2022 Museo: L'inferno di ghiaccio
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L'INFERNO DI GHIACCIO
Oggi tra gli Enti Museali riconosciuti dalla Regione Veneto,
da più di 15 anni racconta con passione le storie di uomini al fronte
da più di 15 anni racconta con passione le storie di uomini al fronte
Fiamme Verdi Dicembre 2022 di Claudio Botteon
L’OPERATO
Dal 2006 ad oggi, grazie al paziente lavoro di un piccolo gruppo di volenterosi appassionati, ma con sempre alle spalle i 5000 soci della Sezione di Conegliano, sono state allestite 13 mostre riguardanti altrettanti argomenti storici dal 1861 al periodo delle missioni all’estero delle nostre forze armate.
I ridotti spazi espositivi del Museo degli Alpini di Conegliano lo obbligano ad essere una realtà dinamica, basata sul cambio delle esposizioni annuali al fine di continuare a tenere vivi il legame con il visitatore che ogni anno “ha qualcosa da vedere”.
La Sezione Alpini di Conegliano svolge il delicato compito di “portare” gli studenti delle scuole elementari, medie e superiori del comprensorio di Conegliano, in visita al museo al fine di suggellare il legame mai sopito tra la gente e le penne nere.
Dal 2014 al 2015 sono stati eseguiti i lavori di restauro di un'ulteriore parte della ex caserma “Marras” che oggi ospita la Biblioteca del Museo e i magazzini, dove vengono custoditi i reperti non impiegati nelle mostre.
Dal 2015 una parte di questa struttura è stata dedicata ad ulteriore spazio museale, al fine di ampliare l’offerta turistica per il visitatore, creando il “Centro Studi Ugo Cerletti”, un museo dedicato alla oplologia, unico nel suo genere.
Le collaborazioni con altre realtà museali, come il Museo della Guerra di Rovereto, il Museo della Battaglia del Solstizio, il CEA di Fontigo, rappresentano un ulteriore lavoro di interscambio che ha permesso di valorizzare i materiali esposti anche tramite prestiti di oggetti relativi al territorio della Provincia di Treviso.
Finalmente da quest’anno, dopo un lungo percorso costruito negli anni, il Museo ha ricevuto il prestigioso riconoscimento da parte della Regione Veneto, che con Decreto del 4 Luglio 2022 l’ha inserito definitivamente tra gli Enti Museali riconosciuti.
LA STRUTTURA
Il Museo si trova nella pertinenza di un edificio che al tempo della Serenissima Repubblica di Venezia era un convento Domenicano.
Con la conquista della nostra Repubblica da parte di Napoleone, venne confiscato come tutti i beni ecclesiastici, poco dopo avvenne la cessione delle nostre terre all’impero d’Austria, le cui autorità locali destinarono il convento a caserma.
Nel 1866, in seguito alla terza guerra d’indipendenza, il Veneto venne ceduto dall’Austria all’Italia.
Il nuovo Stato mantenne la destinazione dell’ex convento, come “Caserma San Martino”, dove vennero poi fondati il 6° Reggimento Alpini, il 7° Reggimento Alpini, e il Gruppo di Artiglieria da montagna “Conegliano”. Dopo la seconda guerra mondiale la caserma venne ri-denominata “Marras”, successivamente venne dismessa e destinata ad altri scopi.
Nel 2006 la pertinenza della caserma, inerente la parte della ex stalla per muli e cavalli, venne ristrutturata e ceduta in comodato alla Sezione Alpini di Conegliano, per allestirvi la sede del Museo degli Alpini.
LA NUOVA MOSTRA DEL MUSEO
“L’INFERNO DI GHIACCIO” Soldati sul fronte Russo 1941-43
Sabato 22 Ottobre alle ore 17,00, la Sezione Alpini di Conegliano e il Comitato di gestione del Museo diretto da Aldo Vidotto, presentano l’inaugurazione della nuova mostra, imperniata sulla “Campagna di Russia” ed in particolare sulla conseguente disastrosa ritirata avvenuta in pieno inverno, dal dicembre 1942 a gennaio 1943 sulla steppa gelata a 40 gradi sotto zero.
Le tre parole che formano il titolo già sarebbero sufficienti per descrivere il dramma avvenuto in quel preciso momento storico, in quelle condizioni ambientali e con l’equipaggiamento non consono in quelle condizioni.
Tutto è iniziato nell’estate 1941, con l’invio del CSIR (Corpo di spedizione Italiano in Russia) a fianco dell’alleato tedesco, proseguendo poi l’anno successivo, in conseguenza della richiesta da parte di Hitler di un’armata, con l’invio dell’ARMIR (l’Armata Italiana in Russia), indirizzata nel settembre 1942 sul fronte del Don, lasciato dalle truppe Tedesche che si stavano spostando verso Stalingrado.
A dicembre si verificò l’inatteso contrattacco russo, indirizzato nei punti deboli delle forze dell’Asse, cioè nella zona di congiunzione tra le Divisioni italiane e quelle romene, e poi in direzione dell’Armata ungherese, con conseguente formazione di una grande sacca alle spalle e successivo ritiro verso una nuova linea, arretrata di circa 300 chilometri.
Di conseguenza, a seguito di ordini superiori, le uniche Divisioni rimaste sul Don a fronteggiare le truppe russe furono quelle alpine, per proteggere la ritirata di tutti gli altri alleati.
E qui inizia l’epopea della tristemente famosa ritirata di Russia, che per gli Alpini inizia il 17 Gennaio 1943, senza mezzi, senza cibo, con 40 gradi sotto zero, con abbigliamento inadeguato e male armati.
La mostra è ovviamente imperniata sul tema militare dell’evento, ma anche e soprattutto sul tema umano, raccontato con rinnovata sofferenza dai nostri Reduci alpini negli anni appena trascorsi.
Nelle sale sono visibili le divise dell’epoca riguardanti i belligeranti di ambedue gli schieramenti, le rispettive armi, cartine geografiche, documenti, decorazioni, tutti rigorosamente originali.
Sono state create 3 scene inerenti i luoghi, l’ambiente climatico, i diversi temi che confluiscono nella drammaticità umana di quel momento storico, fedeli a tal punto da sembrare vere.
Bastano 2 cifre per capire la portata di questa disastrosa pagina della nostra storia: le perdite totali ammontarono a 98000 soldati, per quanto riguarda i soli alpini su 57000 partiti ne rientrarono circa 16000 e dei loro muli su 14000 ne rientrarono qualche centinaio, tralasciamo il materiale.
Questa mostra viene allestita per tener fede al nostro motto alpino: “Per non dimenticare”, perché solo studiando e ricordando la storia cerchiamo di evitare che gli errori del passato non debbano mai più ripetersi.