1998 Dal Canada con nostalgia
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DAL CANADA CON NOSTALGIA
Fiamme Verdi Settembre 1998
La vita degli emigranti è come quella delle rondini, sempre in volo verso stagioni migliori; e anche peggio di quella delle rondini, perché non sempre ritornano all'amico nido, sotto quel cornicione, nel portico o appeso come un vaso di fiori vivi sopra il poggiolo...
Giuseppe Franzago, classe 1925, lascia il suo paese, Castello Roganzuolo, quasi 50 anni fa ed emigra in Canada. Lasciare il paese significa lasciare non solo il focolare ma la amata chiesa, il cimitero dove riposano i cari morti, l'osteria dove con gli amici c’è la partita alla domenica; significa lasciare una terra bella e intatta nella sua bontà e nella sua fede; lasciare i valori semplici dei nostri padri che per generazioni intere ci hanno trasmesso la loro fede in Dio e nell'uomo; lasciare il borgo, il capitello della Madonna in fondo alla strada, la casa, il portico, le colline. Una terra bella ma povera, dove il lavoro o non c'è o non basta mai.
E lasciare il tuo paese, ci dice, significa andare in un paese che non sarà mai il tuo, perché quando hai il tuo paese nel cuore, anche la più grande metropoli americana può risultare un deserto.
Quando torna, Giuseppe trova ogni volta una Italia sempre diversa da quando era partito. Ed avvicinandosi a Castello Roganzuolo, cerca da lontano, tra le colline, con lo sguardo avido, il suo campanile che sembra essere lì a significare e dire che non tutto può mutare. E ogni volta Giuseppe trova la casa svuotata dalla morte, prima il padre, poi il fratello, poi la sorella, la madre. E la prima cosa è piangere i morti al cimitero. Ora Giuseppe, alpino della Sezione Canadese, è tornato per coronare un sogno che da anni cullava: partecipare ad una Adunata. Ed a Padova ha vissuto una giornata indimenticabile, colpito dalla ritualità della sfilata e contagiato dalla straordinaria allegria delle Penne Nere. E’ stato oggetto di grande attenzione da parte degli Alpini, di cui è nota la considerazione verso gli amici della “doppia naja”, e cioè gli italiani che dopo aver svolto il servizio militare in patria hanno dovuto prendere la via dell’estero per guadagnarsi il pane. Una attenzione del genere, confessa, non gli era mai stata rivolta in nessun’altra occasione. L’incontro con gli amici alpini si è svolto all’insegna della nostalgia: si sa che i ricordi a volte pesano come macigni.
Il prossimo anno Giuseppe non mancherà all’Adunata di Cremona.