Pieve di Soligo - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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Pieve di Soligo

PIEVE DI SOLIGO

Pieve di Soligo, la più importante cittadina del Quartier del Piave. Ritrovamenti archeologici provano un probabile insediamento ancora in epoca romana. Pieve deriva da "plebus".
Si pensa che l'abitato pievigino sorgesse nei pressi dell'antica strada romana Claudia Augusta Altinate, collegamento tra la Valle del Soligo e la Valle del Bellunese, e che fosse sede di una colonia agricolo - militare.
Nel XII secolo la zona comprendente le comunità di Pieve, Soligo e Solighetto era sotto la giurisdizione di un unico feudo, la cui "capitale" religiosa era la Pieve (da cui il nome Pieve di Soligo) situata a sinistra del fiume e dipendente da Ceneda (l'attuale Vittorio Veneto), mentre la "capitale" feudale era il castello di Soligo situato sulla collina San Gallo.
Di fronte al castello, sulle colline sovrastanti Solighetto, sorgeva, ed esiste tuttora, il Castelletto che controllava il passaggio lungo la strada che segue la Valle del Soligo. Quest'ultimo castello formava un unico complesso con quello di Soligo.

Il Castelletto
Il XIV fu un secolo molto travagliato per le pacifiche popolazioni della valle del Soligo. Fatali le incursioni del feroce esercito straniero (ungheresi), tra il 1370 e il 1380, che prese alla sprovvista gli abitanti, compiendo razzie ed incendi e distruggendo Solighetto ed il suo castello. In questo periodo, nonostante gli scontri, i tre centri mantennero una certa unità, rotta dall'espansione dei liberi comuni di Treviso e Cison nella seconda metà del Trecento.
La conseguenza di questa rottura fu la divisione del territorio di Pieve di Soligo in due contrade, rottura che rimane fino al secolo scorso: del Trevisan appartenente al Circondario di Treviso nel Cantone di Valdobbiadene e del Contà che era unita alla Guastaldia di Solighetto nel Cantone di Ceneda e circondario di Cison di Valmarino. La Pieve del Trevisan fu così definita perché il centro di Soligo e il territorio di Pieve a destra del fiume Soligo vennero a dipendere direttamente dalla città di Treviso (da questo la denominazione di Trevisan). La parte a sinistra del fiume Soligo, includendo anche Solighetto, venne chiamata Pieve del Contà perché compresa nella contea dei Brandolini della Valmareno.
Erano due domini, con due statuti diversi.
I conti di Collalto esercitavano il proprio dominio sulla parte a sud della Pieve del Contà: tuttora sono visibili a Collalto i ruderi del loro castello.
A confine tra le proprietà dei conti di Collalto e la Pieve del Contà sorgeva una stazione doganale per la riscossione dei dazi e dei pedaggi. Si intersecavano quindi nella stessa cittadina tre giurisdizioni, ciascuna con propri statuti e sistemi politici.
Dopo circa un secolo, cioè nel XV secolo, il comune di Treviso inizia la sua decadenza e viene inglobato dalla Serenissima Repubblica di Venezia che, attraverso Treviso, controlla la Pieve del Trevisan permettendo che continui l'esistenza dei due feudi il cui controllo sarà però indiretto.
Anche se politicamente divisa, la cittadina di Pieve rimase materialmente unita grazie al ponte sul fiume Soligo. Questa costruzione, di cui si ha notizia a partire dal 1557, divenne più volte teatro di contese e di lotte, tanto che per quattro secoli passò alla storia come il "ponte contenzioso".
Tra le due Pievi ci furono continue accese diatribe, sfociate talvolta nel sangue, per i supposti diritti di giurisdizione che l'una affermava di vantare sull'altra.
La situazione fu interrotta dal generale Fiorella, a nome di Napoleone, che elesse Pieve di Soligo (23 luglio 1797) a sede di municipalità e di giudice di pace, nel Cantone e distretto di Treviso.
Con la caduta della Serenissima molti nobili veneziani si trasferiscono nella terraferma veneta, come i Balbi Valier che si insediano a Pieve di Soligo. Questi accumulano proprietà fondiarie e affari già molto cospicui sin dall’inizio del 1800, diventando una delle famiglie nobiliari del luogo. Guidano il comune per la prima metà del secolo per lasciare poi ad Antonio Schiratti, altra personalità eminente.
I Balbi Valier come agricoltori innovatori, artefici di un progetto di modernizzazione produttiva e tecnica, sperimentano ed adottano le soluzioni più progredite. Propongono alcune riforme rivolte ad accrescere i diritti della proprietà: un nuovo codice agrario, il ritorno all’agile normativa sulle disdette di fine locazione del 1837, lo snellimento dei procedimenti civili. Aiutano i loro contadini con sovvenzioni e prestiti gratuiti che molto spesso non riescono ad estinguere e che di fatto vengono alla fine condonati; il sentimento di devozione dei coltivatori dà i suoi frutti in occasione delle elezioni amministrative. La generosità dei Balbi Valier assume connotati davvero grandiosi con le opere stabili d’assistenza e beneficenza.
Con l'istituzione della Provincia di Treviso il territorio delle due pievi venne a formare, con la Gastaldia di Solighetto, il Comune di Pieve di Soligo, al quale venne aggregato nel 1862 il territorio delle frazioni di Barbisano e Brabisanello e per un periodo di 17 anni, dal 1928 al 1945, venne aggiunto anche tutto il territorio dell'odierno Comune di Refrontolo.
Nel corso dell'Ottocento il paese assunse un nuovo assetto urbanistico e la fisionomia del piccolo borgo medievale, caratterizzato da un ponte di legno tinto di rosso coperto da una singolare tettoia, venne trasformata dalla costruzione di imponenti palazzi.
Il primo conflitto mondiale seminò morte e distruzione anche nella comunità pievigina.
Nel secondo subì una terribile rappresaglia tedesca con incendi, deportazioni e fucilazioni.
Al termine della seconda guerra mondiale, riprese nella zona il fenomeno dell'emigrazione che era iniziato negli ultimi decenni dell'800 e che s i attenuò soltanto a partire degli anni '70 con il passaggio da un'economia di tipo agricolo ad una tipo prevalentemente piccolo-industriale.



A Pieve nacque fra gli altri il senatore Francesco Fabbri che ricoprì la carica di Sindaco e Ministro di Stato.
Cittadina onoraria di Pieve per eccellenza è la grande soprano Maria Antonietta Meneghel, in arte Toti Dal Monte, scomparsa nel 1975.
A Pieve è nato ed è sempre vissuto Andrea Zanzotto, uno dei più significativi poeti del nostro tempo, autore di opere ormai divenute fondamentali nel panorama della letteratura novecentesca.
Altri personaggi celebri vissuti a Pieve di Soligo:
il pittore Zanoni Antonio (1648-1721), giunto da Padova, e il figlio Giambattista, nato a Pieve nel 1668 che seguì le orme paterne.
la famiglia Ciassi;
quella dei Balbi nelle persone di Girolamo Maria (1778-1858), della moglie Gerolama Pagani, e del figlio Marco Giulio (1832-1890); quella degli Schiratti nelle persone di Antonio (1809-1883) e del figlio Gaetano;
quella dei Zanzotto con i pittori Andrea vissuto nella seconda metà dell'Ottocento, e il figlio Giovanni (1888-1960), a sua volta padre del celeberrimo Andrea, ritenuto il maggior poeta italiano vivente.
gli scultori, originari di Solighetto, Possamai Paolo (1859-1938) e Giovanni (1890-1966);
i fratelli pittori - decoratori Fontana Attilio ed Emilio, vissuti nella prima metà del Novecento;
la pittrice Marta Sammartini, che decorò le pareti dell'arcipretale di Pieve.
Arcipretale dedicata a Santa Maria Assunta
     Fu      progettata dall'architetto Domenico Rupolo agli inizi del '900, che la      disegnò in forma di basilica a tre navate in stile neo-romanico. Iniziata nel 1906 e completata nel 1924 senza la cupola prevista dal progetto      del Rupolo. La struttura di basilica è impreziosita all'interno da elementi decorativi gotici, che le conferiscono un aspetto maestoso.
     La prima      della chiesa risale al 1192, più volte restaurata ed ampliata, fu      demolito nel 1924.

Assunzione di Maria: Pala dell'altar maggiore
la Vergine domina la scena, tra una miriade di angeli, mentre sullo sfondo appare uno scorcio di paesaggio veneto e nella parte bassa l'ammirato stupore degli apostoli avvolge il sepolcro vuoto, su cui sono riportati il nome dell'artista e la data: Francesco da Milano (1540)
Dal 1937 l'altar maggiore è sovrastato da un imponente gruppo scultoreo, opera di Giovanni Possamai, coadiuvato da Attilio Fontana, artisti originari di Solighetto.
Le tre figure ai piedi della croce: a sinistra la Madonna affranta, col capo reclino, al centro, la Maddalena prostrata e in lacrime, a destra San Giovanni attonito, incapace di distogliere gli occhi dalla croce. La possente figura di Cristo domina la scena e sembra quasi voler proteggere l'umanità, sconvolta dalla sua passione.
Altare della Madonna del Rosario (1708), collocato nella nicchia della navata sinistra, opera dello scultore veneziano Domenico Franceschini.
Gli fu commissionato dai laici iscritti alla scuola del rosario a testimonianza della radicata devozione alla Vergine del Rosario, che aveva salvato la cristianità a Lepanto nel giorno della sua festa, il 7 ottobre 1571.
Resta solo una parte del complesso lavoro: la raffinata composizione tripartita, in cui domina l'immagine centrale della Madonna col Bambino opera dell'artista locale Marta Sammartini che dipinse anche lungo le campate delle navate laterali varie scene della Vita di Cristo.

Oratorio del Calvario (1694) edificato per volontà dell'importante famiglia Ciassi.
Sulla parete di fondo del sacello, dietro la grande croce, tra decorazioni a stucco ora si possono ammirare cinque tele, recentemente attribuite al pittore solighese Paolo De Lorenzi (1733-1806), allievo del Bellucci.

Cappella dedicata alla Madonna del Carmine.
Elegante cappella a pianta esagonale a fianco del seicentesco Palazzo Morona.

Tabella del dazio (1798), sotto lo stemma Brandolini: questa era, infatti, zona di confine. Già alla fine del XII secolo Pieve risultava divisa in due parti dal corso del fiume Soligo: sulla riva destra esercitava la giurisdizione il Comune di Treviso (Pieve del Trevisàn), sulla sinistra (Pieve del Contà), assegnata al controllo del Vescovo di Ceneda, dominarono i Conti Collalto sulla parte sud del paese e Barbisano, mentre amministrarono la Gastaldia di Solighetto prima i Conti Da Camino e poi dal 1436 i Brandolini

Monumento ai Caduti
PALAZZO MORONA
Palazzo del XVII sec., si trova in via Marconi: fu costruito da un'illustre famiglia venuta da Rolle intorno al 1600. Attigua la cappella barocca con campaniletto a vela, dedicata alla Madonna del Carmine.

PALAZZO BALBI VALIER-SAMMARTINI
Risale all'inizio del XIX sec.: recentemente ristrutturato, con le dipendenze ed ex cantine costituisce oggi il "Centro Balbi Valier", sede di un centro medico poliambulatoriale, di studi professionali e negozi.

PALAZZO CIASSI
Edificio del XVII sec., situato in via Lubin di fronte all'arcipretale: fa parte delle numerose proprietà che la famiglia Ciassi deteneva nel paese. E' posto a confine delle Signorie Brandolini e Collalto: su una parte si trova ancora lo stemma della famiglia Brandolini.

La "roggia" all'inizio del Borgo Stolfi, con la vecchia ruota da mulino (ora galleria d'arte)

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