Il PRT di Herat
Storia
IL PROVINCIAL RECONSTRUCTION TEAM (PRT) DI HERAT
Fiamme Verdi Giugno 2022 di Gen. B. (ris.) Antonino INTURRI
Caratteristiche, peculiarità e progetti.
Tra le componenti operative impiegate durante la Missione ISAF (International Security Assistance Force - Forza Internazionale di Assistenza per la Sicurezza), il PRT (Provincial Reconstruction Team) è stato l’assetto che probabilmente più di ogni altro ha inciso in modo profondo e sostanziale nella realtà e nel tessuto economico-sociale afghano.
Sul territorio afghano erano presenti 28 PRT (Fig. 1) ciascuno sotto la responsabilità di un diverso Paese della Coalizione e distinti tra loro a seconda della posizione sul territorio, dimensioni, contiguità con la popolazione civile, compiti operativi.
Il PRT italiano operava nell’ambito della Provincia di HERAT, area di competenza del Contingente nazionale responsabile del Regional Command West (RC-W) che comprendeva anche le Province di BAGHDIS (PRT Spagnolo), GHOR (PRT Lituano) e FARAH (PRT Statunitense).
Il compito del PRT era quello di supportare le Istituzioni della Repubblica Islamica dell’Afghanistan nel processo di ricostruzione e sviluppo sociale ed economico della Provincia, promuovendo ogni azione idonea a incrementare la fiducia della popolazione nei confronti del Governo locale, elevando, allo stesso tempo, il livello di sicurezza e stabilità nell’area. Tre, quindi, gli obiettivi da perseguire: garanzia e incremento della sicurezza, supporto e ampliamento dell’autorità del Governo centrale, avvio e sviluppo della ricostruzione.
L’unità italiana da me comandata, il PRT XIV (Fig. 2), era costituita da una componente militare (su base 3° rgt. a. mon.) che si occupava della gestione dei progetti di ricostruzione e sviluppo di breve durata (Sanità, Istruzione, Agricoltura, Sociale, Infrastrutture e Trasporti, Sicurezza e Governance) finanziati dal Ministero della Difesa, e da una componente civile facente capo al Ministero degli Affari Esteri per la realizzazione di progetti a medio e lungo termine.
Il PRT era quindi una struttura civile-militare con il compito essenziale di assicurare il supporto alle attività di ricostruzione condotte dalle organizzazioni nazionali ed internazionali operanti nella regione.
Tali peculiarità richiedevano quindi un approntamento scrupoloso e dettagliato, la presenza di professionalità adeguate e una preparazione del personale che non si esauriva con le pur essenziali attività addestrative militari in senso stretto.
Le risorse assegnate annualmente dal Ministero della Difesa al PRT ammontavano mediamente a 6 milioni di euro per finanziarie la costruzione di scuole, di infrastrutture con destinazioni diversificate (ospedali e ambulatori pediatrici, di supporto alle forze di Polizia, centri di recupero e assistenza), strade, ponti, pozzi d’acqua, sistemi fognari.
A titolo esemplificativo, in Fig. 3, sono evidenziati i fondi disponibili e il numero di progetti per settori di intervento riferiti all’anno 2011.
Va da sé che si trattava comunque di risorse limitate e quindi da impiegare con estrema oculatezza soprattutto se confrontate con le disponibilità dei colleghi statunitensi che potevano disporre di cifre (i fondi CERP - Commander's Emergency Response Program, fondi nella diretta disponibilità dei Comandanti militari da utilizzare per condurre la progetti di ricostruzione) che oscillavano tra i 20 e i 30 milioni di dollari. L’affidabilità, l’autorevolezza e il credito acquisito presso le Istituzioni, le Autorità e la popolazione locali dal PRT italiano erano tali da spingere i colleghi statunitensi a chiedere al Comando italiano di poter sfruttare le nostre competenze e metodologie per la realizzazione di progetti congiunti, mettendo a nostra disposizione una parte consistente dei loro fondi CERP (Fig. 4) e aumentando considerevolmente le capacità di intervento su tutto il territorio.
In questo contesto, si sviluppava il processo decisionale a livello di Governo Provinciale.
Le richieste di intervento venivano processate attraverso il Comitato Provinciale per lo Sviluppo (Provincial Development Committee) che teneva conto di tutte le istanze provenienti dai vari Dipartimenti dell’Amministrazione della Provincia, da Enti/Organizzazioni locali, dai cittadini e prioritizzate dal Governatore della Provincia in stretto coordinamento con il Comandante del PRT.
I progetti e gli interventi concordati – rispondenti all’esigenza di soddisfare un bisogno della collettività e non del singolo individuo o gruppo di interessi – venivano quindi inseriti in un documento ufficiale, il Piano Provinciale Annuale di Sviluppo, finanziato con fondi nazionali o resi disponibili dal PRT, dai CERP o da donatori internazionali.
Un punto fondamentale da evidenziare è quello relativo alle modalità e agli strumenti utilizzati dal PRT per l’avvio, il monitoraggio e la valutazione delle opere approvate per la realizzazione.
Tutte attività venivano sviluppate attraverso la componente CIMIC con i propri ingegneri militari, gli ingegneri civili afghani e gli specialisti appartenenti alla Riserva Selezionata.
Per partecipare alla presentazione delle offerte, ogni imprenditore necessitava della licenza rilasciata dall’AISA (Afghan Investment Support Agency – Agenzia Afghana di Supporto agli Investimenti).
Il PRT – che dal 2005 ha attivato un proprio database delle Imprese per monitorarne l’affidabilità – si avvaleva del database ACCI (Afghan Chamber of Commerce & Industries – Camera di Commercio Afgana per l’Industria e il Commercio) al fine di identificare le ditte affidabili e i potenziali imprenditori. Inoltre, i contratti del PRT proibivano il sub-appalto per evitare eventuali distrazioni del budget assegnato al progetto.
Il PRT utilizzava esclusivamente manodopera locale (Afghan First – Prima gli Afgani): le ditte afghane dovevano assumere e impiegare personale afghano e utilizzare, ove possibile, materiali locali, aumentando le opportunità per le piccole e medie imprese del posto di competere per i propri contratti e contribuendo in modo concreto all’aumento dell’occupazione nell’area.
Nel corso degli anni, il PRT italiano si è distinto per la regolarità e la puntualità con cui venivano seguiti i progetti pianificati, dalla fase progettuale a quella esecutiva e di consegna alle Autorità locali. Tutto questo anche grazie alle modalità di pagamento delle Ditte stabilite dai contratti di appalto che prevedevano il saldo in base allo stato di avanzamento dell’opera e quindi a scadenze stabilite corrispondenti al 10% - 40% - 70% - 100% della realizzazione. A
ltro strumento essenziale di controllo, si è rivelato essere il Joint Monitoring Team, organo congiunto di controllo, istituito nel 2011 sulla base della decisione comune del Governatore di Herat e del Comandante del PRT di nominare specifici rappresentanti – designati e autorizzati da entrambi – legittimati a valutare congiuntamente i progetti, controllare lo stato dei lavori e relazionare direttamente ad essi (Fig. 6).
In tal modo, si era giunti a soddisfare diverse esigenze: coinvolgere a pieno le Autorità locali, armonizzare le procedure, disporre di documentazione e di dati certificati, standardizzare le modalità esecuzione, migliorare la qualità degli interventi, scoraggiare i tentativi corruzione così da prevenire eventuali ingerenze esterne volte a rallentare ovvero a stravolgere i progetti approvati o la progressione dei lavori. Per permettere una buona interazione con le organizzazioni umanitarie operanti nell’area di responsabilità italiana, era stata creata una nuova struttura di collaborazione comprendente militari italiani, un rappresentante del Ministro degli Esteri italiano, personale della Cooperazione Italiana, del Dipartimento di Stato USA, di USAID (l’Agenzia Statunitense per lo Sviluppo Internazionale) e militari statunitensi in modo da evitare la sovrapposizione o la duplicazione degli interventi. Particolare attenzione hanno avuto i progetti d’integrazione femminile e anche qui il PRT di Herat ha giocato un ruolo fondamentale di sostegno e supporto.
Attraverso il Female Engagement Team (FET) (squadra femminile di collegamento), si era in costante contatto con le rappresentanti dell’Amministrazione Locale, le Organizzazioni Non-Governative presenti nell’area e le coraggiose imprenditrici che avevano avviato, in particolare, programmi di produzione artigianale. Un’attività coinvolgente, quella rivolta a sostegno delle donne afgane, iniziata da un luogo “difficile” come il carcere femminile (Fig. 7).
La struttura, costruita dal PRT, disponeva di un asilo per i bambini, figli delle detenute, che qui potevano giocare e scorrazzare, di un ambulatorio e un campo sportivo. Imparavano a leggere e a scrivere e nei laboratori di sartoria e di tessitura di tappeti acquisivano la padronanza di una professione che avrebbero poi potuto continuare a esercitare al termine della pena. Inoltre, nella città di HERAT era stato costruito il Women’s Social Centre, un Centro di aggregazione femminile, al cui interno erano stati realizzati spazi commerciali, di socializzazione e consulenza diretta psicologica e legale. Un segno tangibile del fatto che le donne erano tornate al centro del progetto di ricostruzione e sviluppo economico e sociale dell’Afghanistan. Da aggiungere che nel campo della scolarizzazione vi era stato un aumento del 40%, il numero degli studenti maschi e femmine si aggirava intorno ai 130.000 con un netto miglioramento della condizione femminile: le donne diplomate nel 2014 erano il 50% e quelle laureate il 38% del totale della popolazione scolastica e molte infrastrutture erano state realizzate proprio per garantire alle donne afgane punti di aggregazione, formazione e crescita culturale.
Il PRT italiano ha concluso ufficialmente il proprio mandato il 25 marzo 2014. Sono stati portati a termine 2.290 progetti per una spesa di oltre 58 milioni di euro nei vari settori e ambiti. Sono stati realizzati quarantaquattro poliambulatori; un ospedale pediatrico a HERAT (nel 2007 per un costo di €537.000) e uno per tossicodipendenti; un centro di medicina legale; 105 scuole; 60 chilometri di rete idrica, 16 chilometri per le acque reflue e circa 800 pozzi per l’acqua nell'ambito del progetto “Water is life” con numerosi interventi sulla rete idrica urbana ed extra-urbana per un’utenza di oltre un milione di abitanti e l’installazione di numerose fonti di acqua potabile in villaggi remoti che hanno sensibilmente migliorato le condizioni di vita di quella parte della popolazione della Provincia socialmente meno protetta; 3 ponti (tra i quali il Karta Bridge – €416.000 – nel 2008 a HERAT e il Ponte Zirko Valley a SHINDAD – €1.000.000 – costruito nel 2010); 130 chilometri di strade; 17 edifici pubblici e governativi; 34 infrastrutture militari; due centri di aggregazione per sole donne, tra cui il già citato Women’s Social Centre (€216.000 euro), e uno di arti visive; un carcere femminile (€340.000 euro); un istituto penale per minori (costruito nel 2008 a HERAT con un costo di €834.000) e il terminal passeggeri dell'Aeroporto di HERAT (€750.000), intitolato alla memoria del Capitano del 5° rgt. alp. Massimo RANZANI, caduto nel febbraio del 2011, e fortemente voluto e progettato dal PRT XIV.
Sono stato il Comandante del PRT XIV in Herat nel periodo Ottobre 2010 – Aprile 2011 e innumerevoli sono state le esperienze vissute sul campo così come da tanti Comandanti e Colleghi. Uno dei compiti principali delle Unità era quello di condurre in tutta la Provincia attività di “ingaggio” dei leader locali al fine di guadagnare la fiducia non solo di questi ultimi, ma della popolazione locale e poter così concordare e condurre di concerto quelle attività di ricostruzione e sviluppo fondamentali per il ripristino di condizioni di vita accettabili. Quindi, un’attività oltremodo sensibile, che richiedeva equilibro, capacità di ascolto e di giudizio, abilità nel compromesso, fermezza e, nello stesso tempo, elasticità, volontà di dialogo, discernimento tra ciò che è vero, verosimile o “fake”, falso. E tutto questo, in un contesto complesso, e così lontano dalla nostra forma mentis occidentale, caratterizzato dalla percezione costante che chiunque vesta una uniforme straniera sia comunque un invasore (anche se animato dalla più pia delle intenzioni). Abbiamo investito in questa Missione il meglio di noi stessi, come soldati e come uomini e donne, rappresentando degnamente la nostra Patria, con la nostra umanità e la nostra professionalità e determinazione, versando un altissimo contributo di sangue, con 53 vittime e 723 feriti. Siamo fieri di aver fatto fino in fondo il nostro dovere.
CIMIC: Cooperazione Civile Militare
FPU: Force Protection Unit
USAID: United States Agency for International Development
CERP Team: Commander's Emergency Response Program Team (USA)