2010 C'è bisogno di Tricolore
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C'E' BISOGNO DI TRICOLORE
Fiamme Verdi Settembre 2010 di Antonio Menegon
Non c'è più rispetto per nessuno!".
Quante volte abbiamo sentito questa frase in famiglia, commentando un avvenimento o ascoltando una notizia. Il fatto è che oggi nulla ci scandalizza più. Non i quotidiani insulti tra politici, non gli insistenti attacchi ad organi dello Stato (alte cariche e magistratura soprattutto), nemmeno le offese ai simboli dell'unità nazionale.
Sto parlando della nostra bandiera, del Tricolore, irriso e vilipeso alla vigilia delle celebrazioni per i suoi primi 150 anni.
E sto parlando di quei valori di onestà e di rispetto delle Istituzioni che si stanno sciogliendo come neve al sole, sotto i colpi di una trasformazione della società che, pur migliorando la situazione economica di gran parte delle famiglie, ha travolto sensibilità, regole e valori che erano patrimonio di tutti.
Partiamo dal Tricolore, rispolverato in massa solo nell'eventualità che la nazionale di calcio vinca il campionato mondiale.
Alla vigilia del 150mo si assiste ad un lento e pericoloso tentativo di delegittimazione della bandiera nazionale e dell'inno di Mameli. Fioccano trasmissioni televisive nelle quali (vi lascio immaginare quale fior di intellettuali) si chiedono se abbia senso festeggiare ancora eventi come la nascita del Tricolore, il 25 Aprile, il 2 Giugno, il 4 Novembre.
La delegittimazione dei simboli, che poi sono quelli che tengono insieme un popolo, passa attraverso misurate assenze a questa o a quella cerimonia ufficiale, attraverso l'Inno di Mameli che ci si scorda di far suonare, attraverso proposte di sostituzione dell'Inno stesso e così via. Allora fa notizia tifare pubblicamente per le squadre avversarie dell'Italia ai mondiali di calcio ed è un minuto pubblicare, da parte di un uomo politico sul proprio profilo di Facebook, un rotolo di carta igienica con i colori della bandiera nazionale.
Si potrebbe continuare, col rischio di sconfinare sempre più nel pantano della politica, quella con la "p" minuscola. Ma il problema non è di tipo politico. La politica, quella con la "p" minuscola, si muove agiatamente sulle sabbie mobili della nostra scarsa conoscenza della storia, della nostra mancanza di memoria storica e del nostro labile senso dello Stato e delle Istituzioni.
E' in questo vuoto culturale che più facilmente si insinua lo slogan populista, che affiora quell'incolpevole razzismo di superficie così lontano dai valori di solidarietà che ispirano molti (e noi alpini), che può far vacillare il valore di unità della Nazione o meglio di Patria, che fa sgretolare ancor di più il rispetto verso le Istituzioni. Di questo passo tutti ci si potrà sentire autorizzati ad insultare chiunque, a non portare rispetto per nulla, tanto meno per il Tricolore.
Sarà questo lo scenario futuro?
lo credo di sì.
Concludo riportando ciò che, il 4 novembre 2001, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, nel suo discorso ufficiale nel giorno dell'Unità Nazionale ebbe a dire: "il Tricolore non è semplice insegna di Stato. È un vessillo di libertà, di una libertà conquistata da un popolo che si riconosce unito, che trova la sua identità nei principi di fratellanza, di uguaglianza, di giustizia nei valori della propria storia e della propria civiltà".