Giacomo Vallomy, presidente Sezione ANA Conegliano
PROF. GIACOMO VALLOMY
Fiamme Verdi Maggio 1999
IL VECCHIO SAGGIO ALPINO
PRESIDENTE ONORARIO DELLA SEZIONE
PRESIDENTE ONORARIO DELLA SEZIONE
Il comm. Prof. GIACOMO VALLOMY, classe 1903, maggiore degli Alpini, già ufficiale del “DUI” e poi del 7° Reggimento Alpini Battaglione “Cadore”, combattente sul fronte occidentale.
Le Penne nere della Sezione e la Città di Conegliano Gli sono grati per i valori che ha saputo trasmettere, e gli rendono devoto omaggio.
Il prof. Giacomo Vallomy, a giudizio dei dirigenti nazionali e delle Sezioni, fu un Presidente Alpino dalle doti eccezionali, UOMO degno di rappresentare la nostra grande “Famiglia Alpina”, Tali apprezzamenti non sono un voler “adulare”, sono un reale, giusto riconoscimento.
Vallomy, oltre ad essere stato un personaggio dal carattere grintoso – tipico della gente della montagna – (egli, infatti era originario di Lilliannes in Val d’Aosta, patria che non aveva mai cessato di amare) possedeva una profonda spiritualità, inflessibile sui principi sociali, umani e religiosi.
Fu un oratore straordinario, abile, dotato di una proprietà di linguaggio lessicale non comune, grande cultore di storia e lettere; lo definirei per antonomasia “il Cicerone salomonico”. Anche negli ultimi mesi di vita faceva conferenze presso l’università degli Adulti.
Gli alpini, specialmente i meno giovani, non possono dimenticare i suoi interventi – alcune volte rasenti la “filippica” – durante le varie manifestazioni e celebrazioni: allocuzioni che suscitavano sempre ammirazione ed entusiasmo.
Durante i sedici anni della Sua carismatica presidenza, ho avuto l’onore ed il piacere di esserGli accanto quale vicepresidente, per otto anni, e per altri incarichi, ed ho sempre incontrato il maestro, il padre, il fratello, l’amico. Egli ha distribuito preziosi insegnamenti con cordialità, longanimità e sagacia.
Il giorno della Sua dipartita, durante la seduta del Consiglio Comunale, il sindaco rag. Floriano Zambon, dopo un minuto di silenzio di onoranza, ha voluto ricordare la figura carismatica del personaggio, così:
Ci ha lasciato, in queste ore, il professor Giacomo Vallomy, figura eminente nel panorama coneglianese di questo secolo.
Nato nei pressi di Aosta il 14 settembre 1903, giunse trentenne a Conegliano, per insegnare nella nostra Scuola Enologica. Aveva, infatti, conseguito, alla fine del ’32, la laurea in lettere e filosofia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Conegliano non dovette essere una precisa sua scelta, ma un disegno provvidenziale. Confidò sornionamente, qualche anno fa, in occasione della presentazione del libro di Mario Ulliana sulla Scuola enologica di Conegliano, di essere arrivato nella nostra città una mat8tina del 1933 e di essersi detto. ”Beh, intanto, per una anno resto qui!”. Ed è rimasto qui fino a 95 anni compiuti.
Insegnò dunque lettere e storia all’Istituto Cerletti fino al 1960, quando divenne primo preside del nuovo Istituto Tecnico Industriale Galilei, che aveva appena ottenuto l’autonomia, dopo aver funzionato, i primi anni, come sezione staccata dell’Istituto Pacinotti di Mestre.
Commendatore della Repubblica su proposta del Ministero della Pubblica Istruzione, completò tra i giovani del Galilei la sua lunga parabola di docente e poi di dirigente scolastico (una “ Parola” lanciata per quarant’anni, con entusiasmo, dell’animo, più che dalla cattedra, alle generazioni desiderose di maturare).
Cosa rara, elogiò un giorno in pubblico i suoi allievi dell’Enologia di alcuni decenni fa, dicendo testualmente: “Avevamo dei bravi allievi, per i quali noi insegnanti non ci saremmo sentiti di presentarci in aula alla mattina senza essere convenientemente preparati”.
Per i suoi meriti nel campo della scuola, l’Amministrazione comunale presieduta da Pietro Giubilato gli conferì nel giugno del 197 una medaglia di benemerenza, riconoscimento che venne dato, nella medesima circostanza, anche ad Alfredo Dal Mas e a don Nilo Faldon, per i loro meriti nel campo della cultura.
E ora, il ricordo dell’attività politica del prof. Vallomy.
Fu attento e attivo Consigliere in questo Consiglio comunale per 16 anni, nei banchi della Democrazia Cristiana, anche come capogruppo.
Vi entrò nel giugno del 1951 (amministrazione Curto), venne rieletto nel 1956 (con il sindaco Da Broi) e nel 1960 (seconda amministrazione Da Broi). Rientrò successivamente nel corso del quinquennio Salvador, a seguito scomparsa delle benemerita Dina Orsi, e rimase in Consiglio fino alla primavera del 1970. E’ giusto ricordare anche che la consorte sua, la professoressa Aurelia Bernasconi Vallomy, entrò nel Consiglio comunale di Conegliano già nell’aprile del ’46, e vi rimase nelle Amministrazioni Parallelamente all’impegno in Conegliano, Giacomo Vallomy fu anche più volte Consigliere provinciale.
In campo provinciale ebbe però anche un altro importante incarico, quello di presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo, dando un fervido contributo alla valorizzazione della Marca, delle sue bellezze, delle tradizioni, dei tesori.
Reggeva quella carica anche nel 1962, quando l’EPT, con altri enti, promosse e portò a felicissimo compimento la mostra delle opere di Cima da Conegliano, allestita nel salone dei Trecento, iniziativa di risonanza mondiale, che fece riscoprire il nostro Pittore, eccelsa figura dei secoli d’oro della pittura veneziana, a vaste frange di appassionati e di studiosi.
Vecchio Alpino combattente, sostenitore dei valori che si sposano ai concetti di Patria e di Unità, il nostro caro Giacomo ha rappresentato la "fameja verde" di Conegliano, di cui è stato a lungo presidente, un incrollabile punto di riferimento, armato ed ascoltato.
A fine maggio dello scorso anno, in Duomo, ricordando Giovanni Daccò, a conclusione del Rito di commiato, lesse con emozione ma con forza la preghiera “Dio del cielo, Signore delle Cime”, e ritornò in silenzio al suo banco.
Questa immagine – questo movimento lento e appena appena incerto tra le colonne dell’abside – desidero oggi avvicinare all’altra immagine, quella di colui che sale al premio dei giusti, dopo aver lasciato traccia di bontà e di opere sulla terra.
Vallomy, oltre ad essere stato un personaggio dal carattere grintoso – tipico della gente della montagna – (egli, infatti era originario di Lilliannes in Val d’Aosta, patria che non aveva mai cessato di amare) possedeva una profonda spiritualità, inflessibile sui principi sociali, umani e religiosi.
Fu un oratore straordinario, abile, dotato di una proprietà di linguaggio lessicale non comune, grande cultore di storia e lettere; lo definirei per antonomasia “il Cicerone salomonico”. Anche negli ultimi mesi di vita faceva conferenze presso l’università degli Adulti.
Gli alpini, specialmente i meno giovani, non possono dimenticare i suoi interventi – alcune volte rasenti la “filippica” – durante le varie manifestazioni e celebrazioni: allocuzioni che suscitavano sempre ammirazione ed entusiasmo.
Durante i sedici anni della Sua carismatica presidenza, ho avuto l’onore ed il piacere di esserGli accanto quale vicepresidente, per otto anni, e per altri incarichi, ed ho sempre incontrato il maestro, il padre, il fratello, l’amico. Egli ha distribuito preziosi insegnamenti con cordialità, longanimità e sagacia.
Il giorno della Sua dipartita, durante la seduta del Consiglio Comunale, il sindaco rag. Floriano Zambon, dopo un minuto di silenzio di onoranza, ha voluto ricordare la figura carismatica del personaggio, così:
Ci ha lasciato, in queste ore, il professor Giacomo Vallomy, figura eminente nel panorama coneglianese di questo secolo.
Nato nei pressi di Aosta il 14 settembre 1903, giunse trentenne a Conegliano, per insegnare nella nostra Scuola Enologica. Aveva, infatti, conseguito, alla fine del ’32, la laurea in lettere e filosofia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Conegliano non dovette essere una precisa sua scelta, ma un disegno provvidenziale. Confidò sornionamente, qualche anno fa, in occasione della presentazione del libro di Mario Ulliana sulla Scuola enologica di Conegliano, di essere arrivato nella nostra città una mat8tina del 1933 e di essersi detto. ”Beh, intanto, per una anno resto qui!”. Ed è rimasto qui fino a 95 anni compiuti.
Insegnò dunque lettere e storia all’Istituto Cerletti fino al 1960, quando divenne primo preside del nuovo Istituto Tecnico Industriale Galilei, che aveva appena ottenuto l’autonomia, dopo aver funzionato, i primi anni, come sezione staccata dell’Istituto Pacinotti di Mestre.
Commendatore della Repubblica su proposta del Ministero della Pubblica Istruzione, completò tra i giovani del Galilei la sua lunga parabola di docente e poi di dirigente scolastico (una “ Parola” lanciata per quarant’anni, con entusiasmo, dell’animo, più che dalla cattedra, alle generazioni desiderose di maturare).
Cosa rara, elogiò un giorno in pubblico i suoi allievi dell’Enologia di alcuni decenni fa, dicendo testualmente: “Avevamo dei bravi allievi, per i quali noi insegnanti non ci saremmo sentiti di presentarci in aula alla mattina senza essere convenientemente preparati”.
Per i suoi meriti nel campo della scuola, l’Amministrazione comunale presieduta da Pietro Giubilato gli conferì nel giugno del 197 una medaglia di benemerenza, riconoscimento che venne dato, nella medesima circostanza, anche ad Alfredo Dal Mas e a don Nilo Faldon, per i loro meriti nel campo della cultura.
E ora, il ricordo dell’attività politica del prof. Vallomy.
Fu attento e attivo Consigliere in questo Consiglio comunale per 16 anni, nei banchi della Democrazia Cristiana, anche come capogruppo.
Vi entrò nel giugno del 1951 (amministrazione Curto), venne rieletto nel 1956 (con il sindaco Da Broi) e nel 1960 (seconda amministrazione Da Broi). Rientrò successivamente nel corso del quinquennio Salvador, a seguito scomparsa delle benemerita Dina Orsi, e rimase in Consiglio fino alla primavera del 1970. E’ giusto ricordare anche che la consorte sua, la professoressa Aurelia Bernasconi Vallomy, entrò nel Consiglio comunale di Conegliano già nell’aprile del ’46, e vi rimase nelle Amministrazioni Parallelamente all’impegno in Conegliano, Giacomo Vallomy fu anche più volte Consigliere provinciale.
In campo provinciale ebbe però anche un altro importante incarico, quello di presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo, dando un fervido contributo alla valorizzazione della Marca, delle sue bellezze, delle tradizioni, dei tesori.
Reggeva quella carica anche nel 1962, quando l’EPT, con altri enti, promosse e portò a felicissimo compimento la mostra delle opere di Cima da Conegliano, allestita nel salone dei Trecento, iniziativa di risonanza mondiale, che fece riscoprire il nostro Pittore, eccelsa figura dei secoli d’oro della pittura veneziana, a vaste frange di appassionati e di studiosi.
Vecchio Alpino combattente, sostenitore dei valori che si sposano ai concetti di Patria e di Unità, il nostro caro Giacomo ha rappresentato la "fameja verde" di Conegliano, di cui è stato a lungo presidente, un incrollabile punto di riferimento, armato ed ascoltato.
A fine maggio dello scorso anno, in Duomo, ricordando Giovanni Daccò, a conclusione del Rito di commiato, lesse con emozione ma con forza la preghiera “Dio del cielo, Signore delle Cime”, e ritornò in silenzio al suo banco.
Questa immagine – questo movimento lento e appena appena incerto tra le colonne dell’abside – desidero oggi avvicinare all’altra immagine, quella di colui che sale al premio dei giusti, dopo aver lasciato traccia di bontà e di opere sulla terra.
COMMOSSO ADDIO
La cerimonia religiosa si è svolta nella chiesa di San Rocco.
Attorno alla salma dell’amato “Vecio Saggio Alpino” Giacomo Vallomy, circondata dai suoi familiari, dai suoi Alpini, dai suoi allievi, da tanta gente, si è fermato il traffico e la città è – per un momento – ammutolita.
Tutti erano consapevoli di dare l’addio ad un uomo di antica tempra, la cui memoria resterà per sempre. Gli Alpini poi lo ricordano come un personaggio insostituibile, di grande spessore umano, animato da una grande fede.
Nella chiesa dove erano schierati i Vessilli delle Sezioni di Treviso, Vittorio Veneto, Conegliano ed Aosta, il Gonfalone del Comune, i molteplici Gagliardetti dei Gruppi ed altre Bandiere in rappresentanza di varie associazioni, la Santa Messa è stata concelebrata da cinque sacerdoti.
Durante il rito religioso, a ricordare la figura del professore, sono intervenuti il parroco di Lilliannes, Raimondo Piaia – che fu un suo allievo -, la figlia e il giovane disabile ospite de “La Nostra Famiglia” Damiano Lorenzi con la seguente preghiera:“Signore,
vogliamo ringraziarti per aver conosciuto Giacomo Vallomy nel suo ruolo di Presidente degli Alpini.
Nelle tante occasioni del nostro cammino di persone, abbiamo imparato ad incontrarne l’amicizia, l’incoraggiamento, l’affetto che – da uomo di scuola e da maestro di vita – Egli ha sempre voluto trasmetterci.
Era per noi un uomo che – nonostante gli anno – portava dentro una grinta, una voglia di vivere, una gioia di vivere per gli altri che ci coinvolgeva.
Al Centro di Lavoro Guidato de La Nostra Famiglia di Mareno di Piave era di casa, come tutti gli Alpini coneglianesi, che di quel Centro sono stati costruttori e compagnia di vita quotidiana.
Portiamo nel cuore i suoi auguri che ogni anno a Natale ci portava.
Accogli, nella tenerezza del tuo abbraccio di Padre, questo nostro amico che non dimenticheremo mai,
fa che la Sua testimonianza di vita resti come segno nella nostra comunità.
Per questo Ti preghiamo”.
Mentre la “Preghiera dell’Alpino” è stata letta da Nino Geronazzo.
La fanfara Alpina della Sezione – dopo l’esecuzione della Marcia Funebre – ha salutato l’indimenticabile Presidente Onorario con il “Trentatrè”.
Molte le personalità presenti, tra l’altro, il Sindaco di Conegliano rag. Floriano Zambon (con la fascia tricolore), il sindaco di San Fior ing. Fiorenzo Carniel, il consigliere nazionale dell’ANA geom. Fioravante Piccin, il Presidente dell’AsPeM dott. Lorenzo Daniele, i Presidenti delle Sezioni di Vittorio Veneto e Conegliano dr. Donato Carnielli e comm. Paolo Gai, il vecio Presidente di Treviso comm. Francesco Cattai e il caro amico Gualtiero Concini.
L’ex Presidente nazionale dr. Leonardo Caprioli e l’attuale Presidente dr. Giuseppe Parazzini – impossibilitati a partecipare – hanno inviato commoventi telegrammi.
Nel cimitero, per l’estremo addio, e la resa degli onori, sono echeggiate le note del “Silenzio”, suonate da un trombettiere alpino, mentre nei presenti era manifesta una grande commozione, e a qualcuno le lacrime hanno rigato le guance.
Addio caro Amico Giacomo, ora hai raggiunto i Tuoi Amici benemeriti, pionieri della ricostituzione della Sezione Alpini coneglianese: avv. Francesco Travaini e comm. Giovanni Daccò, che ti hanno da poco preceduto.
Hai anche raggiunto quella schiera di Penne Mozze, orgoglio della nostra amata Associazione Alpina, e i Presidente tuoi predecessori: Bartolo Gambi, Giovanni Piovesana, Giobattista Bidasio, Gerolamo Zava, Guido Curto.
“Dio del Cielo, Signore delle Cime, Ti accolga sulle Sue Montagne, e Maria, la Signora della Neve Ti copra con il Suo Soffice, Bianco Mantello”
Un abbraccio
Renato Brunello
LETTERA APERTA A GIACOMO VALLOMY
Carissimo, te ne sei andato in silenzio, come in silenzio operoso si è svolta la Tua vita, tutta improntata a seguire fedelmente l’impegno che avevi assunto laureandoti all’Università Cattolica: mi dicesti, infatti, un giorno, mentre guardavo il tuo diploma redatto nel latino aulico: “Credo di aver mantenuto ciò che allora avevo sentito some un obbligo morale e cristiano”,
Queste le Tue parole: e la realtà della Tua lunga vita lo ha dimostrato:
sei stato, infatti, un docente che ha istillato ai suoi alunni il senso del dovere e della vita,
sei stato un preside che ha segnato la vita della scuola che ti era stata affidata,
sei stato un Alpino che è vissuto nel segno dell’alpinità,
sei stato un cittadino al cui esempio tutti dovremmo guardare,
hai ricoperto incarichi pubblici all’insegna dell’onestà e non dell’ambizione personale né della carriera politica;
quando lo Stato ti dichiarò vecchio per limiti di età, ti rifiutasti di essere tale e mettesti il tuo sapere, per ancora lunghi anni, a disposizione dell’Università degli anziani;
sei stato un amico carissimo per quanti hanno avuto il bene di esserti vicini;
sei stato un marito e padre amoroso ed affettuoso oltre ogni dire;
sei stato anche il Presidente della Sezione A.N.A. di qui e hai lasciato una traccia luminosa da seguire.
Nella tristezza dell’oggi è di conforto la Tua luce, il Tuo volto serio e sorridente ad un tempo, il tuo esempio di vita.
Ci hai lasciati nel rimpianto, ma vivi e vivrai in noi.
Grazie, grazie di cuore per tutto quello che hai fatto e per quello che farai per noi nella luce divina a cui la tua salda fede ti ha certamente elevato
Gualtiero Concini
ATTESTAZIONE
La scomparsa di Giacomo Vallomy lascia un vuoto difficilmente colmabile nella famiglia alpini coneglianese.
Sentiamo di unirci al cordoglio di veci e boce per ricordare un amico, un testimone di umanità, un maestro di vita per tante generazioni che l’hanno conosciuto docente, preside, pubblico amministratore, guida autorevole ed amata degli alpini.
La tenerezza di Dio, Padre di tutti noi, lo accolga e gli dia il giusto riconoscimento per una vita dedicata alla comunità
La Nostra Famiglia
Centri di Conegliano e Mareno di Piave
Il prof. Giacomo Vallomy quando era Preside dell'Ist. Ind. "G. Galilei".
Si notano tra gli altri: l'avv. F. Travaini (con le braccia conserte) e
di spalle mons. Sartor, già cappellano della nostra sezione