2001 La fanfara alpina di Conegliano - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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2001 La fanfara alpina di Conegliano

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LA FANFARA ALPINA DI CONEGLIANO
Fiamme Verdi Giugno 2001
NON SOLO 33
I 15 anni della nostra FANFARA

La Storia.
La fanfara alpina di Conegliano nasce 15 anni fa sulla scissione della banda del Felettano. «Quasi per scherzo», tiene a sottolineare Giovanni Carlet per stemperare l’emozione del ricordo dei momenti in cui il complesso muoveva i primi passi, pur sapendo che la fanfara lui l’ha invece fortemente voluta.

Si deve a Giovanni Battista Zornio l’impostazione del complesso dal punto di vista tecnico ed artistico con una passione e dedizione che non è mai venuta meno nel tempo. Le fila si sono via via ingrossate fino ad assumere l’attuale fisionomia. Con il passare degli anni il complesso è diventato un punto di riferimento per le cerimonie della nostra Sezione e dei nostri Gruppi, e pur essendosi formata al di fuori della Sezione, ora è nota a tutti come “la nostra fanfara”.
Attualmente conta 55 elementi tra musicisti ed addetti ai servizi. Alcuni componenti sono impegnati anche in altri complessi musicali.
Le prove fino ad un anno fa si tenevano nella sala parrocchiale di Bagnolo; attualmente gli incontri si susseguono il mercoledì presso la sede del Gruppo Maset, essendo soci del “Maset” la maggior parte dei componenti del complesso.

La presenza di una fanfara è importante in una cerimonia alpina, a tal punto da determinarne spesso la coreografia ed i tempi. Motivo per cui il complesso è impegnato in ambito sezionale quasi ogni domenica. Sempre più frequenti sono peraltro anche le esibizioni “in trasferta” presso le Sezioni limitrofe (Vittorio Veneto, Treviso, Feltre, Friuli e Trentino).

Manifestazioni alpine, ma anche feste paesane, per rinnovare l’originale compito della banda tradizionale che era quello rendere più solenne la processione popolare e più colorita e festosa la sagra patronale nella piazza del paese. Una banda davanti ad una processione si fa portavoce di un passato mitico, lontano, oltre che genuino e spontaneo, momento in cui si riscoprono tradizioni e costumi. In una festa popolare nulla risulta più coinvolgente ed affascinante della musica dal vivo eseguita da una banda. E poi, oltre che musica, la fanfara è anche scenografia, recitazione, coreografia. La musica diviene così l’elemento catalizzatore che unisce tutto questo spettacolo composito, fatto, in questo caso, anche di cappelli alpini.

L’impegno
Il grosso del repertorio è quello specializzato all’accompagnamento delle sfilate delle Penne Nere, dei raduni sezionali e di gruppo, fino all’appuntamento più importante che è la grande sfilala dell’Adunata Nazionale.

Naturalmente, trattandosi di una fanfara alpina, il pezzo che va per la maggiore è quel brano tanto amato dalle Penne Nere, quelle note che stanno in cima alla hit parade del repertorio alpino, quella marcetta che, anche se ripetuta fino all’ossessione, delizia ed accarezza ogni volta in maniera coinvolgente l’orecchio di veci e boce: il passo “33”.
Ma proprio per l’impegno nelle feste di paese, si sono via via inseriti nel repertorio della fanfara anche brani popolari e pezzi di opere classiche.
Dopo 15 anni di attività, sempre alla ribalta in tutte le nostre manifestazioni sia dal punto di vista organizzativo che artistico, i ricordi cominciano ad essere parecchi.

I SUONI DELL’ADUNATA
Non c’è angolo della città, non c’è portico isolato o tranquillo che durante l’adunata non venga investito dagli echi musicali di una fanfara.
Fanfare militari, fanfare alpine, bande paesane, complessi amatoriali, coro e voci soliste realizzano un’inebriante colonna sonora dell’evento.
Strumenti musicali appaiono all’improvviso a catalizzare il fiume di alpini: appaiono e scompaiono tra la folla per riapparire più in là, sopra un carro o dentro ad un locale. Ancora musica, ancora applausi. Solo i grandi ottoni delle fanfare hanno problemi di mimetismo, un po’ per le dimensioni, un po’ per il particolare compito: scandire con il loro grave e vibrante suono il ritmo di tante marce e tanti inni.
Non mancano le musiche d’avanguardia. Gli esperimenti strumentali più vari. Vibrafoni, labiofoni, campanacci e bottiglioni, armoniche e cicale raccontano la tradizionale tendenza degli Alpini

E Giovanni Carlet ne ha di cose da raccontare, dai successi nelle esibizioni agli aneddoti legati alle varie trasferte. Tende a sottolineare innanzitutto come, prima che di un complesso di musicisti, si tratti di un gruppo affiatatissimo ed unito da grande amicizia, un gruppo dove ognuno porta non solo professionalità e passione per la musica ma anche, e soprattutto, la propria ricchezza di umanità. E non poteva essere altrimenti in un sodalizio formato da amici che in alcuni casi suonano assieme da 30 anni e sanno dare ancora il meglio di sé, e dove spiccano figure carismatiche come quella di un certo Giovanni Battistella, 87 anni, attaccatissimo al suo clarinetto, uno dei più puntuali alle prove e sempre presente nelle manifestazioni.
E sono gli episodi legati a questa caratteristica i primi ad affiorare.
Nel ‘95 davanti alla cattedrale di Alba, in Piemonte, dopo un concerto eseguito nell’ambito delle manifestazioni collegate all’adunata di Asti, informata che nel tempio si stava celebrando un matrimonio, la fanfara attese l’uscita della sposa ed improvvisò un piccolo concerto beneaugurante, tra la sorpresa dei presenti. La fanfara divenne così parte della festa, gratificata dalla commozione e dai ringraziamenti degli sposi.
Nel ’99, al ritorno da una gita a Brunico in Val Pusteria, la comitiva si era fermata per una sosta “tecnica” (il tradizionale spuntino serale) a Santo Stefano di Cadore nel piazzale della chiesa. Usciva in quel momento il parroco, che aveva presieduto alla cerimonia del suo 25° di sacerdozio. Informati della cosa, i componenti del complesso si mettevano in tutta fretta in formazione per un improvvisato concerto in onore del presule. Da allora l’amicizia con don Roberto fa parte della storia della fanfara e ogni passaggio per Santo Stefano è tappa obbligata per il tradizionale concertino in piazza.

Non solo musica.
Indimenticabile la trasferta a Dicomano, in Toscana, dove la nostra fanfara era stata chiamata per una adunata della Sezione fiorentina. Una giornata caldissima ma da incorniciare per l’accoglienza ed il plauso ricevuti, tanto che si instaurò una specie di gemellaggio che si è concretizzato poi nella visita di una delegazione di alpini toscani a Conegliano in occasione dei festeggiamenti del 70° della nostra Sezione.
In questi 15 anni sono state numerose le iniziative sociali e benefiche promosse dalla fanfara. Tra gli appuntamenti fissi va ricordata la festa paesana di Lamon, organizzata dal locale Gruppo Alpini. Dopo le cerimonie ed il pranzo di rito, il pomeriggio nella locale casa di riposo la fanfara si esibisce in un applauditissimo concerto di brani popolari anni 50, molto gradito dagli anziani per la ventata di allegria e per le note che li riportano agli anni dell’indimenticabile giovinezza.
Ma non si contano i concerti a sostegno del volontariato che opera nel campo della solidarietà, come le numerose uscite per le fiaccolate organizzate dall’associazione “Via di Natale” che raccoglie fondi per la costruzione degli alloggi attigui al CRO di Aviano.

Passione per la musica, grande attaccamento al proprio strumento, gratuità del servizio secondo lo spirito degli alpini e voglia di far sempre meglio: questa è la fisionomia della nostra fanfara. E come unica, grande ricompensa quella di vedersi gratificati da consensi e simpatia. A tal proposito Carlet ringrazia per la stima della Sezione e per il sostegno ricevuto dai Presidenti che si sono avvicendati in questi anni e particolarmente dall’attuale, Paolo Gai.
Coglie l’occasione per ringraziare tutti i componenti del complesso per l’indiscusso impegno.
Avverte anche che la fanfara ha urgente bisogno di rinnovasi. Le porte sono quindi aperte a chi volesse entrare in un gruppo dove, attraverso la passione per la musica, si può esprimere in maniera gioiosa il proprio attaccamento allo spirito alpino.
Dal Mas Gianfranco

BANDE E FANFARE
La Banda musicale è un complesso formato da strumenti a fiato (alcuni dei quali abbastanza particolari come la cornetta a pistoni e il flicorno) e da alcune percussioni.
I primi esempi storici di banda risalgono al Quattrocento, ma solo a partire dalla Rivoluzione Francese (1789) la banda acquistò importanza divenendo il mezzo ideale per coinvolgere (all’aria aperta) il maggior numero di cittadini.
La diffusione del clarinetto, avvenuta nella stessa epoca, permise inoltre di impiegare questo strumento alla stregua dei violini, cioè con funzioni melodiche e cantabili.
Il repertorio bandistico, fino a qualche anno fa, non era molto vario poiché generalmente il complesso eseguiva trascrizioni di brani famosi tratti dall’opera lirica, dalla musica sinfonica o anche dalla musica leggera, mentre oggi alcuni compositori, soprattutto stranieri, hanno scritto bellissimi brani appositamente per questa formazione musicale.
Molte bande cittadine si sono sviluppate nel tardo Ottocento e hanno avuto una funzione divulgativa trovando posto soprattutto nelle feste popolari. Oggi, su modello americano, molte bande, nelle sfilate, sono precedute dalle Majorettes.
L’organico della banda comprende circa 40 elementi.
La Fanfara invece è un complesso costituito da strumenti a fiato in ottone (anche se non mancano esempi di fanfara con percussioni) ed ha una funzione tipicamente militare. Il termine fanfara è difatti usato anche per indicare un brano in stile militare eseguito dagli ottoni.
Nel passato, alcuni suonatori accompagnavano gli eserciti in battaglia e usavano i loro strumenti non solo per i vari segnali militari, ma anche per tenere alto il morale dei soldati (molto folcloristico è l'esempio delle cornamuse che accompagnavano l'esercito scozzese).
Sia nella banda che nella fanfara mancano gli strumenti a corda e tutti quegli strumenti particolarmente ingombranti o di difficile trasporto in quanto questi complessi spesso suonano mentre marciano.
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