Giuseppe Ciprian
GIUSEPPE CIPRIAN
Fiamme Verdi Giugno 2001 di Renzo Sossai
Bepi Ciprian: ("Sconcio") un piccolo, grande alpino
Giuseppe Ciprian è nato a Susegana il 12 febbraio 1915.
Venne arruolato per la leva nel 1936, nel battaglione Alpini Pieve di Cadore 67° compagnia nella Divisione Pusteria. Incominciò da allora ad apprendere quella che divenne poi la sua "professione" durante il servizio militare: conducente. Finita la naja, venne richiamato per la prima volta nel 1939 nella 75° compagnia. Il 16 dicembre dello stesso anno si sposò con la signorina Giuseppina Zanardo.
Nei primi giorni del 1940 venne inquadrato nella 275° compagnia nel 2° Gruppo Alpini "Valle". Alla dichiarazione di guerra contro la Francia, venne inviato nella zona del Piccolo San Bernardo.
Ricorda il 23 giugno 1940 quando in mezzo alla neve fresca e friabile, vicino ad una Galleria, precipitò circa il 40% dei muli del gruppo in un profondo strapiombo.
Nel dicembre 1940 arrivò a Brindisi in tradotta, lì venne imbarcato per Durazzo per la Campagna di Grecia-Albania. Di quella terribile epopea gli rimane il ricordo, oltre che dei commilitoni caduti, delle numerose delazioni degli albanesi, che pur remunerati come militarizzati, vendevano informazioni ai greci.
L'immagine tipo della famiglia albanese che si poteva incontrare lungo il cammino in quei tempi, fra profughi e sfollati, era: moglie con in braccio e per mano un nugolo di pargoli, marito dietro a breve distanza in sella ad un asinello.
Il ruolo di "sconcio", così veniva chiamato in gergo militaresco il conducente, lo portava ad essere a contatto giorno e notte con i quadrupedi così utili a rifornimento dei viveri e dei vari materiali. L'incombenza più onerosa nell'arco della giornata del nostro Giuseppe era l'abbeverata ai muli. Tale operazione si doveva tassativamente svolgere due volte al giorno.
Racconta testualmente Giuseppe Ciprian: "In Albania in sella ad un cavallo, stavo portando parallelamente due muli ad abbeverarsi ad un corso d' acqua, da dietro riuscii appena a sentire il sopraggiungere d' un automezzo militare italiano, immediatamente mi ritrovai disarcionato dal cavallo con un certo dolore all'osso sacro. Uno degli occupanti della jeep aveva dato un calcio al sedere della bestia e questa imbizzarrita aveva reagito. Proprio un bello scherzo".
Ma la Campagna di Grecia-Albania non era certo fatta di burle cameratesche, bensì di sangue, ne scorse a fiumi. Il nostro Ciprian ricorda ancora il passaggio sul ponte di Perati, le varie marce di avanzamento e di ritirata. Evseke, Leskoviku, Comitza, Tirana, Scutari, Kukes, sono le località che non dimentica, come non dimentica il rischio corso Durante il mitragliamento d' un caccia straniero mentre si lavava in un laghetto. I colpi Passarono talmente vicini da togliere qualsiasi speranza. Un miracolo lo salvò.
Nella tarda primavera del 1941, tornò a casa. Da Durazzo a Bari in nave, poi in treno.
A breve lo rimandarono in Jugoslavia, nel Montenegro precisamente. Podgorica alle Bocche di Cattaro ove trovò il compaesano ancor oggi vivente geometra Granzotto allora Tenente del Genio, questo il suo itinerario in sintesi nella cruenta lotta contro i partigiani di Tito.
Nei primi mesi del 1943 lo troviamo in Francia lungo la linea Modane/Chamberry/Grenoble. I presagi dell'8 settembre lo colsero un giorno prima, quando si trovava a Nizza. Il suo reparto guidato abilmente dal Colonnello Ricci Gaetano, ritornò in Italia a Ventimiglia passando per Montecarlo con 76 chilometri di marcia in poco più di un giorno. Le armi del reparto furono versate ad una stazione di carabinieri vicino Cuneo, la settimana dopo.
Dispersi a gruppetti, all'apparire di una divisione corazzata tedesca, il nostro Giuseppe assieme al coetaneo di Sarmede Dal Cin Augusto trovò rifugio con i rispettivi muli presso una fattoria locale ove diedero loro dei vestiti civili. Ma non avevano fatto i conti con il loro compagni d' avventura.
Nei primi giorni del 1940 venne inquadrato nella 275° compagnia nel 2° Gruppo Alpini "Valle". Alla dichiarazione di guerra contro la Francia, venne inviato nella zona del Piccolo San Bernardo.
Ricorda il 23 giugno 1940 quando in mezzo alla neve fresca e friabile, vicino ad una Galleria, precipitò circa il 40% dei muli del gruppo in un profondo strapiombo.
Nel dicembre 1940 arrivò a Brindisi in tradotta, lì venne imbarcato per Durazzo per la Campagna di Grecia-Albania. Di quella terribile epopea gli rimane il ricordo, oltre che dei commilitoni caduti, delle numerose delazioni degli albanesi, che pur remunerati come militarizzati, vendevano informazioni ai greci.
L'immagine tipo della famiglia albanese che si poteva incontrare lungo il cammino in quei tempi, fra profughi e sfollati, era: moglie con in braccio e per mano un nugolo di pargoli, marito dietro a breve distanza in sella ad un asinello.
Il ruolo di "sconcio", così veniva chiamato in gergo militaresco il conducente, lo portava ad essere a contatto giorno e notte con i quadrupedi così utili a rifornimento dei viveri e dei vari materiali. L'incombenza più onerosa nell'arco della giornata del nostro Giuseppe era l'abbeverata ai muli. Tale operazione si doveva tassativamente svolgere due volte al giorno.
Racconta testualmente Giuseppe Ciprian: "In Albania in sella ad un cavallo, stavo portando parallelamente due muli ad abbeverarsi ad un corso d' acqua, da dietro riuscii appena a sentire il sopraggiungere d' un automezzo militare italiano, immediatamente mi ritrovai disarcionato dal cavallo con un certo dolore all'osso sacro. Uno degli occupanti della jeep aveva dato un calcio al sedere della bestia e questa imbizzarrita aveva reagito. Proprio un bello scherzo".
Ma la Campagna di Grecia-Albania non era certo fatta di burle cameratesche, bensì di sangue, ne scorse a fiumi. Il nostro Ciprian ricorda ancora il passaggio sul ponte di Perati, le varie marce di avanzamento e di ritirata. Evseke, Leskoviku, Comitza, Tirana, Scutari, Kukes, sono le località che non dimentica, come non dimentica il rischio corso Durante il mitragliamento d' un caccia straniero mentre si lavava in un laghetto. I colpi Passarono talmente vicini da togliere qualsiasi speranza. Un miracolo lo salvò.
Nella tarda primavera del 1941, tornò a casa. Da Durazzo a Bari in nave, poi in treno.
A breve lo rimandarono in Jugoslavia, nel Montenegro precisamente. Podgorica alle Bocche di Cattaro ove trovò il compaesano ancor oggi vivente geometra Granzotto allora Tenente del Genio, questo il suo itinerario in sintesi nella cruenta lotta contro i partigiani di Tito.
Nei primi mesi del 1943 lo troviamo in Francia lungo la linea Modane/Chamberry/Grenoble. I presagi dell'8 settembre lo colsero un giorno prima, quando si trovava a Nizza. Il suo reparto guidato abilmente dal Colonnello Ricci Gaetano, ritornò in Italia a Ventimiglia passando per Montecarlo con 76 chilometri di marcia in poco più di un giorno. Le armi del reparto furono versate ad una stazione di carabinieri vicino Cuneo, la settimana dopo.
Dispersi a gruppetti, all'apparire di una divisione corazzata tedesca, il nostro Giuseppe assieme al coetaneo di Sarmede Dal Cin Augusto trovò rifugio con i rispettivi muli presso una fattoria locale ove diedero loro dei vestiti civili. Ma non avevano fatto i conti con il loro compagni d' avventura.
Albania 1941 in un raro momento di pausa al fronte
Quattro alpini santalucesi tutti coscritti del 1945 giocano a scopa,
sono Donadon Angelo, Basei Riccardo, Zago Roberto e Ciprian Giuseppe.
Ecco che cosa ci dice Ciprian: "I nostri muli per anni mansueti e obbedienti, non Ci riconoscevano vestiti da civili, per muoverli dovemmo indossare nuovamente le divise militari".
Di lì a qualche giorno comunque al contatto con una jeep tedesca che fece fuoco contro di loro, dovettero abbandonarli. Giunsero a piedi ad Alessandria, ove un parente del Ciprian, li ospitò per un mese.
Ottenuto un permesso provvisorio poterono ritornare a casa in treno a metà ottobre 1943.
Giuseppe Ciprian, che abitava in via Mura a Santa Lucia, dopo le prime titubanze venne "militarizzato" dai tedeschi occupanti, che per far fronte ai numerosi lavori di ripristino sui ponti del Piave causati dai bombardamenti americani, reclutavano e stipendiavano maestranze locali. Finita la guerra, Giuseppe tornò alla sua famiglia e al lavoro sui campi.
Nel 1958 fu tra i primi ideatori per la costituzione del Gruppo. Consigliere per moltissimi anni è ancor oggi presente a vari frangenti di vita della nostra entità alpina.
Fino ad ottant'anni non è mai mancato alle adunate nazionali. Ricevuti dallo Stato gli attestati per la sua partecipazione alle varie campagne è stato inoltre premiato dal gruppo nel 1994 con una medaglia d' oro e una pergamena per essere stato fondatore e fautore della sua crescita negli anni.
Di lì a qualche giorno comunque al contatto con una jeep tedesca che fece fuoco contro di loro, dovettero abbandonarli. Giunsero a piedi ad Alessandria, ove un parente del Ciprian, li ospitò per un mese.
Ottenuto un permesso provvisorio poterono ritornare a casa in treno a metà ottobre 1943.
Giuseppe Ciprian, che abitava in via Mura a Santa Lucia, dopo le prime titubanze venne "militarizzato" dai tedeschi occupanti, che per far fronte ai numerosi lavori di ripristino sui ponti del Piave causati dai bombardamenti americani, reclutavano e stipendiavano maestranze locali. Finita la guerra, Giuseppe tornò alla sua famiglia e al lavoro sui campi.
Nel 1958 fu tra i primi ideatori per la costituzione del Gruppo. Consigliere per moltissimi anni è ancor oggi presente a vari frangenti di vita della nostra entità alpina.
Fino ad ottant'anni non è mai mancato alle adunate nazionali. Ricevuti dallo Stato gli attestati per la sua partecipazione alle varie campagne è stato inoltre premiato dal gruppo nel 1994 con una medaglia d' oro e una pergamena per essere stato fondatore e fautore della sua crescita negli anni.