Teofilo Bonanni
Teofilo Bonanni: mi ricordo Nikolajewka
Fiamme Verdi Maggio 2012
In occasione delle festività, il Gruppo Alpini Città si è recato a far visita ai suoi soci anziani ed ammalati. A portare gli auguri della Sezione al reduce di Grecia, Albania e Russia, Teofilo Bonanni, classe 1916, con il capogruppo Masutti, erano presenti il Presidente Bozzoli, il Consigliere nazionale Geronazzo e il Vice presidente della Provincia Floriano Zambon. A tutti, ha fatto molto piacere vedere il vecchio reduce di Nikolajewka ancora pimpante e così lucido nel ricordare quei momenti tragici che ha vissuto durante la ritirata di Russia.
Fiamme Verdi si onora di riportare la testimonianza di Teofilo Bonnanni riguardante la “sua” Campagna di Russia:
“Il Gruppo “Conegliano” del 3° Reggimento Artiglieria Alpina della Divisione “Julia”, al quale apparteneva il sottoscritto, partì dall’Italia alla volta della Russia il 3 agosto 1942.
Partì con una tradotta che, da Gorizia, attraversando il passo del Brennero, Varsavia, Minsk, Gomel e Kharkov, raggiunse Izjum (Ucrania) il 23 agosto.
Il Corpo d’armata alpino, comandato dal generale Nasci e composto dalle Divisioni alpine Julia , Tridentina e Cuneense, era formato da 56.000 uomini.
Il compito inizialmente previsto per tale unità era quello di operare sulle montagne del Caucaso. All’arrivo a Izjum venne invece dirottata verso l’ansa del fiume Don. Questo si rivelò un gravissimo errore in quanto la zona del Don è pianeggiante e quindi non adatta a truppe alpine, sia per la preparazione, sia per il tipo di armamento in dotazione.
Il 29 agosto ebbe inizio una lunga marcia (circa 350 km) “motorizzata a piè”, come si diceva, con lo scopo di raggiungere la riva destra del fiume Don. Giunti al Don il nostro Gruppo, comandato dal Tenente Colonnello Rossotto, diede il cambio ad un reparto tedesco di artiglieria.
Il fronte in questo settore era abbastanza calmo. Iniziammo così a scavare i rifugi sotterranei pensando all’inverno ormai alle porte.
L’11 novembre cadde infatti la prima neve. La copertura degli scavi era costituita da tronchi d’albero affiancati, in prevalenza betulle. Sopra i tronchi erano stesi uno strato di paglia prima ed uno di terra poi. Per la linea-pezzi le aperture erano del tipo “a bocca di lupo”.
Il giorno 16 dicembre ci portò una sorpresa: la Divisione Julia doveva in tutta fretta spostarsi di circa 350 km più a sud. I russi erano riusciti a passare, aprendosi una breccia sulla sponda destra del Don dove erano schierate la Divisioni “Cosseria” e “Ravenna”, più alcuni reparti tedeschi.
Intanto la temperatura era scesa a 38 gradi sotto zero e gli aerei russi ci tenevano sotto tiro.
I russi avevano in mano Nowokalitwa, noi arrivammo nell’abitato di Golubaja Krinika. A 5 km si trovava il settore d’impiego dei Gruppi “Conegliano”, “Udine”, “Valpiave” ed i battaglioni 80 e 90 degli Alpini (comprendenti “Tolmezzo”, “Gemona”, “Vicenza”, “Cividale”,”L’Aquila” e “Valcismon”). Nel frattempo sopraggiunse il Natale e la temperatura arrivò a toccare i 42 gradi sotto zero. Seguì Teofilo Bonanni: mi ricordo Nikolayewka una lunga serie di aspri combattimenti con considerevoli perdite da entrambe le parti. Nonostante questo, il nemico non riuscì ad avanzare.
La situazione si protrasse così fino al 15 gennaio 1943.
Ci giunse, purtroppo, una seconda amara sorpresa: l’ordine di ripiegare perché eravamo accerchiati.
I Russi risalivano da Milerowo (a Sud) e, forti dell’appoggio di truppe corazzate, dotate dei nuovi carri T34, erano giunti fino alla città di Rossosh, dove aveva sede il Corpo d’armata alpino. Il 16 gennaio iniziò il nostro calvario. Il Gruppo Conegliano partì da Golumbaja Krinika e dopo venti ore di marcia, in condizioni estreme (la temperatura era arrivata a 45 gradi sotto zero) ci portammo a Popowka, a 12 km ad est di Rossosh. Dal 19 al 26 gennaio ci fu un continuo succedersi di combattimenti contro le fanterie russe, mentre dal cielo gli aerei con la stella rossa ci mitragliavano incessantemente.
La colonna formata dal Corpo d’Armata Alpino e da reparti tedeschi riuscì a rompere l’accerchiamento il 26 gennaio e ad entrare così a Nikolajewka. Le perdite furono però ingentissime: si parlava dell’ 80 % dei soldati tra morti e feriti.
Il nemico non ci lasciò tregua e continuò ad inseguirci.
Soltanto il 30 gennaio sapemmo dal generale Reverberi che potevamo considerarci al sicuro. Il giorno seguente raggiungemmo Par.
Sostammo a Par nei giorni 1, 2 e 3 febbraio, nei quali avvenne lo smistamento dei feriti, congelati ed ammalati. Negli stessi giorni arrivarono anche i primi viveri. Dal 4 al 23 febbraio coprimmo a forza di gambe la distanza che ci separava da Romni (in tutto quasi 300 km) e da lì, con una tradotta, ci portammo a Gomel.
Dal 24 febbraio all’11 marzo rimanemmo acquartierati nelle “isbe” di Uwarowitski e di Patenschin. Il 12 Marzo partimmo su una tradotta diretti in Italia. Le tappe del viaggio di rientro furono: Minsk, Brest, Litow. A Litow ci fermammo per la disinfestazione. Ripartimmo il 15 marzo alla volta di Lukov, Ilkenau, Vienna, Litz, Innsbruck e quindi Brennero. Arrivammo al Brennero il 18 marzo alle nove di sera. Proseguimmo per Vipiteno, dove fummo sottoposti ad una seconda disinfestazione ed infine Bressanone dove ci fermammo ancora per la quarantena. Finalmente eravamo arrivati a casa!”.