperamento del proprio carattere.
Ciò è sentito e manifestato dai comandanti dei reparti alpini, i quali consci della grande responsabilità studiano e raccolgono utili indirizzi per il conseguimento, nei limiti, di quegli obiettivi, che sono gli obiettivi di una sana società. Noi fraternamente li incoraggiamo ed auguriamo loro di far parte di quegli educatori di cui abbiamo tanto bisogno.
Il Presidente nazionale Nardo Caprioli, nell’ALPINO di settembre ca. ha scritto:
“Cui prodest?”, a chi giova? Chi può avere interesse perché si verifichi un senso del genere? soprattutto perchè abbiamo imparato, e spesso a nostre spese, che ormai, in questa nostra povera Italia, gli ideali che sono alla base della nostra vita alpina, non esistono
più”.
RENATO BRUNELLO

Dal giornale “L'Adige” pubblichiamo:
GAVAZZA A MERANO
“L ‘esercito è sano” assicura il generale
Appassionata difesa della vita di Caserma e dei suoi valori

MERANO - «Nonostante tutto la vita militare è sana, corretta. Siamo coscienti e responsabili di gestire il denaro dei contribuenti e ci sforziamo di farlo al meglio. Abbiamo il dovere di addestrare i militari e quello Io eseguiamo. Questo conta per gli alpini, non le polemiche, per di più spesso scorrette».
Si è conclusa così la appassionata, dura e decisa difesa dell’Esercito, e degli alpini in modo particolare, da parte del generale Benito Gavazza, comandante il 4° Corpo d’armata alpino. L’alto ufficiale ha respinto le accuse contro le strutture dell’Esercito. Ha invece ribadito lo «stato di salute» dei corpi di montagna.
Il generale Gavazza, per questa arringa difensiva, ha approfittato della cerimonia del cambio della Brigata alpina “Orobica” avvenuto nel piazzale della caserma «Cesare Battisti» di Merano. ieri mattina. »E in corso una campagna di stampa — ha detto Gavazza — contro le nostre strutture. C’è chi sta gettando fango sull’Esercito, nel quadro di una manovra che sembra tanto denigratoria quanto oscura nei suoi fini. Ebbene, smentendo queste voci io posso affermare che da noi l’ambiente è sereno. Nelle mie visite trovo facce sorridenti, gli uomini in divisa hanno fiducia nel corpo cui appartengono».
L’arringa è quindi salita decisamente di tono, così come la voce del generale. «Non posso tollerare che un contrammiraglio (chiaro riferimento, pur senza citarlo, a Fulvio Accame, ex ufficiale di marina, già parlamentare socialista e portavoce della associazione familiare delle vittime militari n.d.r.) offenda la nostra dignità accusandoci di dire frasi da turpiloquio, commentando circostanze che non ha visto né vissuto Non mi permetterei mai di giudicare il suo comportamento di comandante, di usare nei suoi confronti gli stessi termini che lui ha usato per qualificare un ambiente dove pure ha vissuto ed operato. Che ritorni in caserma, che ci venga a fare visita; si accorgerà di quanto la realtà sia distante da ciò che dice!»
Il generale Gavazza ha concluso il suo intervento tra gli applausi. Posso parlare così, ha ricordato, perchè reduce da sopralluoghi in varie caserme, comprese quelle di Trento: «Forte dal supporto dei fatti».
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