1991 Adunata nazionale a Vicenza - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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1991 Adunata nazionale a Vicenza

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ADUNATA NAZIONALE VICENZA 1991
VICENZA, 1991
Il Presidente Leonardo Caprioli - rivolto al ministro della Difesa (Rognoni):
"...Anche se, brontolando, gli alpini hanno sempre accettato tutto, hanno comunque e sempre preferito e preferiscono tuttora dire, Viva l'Italia".



La città del Palladio accoglie la 64° Adunata Nazionale
VICENZA ALPINA IN GRANDE FESTA
Fiamme Verdi 1991 di  Renato Brunello

Il neo presidente Basso scorta il Vessillo, seguito dai vicepresidenti Bozzoli e Cais.

Il credo delle Penne Nere la fiamma della solidarietà
Vicenza è orgogliosamente la patria li un grande esercito di Penne Nere, ed attualmente è una delle Sezioni più numerose, inoltre annovera nella provincia altre tre belle Sezioni: Bassano del Grappa, Marostica e Valdagno. Quindi legittima è stata la pretesa di voler accogliere il più grande Raduno degli Alpini. Vicenza, la bella città veneta, sorge ai piedi delle estreme propaggini dei Monti Berici.
La Città deve la sua importanza commerciale, industriale ed artigiana alla sua posizione centrale di un’area intensa — dove è sviluppata anche una forte produzione agricola—, in un punto di convergenza di vie di comunicazione stradali e ferroviarie, tra le quali quella obbligata tra i Lessini e i Berici, diretta verso la pianura Lombarda.
Vicenza è denominata la “città del Palladio”, in onore delle molte opere che in essa compì nel ‘500 Andrea Palladio, il quale abbellì la Città di chiese, ville e palazzi. Essa vanta una molteplicità di aspetti architettonici, tra cui la Basilica Palladiana, il quattrocentesco Palazzo della Ragione, il Teatro Olimpico, la Loggia Bernarda, e i palazzi Porto-Barbaran, Valmarara e Chiericati, sede quest’ ultimo del Museo Civico, che accoglie testimonianze archeologiche e la pinacoteca.
Inoltre si erige su di un piccolo colle la famosa Basilica della ‘Madonna del Monteberico”. L’origine di Vicenza non è nota, ma è quasi certamente un “pagus” italico che subì, come tutto il Veneto, le incursioni degli Etruschi e dei Celti e che acquistò importanza con l'avvento dei Romani.
Scrivere la cronaca della nostra Adunata Nazionale può sembrare superfluo, perchè gli avvenimenti politici non mutano e l'atteggiamento di una gran parte dei max-media e della “mamma RAI” travisata — “con i para oci” sono sempre provocatori e sospetti, le Penne Nere invece portano sempre qualcosa di nuovo, di concreto, di utile, e rinverdiscono l’amicizia, la fratellanza e la solidarietà.
Qualcuno ha detto che ci temono, che facciamo paura e perciò ci odiano (ad dirittura). Noi riconosciamo che siamo una grande forza democratica, fedele al le istituzioni e che il nostro CREDO si traduce in OPERE. Solo certa carta stampata (vedi «Il Gazzettino») ha ampiamente e significatamene dato spazio al nostro più grande incontro, illustrando gli avvenimenti con pensieri ed opinioni favorevolmente coerenti dei suoi giornalisti, mettendo in risalto soprattutto la sana, la pura e la cristallina attitudine degli alpini.
«Cos’hanno questi alpini, che sono qualcosa di particolare e di unico nel nostro Paese — scrive G. Lugaresi ne «Il Gazzettino» — al di là di una retorica, che pure esiste, c’è anche una “retorica scarpona”, pur sempre preferibile ad altre nefaste retoriche di ieri e di oggi, in tanti altri ambienti. Qui più che altro, c’è la consapevolezza di gente che ha un passato, un presente e vuole continuare ad avere un avvenire. Gente per la quale parole come coraggio, dignità, libertà, generosità hanno ancora senso pieno, perchè non sono state (e non lo sono) soltanto parole, ma fatti concreti. La sfilata è un modo di manifestare questa consapevolezza".
Il Presidente della Repubblica Cossiga in palco con i Ministri Rognoni, Marini e Bernini, con il gen. Rizzo comandante del 4° C.A. Alpino e il Presidente Nazionale ANA Caprioli, ha detto «Gli Alpini sono sfilati dicendo “né diserzione, né viltà”, credo che di fronte alle prove che ci attendono per riaffermare i valori della libera e civile convivenza, nessuno di noi debba pensare a ripiegare né disertare, ma, impegnati, dobbiamo trarre esempio dagli alpini per difendere la pace, quindi anche le condizioni essenziali di vita civile. Noi dobbiamo trarre esempio dagli alpini per essere sempre fedeli alle grandi realtà che sono la Patria, la Repubblica, e quindi i grandi ideali che sono
la Libertà, la Democrazia e la Giustizia.
E qui mi fermo. Aggiungo solo che la nostra sezione era presente numerosa ed ottimamente rappresentata, quasi mille a sfilare, in perfetto ordine, più altri soci spettatori, oltre le transenne.
Il nostro neo presidente Luigi Basso ha scortato il Vessillo, portato dal «vecio» Mario Longhino, seguito dai vice presidenti Battista Bozzoli e Antonino Cais; quindi il consiglio direttivo, i sei sindaci di altrettanti Comuni insediati nella nostra sezione, i nostri 29 gagliardetti, la Fanfara alpina — che ha suonato egregiamente — il Gruppo della Protezione Civile — guidato dal consigliere nazionale Lino Chies —, infine centinaia e centinaia di alpini.
L’ordine, quest'anno, è stato curato dai bravi alpini di Parè. All'amico presidente della sezione di Vicenza Della Vecchia e ai suoi ottimi collaboratori va tutta la nostra stima e i nostri più sinceri complimenti, per la perfetta, ordinata e
grandiosa organizzazione. BRAVI! Arrivederci a Milano.



I “pacifici” sindaci della nostra sezione, da sinistra: Tarcisio Canzian di S. Lucia di Piave, rag. Floriano Zambon in rappresentanza di Conegliano, dott. Pietro Lorenzon di Refrontolo, ing. Fiorenzo Carniel di S. Fior, geom. Vittorino Fantuz di Gaiarine e il rag. Gianpietro Tittonel di Pieve di Soligo.


La fanfara alpina


Il nostro Gruppo di Protezione Civile, guidato dal consigliere nazionale geom. Lino Chies
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