2013 Museo: Una visita particolare - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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2013 Museo: Una visita particolare

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MUSEO DEGLI ALPINI
GIACINTO FELTRIN: una visita particolare al Museo

Fiamme Verdi Settembre 2013 di Federico Furlan


Domenica 24 marzo 2013 pomeriggio, ore 16 circa, normale apertura del museo per la mostra rievocativa dell’ARMIR, turno di guardia provveduto dal gruppo Ogliano. Flusso di visitatori interessante, come di consueto con quella mostra.
Si presenta all’ingesso un gruppo di persone, il primo è un signore anziano, si presenta con voce ferma “mi son del Coneian, mi son stat in Rusia”, lo segue dappresso un gruppo che poi apprendiamo essere formato dalla figlia Emanuela e famiglia.
Li accogliamo con il consueto “benvenuti” e ci offriamo per una breve presentazione della mostra; nel contempo ci rendiamo conto di avere di fronte un reduce ARMIR, in questo caso il ruolo di guida sarebbe più consono a lui e a noi quello di ascoltatori.
Lo accompagniamo alla vetrina delle medaglie; riconosce subito una foto e con voce rotta dall’emozione, sbotta dicendo “varda Olindo, se magnea sempre i semi di girasole, l’era elettricista”.
Il quadro è ora molto chiaro: siamo davanti a un reduce ARMIR, protagonista degli avvenimenti oggetto della mostra, compagno d’arme di Olindo Battistuzzi MAVM: l’artigliere da montagna Giacinto Feltrin, detto “Primo”, classe 1922, iscritto al gruppo di S. Lucia.
Abbiamo chiesto di scattare alcune foto a ricordo della visita, richiesta a cui ha aderito assumendo una posizione eretta, come sull’attenti; le useremo a corredo del presente articolo, su Fiamme Verdi.
Il colloquio continua, infine, per due volte chiede con energia “qua non se beve un’ombra bona?”.
La visita si conclude, il gruppo lascia il museo con reciproci saluti, i nostri complimenti e auguri, con un invito a tornare. Guardo Giacinto allontanarsi verso l’uscita e penso a quanti ricordi porta con sè.
Che dire, una visita certamente particolare.

Giacinto Feltrin, un breve profilo “civile e militare”
Nasce a San Fior il 27 agosto 1922 e già il 1° febbraio 1942 viene chiamato alle armi; viene arruolato e inserito nel gruppo Conegliano, 3° Rgt artiglieria alpina, divisione Julia; dopo un addestramento intenso di alcuni mesi, ai primi di agosto 1942, parte da Gorizia con l’intera divisione, destinazione Russia, per congiungersi con l’ARMIR.
Segue le vicissitudini del gruppo Conegliano, nel complesso ripiegamento del corpo d’armata Alpino, con la divisione Julia nel gennaio 1943. E’ tra quelli che hanno la ventura di uscire dalla sacca, integro nel fisico e, apparentemente, anche nella psiche.
Non abbiamo notizie del periodo successivo al ritorno e la fine della guerra.
Tra i suoi racconti alla famiglia, i più significativi sono i seguenti: - come spesso succedeva, i parroci annunciavano in chiesa i nomi dei morti in Russia. Un giorno il nome di Giacinto Feltrin finì tra quelli che non sarebbero più tornati. Solo sua madre era certa del contrario e ripeteva in continuazione: mio figlio non è morto. Un giorno stava lavando i panni presso il fosso che costeggiava una lunga e silenziosa strada di campagna, quando in lontananza scorge una figura umana che si sta avvicinando a piedi e dice: quello è mio figlio! Era proprio Primo che dopo la quarantena a Vipiteno aveva ottenuto una breve licenza. - appena tornato veniva avvicinato da tantissime donne che con ansia chiedevano notizie dei propri figli, ma, ovviamente, non aveva che poche e lacunose risposte. - recentemente riferiva anche un episodio simpatico: avendo concluso le scuole elementari, sapeva leggere e scrivere, quindi, sotto dettatura, scriveva le lettere d'amore per la ragazza di un suo amico e compagno d'armi. - quando invece, raramente, racconta episodi drammatici, l'espressione del viso tradisce commozione; riferisce di quando ha visto soldati tedeschi rinchiudere in una casa un'intera famiglia, bambini compresi, e poi incendiarla; ancora di quando, lungo il tragitto, vedeva cumuli di 5-6 persone, erano soldati italiani morti congelati.
Negli anni sessanta tali ricordi gli causano incubi notturni, con urla strazianti, da cui si sveglia dicendo di dover salvare della gente dall’incendio.
Le fotografie e le notizie utilizzate per tracciare il profilo di Giacinto ci sono state fornite dalla figlia, sig.ra Emanuela, che ringraziamo per la cortesia e la disponibilità.
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