2010 Pianeta difesa
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PIANETA DIFESA 2010
Fiamme Verdi Dicembre 2010
Impressioni d’autunno, tra gli Alpini a San Candido
-esperienza di un bocia-
-esperienza di un bocia-
dal Frequentatore Marco Roveda, 62ma compagnia, 4° plotone 2° squadra
Sono le 13 e 25 minuti di un lunedì d’ottobre. Il tempo è l’ideale per ricordare, comincia ad arrivare il freddo. Nuvoloso, ma c’è quel tanto di sole che mi permette di non accendere la luce. E’ si una luce spenta, ma molto più calda di quella artificiale. Arriva giusta sopra la scrivania, passa attraverso la betulla davanti alla mia finestra che ha mezze foglie gialle, non so se sia l’autunno o qualche malattia, mah. Sopra la mensola il mio cappello, nappina verde, che controlla ciò che scrivo, spero approvi. La carta l’ho scelta bella bianca, senza righe, per la penna… indecisione… finchè non mi cade l’occhio su quella del 6° Alpini, sembra chiamarmi. Certo cara, parlo di te, non posso che usare te.
Il 4° Plotone di Pianeta Difesa - Luglio 2010 San Candido (il plotone di Marco)
M’è stato chiesto di scrivere, lo faccio volentieri, probabilmente ci speravo. Voi non mi conoscete e nemmeno io conosco voi, però posso venirvi incontro. Chi è costui che allinea vocali e consonanti, sperando di dargli un senso? Detto (scritto) fatto, sono un ragazzo di 22 anni, classe 1988 per intendersi, attualmente studente, mi occupo di elettronica e di musica. Qualcuno m’avrà anche sentito, per sua disgrazia, Faccio l’organista. Questi sono dati di poco conto però, andiamo al sodo: Figlio d’Alpino, nipote d’Alpino, frequentatore del progetto “pianeta difesa 2010”. Perché occorre scrivere la genealogia alpina? Perché vivendo con gli Alpini è più facile amare gli Alpini. Lungi da me far polemiche io vi racconterò brevemente solo la mia storia, di poco interesse probabilmente, rimetto perciò alla vostra bontà la fatica di continuare a leggere. Ho avuto la fortuna, nella mia vita, di vivere immerso in testimonianze vere, pregne di storia e di vita. Son bis-nipote di Cavalieri di Vittorio Veneto, come credo tutti qui in zona, i miei bisnonni non li ho conosciuti ( ahimè ) ma fortuna volle che uno tra i più longevi C. di V.V. fosse mio zio (pro-pro zio) Bepi (Giuseppe) e ciò mi permise di “godermelo”. Pomeriggi interi a pendere dalle sue labbra: storie, racconti, aneddoti, raccomandazioni, crescendo così a -pan, late e guera-. Si la guerra che ha segnato la nostra terra e le nostre genti, che sembra così lontana ai giovani, roba vecchia, per me non lo è. In tal modo s’è sedimentata e solidificata nel sotto-scritto l’attrazione verso questo scorcio, così tragico, di storia… verso le sue genti e i suoi luoghi. Insomma, con il passare degl’anni ed il susseguirsi degli eventi, il “richiamo” della patria e dell’esercito aumentava. Cosicché, mentre i miei amici cominciavano a pensare come poter scansare la cartolina, io non vedevo l’ora di poter servire il paese in armi, poi chissà, magari pentendomi, ma con tanto entusiasmo... BUM… Ci pensa lo Stato… Leva obbligatoria Sospesa… BUM. Ci pensa il calcio a 5...Legamenti crociati ginocchio sinistro rotti… “Lei non è idoneo per l’esercito!”. L’entusiasmo lascia il posto alla rassegnazione, al massimo potrò guardare il 2 giugno per televisione, masticandomi le dita.
Ma un bel dì, al telegiornale, fanno un servizio su tale “pianeta difesa 2009”. Non ne sapevo niente, come funziona? Cos’è? Dove ci si iscrive? Xxxxx (parolaccia), ci voglio andare anch’io!! ... “Mi dispiace ma l’han già fatto!! Però forse il prossimo anno lo ripetono”... Mobilito mezzo mondo e son dentro in graduatoria. Visita a Bologna. “Per il ginocchio chiudiamo un occhio”, dice il Colonnello Medico (badate bene, il mio ginocchio sinistro funziona meglio di quello destro, ha solo qualche vite in titanio): Sono idoneo.
Il 19 luglio si parte: destinazione Verona. Accompagnati dal generoso e simpatico Italo e dal suo fedele co-pilota, erano presenti: Evelin de Martin, Jenny Gallo, Francesco e Marco Tonellato, facciamo strada e coda assieme. Vestizione: “tutto dentro lo zaino, velociiii”. Pranzo, un po’ di giretti a caso per la caserma con lo zaino alpino pieno di tutto, giusto per farci capire come funziona, poi in corriera. Destinazione: San Candido. Tempo stimato 4 ore circa.
Non vi farò la cronaca minuto per minuto, però si, la felicità, l’orgoglio, il peso della responsabilità, nell’indossare quella mimetica, devo raccontarvela... scudetto dell’Italia a sinistra, patch del 6° a destra,. Cosciente, nessuna illusione, son solo 15 giorni, ma per ora questa mimetica aderisce al mio di corpo!!!.
Giornata tipo: Sveglia alle 6.30 di norma con tromba e urla degli istruttori al posto del gallo, controlli di rito, “chiedenti visita? Lei vuole ritirarsi?” ed in base all’ufficiale di servizio 5-10 (15 quando ci andava bene) minuti per fare il cubo, la barba, riordinare tutto, mettersi in mimetica in modo ordinato, scarponi lucidi, stanza in ordine e pulita (ovvero nulla fuori). Vita militare, in poche parole. Alzabandiera, colazione, attività. Le attività erano tra le più svariate. Dall’istruzione formale, in genere non meno di tre ore al giorno di marcia e formalità: “battete bene quel passo, non voglio sentire una scarica”… “guardate avanti, sul riposo, immobili!!!”… “il perno sta fermo, gira, i perni s’ inculxxx e l’ala vola!!!!”. Si passava poi a lezioni teorico-pratiche. Lezioni sulle missioni all’estero, sull’organizzazione dell’esercito, lezioni di topografia, movimento in montagna, sopravvivenza, pronto soccorso, pericoli in montagna... Ahi quanta gente, vinta dal sonno, veniva messa sugli attenti in quelle soporifere, ma non per i contenuti, lezioni al buio. Poi addestramento in montagna, ferrate, marce e arrampicate; educazione fisica, per plotoni, correndo e urlando, piegando e cantando… “Stanchi? MAI Stanchi? MAI….” eh il 4° plotone. Quindi illustrazione degli armamenti in dotazione ai reparti Alpini, la dimostrazione del gruppo salmerie di Vittorio Veneto, molto gradita e interessante. L’attendamento in zona Villabassa che, tra le tante attività, è stata, probabilmente, la più aggregante per il plotone e la compagnia dove, cucinando i fagioli ed il caffè della razione K, s’instaurava un forte spirito di cameratismo. Insomma giornate intense fino alle sette di sera, ora di cena e libera uscita. E qui si apre un’altra parentesi.
Si apre la parentesi della condivisone con gli amici nuovi, delle sere passate a San Candido in pizzeria da Angelo a giocare a calcio balilla o a raccontarci le proprie storie distesi sull’erba, sotto i baranci. Sere passate a saltar sopra gli stivaletti in cuoio che facevano male ai piedi tutto il giorno, a preparare la barba già fatta tanto poi bisognava ripassarla, a sistemare il cubo, ad aiutare chi disinfettava le vesciche, magari trasformate in ferite. Erano quei momenti dove la vita rallentava, dove non serviva correre per la caserma (di solito), dove ci si godeva la calma e la lentezza si rideva e si scherzava, in attesa del contrappello: … “Ronzon at-tenti”, eh si… eravamo solo in due nella mia camera che era uno sgabuzzino, molto arieggiato e fresco in compenso, nell’infermeria della caserma insieme a tutta la compagine maschile del mio plotone, il 4°: 3 docce, 2-3 bagni, 30 persone… un po’ di vita di comunità. Controlli, cazziatoni e disposizioni di rito, … “dia il riposo” …“Ronzon ri-poso”… dieci minuti al silenzio… pa pà-a-a papa pà-a-a… 23.30 luci spente fino alle 6.30 vietato alzarsi prima, domani si ricomincia.
Volutamente son stato vago, potrei continuare raccontandovi delle tende smontate alle 5.30 di mattina con 5 gradi ed in maniche corte o degli slanci di generosità dei miei compagni o del sangue ai piedi e perché no delle contratture ma tutto ciò non avrebbe senso non accompagnandolo all’espressione dei volti, al movimento degli occhi, a quello delle mani.
I morsi allo stomaco che mi prendono quando ritorno a San Candido non li posso scrivere, come l’orgoglio nel cantare l’inno sugli attenti ad ogni alza bandiera, nemmeno. Però sono fortunato perché, chi legge, queste cose le ha vissute le ha sentite 10-100-1000 volte più intensamente e faticosamente di quanto non lo abbia/abbiamo fatto io/noi… e anche molte altre in più… quindi capisce e, spero, mi perdonerà. Non so se mio papà sia orgoglioso di quel poco che ho fatto… se i miei nonni lassù lo siano… io si… Quel che m’è stato concesso di fare, l’ho fatto. Soldi sprecati? Il mio orgoglio probabilmente non vale niente, lo so, ognuno ha la libertà di pensarla come vuole… io non m’offendo. Posso solo ringraziare dell’opportunità, che come tale (opportunità per l’appunto), ho colta. Forse son stato lungo e prolisso, 15 giorni son pochi si… ma non sono niente… potrei continuare a scrivere per giorni, in fin dei conti, anche una vita intera o 10 di vite sono nulla confrontate alla durata di un’era geologica o della terra o dell’universo… Ma per chi le ha vissute quelle vite son qualcosa… tutto.
Quel che manca qui, inclusa la mia brutta faccia, sarò lieto di fornirvelo di persona.
Quel che la mano vuol fare, invece, è ringraziare… ringraziare l’ANA di Conegliano, in particolare nelle figure del presidente, di Claudio e di Italo, chi ha reso possibile tutto questo, i miei “commilitoni”, in modo speciale quelli del 4° plotone, la 62° compagnia ed il 6° tutto… Grazie.
Non temete, ora ve la ricopio al computer, vi risparmio la pessima grafia.
PIANETA DIFESA - Luglio 2010 San Candido - foto di gruppo
San Candido 30 settembre 2010