M.O. Angelo Parrilla
ANGELO PARRILLA, un eroico alpino, M.O.V.M.
Fatti e circostanze: Tra il 28 ed il 29 ottobre 1918, in località Costabella di Collalbrigo, nei pressi di Conegliano, nella casa colonica della famiglia Dal Col (detti Vighet) cadde il sottotenente Angelo Parrilla "Ragazzo del '99", al quale vene conferita una della quattordici medaglie d'Oro assegnate a combattenti della sua classe. Egli era nato a Longobucco in provincia di Cosenza; combatté a Nervesa nella battaglia del Solstizio, subito dopo passò al VI reparto d'assalto aggregato al 5° Reggimento Alpini.
L'integrazione dell'ultimo suo atto eroico fu fornita dal "Ragazzo del '99" Enrico Bozzoli - padre del nostro presidente Battista - il quale scrisse "La mattina del 30 ottobre resi visita di omaggio commosso al Caduto Italiano, composto e sereno nella pace eterna, disteso sul pavimento, con a lato due soldati austriaci pure essi morti. Nessuno dei caduti presentava all'apparenza visiva lacerazione e strazio della carne o degli indumenti; le sembianze dei visi, della testa e delle mani, davano positiva dimostrazione che la morte avvenne violenta per proiettile o scheggia di bomba nel tronco, la cui penetrazione difficilmente appariva negli indumenti, anch'essi privi di rilevanti macchie di sangue".
In occasione delle celebrazioni del 50° della Vittoria, e precisamene il 4 novembre 1968, sul luogo ove cadde il giovane sottotenente, ci fu la commemorazione dell'Eroe, che, con la Medaglia d'Oro, riassunse il sacrificio di quanti morirono per la liberazione di Conegliano.
L'allora sindaco alpino cav. uff. Mario Salvador lesse la motivazione della M.O., illustrandone l'azione intrepida del "Ragazzo del '99", ed annunciando che il comune aveva deliberato di dedicargli una delle vie centrali del nuovo comprensorio coneglianese, che si trova tra via Papa Giovanni XXIII e via Kennedy.
L'eroe di Collabrigo
Il tramonto degli eroi non avrà mai sera
Motivazione della decorazione: “Chiesto ed ottenuto il comando della pattuglia di punta, composta da cinque arditi, alla testa di essa precedeva il proprio reparto d’assalto. Avuto sentore della presenza di imprecisate forze nemiche in un fabbricato, dopo averne mandato sollecito avviso al proprio comandante, risolutamente e per primo si slanciava nel fabbricato stesso, affrontando ne con insuperabile audacia, a colpi di bomba a mano, i difensori di gran lunga più numerosi. Alla violenta reazione di questi, impegnava, insieme coi suoi, una accanita mischia, corpo a corpo, abbattendo un ufficiale avversario. Pugnalato a sua volta, continuava disperatamente, coi suoi arditi, nella strenua ed impari lotta, mettendo fuori combattimento numerosi nemici, finché crivellato di colpi, gloriosamente cadde, fulgido esempio di eroico valore”.
Castello di Susegana 29 ottobre 198. Bollettino uff.— disp. 91 del 1919.
Fu l’ultima M.O. al V.M. della Grande Guerra e una delle 12 medaglie d’oro calabresi.
Cenni Biografici. Egli era nato a Longobucco in provincia di Cosenza, il 1° gennaio 1899, da Giuseppe e Zeffira Catalani, primo di 7 fratelli, 6 maschi e una femmina. Il 19.08.1916, la famiglia si trasferì ufficialmente a Mantova, ma Angelo vi risiedeva già da qualche tempo per frequentare la scuola: la madre infatti era di Mantova, il padre apparteneva a un reggimento di cavalleria ed era pure egli nato a Longobucco nel 1865.
Angiolino, come lo chiamavano i compagni a scuola, entrò come studente nel locale R. Istituto Tecnico “Alberto Pitentino” dove si mostrava attento e riflessivo.
Si arruolò volontario qualche mese prima dell’arrivo della cartolina. Seguì il corso allievi ufficiali nella scuola di Modena. Nominato nel 1917 aspirante ufficiale di complemento, fu subito inviato al fronte, sul Montello. Promosso sottotenente venne assegnato al VI Reparto d’assalto. Fu tra i primi ad intraprendere la vittoriosa offensiva che portò a Vittorio Veneto, ma per il fatto d’arme per il quale si meritò la Medaglia d’oro, accadde il 29 ottobre 1918.
Le Memorie. Il suo ardente spirito fremeva nell’attesa del cimento. Durante la Battaglia del Solstizio, scriveva alla Mamma:”Certo io non so come sia vivo; Tu mamma certamente in quei momenti pensavi a me, e ciò mi ha salvato. Ho condotto i miei uomini per ben sette volte all’assalto e tre al contrattacco ! Abbiamo ancora salvato la nostra Patria !”.
Aveva 19 anni appena quello studentello passato dall’Istituto tecnico di Mantova alle trincee del Montello. Ma la sua tempra di condottiero s’era già forgiata nelle lotte furibonde del giugno glorioso, uscendone maschia e gagliarda, quasi da gigante.
Il Combattimento. Da “Scorci e Riverberi” di Roberto Mandel - Storia popolare illustrata della Grande Guerra 1914-1918 - Armando Gorlini Editore - Milano. - “Varcato il Piave sui ponti battuti dall’artiglieria nemica, il 28 ottobre 1918, la pattuglia audace del sottotenente Parrilla procedeva verso Susegana (n.d.r e poi verso Collalbrigo). Ed ecco che il sottotenente Parrilla ed i suoi (5 uomini) vedono stendersi innanzi un’aia. Oltre l’aia deserta, c’è una casa: la tipica fattoria veneta. In un canto c’è un pozzo. Gli assaltatori corrono fin dietro quel pozzo.
Gli austriaci sono là asserragliati nella casa: debbono essere in molti e risoluti, perché la grandine fitta delle pallottole seguita a battere contro il pozzo, facevano saltare tutt’intorno sprazzi di schegge di pietra e di mattone. Il sottotenente scrive in fretta qualche riga, piega il foglietto e lo consegna ad uno fra i suoi uomini, dicendogli: - Al Comandante, subito! Parrilla accende e scaglia una “sipe”. S’alzano dentro la casa, urla, gemiti, maledizioni. Altre bombe a mano partono e scoppiano, accrescendo quel clamore d’inferno. Atterrata la porta, il sottotenente irrompe innanzi a tutti, il pugnale levato. Un ufficiale lo affronta.
Al primo impeto, l’austriaco cade nel suo sangue. Ma i nemici sono una folla feroce. Molte lame scintillano... Angelo Parrilla avverte il morso freddo d’un ferro nel mezzo del petto, poi il tepore del sangue. Esausto, dissanguato, morente alla fine l’eroe si accascia. Le ultime pugnalate trafiggono un cadavere.
Un tumulto di grida s’annuncia di lontano. Gli Italiani arrivano. Gli austriaci fuggono.
Le onoranze. Da “Il Giornale”Mantova - Domenica 25 Novembre 1923. “-Le onoranze alla salma di Angelo Parrilla, decorato di Medaglia d’Oro.- Mantova tutta, ne siamo certi, tributerà oggi solenni onoranze alla salma del glorioso eroico giovane Angelo Parrilla, di Giuseppe, della classe 1899, sottotenente studente del 6° Reparto d’assalto, caduto in combattimento.
Come era stato precedentemente annunciato, nel pomeriggio di ieri giunse a Mantova la Salma gloriosa dell’eroico giovane tenente proveniente dal cimitero di Conegliano e dove erasi recato il padre...”
Il manifesto del Comune di Mantova: “Cittadini! Dalla zona di guerra dove col suo sangue segnò i nuovi confini della Patria, torna, esanime spoglia, il tenente Angelo Parrilla , Medaglia d’oro al V.M.
Studente del nuovo R. Istituto Tecnico, Ufficiale degli Arditi, ebbe sempre vivo il culto dell’ideale, sempre ardente la fede nel grande avvenire d’Italia.
oggi, accogliendo con rito solenne la Salma del giovane generoso, piegando sul Suo feretro tutte le nostre bandiere, noi riaffermeremo la gratitudine della Nazione verso uno dei più puri e nobili eroi che alla Gran Madre nell’ora del supremo cimento, diede in olocausto la vita.
E questo omaggio reverente esprima l’anima di tutta la Patria che rinnovellata da sacrificio, consacra nei secoli il nome e la gloria dei suoi figli migliori”.
Da “Galleria dei Ricordi”, articolo a firma del giornalista Federico Sacchi, classe 1896, ufficiale combattente della Brigata Mantova, invalido di guerra, pubblicato il 29 ottobre ‘1958 su “La Gazzetta di Mantova”, Compagno d’arme di Angelo Parrilla.
Ci stringemmo con effusione la mano e ci abbracciammo. Mi accorsi subito che le sue mostrine non erano le verde-giallo della Mantova, divisione alla quale anche lui avrebbe dovuto appartenere. Erano bianche con il filetto verde del 72° Rgt. Gli chiesi: Sei del 113° e usi le mostrine del 72°? - Mi rispose: La mia domanda è stata inoltrata con parere favorevole al comando di divisione e spero che tra breve mi assegneranno al Reparto divisionale degli Arditi.”
- ... domenica 25 novembre, fu il commosso omaggio reso dal popolo mantovano alla memoria dell’Eroe giovanissimo, Il feretro, portato fuori dal tempio a spalle da decorati e da ex compagni di scuola del povero “Angiolino”, era stato posto su un affusto di cannone tirato da sei cavalli montati da artiglieri. Sopra la bara avvolta nel tricolore, era stato collocato il ritratto di Parrilla, ornato di fronde di alloro. Nel piazzale dei giardini aveva espresso l’accorato saluto della cittadinanza il Sindaco, quello delle forze armate il generale che comandava il presidio. Il padre Giuseppe, trattenendo a fatica le lacrime, si inginocchiò e abbracciò per l’ultima volta a bara.
Due anni dopo, la Salma fu traslata per la definitiva sepoltura nel Sacello-ossario che veniva allora consacrato.”
La guarigione della memoria. “La verità è che noi non possiamo rimanere prigionieri del passato; la gente ha bisogno di una sorta di “guarigione della memoria” in modo che i mali passati non ritornino. Ciò non significa dimenticare i fatti del passato, bensì riesaminarli con un atteggiamento nuovo e apprendere proprio dall’esperienza della sofferenza che solo l’amore è costruttivo, mentre l’odio produce solo devastazione e rovina.” - Giovanni Paolo II
N.d.R: Giovanni Parrilla, fratello di Angelo Parrilla, nasce a Longobucco nel 1911. Qualche anno dopo la famiglia si sposterà a Mantova, città natale della madre, da dove nel 1927 Giovanni partirà per Milano. 1946 Parrilla (già licenziatario Bosch per Milano) diventa costruttore. La prima moto è la Sport monoalbero. Il marchio è diventato Parrilla (una sola “r” per ragioni fonetiche). Debuttò nelle competizioni della Parrilla al Circuito di Lodi, pilota: Bardelli.
Parrilla muore, non prima di aver progettato un motore a 4 cilindri, canto del cigno di un grande appassionato che ha avuto una parte importante nella storia della motocicletta.
Si ringrazia il Comune di Longobucco (CS) per la preziosa, cortese e solerte collaborazione.
Enzo Faidutti
Casa Del Giudice dove è visibile la lapide dedicata a Parrilla
La nomina ad aspirate ufficiale di complemento
La Medaglia d'Oro di Angelo Parrilla
Il luogo del combattimento
dal sito dell'Istituto Tecnico "Pitentino" di Mantova
http://www.pitentino.it/
Il giorno 20 maggio 2009 si è svolta un cerimonia, fortemente voluta dal Dirigente Scolastico prof. Vincenzo Dalai, per la commemorazione di 35 allievi dell'I.t.c. "Pitentino" caduti nella guerra 1915-18 tra cui Angelo Parrilla, classe 1899, a cui fu conferita la medaglia d'oro al valore.
L'idea della commemorazione è stata dettata dal rinvenimento di una vecchia lapide di marmo bianco di Carrara, accantonata da decenni nella scuola e recuperata grazie al restauro della ditta Bonesi ed al contributo di Achille ed Angelo Parrilla, nipoti del caduto.
Alla presenza di autorità civili e militari è stata scoperta nell'ingresso della scuola l'antica lapide dedicata al sacrificio dei 35 studenti dell'Istituto ed in biblioteca una particolare lapide per il sottotenente Parrilla con epigrafe dovuta a Rodolfo Signorini.
Un picchetto d'onore del 4° missili con il colonnello Zanitti, un drappello di alpini, Ragazzi del '99, Fanteria, Finanza e Fondazione mutilati e invalidi di guerra, hanno portato il saluto d'onore. Sono intervenuti il prefetto Giuseppe Oneri, il presidente dell'Amministrazione Provinciale Maurizio Fontanili, l'assessore Armando Federici Canova, il comandante dei Carabinieri Angelo Franchi, il consigliere Claudio Bondioli Bettinelli, il provveditore agli studi Gianfranco Ghilardotti, il presidente del Consiglio di Istituto Domenico Macioce, il generale Armando Rati, il Dirigente Scolastico e una rappresentanza di docenti e studenti del Pitentino.