Cappellano Sezionale
DON DOMENICO PERIN - monsignore
Fiamme Verdi 2011
1939 - Tolmino - 1940 - Udine
Don Domenico Perin nasce a Colle Umberto (TV) il 28 dicembre 1917, 5° di 11 fratelli in una famiglia di origine contadina di papà Giacomo e mamma Teresa Bottecchia.
Nel 1938 arruolato nell’Esercito Italiano, inizia la sua vita militare al CAR del 1° Reggimento Fanteria a Tolmino.
Terminato il CAR viene trasferito e aggregato al distretto alpino del Comando Julia alla Caserma di Prampero, Udine, svolgendo innumerevoli incarichi e per ultimo telefonista, alle dipendenze del Generale di Corpo d’Armata Antonio Bergonzi.
Durante la permanenza a Udine (1938/1943) coltiva la pratica religiosa presso il santuario Madonna Delle Grazie (ritrovo militare cattolico dell’epoca)come attivista, e in servizio c/o ai Padri Servi di Maria.
Dopo l’8 settembre 1943 latitante, scappa e si eclissa per qualche periodo, sfuggendo ai rastrellamenti fascisti sul Cansiglio ed in questo arco di tempo difficile e pericoloso, matura la convinzione di farsi sacerdote .
Entrato in seminario, dopo gli studi, viene ordinato sacerdote il 17 giugno 1951 dal Vescovo di Vittorio Veneto Zaffonato, insieme a 17 confratelli oggi quasi tutti scomparsi.
Risalta in ogni occasione la devozione che lo lega al Santuario della Madonna delle Grazie di Udine ed il forte legame che coltiva ancora oggi verso alcuni ex commilitoni: Gianni Peli di Brescia, Giuliano Manni di Frascati (Roma) ed i bergamaschi Silvio Zolari ed Egidio Mangili quest’ultimo scomparso purtroppo lo scorso anno.
Non passa una settimana che si sentano telefonicamente e poi seguono le reciproche visite, specialmente con Gianni Peli (visto anche in occasione delle gite con il Gruppo Alpini Codognè).
Don Domenico custodisce come una reliquia il calice e la patena, dono di questi amici in occasione della sua ordinazione sacerdotale e che saranno come volontà testamentare, donati alla Sezione Alpini di Conegliano per la Chiesetta, Madonna della Neve.
Conserva tutt’ora un grande archivio fotografico dell’epoca con tutte le immagini che confermano e testimoniano la sua lunga militanza in quel di Udine e tutte le foto sono datate e corredate di nomi e didascalie.
La sua vita religiosa e pastorale inizialmente (5 anni) lo porta a prestare servizio in varie Parrocchie come cappellano per fermarsi poi per 8 anni come parroco a Stabie di Lentiai (BL).
Erano anni e luoghi dove ci si spostava sempre a piedi e la dieta comune era formata da patate e castagne, ma era una scuola di vita dura e salutare che preparava ai futuri disagi.
Poi giunse a Cimavilla nel 1965 dove tutt’ora risiede ed è titolare della Parrocchia Beata Vergine della Mercede (nel 2005 ricorre il 40° anniversario di presenza in quel di Cimavilla).
Il 17 giugno 2001 ha festeggiato insieme a tutti gli alpini della Sezione di Conegliano il 50° di ordinazione sacerdotale ed in quella stessa occasione è stato nominato “Monsignore” dal Vescovo di Vittorio Veneto Sua Ecc. mons. Alfredo Magarotto.
Noi alpini del Gruppo Codognè e tutta la Sezione di Conegliano lo abbiamo presente tra le file da 10 anni come Cappellano Sezionale e Assistente Spirituale.
La sua figura di sacerdote-alpino ci accompagna nei momenti lieti e tristi ma sempre con fermezza e quando serve va diritto al “dunque” senza tentennamenti per questo lo ammiriamo e lo ringraziamo, perché nonostante la sua gioventù sia un po’ ridotta (è quasi un pezzo da 90), cerca di arrivare dappertutto anche se costa sacrificio e fatica, specie “dove e con chi, gli altri si dimenticano” ma da alpino non cede il passo (basta vederlo alle Adunate).
Il suo attaccamento al Gruppo Codognè e alla Sezione di Conegliano è una realtà vissuta e tra i vari appuntamenti importanti ricordiamo l’incontro a Trieste nel 2004 con Eugenio Ravignani Vescovo durante l’Adunata Nazionale Alpina (ricordiamo che prima era Vescovo di Vittorio Veneto).
La sua Ammiraglia “Panda” si riconosce subito perché porta il cappello alpino, sempre esposto sul lunotto posteriore .
Grazie di tutto Monsignor Domenico, anzi don Domenico come gradisci essere interpellato,perché affermi che alla fine eri solo un semplice caporal maggiore e i gradi ti stanno stretti, ma nei nostri cuori porti già la “penna bianca”.
Con il Vescovo Ravignani in occasione dell'adunata nazionale a Trieste (2004)
Da Alpini Sempre 1925-2025
MONS. DOMENICO PERIN (1917-2011)
Nel 1990 in occasione della fondazione del Gruppo di Codognè, il 29° della Sezione e a cui era legatissimo, si iscrisse all’ANA e di seguito fu nominato Cappellano delle Penne Nere coneglianesi.
Nato da una numerosa famiglia contadina di Colle Umberto, nel 1938 riceve la cartolina precetto e dopo l’iniziale addestramento al I° rgt fanteria di Tolmino viene aggregato alla Julia dove, alla caserma Di Prampero, svolge l’incarico di telefonista alle dipendenze del Generale di Corpo d’Armata Antonio Bergonzi. Compito che svolgerà anche dopo la scoppio della guerra. Qui ha modo di frequentare con relativa assiduità la pratica religiosa presso l’adiacente santuario della Madonna delle Grazie tenuto dai Servi di Maria.
Dopo l’8 settembre 1943, come tanti suoi coetanei, abbandona la divisa e torna a casa. Per non rispondere al bando di arruolamento coatto nelle milizie repubblichine di Graziani, si eclissa prudentemente evitando così di cadere nei tanti rastrellamenti che i fascisti operavano alle falde del Cansiglio, zona operativa delle formazioni partigiane. E proprio in questo drammatico momento della storia italiana, matura la propria vocazione e decide di rispondere alla chiamata del Signore. Entra nel seminario di Vittorio Veneto per gli studi teologali e nel 1951 viene ordinato sacerdote. Svolge l’attività di cappellano in varie parrocchie della diocesi per poi essere nominato parroco a Stabie di Lentiai (BL) dove rimane dieci anni. “Erano anni e luoghi dove ci si spostava sempre a piedi e la dieta comune era formata da patate e castagne,- ricorda col suo immancabile sorriso -ma era una scuola di vita dura e salutare che preparava ai futuri disagi.”
Nel 1965 giunse a Cimavilla di Codognè a reggere la neonata parrocchia in cui svolse il suo quarantennale e fecondo apostolato finché il Padre lo chiamò a sé. “Pastore premuroso e solerte” lo ha definito il vescovo Corrado Pizziolo nell’omelia funebre.
Così invece lo ricordano i suoi alpini:
“Di carattere forte, schietto e temprato dalle vicissitudini della vita, spronava i suoi parrocchiani a partecipare alla S. Messa ed a vivere secondo le indicazioni cristiane e con gli alpini andava giù ancor più severo, sempre con lo scopo di salvar le anime …anche dei più duri di cervice! Rigido anche con se stesso, ha continuato a sfilare nelle adunate fino a che le gambe gli hanno obbedito e in questi ultimi anni segnati dall’infermità, ha accettato la sofferenza con l’orgoglio di prete-alpino, ringraziando sempre quanti gli sono stati vicini, lo hanno aiutato e gli hanno voluto bene. Anche noi alpini vogliamo porgerti il nostro grazie per i servizi che hai svolto, nei momenti lieti e tristi della nostra vita associativa, grati anche per le tue prediche pungenti, i tuoi saggi consigli, il tuo insistere per tralasciare quel poco che ci divide e cercare invece il molto che ci unisce. Grazie Monsignore, anzi grazie don Domenico, come volevi che ti chiamassimo. Ora lassù avrai ritrovato tutti gli amici, gli alpini che ti hanno preceduto e potrai vegliare su di noi che un giorno ti raggiungeremo a godere la gioia senza fine ed il premio, come promesso a te servo fedele del Signore.”