2011 Simone Sanson al Pellegrinaggio sull'Adamello
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ADAMELLO 2011: CRONACA DI UN PELLEGRINAGGIO ALPINO
Fiamme Verdi Dicembre 2011
Quest’anno, grazie all’aiuto di un gruppo di amici alpini vittoriesi, ho avuto la fortuna e l’onore di partecipare a uno dei pellegrinaggi più suggestivi della nostra associazione.
La mattina di giovedì 28 Luglio di buon’ora, caricati i grandi zaini nelle auto, ci siamo avviati per il Passo del Tonale dove ci attendevano i responsabili della Sezione ANA Valcamonica per gli ultimi ragguagli prima della vera e propria partenza del nostro Pellegrinaggio. Da lì, trasportati prima con autobus e poi con dei fuoristrada, siamo arrivati alla località Malga Caldea (m.1584) dove parte il sentiero che porta al Rifugio Garibaldi (m. 2548), la nostra prima meta. Il panorama si è fatto subito maestoso, tra grandi cime innevate e grandi laghi artificiali, ma anche con un cielo sempre più cupo. Infatti da li a poco ci ha raggiunto una copiosa pioggia che ci ha accompagnato per buona parte del sentiero fino al rifugio Garibaldi. Qui, dopo esserci cambiati e aver messo ad asciugare gli scarponi, ci siamo subito radunati nella piccola sala dove si è subito respirato il classico clima alpino, di amici nuovi e vecchi pronti a trascorrere un pellegrinaggio già da subito entusiasmante. Il giorno dopo infilati gli scarponi e caricati i pesanti zaini, ci siamo incamminati per il Passo Brizio (m. 3147), un piccolo passo che divide la valle che sale da Temù al ghiacciaio dell’ Adamello. Qui, raggiunti i piedi del Passo, ci attendeva una piccola ferrata, che le guide alpine, dopo averci fatto indossare imbrago e casco, ci hanno fatto salire in tutta sicurezza. Raggiunta al cima del passo la vista è stata meravigliosa: si apriva davanti a noi il maestoso ghiacciaio dell’ Adamello, una sterminata distesa di ghiaccio racchiusa tra cime maestose. Il pensiero è andato a chi, ormai più di 90 anni fa, era salito in quei posti non per ammirare il panorama come noi ma per combattere una delle guerre più cruente del secolo passato. Qui Italiani e Austriaci si sono affrontati ferocemente, ma ancor prima hanno dovuto combattere contro il freddo, le valanghe, la fame e le pulci. Abbiamo trovato nel nostro percorso resti bellici, ma anche umani che ci hanno fatto raggelare i cuori.
Nell’attraversare il ghiacciaio il silenzio era assordante, si potevano sentire solo i nostri scarponi affondare nella neve fresca. Da li a poco anche il cielo si è oscurato, facendoci aumentare il passo per raggiungere il rifugio prima della pioggia. Alla fine del ghiacciaio, inerpicato sulla roccia della Lobbia Alta, si è presentato a noi il Rifugio “Caduti dell’Adamello” (m. 3040) . Uno stupendo manufatto, da pochi anni ristrutturato che rappresenta una delle eccellenze riguardo i rifugi alpini. Posto al centro dei due rami del ghiacciaio, è stato rifugio anche per Papa Giovanni Paolo II che qui si soffermò per ben due volte e a cui è stato intitolato il nome di una cima che lo sovrasta. Nel pomeriggio quando ormai ci si stava preparando per la cena, una ragazza si è affacciata alla porta del rifugio e ci ha avvisati che al piccolo altare posto nelle vicinanze del rifugio, due sacerdoti stavano iniziando una Santa Messa. Presi alla sprovvista dal fuori programma, con quelle poche persone presenti al momento in sala,ci siamo infilati gli scarponi e recuperati i vessilli e gagliardetti ci siamo recati all’altare. Qui, due preti Slovacchi, di passaggio durante una loro escursione, avevano improvvisato una santa messa, memori del fatto che quell’altare era stato eretto proprio per Papa Giovanni Paolo II. Chiaramente la messa è stata celebrata nella loro lingua madre ma questo non ci ha impedito di seguirla con grande devozione ed emozione sia da parte nostra che dai due preti, che alla fine ci hanno confessato che è stato uno dei momenti più belli e significativi del loro cammino. La grande solidarietà alpina non è venuta a meno quando abbiamo invitato i due sacerdoti a fermasi al rifugio per la notte come nostri ospiti. La serata è andata avanti fino a tarda ora,tra canti e risate e chiaramente del buon vino.
Il mattino seguente, alle 6, ci siamo rimessi in marcia per l’appuntamento principale del nostro pellegrinaggio: la Santa Messa al Passo Lagoscuro (m. 2970). Scesi dal lungo ghiacciaio, non con poche difficoltà per i frequenti crepacci sul ghiaccio, abbiamo raggiunto in poche ore il rifugio Mandrone, ultima tappo prima di salire il ripido sentiero che porta al Passo Lagoscuro. Poco lontano dalla cima, in un piccolo pianoro, gli alpini cumani avevano preparato l’altare per la Santa Messa, che da lì a poco sarebbe stata ufficiata dal Cardinale Re, che ha raggiunto la cima a bordo di uno degli elicotteri messi a disposizione dalla provincia di Trento. Il panorama era entusiasmante con il ghiacciaio alle nostre spalle che si mostrava maestoso e ai nostri piedi un piccolo lago naturale che rispecchiava le cime sovrastanti. In poco tempo il pianoro si è riempito di pellegrini che giungevano dai vari versanti della montagna, formando una macchia di colori nel mezzo di una distesa granitica. Alla cerimonia sono intervenuti, oltre che il Sindaco di Ponte di Legno e il rappresentante della provincia di Brescia, il comandante delle truppe Alpine, Generale Primicerj e il nostro Presidente Nazionale, Corrado Perona, che come sempre ha lasciato tutti entusiasti con il suo discorso.
Terminata la cerimonia le colonne hanno ripreso il cammino per il rientro, non con poche difficoltà per alcune persone che hanno scelto un sentiero a prima vista semplice che però si è rilevato molto pericoloso, con alcune scivolate, per fortuna senza conseguenze, nel lungo canalone di neve. Rientrati a Ponte di Legno, ci aspettava una grande accoglienza in paese. Era stata attrezzata una scuola per ospitarci per la notte e un palazzetto per la cena e il pranzo della domenica. Il paese era tutto in festa e alla sera si è radunato nella bella piazza per ascoltare il concerto della Fanfara Tridentina. La nostra serata si è conclusa tra i locali del paese con il classico spirito alpino che ci contraddistingue.
L’ indomani il paese era imbandierato a festa per accogliere la sfilata di tutti i pellegrini che si è snodata per le vie cittadine tra due ali di folla, fino al piazzale predisposto per la cerimonia conclusiva.
Anche qui hanno preso la parola prima il Sindaco di Ponte di Legno e poi il Generale Primicerj e il nostro presidente: entrambi quest’ ultimi hanno sottolineato l’importanza di questi pellegrinaggi, sia per ricordare la memoria dei caduti del passato, ma anche quella dei caduti di oggi, eroi entrambi in due situazioni diverse ma con la stessa convinzione di servire la patria per un futuro migliore per tutti. A concludere la cerimonia la Santa Messa ufficiata da Mons. Angelo Bazzari (presidente fondazione Don Gnocchi).
Un pellegrinaggio che sicuramente resterà nei miei ricordi sia per le bellezze naturali viste ma soprattutto per l’atmosfera di alpinità che ho respirato in quei giorni.
Simone Sanson
La Messa al campo
La rappresentanza sezionale
Un passaggio attrezzato
Il rifugio Caduti sull'Adamello
Festa alpina a chiusura del pellegrinaggio