Nino Geronazzo - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI
Sezione di CONEGLIANO
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Nino Geronazzo

I CONSIGLIERI NAZIONALI
NINO GERONAZZO (2008-2014)
Penna bianca Nino Geronazzo è stato eletto Consigliere Nazionale nell’assemblea dei Delegati ANA del 25 maggio 2008 a Milano, quale referente per le Sezioni di Conegliano, Treviso e Vittorio Veneto, e successore di Ivano Gentili, giunto al termine del suo mandato.
Nato a Belluno il 27 agosto 1945, dopo aver conseguito il diploma di perito industriale nel 1964, è entrato all’Accademia Militare di Modena frequentandone il 21° corso nel biennio 1964-1966.
Nominato Sottotenente di Artiglieria, ha perfezionato la sua preparazione alle Scuole di Applicazione d’Arma a Torino nel periodo 1966-1968, laureandosi in Scienze Strategiche.
Promosso Tenente, venne assegnato al 6° Reggimento Artiglieria da Montagna della Brigata Cadore. Sottocomandante della 41ª Batteria del Gruppo Agordo a Feltre, ne assunse il comando dal marzo 1971 all’agosto 1975, data di chiusura del Reparto.
Nel frattempo, nel 1973, era stato promosso Capitano.
Trasferito a Belluno, gli venne assegnato il comando della 16ª Batteria del Gruppo Lanzo.
Nel 1977 ha lasciato il servizio, a domanda, per assumere diversi incarichi in Aziende private e multinazionali ed anche come Dirigente d’Azienda, fino alla pensione raggiunta nel 2005.
Promosso Maggiore nel 1986, è stato richiamato in servizio nel 1990, presso la Brigata Orobica, Gruppo Bergamo, di stanza a Silandro. Già iscritto alla Sezione ANA di Feltre, è passato a quella di Conegliano nel 1982, ove ha ricoperto, per vari mandati, il ruolo di Consigliere sezionale e di Vicepresidente con i Presidenti Vallomy, Basso, Gai e Daminato. È stato anche socio fondatore del Gruppo M.O. Cap. Pietro Maset di Conegliano.
Se l’Esercito ha perso un potenziale Generale, la Sezione di Conegliano ha guadagnato sicuramente un grande uomo, un punto di riferimento per il Consiglio e per i Gruppi che a lui si sono sempre rivolti per un aiuto o la marziale pianificazione del cerimoniale per i loro eventi, dove nulla era lasciato all’improvvisazione.
Un solo esempio: nel 2006 aveva ricevuto l’incarico dal Sindaco Zambon di organizzare in forma solenne la cerimonia del 2 giugno a Conegliano.
Infatti, in occasione del 60° della Festa della Repubblica erano state invitate tutte le rappresentanze politiche, amministrative ed associative dei 15 Comuni del Comprensorio.
Di conseguenza, si prevedeva una partecipazione molto numerosa che andava inquadrata, cronometrata e diretta in modo coordinato.
Così, il martedì precedente, alla conclusione della consueta riunione di Consiglio sezionale, Nino portò la quarantina di persone presenti in sede, compresi coloro che se ne stavano beati in taverna davanti a un buon calice di bianco, in piazza Cima per simulare lo sfilamento e lo schieramento, sulla gradinata dell’Accademia, di Autorità, Gonfaloni comunali, Labari, Vessilli, Gagliardetti, Bandiere, Fanfara…
E il tutto si svolse sotto lo sguardo, tra il divertito e lo stupefatto, di alcune decine di giovani che a quell’ora tarda sostavano in piazza sorseggiando uno spritz, una birra o un prosecchino, incuriositi ed attratti dalle manovre di quella strana compagnia di anzianotti che, al passo e tutti seri, si spostavano, ora di qua ora di là della piazza, allo schioccare dei suoi ordini dal timbro teutonico.
Superfluo aggiungere come poi la cerimonia si svolse.

Nino Geronazzo impegnato a dirigere un improvvisato coro alpino


Il cuore dell’artigliere

Riportiamo ora l’intervista che il direttore di Fiamme verdi, Antonio Menegon, gli ha posto nel 2012.
Nino Geronazzo, Vicepresidente nazionale dell’ANA con l’importante incarico, dal 2009, di presiedere i Comitati Adunate Nazionali, sta preparando le valige per le vacanze in Sicilia quando ancora fioccano le mail di complimenti per come è andata a Bolzano. Due chiacchiere e ne nasce un’intervista.
- Ma Nino, porti anche il cappello in Sicilia?
È rimasto casualmente in auto dopo il Raduno Triveneto di Feltre, … e allora tanto vale lasciarlo lì, non si sa mai. È probabile che qualche amico siciliano organizzi qualcosa e allora meglio non farsi trovare impreparati.
- Hai avuto l’incarico di Presidente dei Comitati Adunate Nazionali e immagino che ce ne sia da lavorare.
L’Adunata di Bolzano non è ancora chiusa e già da mesi si è costituito il Comitato per Piacenza. C’è tanto da fare ma, finora, ovunque, c’è stata la massima collaborazione sia delle Istituzioni che della Sezione ospitante e allora tutto diventa più facile.
- La prima Adunata che hai organizzato è stata Bergamo, ma gli allenamenti sono cominciati già a Latina.
È vero, a Latina ho cominciato a guardare l’Adunata con un occhio diverso dal solito, ho cercato di capire la macchina organizzativa e poi mi sono confrontato con gli organizzatori. Questo ha facilitato il lavoro per l’Adunata di Bergamo, dove c’è stata un’organizzazione straordinaria grazie ad una squadra molto affiatata e ad una Sezione compatta e numerosissima com’è quella bergamasca.
- Poi è stata la volta di Torino.
A Torino è stata un’Adunata molto impegnativa, perché coincideva con le importanti manifestazioni del 150° dell’Unità d’Italia. Ma anche lì, con il Comune, la Regione e la Sezione del Presidente Giorgio Chiosso, siamo riusciti a creare un’organizzazione che ha lavorato in perfetta sintonia e che ha permesso di dar vita ad un’Adunata nel modo che abbiamo visto e apprezzato.
- Infine Bolzano, c’era un po’ di paura di non incidere nel tessuto sociale della città? Di non trasmettere i nostri valori con la manifestazione nazionale che li condensa un po’ tutti?
C’erano perplessità e un po’ di diffidenza per l’Adunata degli alpini a Bolzano, da parte soprattutto della popolazione di lingua tedesca. Ma si trattava, in genere, di scarsa informazione su cos’è un’Adunata degli alpini, sul perché questi uomini si incontrano tutti gli anni in una città. Col Sindaco Luigi Spagnoli e i suoi collaboratori, con l’Azienda di Soggiorno e, naturalmente, con la Sezione ANA del Presidente Ferdinando Scafariello, è stata fatta per tempo una intensa attività preparatoria, con una campagna informativa fatta di comunicati ai giornali locali e di servizi sulle televisioni anche di lingua tedesca, per far capire perché gli alpini andavano a Bolzano. La gente ha capito che non c’era alcuna occupazione o rivendicazione, ma che si trattava di un’Adunata nazionale nei luoghi dove tanti alpini hanno fatto la naja. E, alla fine, tutto si è svolto regolarmente e la città ha reagito positivamente alla nostra pacifica invasione. Da segnalare che le gratificazioni più inaspettate, e forse per questo più belle, sono giunte proprio dalla stampa di lingua tedesca.
- Pur senza il Comitato Adunate Nazionali, anche Feltre non ha scherzato con il suo Triveneto. Feltre è una città piccola, ma molto vivace ed ha organizzato un Triveneto da incorniciare. Ha concorso al successo di questa manifestazione il 1° raduno del Gruppo Agordo, che dopo 37 anni dallo scioglimento, a Feltre, ha potuto rientrare nella caserma Zannettelli, dove erano stati presenti anche il battaglione Feltre e… circa 250 muli. C’è stata una grande partecipazione di alpini, con una sfilata durata 4 ore ed una importante presenza di altre Associazioni d’Arma. Questo è stato un gesto di grande sensibilità dell’organizzazione nei confronti di chi non ha spesso la possibilità di sfilare in occasione di grandi eventi qual è stato il nostro Triveneto.
- E allora buone vacanze Vicepresidente nazionale Geronazzo, torna in forma perché Piacenza ti aspetta, anzi ci aspetta. E come tu ami dire: Duri i muli.

E dopo le prime tre esperienze di Bergamo, Torino e Bolzano, sono venute le Adunate di Piacenza e Pordenone, come sempre ben studiate e ottimamente riuscite.

E proprio alla riunione conclusiva del COA di Pordenone, gli è stata consegnata una pergamena di benemerenza autografata dai cinque Sindaci di queste città per averle ulteriormente valorizzate in ambito turistico e promozionale con la pacifica invasione di centinaia di migliaia Penne Nere. “Ora Nino, -come scrive Renzo Sossai in Fiamme Verdi -scaduto il suo secondo mandato, è diventato (come dice egli stesso con simpatica autoironia dopo tanti fasti e luci della ribalta) un M.Q. ossia un Mona Qualunque, ma non crediamo proprio che egli possa diventarlo perché molti sono i ruoli in cui, con la sua intelligenza e il suo sincero spirito alpino, può brillare di nuova luce ben sapendo che c’è un tempo per ogni cosa.”
Su proposta della Presidenza Nazionale ANA, gli è stata conferita, con Decreto 27 dicembre 2013, l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine Al merito della Repubblica Italiana, in riconoscimento “delle particolari benemerenze acquisite nella realizzazione delle finalità associative.”

Si è concluso così un ciclo della sua vita da Alpino, che ha comportato impegni anche molto gravosi e di grande responsabilità.
Una feconda parentesi temporale di ben sei anni che lo ha coinvolto anche emotivamente ma che, come confessa appagato, rimarrà certamente tra i suoi ricordi più cari.


Nino con lo zaino in spalla
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