1987 Al Bosco delle Penne Mozze
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BOSCO DELLE PENE MOZZE
Al memoriale di Cison il 26° Raduno
Collocata la “stele” della M.A. s.ten. Augusto Giongo
Collocata la “stele” della M.A. s.ten. Augusto Giongo
Fiamme Verdi Dicembre 1997
L’appuntamento al Memoriale del Bosco delle Penne Mozze - che richiama migliaia di alpini e familiari a ricordo storico e grato dei caduti per la Patria - anche quest'anno è stato profondamente sentito.
E’, quindi senza dubbio un incontro di grande popolarità, forse in alcuni momenti un po’ troppo esuberante, e come accade in altre circostanze analoghe può apparire prevalente la festa enogastronomica. Non è così.
La sacralità del luogo viene rispettata in tutti i suoi crismi, e l'omaggio che scaturisce dal cuore degli alpini verso coloro che con estremo sacrificio donarono la vita, affinché noi la potessimo maggiormente apprezzare e difendere, é gelosamente custodito ed opportunamente celebrato.
La giornata é stupenda, il sole splende riscaldando anima e corpo. La cerimonia ha avuto inizio con l’alza bandiera e la deposizione di una corona di alloro alla grande “stele” innalzata alle “Penne Mozze”. Quindi la S. Messa concelebrata dal magg. don Sandro Capraro e da don Venanzio Buosi. Molto applaudita l'omelia di don Sandro, il quale, tra l'altro, ha richiamato i convenuti ad un maggior raccoglimento e rispetto al luogo sacro, in particolare durante la S. Messa.
Il prete alpino, oggi della “Julia”, ha capito di aver toccato un tasto delicato e quindi si è scusato per lo sfogo, ma ha tenuto a ribadire ai presenti che non è conveniente confondere il sacro con il profano.
Noi che da sempre partecipiamo a questa ricorrenza celebrativa ne conosciamo le difficoltà di interrompere le mescite e il disgustoso vociferare durante gli istanti significativi e solenni della cerimonia (ne sapevano qualche cosa gli indimenticabili Mario Altarui e Marino Dal Moro).
Prima della S. Messa il presidente del Bosco delle Penne Mozze Claudio Trampetti, salutando i convenuti, ha annunciato la posa a dimora della “Stele” a memoria della medaglia d’argento s.ten. Augusto Giongo di Treviso, caduto sul fronte greco-albanese, soggiungendo che in futuro saranno poste altre “Stele” in ricordo di altre Penne Mozze.
Questo - egli ha detto - avverrà poiché è stato possibile fare una più attenta verifica dei dati in nostro possesso e da segnalazioni di familiari che ci hanno fornito informazioni o documentazioni che comprovano i requisiti per ricordare in questo luogo i loro congiunti.
Infine ha rivolto, a. nome di tutti gli alpini, l’augurio di pronta guarigione al Presidente nazionale dott. Leonardo Caprioli, il quale ha subito un ulteriore intervento chirurgico.
Caprioli ha inviato i suoi più cordiali saluti, assicurando la sua presenza spirituale.
Al termine della Messa il Presidente della sezione di Treviso Francesco Zanardo ha letto al preghiera dell’Alpino, mentre i coro ANA di Vittorio Veneto ne sottolineata le parole con il canto “Penne Mozze”.
Successivamente Massimiliano Dal Mas ha suonato le note del silenzio.
Roberto Prataviera ha letto la motivazione della medaglia d’argento al valor militare concessa alla memoria del s.ten. Augusto GIONGO.
Ha quindi preso la parola il presidente dell’Associazione Penne Mozze Lorenzo Daniele che dopo aver porto il saluto dell’Associazione, ha presentato il Gen. C.A. Franco Bettin nella veste di oratore ufficiale, del quale riportiamo l’applaudita “conversazione” che ha coinvolto tutti i presenti. Eccola:
“Ringrazio il dr. Daniele, presidente dell’Associazione, per aver voluto elencare tutti i miei incarichi passati che valgono non tanto per il prestigio dei posti, ma per quanto ho potuto fare. Ho accettato di parlare per tre motivi: primo perché me lo ha chiesto lui e non potevo dirgli di no; secondo perché qui sono venuto ormai tante volte, assieme a voi ma anche per conto mio. Ho portato alcuni amici a vedere questo posto che non conoscevano; terzo, per onorare la memoria di mio padre che, richiamato durante l’ultima guerra quale ufficiale medico, ha prestato servizio in un reggimento di alpini in Jugoslavia. Ed è stato questo il motivo per cui, al termine della guerra essendo italiano, è stato catturato dalla polizia di Tito e infoibato...
Quindi mi sento tra amici e anche se non ho mai fatto servizio nelle truppe alpine, mi sento uno di voi.
Condivido quelle che ha detto prima Don Sandro, ma vorrei fare una precisazione, perché mentre lui diceva quelle cose, ho visto le facce delle persone nel piazzale, ho guardato lassù dove c’è il Crocifisso e qui dove ci sono tante persone, ho visto tutti assorti in un profondo raccoglimento.
Tutti sono venuti al Bosco con l’intento di onorare la memoria di questi nostri fratelli... E che poi finita la cerimonia, finiti i discorsi, dopo aver alimentato lo spirito, sia anche necessario alimentare il corpo, è un fatto umano... Don Sandro, a cui non rivolgo una critica, lo conosco da tanti anni, quando io ero ancora colonnello vice comandante della “Vittorio Veneto”, arrivò a Trieste dove ci accomunò subito una cordiali simpatia, perché è un uomo eccezionale. Ed ora consentitemi di dire che questo nostro Bosco, nato dalla volontà di Altarui, Dal Moro, Salvadoretti e di tanti altri, che hanno contribuito alla sua realizzazione con idee, col lavoro o contributi economici, ha il profondo significato di onorare chi alla Patria ha dato tutto, chi ha saputo dare tutto perché ci sono anche coloro che potevano dare ma non hanno dato, e chi ha il nome scritto su queste stele, sicuramente ha dato tutto.
Nel mese di maggio ho detto ad un gruppo di amici: “vi porto in un posto bello”. Li ho portati qui, hanno visto e hanno detto: “ Come hanno fatto a fare una cosa tanto bella e significativa...”. Ho risposto che l'idea l'hanno avuta gli alpini, l'hanno realizzata gli alpini perché quando gli alpini vogliono fare una cosa, la fanno ad ogni costo! Questo Bosco io lo chiamo la fabbrica di San Pietro, perché non si finisce mai di lavorare.
Oggi c'è una nuova stele, ce ne saranno altre domani, man mano che si stanno raccogliendo gli elenchi di quelli che vengono rimpatriati dalla Russia, ora sappiamo che chi è stato dichiarato disperso è effettivamente caduto, sappiamo dove e quando è morto, quindi il lavoro non finirà tanto presto. E parlando con gli amici ho sentito che ci sono tante idee capaci di rendere questo bosco più conosciuto a livello nazionale. Per esempio la realizzazione di una piccola cripta nella quale trasferire di un alpino, magari medaglia d’oro. Dico questo perché è bellissimo che facciate tutto da soli, ma se si riuscisse a coinvolgere anche il Centro sarebbe certamente una cosa utile. Si potrebbe cominciare con un piccolissimo museo dove sistemare alcune cose in modo che chi viene possa trovare un depliant, un libro, una foto, qualcosa insomma che racconti la storia del Bosco...
Io non voglio essere lungo, perché si sa che le cerimonie finiscono sempre con in discorsi che spesso vanno oltre la pazienza di chi ascolta. E allora vorrei chiudere appoggiando l’idea della quale mi ha parlato l'amico Daniele. Il prossimo anno c'è l'intenzione di mettere una stele dedicata a tutti i Caduti. Gli alpini vogliono ricordare tutti i caduti, tutti in senso generale direi quali mondiale, della parola, perché quelli che hanno combattuto e sono morti, hanno combattuto e sono morti per qualcosa in cui credevano, sbagliata o giusta che fosse, e volerli ricordare tutti ha un significato che esprime il sentimento della pietà.
I morti, fin dal momento in cui muoiono, si riconciliano con Dio e con gli uomini. I vivi possono anche non riconciliarsi, però credo abbiano il dovere di provare questo sentimento di pietà verso tutti coloro che sono caduti.
E con questo ragionamento che sento anche mio termino, augurandomi di tornare ancora per tante volte fra di voi, perché qui mi trovo tra amici, tra fratelli, tra compagni d’arma, perché ognuno ha fatto il suo servizio con serietà, con onore, con lealtà. Ecco io chiudo con l’augurio che questo bosco possa andare avanti, completarsi e migliorarsi. Concludo con un Viva gli Alpini e Viva l’Italia...”
Al termine della cerimonia le autorità presenti hanno reso omaggio alla “Stele” della medaglia d’argento s.ten. Augusto Giongo, posizionata al Bosco pochi giorni prima, nella zona riservata alla Sezione di Treviso.
Alla cerimonia erano presenti autorità civili e militari, tra i quali i sindaci di Treviso Giancarlo Gentilini, di San Fior Fiorenzo Carniel e di Cison Gildo Salton; il vice Questore Giuseppe Corsi, il vice Prefetto Ispettore Aldo Luciano; i generali Italico Cauteruccio, Vittorio Lucchese e Carlo Giannini; i presidenti delle sezioni di Conegliano Paolo Gai, di Marostica Luigi Menegotto, di Treviso Francesco Zanardo e di Valdobbiadene Pietro Longo; il presidente dell'A.s.Pe.M. Lorenzo Daniele, il direttore operativo del periodico Penne Mozze Roberto Prataviera. Inoltre i vessilli delle sezioni Ana di Conegliano, Feltre, Marostica, Pordenone, Treviso, Valdobbiadene e Vittorio Veneto, le bandiere delle Associazioni Penne Mozze, Nastro Azzurro di Vittorio Veneto, ANPI di Treviso, Artiglieri di Follina, Combattenti d Reduci di Cison, Colle Umberto, Sarmede, e Vittorio Veneto, ex internati di Oderzo, Follina, Santa Lucia, Treviso, Vittorio Veneto, Preganziol, Caduti e Dispersi di Caerano San Marco, Montebelluna, Susegana, Mutilati ed Invalidi di Santa Lucia di Piave e Vittorio Veneto, Paracadutisti di Treviso e Santa Lucia di Piave, reduci di Russia di Treviso e Giavera.
Erano pure presenti 110 gagliardetti di gruppi alpini provenienti dal Triveneto e da altre regioni che sarebbe oltremodo lungo citare individualmente. Possiamo affermare che è stata ancora una giornata all’insegna dello spirito alpino che mette in evidenza la straordinaria aggregazione delle Penne Nere, al disopra di ogni indirizzo polipartitico.
Essi si sentono tutti uguali e lanciano il significativo ed autentico messaggio di comunanza, di solidarietà e di pace.
Renato Brunello