1991 Al Bosco: poche parole ma molti fatti - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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1991 Al Bosco: poche parole ma molti fatti

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POCHE PAROLE, MOLTI FATTI: "IL MOTTO DEGLI ALPINI"
La gioia di donare, senza compromessi, nel segno della pace
Fiamme VErdi Dicembre 1991

AL BOSCO DELLE PENNE MOZZE
Significativa presenza del vice presidente nazionale Busnardo e del Vescovo di Vittorio Veneto Ravignani.
Al Memoriale del Bosco delle Penne Mozze di Cison di Valmarino, il ventesimo raduno alpino, per testimoniare il sacrificio dei Caduti Alpini della Marca Trevigiana.
Come ogni anno la presenza è stata numerosa, con la partecipazione straordinaria del vescovo di Vittorio Veneto mons. Eugenio Ravignani e del vice presidente nazionale geom. Bortolo Busnardo, oltre che di autorità civili e militari, tra cui, l’on. Gianfranco Rocelli (in rappresentanza del Governo), il sindaco di Vittorio Veneto Botteon, e quello di Cison Brandolini; il col. Lucchese, i tenenti colonnelli Zennaro della Brigata “Cadore”, Cocciani del Btg. “Pieve di Cadore”, De Stefani comandante del Btg. “Vicenza”, Bellinazzo, Bacchiati del 16° Stormo; il conigliere nazionale Lino Chies; i presidenti delle sezioni di Belluno Bruno Zanetti, di Treviso Francesco Zanardo, di Valdobbiadene Giuseppe Rossi, di Vittorio Veneto Lorenzo Daniele, e Roberto Prataviera della sezione di Pordenone.
La nostra sezione era rappresentata dai vice presidenti Battista Bozzoli e Antonino Cais da molti alpini con il labaro sezionale e la quasi totalità dei gagliardetti.
Presenti 111 tricolori (Labari, Vessilli, Gagliardetti e Bandiere).
La toccante cerimonia ha avuto inizio con il silenzio, suonato dall’alpino Lino Fantinel, per rendere gli “Onori ai Caduti”. E seguita la S. Messa celebrata dal vescovo Ravignani, il quale durante l’omelia, dopo aver porto i saluti a tutti i presenti, ha soggiunto che bastano poche parole per capirsi e agli alpini bastano poche parole per impegnarsi. Ha sottolineato che la “vera religiosità” consiste nel non piegarsi a compromessi, non abbassarsi ad ipocrisie, e quindi offrire senza la pretesa di ricevere, ma solo per la gioia di donare, nel segno della pace e della solidarietà.
Con questo stile, in tempo di pace, come lo fu nei tempi dolorosi dei passati conflitti, gli alpini agiscono, unanimi si impegnano per il progresso delle comunità. Quando l’apostolo Giacomo dice di tenersi puri in questo mondo (riferimento del vangelo domenicale), intende dire di aborrire tutto quello che è menzogna, tutto quello che è ambizione e viltà, tutto quello che calpesta l’onore: essere completamente liberi da ogni tentazione che umilia la nostra dignità. Continuando ha detto che bisogna essere completamente liberi da ogni tentazione che umilia la nostra dignità: questo gli alpini lo sanno fare.
Ha concluso dicendo che non c’è amore più grande di quello che ci spinge a dare la vita per chi si ama. Nell’insegnamento memoriale di Cristo, dobbiamo seguire anche il “Memoriale”, che è nato dall’amore, dall’iniziativa degli alpini, nel ricordo vivo delle Penne Mozze, che hanno saputo sacrificarsi per un mondo migliore e più giusto, verso il quale noi vogliamo camminare, ed orientare il cammino delle nuove generazioni.
La manifestazione ha avuto il suo epilogo con il significativo ed eloquente discorso ufficiale pronunciato dal vice presidente nazionale Bortolo Busnardo, che così si è espresso:
- Autorità, alpini, amici tutti, alcune congiunture ci hanno rubato la presenza del vice comandante del 4° Corpo d’Armata Alpino gen. Cauteruccio - al quale va il nostro saluto e i sensi della nostra simpatia -, e del presidente nazionale dott. Caprioli, il quale mi ha incaricato di portare i suoi saluti e quelli dell’intero consiglio nazionale. È la prima volta - ha continuato - che calpesto queste zolle segnate da tante Croci dai nomi familiari, nomi della nostra pedemontana, del Piave, della Marca.
Il pensiero mi porta, oggi di fronte a questo Ossario, indietro di quasi mezzo secolo, quando ero fanciullo, quando le madri e le spose spiavano dall’uscio, o aspettavano al crocicchio di una stradicciola l’arrivo del portalettere, in attesa di una notizia, di una lettera o cartolina del loro congiunto in guerra; ma purtroppo di questi nostri amici, qui oggi ricordati, l’ultima notizia è arrivata con i carabinieri, quasi sempre in bicicletta, o dal parroco, quasi sempre a piedi; una notizia laconica e tragica che diceva che il congiunto era caduto nel compimento del proprio dovere per la Patria. Al dolore, al pianto... si è sostituita, verso questi nostri Caduti, quasi una venerazione. E mi torna, oggi, in mente una esortazione -fatta da un Vegliardo, al cospetto del monumento Ossario del Grappa, al suo giovane accompagnatore: “Asciuga le tue lacrime, figliolo, qui non si piange, si adora “.
Ma al di là del pianto e dell’ adorazione, io arrivo ad affermare l’inutilità di queste cerimonie, e di questi luoghi, se da questi e da quelle non traessimo almeno uno spunto di una serena meditazione sul nostro vivere quotidiano.
E ve ne propongo due di attualità e che ci riguardano come alpini.
Il primo riguarda la ristrutturazione dell’Esercito, e, in questo contesto, la riduzione delle Truppe Alpine. Una riduzione che trae motivo dalla filosofia dello straordinario vento che si è levato dalle pianure dell’Est che ha spazzato lumi e ideologie che sembravano incrollabili. Popoli che finora hanno vissuto in un paradiso, che era solo il paradiso dei “capi”, che ora hanno assaporato il valore e il sapore della libertà.
Ma la libertà è la storia di ieri e di oggi, e mai, come in questi casi, la storia è stata maestra di vita... La libertà è un fiore fragile, non è come la nostra stella alpina che sta nella natura aspra che la circonda, o nelle rocce in cui nasce, che sono la loro naturale difesa, ma è un fiore di serra che deve essere custodito, ed è questo il compito del nostro Esercito, e in particolare degli Alpini: la difesa della libertà e delle nostre istituzioni democratiche.
La nostra azione è riuscita, speriamo, ad arginare l’eliminazione della nostra Brigata “Cadore”. Ci hanno dato una mano anche i nostri Parlamentari veneti. Ma non bisogna abbassare la guardia, per questo, perchè il vento della politica è come il vento d’aprile, cambia spesso direzione ed intensità.
E un secondo punto volevo proporre, che ci riguarda sia come cittadini, che come alpini, anche se è una distinzione oziosa, perchè non v’è buon alpino, se non è buon cittadino.
Riguarda la vicenda “Curcio”, si tratta di un “brigatista” che ha terrorizzato l’Italia negli anni di piombo, ed ora sta calamitando l’attenzione dei vertici dello Stato per la sua grazia; una grazia, badiamo bene, che lui non ha mai chiesto; non ha chiesto il perdono cristiano, religioso, quello di Cristo morto sulla Croce; cerca una certa legittimità, la patente che lo giustifichi di fronte agli occhi del mondo. Confessiamo la nostra estraneità alle grandi strategie e alle manovre politiche.
Gli Alpini con il loro buon senso, e soprattutto con il rifiuto alla violenza, all’assassinio, alle stragi di qualsiasi colore e di qualsiasi matrice politica, chiedono ai vertici dello Stato di ripensarci un momentino.
E con loro, sono convinto, lo chiedono, da questo Bosco delle Penne Mozze, da questo autentico memoriale gli Alpini Caduti e ricordati da tante Croci, i nostri Alpini dai nomi  familiari, con un’azione più silenziosa, ma con questo non meno incisiva e potente, anche loro chiedono ai vertici dello Stato un attimo di riflessione, di coerente considerazione, perchè non sia vilipeso ed offeso il loro sacrificio, perchè il Loro giovane sangue non sia stato sparso invano.
Anche quest’anno il nucleo di Protezione Civile della nostra Sezione ha dato il suo contributo, mettendo a disposizione le attrezzature e il volontariato medico e paramedico e il servizio radio.
Renato Brunello
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