Emidio Spinazzè
Emidio Spinazzè, uno di noi per sempre
Fiamme Verdi Settembre 2007 di Giorgio Visentin
Ho conosciuto da vicino Emidio Spinazzè agli inizi del 1991, prima tra noi due era solo un cordiale “buongiorno” oppure un garbato cenno col capo quando ci s incontrava per strada o alle cerimonie pubbliche.
Il contesto “storico” all’interno degli alpini locali, allora, non era dei più sereni e tranquilli: proprio in quell’occasione, dopo un tormentato e burrascoso rinnovo del Consiglio direttivo del Gruppo, venni chiamato alla guida degli alpini di Godega-Bibano e con sollievo me lo trovai a fianco, in stretta collaborazione d’intenti.
Per me, completamente inesperto del nuovo incarico e delle delicate dinamiche relazionali, fu quindi impagabile il suo ruolo di mediatore, sempre saggio e pacato, e la sua collocazione “super partes” mirata a sanare e colmare le crepe creatisi a l’interno del Gruppo che rischiavano, se non affrontate con decisione fin da subito, di incrinarne la solidità e lacerare irrimediabilmente i rapporti interpersonali tra gli iscritti, con danni in prospettiva forse irreparabili.
Emidio, infatti, era uno degli ultimi soci fondatori rimasti che nel ontano 1968 diedero vita al Gruppo e appunto questa sua figura carismatica, arricchita da alte doti morali, gli consentiva di intervenire nelle varie decisioni con buon senso ed Proposte, prese di posizione, consigli, suggerimenti... accolti e ascoltati sempre con rispetto e la dovuta considerazione da parte degli altri membri. Ma forse gli aspetti che più contraddistinguevano Emidio erano la sua disponibilità al lavoro, il carattere bonario, lo spirito franco, lo sguardo sincero e la sua innata umiltà d’animo che lo facevano benvolere da tutti.
Ecco perché eravamo in tanti a salutarlo per l’ultima volta. Ecco perché i nostri occhi, mentre il capogruppo Angelo Gava leggeva la Preghiera dell’Alpino e la tromba diffondeva le struggenti note del Silenzio, erano velati di commozione e il cuore era colmo di tristezza. Parole e note che ti aggredivano dolcemente, ti entravano dentro e andavano a toccare il luogo segreto del tuo animo, dove ognuno di noi cela con le lacrime i sentimenti più sacri e le emozioni più sincere. Noi, suoi amici, consapevoli di aver perso non solo un vero alpino, ma soprattutto un punto di riferimento. E ricordi, liberi da ogni inibizione, vagavano frenetici alla ricerca di particolari momenti per fissarli indelebilmente nella memoria: l’ultima festa fatta insieme, l’ultimo bicchiere, l'ultima decisione presa, l’ultima pacca sulla spalla, l’ultimo arrivederci dopo la riunione del Gruppo.
Emidio Spinazzè era nato a Godega nel 1942 e venne arruolato, giusto vent’anni dopo, nel Btg “Civdale” del mitico 8° Alpini di stanza a Chiusaforte con la qualifica di Conduttore 18/A.
Congedato nel 1964, riprese la sua attività di decoratore edile. Fin da subito si iscrisse all’A.N.A. e diede il suo notevole apporto, affiancando il cav. Vittorio Padovan, alla fondazione del nuovo Gruppo di Bibano-Godega.
Assieme alla moglie, la signora Irma, si prodigava alla buona riuscita delle varie iniziative programmate dal direttivo. Egli, nelle feste del Gruppo era addetto al reparto cucina, alla griglia, allo spiedo, compiti che assolveva con puntualità e dedizione. Inoltre, metteva a disposizione la sua professionalità quando era richiesto l’uso del “pennello” per rinfrescare le pareti della sede sociale, per abbellire l’intonaco della chiesetta restaurata oppure per ritoccare le passerelle lignee del percorso naturalistico di San Bartolomeo, a Bibano di Sotto.
Per un imperscrutabile disegno del destino, senza alcun segno premonitore, il nostro Emidio improvvisamente ha posato lo zaino a terra per “andare avanti”: a noi suoi amici spetta ora il compito di raccoglierlo idealmente e continuare la strada con il medesimo impegno e lo stesso fervore.
Alpino Spinazzè Emidio.
Presente!
Emidio premiato per il restauro della Chiesetta di S. Bartolomeo