1990 Posta giugno - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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1990 Posta giugno

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POSTA
Fiamme Verdi Giugno 1990

A MARGINE DEL TESTO DEGLI AUGURI DI NATALE 1989 DEL PRESIDENTE DELLA SEZIONE QUANDO SCRIVE DI «FARE O NON FARE POLITICA»

Ecco a tale proposito una lettera del Presidente nazionale dott. Leonardo Caprioli al nostro  Presidente.
«Carissimo Vallomy,
ricevo oggi “Fiamme Verdi” e leggo gli auguri del Presidente. Caro Vallomy, grazie per quanto hai scritto. Io da anni  sto cercando, purtroppo inutilmente, di far togliere dal nostro Statuto il termine “apolitica”, riferito alla nostra  associazione del C.D.N. non riescano a capire che l'A.N.A. ha sempre fatto, fa, e farà politica perchè, come tu scrivi,  si è sempre interessata dei “problemi che riguardano tutti noi”. Per scrivere queste cose ci voleva il buon senso di un  carissimo alpino che sta arrivando a quota 90: che tutti i 330.000 debbano arrivare a questa quota per capire certe  cose?
Grazie, carissimo Vallomy: spero che tu stia ancora a lungo con noi perchè abbiamo bisogno di alpini come te.
Ti abbraccio con affetto.
Nardo Caprioli

In riferimento al pensiero augurale di fine anno, il prof. Gualtiero Concini, alpino reduce di  Russia gli scrive:
Carissimo,
leggo su “Fiamme Verdi”; giuntomi stamane, il tuo augurio natalizio e ci trovo l’eco delle nostre chiacchierate.  Colpisce il tuo invito a “meditare” sui fondamentali interrogativi del tempo passato e del tempo presente, del tempo in  cui la famiglia era il centro e si parlava tra di noi e del tempo in cui il diffuso benessere ci distrae, del tempo in  cui pensavamo che la vita fosse sacra e la notizia di un omicidio faceva scalpore, e di questo tempo in cui la vita non  viene considerata, in cui si uccide a cuor leggero, perchè il colore della pelle è diverso, perchè quello è nato sotto  un parallelo diverso, perchè quello è “ebreo”, o soltanto per un sorpasso o altri simili futili motivi.
Tanti altri motivi di meditazione ci sono, che tu non hai potuto approfondire, perchè “non è questo il luogo”. Ma li hai  racchiusi tutti nel monito, sul concetto di "far politica" e nella parte conclusiva del tuo messaggio.
Chissà se almeno una parte di queste tue parole sarà riportata nell’eco della stampa su "L'Alpino"?!
E, d’altra parte, questo deve essere il vero senso odierno dell'A.N.A. Io mi sono fatto un motto che talvolta ricorre  nel “Fuarce Cividat”: “Dare per resistere”. Ognuno di noi ha avuto dagli altri, in parole di comprensione, di  incoraggiamento, in un gesto di fiducia, quando talvolta la vita ti sembra più deludente, quando non più amara; e allora  trovi chi ti aiuta, spiritualmente, moralmente, materialmente: basta talvolta anche una stretta di mano, una parola e,  se occorre. anche un minimo aiuto materiale. Ecco, noi dobbiamo restituire, dobbiamo così formare una infinita catena  d’amore. Ecco cosa vuol dire “meditare”, e il tuo invito ai soci nasconde anche questo.
Sapranno le giovani generazioni, figlie del benessere, capire i! tuo messaggio? Lo spero, anche perchè la nostra naja,  pur con tutte le comodità attuali, qualche cosa insegna.
Bene, caro Giacomo, mi accorgo che ho detto molto, più di quanto avessi in mente all'inizio.
Un abbraccio. Ciao.
Gualtiero


Spettabile Redazione di “FIAMME VERDI”
Ho ricevuto anche se in ritardo, il vostro gradito periodico Sezionale che riporta, oltre ad interessanti notizie sulla  Vostra ammirevole attività, il necrologio del grande comune Amico Mario Altarui. Allegato alla presente, Vi mando  fotocopie di un breve ricordo che ho scritto per Genova Alpina, non tanto perché si dica ma che bravi! Ma unicamente per  dirvi quanto anche noi qui nella nostra Liguria abbiamo apprezzato l’Uomo Altarui e la sua opera.
Allego pure una cartolina fatta stampare in occasione della nostra prima visita collettiva al Bosco.
Cosa aggiungere ancora a quando detto e scritto da molte parti? Mario Altarui ha lasciato un grande vuoto  indiscutibilmente in noi tutti. Spero vivamente di continuare a leggere il vostro giornale che l’amico Mario mi aveva  fatto pervenire da tempo, specialmente se, esso giornale, dovesse sostituire il, per ora sospeso “Penne Mozze”.
A nome e per conto del nucleo dei Soci AsPeM ligure, auguro ogni bene a Voi tutti con un arrivederci perché no? a Verona
Con tutta stima.
Mario Bearzi

La sera del 28 agosto, una telefonata da Treviso: il grande cuore di Mario Altarui si è fermato, domani mattina i  funerali.
Essendo materialmente impossibile presenziare alle esequie, la Sezione di Genova, che conta oltre venti soci del “Bosco  delle Penne Mozze”, la creatura di Mario Aitanti ben conosciuta dagli alpini liguri, ha immediatamente provveduto a  inviare un telegramma alla famiglia e un altro al capogruppo A.N.A. di Cison di Valmarino, la località in cui il Bosco  si trova: “Soci liguri dell’AsPeM si uniscono ai cordoglio unanime per la dolorosa scomparsa in un grande Amico”.
Mario Altarui lo abbiamo conosciuto fondatore e infaticabile organizzatore di quel vero Tempio della pietà umana che è  il “Bosco delle Penne Mozze”. Era il 1976, e nel primo nucleo di soci fondatori ci furono cinque soci del Gruppo di  Recco. Lo abbiamo visto crescere questo Bosco, ampliarsi, sempre più bello e suggestivo, sempre più ammirato da  centinaia e centinaia di visitatori in devoto pio pellegrinaggio per onorare le migliaia di Penne Mozze.
Addio Mario, Amico carissimo.
Ora ci piace immaginarti tra quelle Penne Mozze che CI hai insegnato ad amare con particolare devozione. Grazie per le  lezioni che ci hai dato di bontà, altruismo e spirito di sacrificio. Il Premio nel Paradiso di Cantore non ti può  mancare. I rimasti continueranno nella tua opera che non deve e non può morire.


IL PASSEROTTO E IL MERLO
COMPAGNI DI VENTURA

Quando mi alzo di buon’ora,
alla finestra m’appresso,
non solo per godermi l’auror
 e la mattinale freschezza,
ma per curiosare con contentezza,
due pennuti francescani,
il bruno passero
e il merlo nero.
Sono amici e lo si vede,
spigolano assieme con destrezza,
col frullio delle ali ed allegrezza,
le poche briciole della mia mensa,
sparse
sulla virente erbetta
del mio giardino.
Giorno e sera penso ad essi,
dando una mano alla provvidenza.
Son diversi nella forma,
ma uguali nell’essenza
compagni nell’avventura,
solidali con franchezza
come dev’essere ogni creatura.
natore

 
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