Libro 60-54 Costituzione e ricostituzione del 7° Reggimento Alpini - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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Libro 60-54 Costituzione e ricostituzione del 7° Reggimento Alpini

60 ANNI DI VITA ALPINA A CONEGLIANO
...7° ALPINI

CENNO BREVISSIMO DELLA COSTITUZIONE E RICOSTITUZIONE DEL 7° REGGIMENTO ALPINI

Cominciamo però a fare un passo indietro: ai tempi in cui Giuseppe Perrucchetti, capitano dì Stato Maggiore, prospettò la fondazione del Corpo degli Alpini dopo aver studiato attentamente la campagna del 1866 e constatato che gli svantaggi dell'esercito italiano erano dovuti alla convinzione che la difesa della frontiera del nord dovesse trovare applicazione dalla pianura. In uno studio del maggio 1872 su “La difesa di alcuni valichi alpini e l’ordinamento militare territoriale nella zona di frontiera”, Perrucchetti suggerì di iniziare la difesa nelle Alpi, mediante l’istituzione di una truppa speciale reclutata in zone montane e quindi maggiormente idonea a sopportare una lotta armata tra i monti. A quel tempo Perrucchetti contava oltre dieci anni di naja poiché, nato a Cassano d’Adda nel 1839 si arruolò volontario a vent’anni e si dedicò in modo particolare allo studio dei confini d'Italia pubblicando, tra l’altro, le interessanti monografie “Dal Friuli al Danubio” nel 1879. “Il Tirolo” nel 1881 e “La difesa dello Stato” nel 1884: divenne insegnante di geografia presso la Scuola Superiore di Guerra, generale comandante delle divisioni di Firenze e Milano e, infine, senatore del regno. Quando morì, a Courgnè (nei pressi di Torino) nel 1916 il “La Marmora degli Alpini” ebbe la consolazione di vedere l’utilità della sua proposta di molti anni prima, anche se non ha potuto godere della vittoria conclusiva in buona parte dovuta ai suoi soldati col cappello dalla penna nera. Il seme gettato con il citato ampio studio pubblicato nella “Rivista Militare Italiana” aveva celermente dato il frutto grazie al ministro della guerra gen. Ricotti Magnani; l’istituzione del corpo degli Alpini venne decretata il 15 ottobre 1872 e funzionò regolarmente dal successivo anno mediante quindici compagnie distrettuali formate da soldati provenienti dalla fanteria e dai bersaglieri e che lasciarono il cheppì per il cappello alpino, quindici raggruppamenti alpini vennero dislocati in Piemonte, in Lombardia e nel Veneto; in particolare la 14°  compagnia ebbe sede immediata a Treviso e la 15° a Udine. Le compagnie riunite in quattro “Reparti” giunsero presto ad essere 72 per cui nel 1875, vennero inquadrate in venti battaglioni e successivamente in sei reggimenti.
Il 6° Reggimento Alpini venne ad avere un Battaglione “Cadore” formato dalle compagnie 65°, 66, 67° e 68° e comandato dal ten. col. Nicola Conti-Vecchi che proveniva dal 51° Fanteria. Il Btg. “Cadore” aveva la propria sede estiva a Pieve di Cadere e d’inverno si portava a Conegliano. In base al decreto dell10 luglio 1887 il Corpo venne ridimensionato a ventidue battaglioni per cui il 6° Alpini cedeva il Btg. “Cadore” col quale venne istituito il 7° Reggimento Alpini a Conegliano il 1° agosto dello stesso anno: il comando venne assunto dal colonnello Angelo Fonio che lo conservò per cinque anni. Deve essere stata una gran bella festa, quel giorno, qui a Conegliano, e qualche vecchio coneglianese ricorderà forse la bevuta inaugurale dei primi “booia” del 7°. Non erano però tutti presenti gli Alpini del nuovo reggimento. Le compagnie 64°, 65° e 66° formarono il battaglione “Feltre”, la 67°, 68° e 75° il “Pieve di Cadere” mentre il Btg. “Gemona” venne composto con le compagnie 69°, 70°, 71° e 72°. All’atto della costituzione in Conegliano, la 69° compagnia del “Gemona” si trovava già dal 23 marzo in Africa col corpo di spedizione del generale Baldissera ed inquadrata nella terza Brigata di San Marzano “1° Battaglione Alpini d’Africa”. Per il 7° Alpini le “rogne” son cominciate con la nascita e il battesimo è stato veramente di fuoco: battesimi e cresime succedutesi con tremendi ricorsi in tante, in troppe guerre, ma che danno modo ai “bocia” di oggi di non vergognarsi, ma di andare invece orgogliosi delle fiamme verdi che portano e del magico numero che fregia l’aquila del loro cappello d’alpino: il 7°
Tralasciamo di riportare, per motivi di spazio, la lunga stupenda storia e la tremenda odissea del glorioso reggimento, e ci limitiamo solo, dopo aver accennato brevissimamente alla sua costituzione, a trascrivere qualcosa della sua ricostituzione, dopo l’avventuroso ritorno dei suoi Battaglioni.
Anche alla comune casa di Belluno - la caserma intitolata al trevigiano Tommaso Salsa - rimasero solo i ricordi conservati nel museo-sacrario che era stato costituito dal col. Carlo Ghe nel 1937 in occasione del 50° anniversario del reggimento. I tedeschi si insediarono anche nella caserma del 7° e, all’inizio del 1944, disposero il trasferimento in Germania dei cimeli del sacrario; fu allora che il rag. Amedeo Burigo - che era stato capitano del Settimo - decise di agire per salvare l’insostituibile materiale storico. Motivandola con il fatto di essere ragioniere capo del Comune di Belluno dopo due vani tentativi, Burigo ottenne dal consigliere tedesco presso la Prefettura - dott. Lauer - l’autorizzazione ad entrare in caserma ...per controllare l’avvenuta esecuzione di alcuni lavori disposti dal Comune di Belluno e finanziati dalla Prefettura tra le spese di occupazione.
Entrato in caserma con tre “assistenti”, il bravo capitano Burigo nascose in varie casse tutti i cimeli del reggimento: i Labari e i Vessilli dei battaglioni, la bandiera del 4° Genio che era stata affidata al 7°, la bandiera col sangue del sottotenente Furie Nodus che fu il primo ufficiale del reggimento caduto in Albania, medaglie, trofei di guerra, fotografie, armi, diari storici, tutta la biblioteca reggimentale. Caricate su un carro, le casse uscirono dalla caserma per raggiungere un nascondiglio sicuro. Finite le dure vicende belliche, Burigo consegnò le preziose testimonianze che aveva salvato ed ebbe un encomio dal Ministero della Guerra (19 settembre 1945) e una letterina di riconoscimento da altro ministro: pochino se ben si considera il rischio affrontato e l’importanza del risultato.
Inquadrato nell’8° Reggimento il “Feltre” venne ricostituito nel febbraio del 1946 col comando del magg. Valeriano Bortolazzi al quale, dal maggio al novembre dello stesso anno, seguì il ten. col. Antonio Perelli. Il Battaglione venne poi comandate dal magg. Mario Cracco fino al 31 dicembre 1947, dal magg. Nereo Fiamin tino al giugno 1949, dal magg. Carlo Mautino fino al giugno 1950, dal magg. Raffaele Distante tino al dicembre 1951, dal magg. Euschio Palumbo fino al settembre del 1953. Ed ecco finalmente ricostituito - alla data dell’1 luglio 1953 - anche il 7° Alpini, alle dipendenze della neo-costituita Brigata “Cadere”; alla caserma “Salsa” aveva funzionato, fino ad allora, un Ufficio Deposito comandato dal ten. col. Arpago Bazzali. Il Reggimento rinasceva nettamente da zero, ed il comandante col. Edgardo Gandolfi ebbe a sostenere un oneroso lavoro organizzativo (costituzione del comando e della Compagnia reggimentale) prima che giungessero l’1 settembre i primi bocia della classe 1931. E a questa data che si ricostituiscono il battaglione “Pieve di Cadore” agli ordini del magg. Eros Odore (compagnia comando e 67°) e il battaglione “Belluno” affidato al ten. col. Giuseppe Vinci (compagnia comando e 77°), oltre alla 7° compagnia mortai reggimentale; il “Feltre” rimase ancora qualche anno con l’8°Alpini. Si vedrà, nel seguito della nostra rievocazione, come il 7° ebbe subito qualcosa da fare fin dall’inizio; concludiamo per ora ricordando la grande manifestazione svoltasi a Belluno l’11 aprile 1954 per la consegna della bandiera al risorto Reggimento. Il comandante appese al Tricolore i segni del valore degli Alpini del 7°: due decorazioni dell’Ordine Militare, otto medaglie d’argento, tre medaglie di bronzo. La continuità col glorioso passato era ormai avvenuta.
Abbiamo in precedenza ricordato la ricostituzione del 7°Alpini, avvenuta il 1° luglio 1953, e la grande manifestazione svoltasi a Belluno l’11 aprile 1954 in occasione della consegna della bandiera. La sezione dell’ANA di Belluno - e particolarmente l’allora commissario Giuseppe Rodolfo Mussoi, che è tutt’ora uno dei più genuini e generosi dirigenti Alpini - aveva seguito con trepidazione, nell’immediato dopoguerra, il problema della ricostituzione del reggimento. Già si disse che nel febbraio 1946 aveva ripreso vita il battaglione Feltre, inquadrato nell’8° Reggimento, che era stato per circa un mese a Este e poi alla caserma “Zanettelli” di Feltre, successivamente a Pontebba e ancora a Feltre, dal 1956, quando ritornò a far parte del 7°.
Interpellate le maggiori autorità, il rag. Mussoi aveva formulato - il 4 novembre 1947 - il seguente appello: “Il Commissario della sezione ANA di Belluno, su conforme parere dei membri del Consiglio Direttivo uscente della sezione, sicuro di interpretare il voto unanime dei Soci, sulla considerazione che nel programma di Governo per la riorganizzazione dell’Esercito dovrà inserirsi l’improrogabile ed indispensabile necessità di aumentare il numero dei reggimenti Alpini onde non sia effimera o meramente simbolica la salvaguardia delle Frontiere Nazionali; auspica che l’Onorevole Ministro della Difesa e gli enti competenti deliberino ed attuino la ricostituzione di quel glorioso Settimo Alpini che, onusto di glorie militari,fiero dell’eroismo dei suoi figli rappresentanti autentici della tradizione di valore e dello spirito indomito delle generose e patriottiche popolazioni delle province delle Dolomiti (Belluno - Treviso), come sempre fu, come sempre sarà, la sentinella meglio qualificata a vegliare sui confini orientali della Patria ed a non rimanere insensibili ai palpiti ed alle aspirazioni dei fratelli che un ingiusto trattato di pace ha strappato alla gran madre Italia; Invita pertanto, le autorità Provinciali e Comunali delle province di Belluno e Treviso e le consorelle Sezioni dell’ANA delle dette due province ad avviare tutti i mezzi idonei perché il voto su espresso diventi pronta realtà.”
Le Amministrazioni provinciali e tutti i Consigli comunali risposero favorevolmente; ugualmente ed entusiasticamente favorevoli si dimostrarono, oltre alla nostra Sezione di Conegliano, le Sezioni di Feltre, Pieve di Cadore, Treviso, Valdobbiadene e Vittorio Veneto. Tutta la documentazione venne quindi consegnata al Senatore avv. Agostino D’Incà - già ufficiale degli Alpini -che provvide a far pervenire la petizione al Ministro della Difesa. Appena ricostituito il 7°Alpini ebbe a partecipare - col trenta percento dei propri effettivi, integrato con richiamo di ufficiali, sottoufficiali e truppa - all’esigenza T” connessa con la tensione verificatasi alla frontiera orientale; trasferitisi il 20 ottobre 1953 nella zona di Cividale del Friuli, i reparti del 7° (costituenti il Battaglione di formazione “Cadore”, comandato dal ten. col. Giuseppe Vinci e formato dalle compagnie comando dei battaglioni Cadore e Belluno, oltre che dalle 77a, 67°e 7° CMR) rientrarono il 29 dicembre.
Al col. Edgardo Gandolfi seguì - al comando del reggimento - il col. Alberto Briatore dal 2 agosto 1954, il col. Vincenzo Bellorno dal 16 marzo 1956, il col. Tito Corsino dal 21 marzo 1957 e la M. O. col. Franco Magnani dal 21 marzo 1958. Due mesi dopo la ricostituzione il 7° partecipò alla V° edizione del trofeo “Silvano Buffa” e, grazie alla preparazione curata dal magg. Odore la squadra conseguì - contrariamente ad ogni previsione dato il breve periodo disponibile - il terzo posto assoluto. Nel 1954 apprestò una spedizione di soccorso per la ricerca dei feriti e dispersi in alta montagna e contribuì notevolmente all’organizzazione dei Giochi Olimpici Invernali di Cortina d’Ampezzo (sotto la guida del col. Tessitore, del ten. col. Fabre e del magg. Basignano); affermazioni prestigiose vennero conseguite nei campionati militari di palla a volo, di pallacanestro e di corsa campestre. Lo stesso anno venne spostata la festa del reggimento dal 13 dicembre - ricorrenza della difesa di Val Calcino e del Valderoa da parte dei battaglioni Monte Pavione e Feltre - alla data del 23 aprile, giorno conclusivo della Campagna di Grecia nel corso della quale tutti i battaglioni del 7° vennero decorati con la medaglia d’argento al valore militare. Continuarono con intensità e buon esito i corsi sciatori ed alpieri con escursioni invernali ed estive e nel 1956 vennero realizzate le ascensioni di reparto al Becco di Mezzodì, alle Tofane, al Cristallo, al Civetta, al Rinaldo, al Popera di Valgrande, e le esercitazioni “Riccio”, “Aquila Nera” e “Valle Verde”. Sulla vetta dell’Antelao venne portato un bivacco fisso prefabbricato del peso complessivo di ventidue quintali.
Nel 1957 il Settimo fu presente - con un battaglione di formazione, bandiera e fanfara - alla nostra adunata nazionale svoltasi a Firenze. Con le esercitazioni estive fu impegnato nella “Latemar 2”, ed il 4 settembre un reparto salì al Codin dei Frati per la consegna di 126 colli di materiale destinato alla sistemazione - sul Durano, m. 1927 - della capanna-bivacco “Paolo Greselin”. Assai prestigiosi i risultati nelle competizioni sportive: primo posto (punti 288 su 300) nella gara nazionale militare di tiro svoltasi ad Orvieto (e con l’Alpino Italo Fagherazzi classificatosi primo su 149 tiratori), secondo posto nel campionato di calcio del lV Corpo d’Armata, primo posto in quello di pallavolo, primo posto tra le squadre militari partecipanti alla gara sciistica nazionale di fondo Trofeo “R. Psaro”, sesto posto assoluto (e secondo tra le squadre militari) nella gara sciistica nazionale di staffetta alpina nel trofeo “Reverberi”. Molto intenso il programma svolto nel 1956 oltre il consueto impegnativo addestramento. Una grande croce metallica venne collocata, a ricordo dei Caduti del Battaglione “Belluno” sulla cima di Monte Schiara, nello stesso periodo un plotone agli ordini del capitano Pilla e in collaborazione con i componenti del “Soccorso Alpino”, contribuì a portare a salvamento un giovane rimasto gravemente ferito sullo stesso monte. Numerose furono le ascensioni compiute da tutti i reparti sulle cime particolarmente impegnative delle Dolomiti.
Il 1958 ha riservato frequenti successi alle squadre del 7° anche nelle competizioni sportive, con la conquista del primo posto nella categoria militare nel Trofeo “Reverberi”, nel Trofeo “Dordi”, nel Trofeo “ANA”, nel Trofeo “R. Psaro”, nel Trofeo “Silvano Buffa”, alla gara nazionale di tiro con carabina cui parteciparono 26 squadre delle tre Forze Armate (la squadra del 7° composta dal magg. Ortone e dai caporali Libero Rossetti e Lino Laffi, ottenne 435 punti su 450; e il caporale Rossetti fu primo su duecento concorrenti); tra le competizioni a carattere nazionale è di rilievo il secondo posto della categoria militare conseguito al Trofeo “Divisione Julia” di staffetta alpina. Mentre il magg. Eros Ortone conseguiva un successo personale classificandosi primo nel campionato nazionale unico di tiro con carabine, svoltosi a Brescia. Il Reggimento ottenne altre meritate affermazioni in gare regionali e provinciali con le vittorie nelle gare regionali di tiro con carabina a Verona ed in quelle provinciali di Agordo e nel Trofeo re9ionale “Favretti”, contribuendo infine alla conquista del primo posto nel campionato di calcio del IV Corpo d’Armata da parte della Brigata “Cadore”. Il 7°Alpini ha quindi continuato ad allevare alpini di ottima qualità per merito - oltreché dei già citati comandanti del reggimento anche dei bravi comandanti succedutesi alla guida dei battaglioni e degli altrettanto ammirevoli ufficiali dei reparti. Al Battaglione Feltre dopo il comando tenuto dal magg. Eusebio Palumbo dal 1951 al settembre del 1953, giunsero il magg. Silvio Steffensen (fino al 14 settembre 954), poi il magg. Franco Magnani fino al 31 maggio 1956, e con il passaggio del battaglione al 7° il magg. Virginio Rigi Luperti fino al 7 novembre 1956, poi il magg. Marino Morosini fino al 1° gennaio 1958, da tale data il ten. col. Augusto Camorami. Il Battaglione Cadore ebbe quale comandante dopo il magg. Ortore, il ten. col. Guido Rodorigo dal 30 ottobre 1954, il magg. Rigi Luperti dal 1° novembre 1955 (poi passato al “Feltre”), il magg. Piero Arnol da 1 ottobre 1956, il magg. Cristoforo De Hurtunghen dal 10 ottobre 1957, e il magg. Enrico Dalmasso dal 11 Ottobre 1958. Abbiamo già ricordato che il Battaglione Belluno ebbe, quale comandante alla ricostituzione, il ten. col. Giuseppe Vinci; gli succedette il magg. Renzo Mazzoncini dal 1° novembre 1955, il magg. Giorgio Ridolfi dal 1°novembre 1956, il magg. Amengo Roatto dal 1° novembre 1957 e il magg. Marcello Berloffa dal 1° novembre 1958.
Già si disse che il 7° Alpini ha avuto 4.556 Caduti nelle guerre combattute, e ricompense individuali che si concretarono nella concessione di 25 medaglie d’Oro, 428 medaglie d’Argento, 719 medaglie di Bronzo e numerose altre decorazioni al valore militare. La Bandiera è fregiata di due Ordini Militari, otto medaglie d’argento e tre medaglie di bronzo; a queste distinzioni per il valore militare dimostrato si aggiunse l’alto riconoscimento della Medaglia d’oro al valore civile conferita per le operazioni di soccorso generosamente prestate in occasione della sciagura del Vajont che sconvolse, nell’ottobre del 1963 la zona di Longarone. Fu il 2 giugno del successivo anno a Belluno, che il sottosegretario agli interni on. Ceccherini appuntò sulla Bandiera del 7° Alpini e del 6° Artiglieria da Montagna le Medaglie d’Oro conferite ai due reggimenti che si sono particolarmente distinti nella validissima opera di soccorso, offerta fin dalle prime ore dopo il disastro, con slancio generoso e con assoluto sprezzo del pericolo ancora incombente

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