1997 Riflessioni sul servizio di leva - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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1997 Riflessioni sul servizio di leva

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RIFLESSIONI DI UN ALPINO SUL SERVIZIO DI LEVA
           Fiamme Verdi Aprile 1997
        
E’ ancora vivo nel cuore il ricordo, penso incancellabile, di quella   fredda giornata passata a Belluno venerdì 10 gennaio 1997, quando, con tanta   commossa partecipazione, abbiamo assistito alla cerimonia di chiusura della nostra brigata CADORE.
Ho avuto il privilegio di prestare servizio nell’ambito di questa grande unità per ben otto anni; esperienza indimenticabile e molto formativa.
Nel lontano 1975, quando ancora giovane capitano comandavo una batteria del 6° Reggimento di Artiglieria da montagna, era iniziata la “ristrutturazione del nostro Esercito”.
Dopo oltre vent’anni non si vede ancora chiaro su questo benedetto “nuovo modello di difesa
Si terrà a Milano, il 16 febbraio p.v., il Convegno dei Presidenti di Sezione A.N.A., che discuterà sui seguenti importanti argomenti:
  - servizio di leva;
  - apartiticità e   apoliticità;
  - mantenimento dei valori   associativi;
  - compiti dei   raggruppamenti;
  - recenti disposizioni in   materia di cori e di candidature per la Sede dell’Adunata Nazionale;
 Si è deciso, a livello di Consiglio Sezionale, di approfondire queste tematiche per poter esprimere, se richiesto, il parere della nostra Sezione e,   comunque, per correttamente informare i nostri alpini.
 Ho accettato con entusiasmo di stendere una prima “bozza” di discussione sul primo punto, vale a dire sul servizio di leva; sottopongo ora alla vostra attenzione alcune riflessioni su questo delicato ed importante argomento.
Trattandosi di una questione molto dibattuta in questi ultimi anni, ho   pensato fosse bene rileggere quanto è stato proposto dalla nostra stampa (leggesi “L’ALPINO”) nel corso del 1996; si tratta di articoli   sottoscritti da firme prestigiose quali, in ordine alfabetico:
Gen.   Angelo Becchio, Comandante del 4° Corpo d’Armata Alpino;
Gen.   Luigi Calligaris, eurodeputato, giornalista e profondo conoscitore di cose militari;
Dott.   Leonardo Caprioli, Presidente Nazionale;
Dott.   Cesare Di Dato, Direttore responsabile de “L’ALPINO”;
Gen.   Giorgio Donati, già Comandante delle Forze Alleate del Sud-Europa e, ancor prima, della Brigata Alpina Cadore;
Gen.   Silvio Mazzaroli, già Comandante della Brigata Alpina Julia;
Dott.   Marco Valditara, già Vicepresidente Nazionale e presidente della Sezione di Palmanova.
Dai loro autorevoli scritti, dei quali condivido pienamente i contenuti, ho tratto quanto ora esporrò.
 
Cogliendo spesso mugugni e malessere in merito alle soppressioni dei nostri Reparti, è bene ricordare quanto detto dal presidente Caprioli in occasione dell’Assemblea dei Delegati, a Milano, nel maggio 1996:
...”Il Gen. Becchio ci ha fatto un preciso quadro dell’attuale situazione riguardante la ristrutturazione delle Forze Armate e delle truppe alpine in particolare: situazione che i nostri comandanti hanno dovuto accettare, anche se a malincuore, in quanto le decisioni in merito non spettano né a loro né a noi e questo è bene che ce lo mettiamo in testa una volta per tutte.
La situazione è questa: le attuali 19 brigate fra cui le nostre 4 brigate alpine (ora 3 dopo lo scioglimento della Cadore), saranno   ridotte a 12; 5 dovrebbero essere formate da soldati a lunga ferma, cioè   professionisti: di queste una sarà probabilmente una brigata alpina. Le altre 7 brigate saranno formate da soldati di leva...
Per quanto riguarda l’Associazione alpini, i nostri comandanti   puntano sul nostro impegno per convincere i ragazzi delle nostre vallate a fare questa scelta che garantirebbe ai reparti, oltre alla giusta quantità, anche una certa qualità che   altrimenti verrebbe a mancare.”...
Su “leva” e “volontariato”,   vanno invitati i giovani a rendersi disponibili come “volontari a ferma prolungata”, perché, pur convinti che l’ossatura del nostro Esercito poggia sul servizio di leva, non possiamo ignorare questo nuovo strumento, quello dei professionisti, che può agevolare il raggiungimento di una migliorata efficienza operativa (Valditara).
E’ fondamentale, quindi, che le unità alpine che dovranno restare in vita, rispecchino per qualità complessiva le loro progenitrici. Con questo   obiettivo l’A.N.A. dovrebbe chiedere che sia costituito, al più presto, un centro di reclutamento solo per le truppe da montagna da destinare a personale di genuina estrazione alpina,   decentrando ad esso anche la campagna di reclutamento (Calligaris).
La creazione di un centro di addestramento per volontari alpini a lunga ferma nel Nord   è cosa indispensabile se vogliamo riuscire a convincere i giovani delle   nostre vallate a questa scelta. Allo Stato garantire sicuri sbocchi professionali, dopo i prescritti 3 o 5 anni, qualora questi giovani decidessero di congedarsi.
Nel preoccupante fenomeno di fuga dal servizio militare, che inevitabilmente coinvolgerebbe ulteriormente anche i residui reparti alpini, a noi viene richiesto un nuovo e pressante impegno, quello del “proselitismo pre-naia”, azione legittima e praticata da qualsiasi associazione che voglia vivere e crescere. L’A.N.A., la sua dirigenza e ancor più le sue numerose famiglie alpine, attraverso una corretta informazione da rivolgere ai   giovani, nelle scuole medie e superiori, nelle società sportive, nelle   associazioni giovanili di volontariato, ecc. dovrebbe farsi promotrice di “vocazioni alpine”. L’Esercito (e per esso il Corpo d’Armata Alpino)   dovrebbe farsi carico di finalizzare, nell’imminenza del servizio di leva, tali vocazioni con un’ adeguata propaganda nelle scuole superiori e presso   gli uffici di leva. (Mazzaroli)
Per una simile campagna di   informazione, che non può certo essere lasciata alla improvvisazione dei   singoli, sarà necessario ricevere adeguati suggerimenti e strumenti dalla   nostra Sede nazionale. Viene naturale pensare all’elaborazione di   videocassette tratte dalle cineteche dello S.M.E.e dell’A.N.A., con, sintetizzate, le esperienze vissute durante il servizio, nei molteplici   aspetti non solo militari, e le attività più vere, volte al sociale, nella successiva vita associativa.
Nell’immediato, a livello sezionale, si potrebbe rendere itinerante, nel nostro comprensorio, la mostra sulle numerose opere di pubblica utilità promosse dai gruppi. La stessa potrà essere arricchita con le immagini di altre opere promosse a livello nazionale (sulla base di quanto già presentato   nei mesi scorsi a S.Francesco). Sarebbe questo uno strumento informativo alla nostra portata e che,sicuramente, verrebbe apprezzato.
Concludo, con il pressante invito ad un rinnovato impegno associativo, consapevoli che il solo “reducismo” non può più bastare: tutti, se abbiamo a cuore il   futuro della nostra Associazione, siamo tenuti ad operare ed a favorire sempre più il sopracitato “proselitismo pre-naja”.
  
Nino Geronazzo
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