2024 Raduno Trievento a Rovereto - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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2024 Raduno Trievento a Rovereto

Attività > Attività 2004
Raduno Triveneto di ROVERETO 2004
Fiamme Verdi Ottobre 2004
Nella Città della Pace sfilano le Penne Nere della nostra Sezione.
Poi tappa a Bassano, Città simbolo dell’alpinità.


foto tratta dal periodico della sezione di Trento "Doss Trent"

Domenica 13 giugno 2004 a Rovereto, città della pace, si è tenuto l’annuale Raduno triveneto delle Penne Nere.
E anche qui, in riva all’Adige, la sezione di Conegliano dopo il grande e spettacolare appuntamento nazionale di Trieste si è distinta per l’alta partecipazione di gagliardetti ed uomini che, al suono della nostra fanfara, hanno sfilato in modo composto ed inappuntabile tra due ali di folla plaudente e calorosa.
La giornata, nata sotto i foschi auspici di un preoccupante cielo ingorgato e plumbeo, a metà mattinata, proprio all’inizio della sfilata, si è aperta spazzando in breve le basse nubi che soffocavano la Val Lagarina e lasciando spazio al nitore dei monti circostanti che spiccavano imponenti contro trasparenze di cobalto.
E’ sembrato che anche la natura, in maniera così manifesta, avesse voluto unirsi alla città per rendere il proprio caldo e solare benvenuto agli alpini, gente di montagna, gente amica.
Ma anche gente di pace, oggi, gli alpini in cui forte e radicato è l’attaccamento verso coloro che sono “andati avanti” ricordati qui a Rovereto dai mesti rintocchi della “Campana dei Caduti”, che si erge maestosa sul colle di Miravalle, battezzata col nome significativo di “Maria dolens”. Essa ogni sera suona per onorare i Caduti di tutti i conflitti: fusa col bronzo dei cannoni della Grande Guerra, pesa ben 225 quintali ed è alta 3 metri e mezzo.

Sfila la sezione di Conegliano

La penna bianco di Nino Geronazzo con gli Alpini della Sezione di Conegliano

La fanfara da il ritmo agli Alpini
A BASSANO
Al ritorno tappa d’obbligo a Bassano, città alpina, e al suo famoso ponte coperto, un monumento divenuto, nell’immaginario popolare, simbolo iconografico dell’alpinità più genuina e conosciuta.
E proprio sul ponte ligneo dalle caratteristiche linee palladiane, più volte distrutto dai corsi bellici e sempre ricostruito come l’originale, la fanfara di Conegliano circondata dall’entusiasmo di migliaia di turisti che vi sostavano ha tenuto un applauditissimo “concerto”. Esecuzioni tratte dal classico repertorio del folklore alpino e delle tradizioni popolari culminate nel famoso “Sul ponte di Bassano...” accompagnato dal coro di tutti i presenti: un insieme di note e voci che ha fatto scaturire forti emozioni. Sentimenti che scaturiscono dal lato migliore del cuore e, in casi come questo, prendendoti a tradimento, ti grippano la mente, ti mielano l’animo e ti fanno inumidire gli occhi.
CALORE E COMMOZIONE
Una signora anziana, ma ancora bella e distinta, si è piegata verso una bambina la quale, smesso di gustare il gelato, guardava rapita quel gruppo di penne nere che suonavano e cantavano all’unisono e, indicandole, le ha detto: “Guarda, quelli sono gli alpini. Come tuo nonno...” e la voce le si è smorzata dall’emozione dei tanti ricordi.
Un giovane turista canadese, di lontane origini italiane, ha voluto farsi fotografare con il cappello in testa e circondato dagli alpini. In francese ha spiegato che era contento di aver fatto finalmente “connaissance” con questi soldati “hommes d’honneur, magnifiques, ch’ils ont fait l’histoire d’Italie” e delle loro gesta di cui in famiglia aveva sentito parlare tante volte in termini esaltanti, entusiasti e, con ogni probabilità, nostalgici.
Un “vecio” al suono del “trentatre”, quasi sull’attenti, commentava: “...quande che sente ‘sta marcia, la me fà végner i grìsoi!” e non certo per l’arietta fresca che il Brenta portava giù dalla Valsugana.
Una coppia di fidanzatini, felici, intrecciandosi le mani e lo sguardo ritmavano con enfasi il ritornello “...ci darem la mano ed un bacin d’amor” e intanto si mangiavano con gli occhi. Belli e solari, ed è tutto dire.
E Nino penna bianca che ritrova un suo vecchio maresciallo... e via ai ricordi di naja, di muli e ragazze, di marce e caserme, di comandanti e trasferimenti, di fughe e punizioni, con un pizzico di struggente malinconia verso un periodo che per ognuno di noi rappresenta gli anni migliori, il tempo della giovinezza senza problemi e paure, l’età della beata incoscienza.
CITTA' ALPINA
Una città, una sfilata, un ponte-monumento, una fanfara.
La storia, il cuore, le opere, la musica: il compendio, semplice ed inequivocabile, dell’alpino.
La storia: le grandi gesta di tanti eroi sconosciuti, l’amor di Patria, le pulsioni ideali, il ricordo e il rispetto dei Caduti.
Il cuore: la fierezza dell’appartenenza ad una Associazione unica ed ineguagliabile.
Le opere: l’impegno sociale, il volontariato, la fatica e il sudore della fronte uguali per tutti, senza gradi.
La musica: il gusto dello stare insieme per una cantata, il cemento dell’allegria e dell’amicizia.
Quel giorno si svolgevano pure le elezioni europee.
BANALITA' E CONCRETEZZA
Quante banalità e discorsi vuoti sullo zero virgola in più o in meno a quel partito o a quell’altro, e tutti i soloni della partitica (mestiere oltremodo remunerativo) e i grandi politologhi pieni di sè davanti alle telecamere e ai taccuini dei giornalisti ad arzigogolare su chi, forse, aveva vinto o perso...
Degli alpini e di tutto quello che fanno, ed è tanto basta consultare il “Libro verde della solidarietà alpina” (nel 2003 si sono contati interventi per quasi 5 milioni di euro senza contare la forza-lavoro gratuita), nessuno parla mai eppure... sono gli unici a vincere, sempre! E chi vince da fastidio, il “troppo stroppia” come si suol dire: vuoi vedere che è proprio questa la motivazione dello scioglimento delle truppe alpine di leva?
Giorgio Visentin

Foto ricordo sul Ponte di Bassano per Nino Geronazzo, Italo Collodel, Luciano Giordan e Giorgio Visentin
Luoghi da visitare:


Museo Storico Italiano della Guerra
È ospitato nel Castello di Rovereto. Espone una vasta raccolta di armi di diversi periodi storici, documenti, cimeli uniformi in particolare della prima e seconda Guerra Mondiale.
Le Mostre temporanee sono dedicate alla Guerra in montagna e al 1918, l'ultimo anno della grande guerra.
Nell'ex rifugio antiaereo di Piazza Podestà, sotto il Castello, è esposta la più grande raccolta di artiglierie della Grande Guerra visibile in Italia: più di trenta pezzi fra cannoni, obici, mortai, bombarde di vario calibro e nazionalità. In vendita libri, filmati, e oggetti militari.

Campana dei Caduti
Ideata dal sacerdote roveretano don Antonio Rossaro, suona ogni sera per onorare i Caduti di tutte le guerre e di tutte le Nazioni del mondo, invocando Pace e Fraternità fra i Popoli. E la più grande Campana del mondo che suoni a distesa: decorata con pregevoli bassorilievi, è alta m. 3,36, diametro m. 3,2q, peso q.li 226,39, il battaglio è di quintali 6 ed il ceppo di quintali 103. Fusa a Trento il 30 ottobre 1924 con il bronzo dei cannoni delle 19 nazioni partecipanti al primo conflitto mondiale, la Campana dei Caduti venne battezzata il 24 maggio 1925 con il nome di Maria Dolens. Dopo essere stata benedetta a Roma da Papa Paolo VI, fu collocata nella sede attuale, sul Colle di Miravalle, il 4 novembre 1965.

Sacrario di Castel Dante
Costruito dal 1936 al 1938 sui ruderi dell'antico castello di Lizzana dove, secondo la tradizione, avrebbe soggiornato Dante Alighieri, conserva le spoglie di oltre 20.000 Caduti italiani, austro-ungarici e cecoslovacchi, noti ed ignoti, traslate da svariati cimiteri di guerra. Nel piano superiore sono locate le tombe dei martiri Damiano Chiesa e Fabio Filzi e l'altare.

Strada degli Artiglieri e Caverna "Damiano Chiesa"
Si diparte da Castel Dante e sale fino a Costa Violina, sulle pendici del Monte Zugna, teatro fra il1915 e 1918 di aspri combattimenti fino a Passo Buole.
Presso la Baita degli Alpini (3 km) si trova la caverna dove, il 16.05.1916, nel tentativo di arginare l'offensiva austriaca, fu catturato il volontario roveretano Damiano Chiesa. Nelle vicinanze sono visibili le "Piste dei Dinosauri" di recente scoperta.

Museo civico
Comprende sezioni di archeologia con notevoli collezioni di reperti della Magna Grecia, di storia e folclore, circa 10.000 pezzi di numismatica greca, romana, bizantina e italiana.
La sezione di scienze naturali comprende collezioni zoologiche e mineralogiche e più di 7.000 fossili.
Banca dati on-line sulla bibliografia geologica del Trentino -Alto Adige e del Veneto.
E' dotato di un modernissimo planetario per lo studio della volta celeste. Sul Monte Zugna gestisce un un Osservatorio astronomico.

Museo d'Arte moderna e contemporanea (MART)
Inaugurato il 15 dicembre 2002 nella prestigiosa sede progettata dall'arch. Mario Botta con I'ing. Giulio Andreolli, espone la collezione permanente "In viaggio con le Muse" concentrata sull'arte italiana del XX secolo con aperture internazionali dal Futurismo (Museo Depero) ai giorni nostri: Carrà, Balla, Depero, Prampolini, Severini, Baldessari, Schlemmer, De Chirico, De Pisis, Melotti, Burri, Morandi, Fontana, Pop Art. Mostra temporanea sulla "Montagna: arte scienza, mito."
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