Luigi Mario Antoniazzi - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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Luigi Mario Antoniazzi

LUIGI MARIO ANTONIAZZI
Fiamme Verdi Dicembre 2009 di Sergio Antoniazzi

Luigi Antoniazzi vestito da pascià in Albania e nel 2008

Luigi Mario Antoniazzi, nasce il 20-7-1915 a San Pietro di Feletto. E’ l'Alpino più anziano del gruppo di Refrontolo, così come l’uomo più vecchio del comune.
In famiglia erano 11 figli: cinque sorelle e sei fratelli; lui è il secondo dei maschi. Papà Giacomo, mamma Pierina.  Aiuta il padre mezzadro fino all’arrivo della cartolina precetto.
Nel 1936 si presenta a Tai di Cadore nel Btg Pieve di Cadore, dove da militare ha scalato tra gli altri il Civetta, il Pelmo e le Tre Cime di Lavaredo. Terminato il servizio militare col grado di  caporal maggiore, è emigrante nelle miniere della Sardegna, poi a Domodossola a vendere gelati.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, mentre l’Italia si preparava ad entrare in guerra contro la Francia, viene richiamato a Tai di Cadore, ove incontra il fratello Erminio, classe 1920, che partirà per il fronte russo a presidiare un’area sul Don, e rimarrà ucciso da una raffica di mitragliatrice durante un contrattacco delle truppe russe. Di Erminio c’è un ricordo nel Tempio Ossario di Cargnacco.
Questo è rimasto un cruccio per Luigi Mario: non essere riuscito a non lasciarlo partire.
Luigi invece va a Mestre e da sergente tiene i corsi per i richiamati, in seguito viene mandato in Albania. Arrivato a Bari (ricorda), i militari di fanteria gli chiedevano: “Alpì, quante pagnotte ti danno?” e lui rispondeva: “Due”... “Mannaggia! A Bari una sola”.
Con la compagnia di appartenenza vi rimane fino a due mesi prima dell’8 settembre a presidio di Scutari e Durazzo (come dimostra la scritta che si trova sul suo cappello da Alpino). I nostri alpini subisco spesso attacchi, si diceva, ad opera “dei ribelli locali”, tanto che spesso dovevano rimanere chiusi in caserma per non essere colpiti.
Ritornato in Italia, dopo l’8 settembre, si da alla macchia fino al termine del conflitto, per non essere catturato.
Durante una licenza, nel 1942 si sposa con Giovanna. Alla fine del conflitto, per dare linfa alla sua nuova famiglia,  deve riprendere in mano nuovamente la valigia, come aveva fatto prima della guerra,andando a lavorare in diverse parti d’Italia.
Nel 1950 acquista un piccolo podere a Refrontolo e  intraprende una nuova vita assieme all’adorata moglie Giovanna dalla quale ha avuto tre figli: Sergio, anch’egli Alpino, Silvano e Anna Maria.
Onesto e laborioso, credente nei valori più veri, si fa parte attiva nella società, come Alpino, ma soprattutto come componente del consiglio parrocchiale.
Ora che non ci sono più i fratelli e la moglie, la sua vita è rallegrata dall’affetto dei figli e dei nipoti.
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