Santa Maria di Feletto
SANTA MARIA DI FELETTO
Santa Maria e San Michele di Feletto, disposti sulle incantevoli colline, compongono l'incantevole scenario del Felettano. Fin dall'antichità occupati da boschi estesi e da ampie piantagioni di viti, furono interessati dalla presenza umana già in epoca preistorica, come testimoniano i reperti archeologici rinvenuti.
Interessati dalla presenza dei Longobardi prima e dalle signorie dei "Da Camino" e dei "Collalto", diventano parte integrante del territorio del comune di San Pietro di Feletto in epoca napoleonica. Due furono i prodotti più rinomati: il vino e il legname. Il primo onorò la mensa dei Dogi, dei Re di Boemia e di Polonia. Tra le varietà, vengono citate, fin dal 1600, le specie "recantina, marzemina, bianchetta gentile, pignola, prosecca, moscadella e verdisa". Il legname della "Fratta", dei "Landri" e della "Valbona", rovere e castagno in particolare, andava a soddisfare le esigenze dell'Arsenale della Repubblica Veneta.
Caratteristiche le "bore" che, causa la natura carsica di questo territorio, sono disseminate lungo il versante sinistro del torrente Crevada: i "Landri", la "Bora dei Notoi", il "Landron", il "Portego", che da sempre hanno presentato un certo fascino e alimentato racconti cari alla tradizione popolare.
La parrocchia di S. Maria di Feletto, sorge nel XVI secolo, sotto il titolo della Purificazione della Beata Vergine Maria, come emanazione dell'antica Pieve di S. Pietro. Nel 1949 cedette un po' del suo territorio alla parrocchia di nuova erezione di S. Giuseppe di Crevada, e restrinse ancora i suoi confini quando divenne parrocchia anche S. Michele (12/5/1951), pochi giorni dopo la morte di Don Bernardo Michieli.
L'8 dicembre 1474, subito dopo la visita pastorale alla Pieve di San Pietro di Feletto, il vescovo di Vittorio Veneto, Mons. Nicolò Trevisano, si recò a S. Maria di Feletto e la Chiesa fu "trovata nuova e poverissima". Il 31 maggio 1480 lo stesso vescovo consacrò la nuova Chiesa e tre altari.
Nel 1750, il parroco don Domenico Dalla Vedova inizia il lavori di totale restauro della Parrocchiale. Procuratore generale per la fabbrica della nuova chiesa di S. Maria era Camillo Manzoni.
Capitello Madonna del Caravaggio
Affresco raffigurante la Madonna del Caravaggio
S. Maria di Feletto
SAN MICHELE DI FELETTO
La zona più meridionale del Feletto, quella che si protende quasi a forma di promontorio tra la Val Bona e la Crevada, sulla pianura di Conegliano e di S. Lucia di Piave, ad una altezza sul mare di 150 metri, da tempo antichissimo porta il nome di S. Michele e si incentra nella vetusta chiesetta dedicata appunto all'Arcangelo.
Verso il 1200 in una località della Pieve di S. Pietro di Feletto, che taluno di aver trovato sui documenti con la denominazione di "Costalarga", esisteva un Eremo di Camaldolesi, a cui nel 1233 fece visita il priore Guidonio proveniente dall'Eremo di S. Michele di Venezia. Essendo i Camaldolesi sono devotissimi dell'Arcangelo Michele, è quasi certo che da essi fu imposto il nome alla zona, e che con il loro incoraggiamento fu costruita in onore di S. Michele, la Chiesetta che vista dal luogo dell'Eremo (Rua) risulta al vertice del Colle sul quale, a quei tempi, non doveva correre alcuna strada.
Il nome "San Michele di Feletto" si trova nel libro V° degli Statuti di Treviso (1279), dove fra i nomi delle "Ville" componenti il primo centenario del territorio di Conegliano, si legge: "... la Villa e Regola di S. Michele di Feletto ..."
L'8 dicembre 1474, il Vescovo di Vittorio Veneto Mons. Trevisan, in occasione della consacrazione della nuova Chiesa di Santa Maria, andò a visitare la Chiesa di San Michele "quae male stat et tendit ad rujnan": a stendo si regge e tende a crollare. Ciò fa intendere che la Chiesetta fosse stata costruita qualche secolo prima, e che da quando s'era spopolato l'eremo di San Benedetto, doveva essere stata lasciata senza alcuna manutenzione. Si potrebbe quindi pensare che la Chiesetta fosse stata edificata nel 1200 per impulso dei Camaldolesi come cappella plebis. Essa risulterebbe anteriore a quella di S. Maria, costruita, per comodità, nel cuore di quella porzione di felettano che agli inizi del XVI secolo si staccò dalla Pieve di S. Pietro
Alla devozione verso l'Arcangelo Michele, si aggiunse, nei secoli passati, quella a S. Biagio vescovo e martire dell'Asia minore, vissuto tra il III e IV secolo. Dai tempi più remoti infatti, nelle nostre terre il Santo è invocato come protettore da tutti i mali della gola. Le origini di questa devozione in S. Michele di Feletto non si conoscono, ma è verosimile che sia giunta attraverso i frati del convento di "San Biasio" di Conegliano.
La Chiesa ed il Convento di San Biasio di Conegliano vennero fabbricati dai padri minori conventuali di S. Francesco, sopra la terra donata ad essi dalle Monache di S. Maria Mater Domini, nell'anno 1231. In questo convento visse, nel secolo XIV, il Beato Marco Ongaro. Alla fine dello stesso secolo, il convento venne demolito per ordine del Senato Veneto, quando i frati avevano già costruito quello chiamato "di S. Francesco".
La Chiesetta, anticamente ad unica navata, ebbe qualche restauro, dopo il 1500 e dopo il 1700. Nel 1750 fu arricchita di una nuova pala, opera del pittore Ermano Bongardo da Spresiano che costò L. 44. Si trovava, a quel tempo nella chiesa, anche un'altra pala con l'immagine di S. Erasmo ed altri santi. S. Michele formava una Regola distinta da quella di S. Maria ed aveva una specie di attività amministrativa indipendente, ed è proprio per questo che ci fu nei tempi passati attorno alla chiesetta anche il cimitero. Le ultime tumulazioni risalgono al 1917-1918 quando la gente moriva di fame e di febbre "la spagnola". Durante la sistemazione del sagrato (1955) i resti furono sotterrati tutti assieme e ricordati in una lapide fissata sul muro della chiesa prospiciente il vecchio cimitero.
Un nuovo restauro fu compiuto nel 1887, e si ha motivo di ritenere che siano state aggiunte allora le due navatine laterali. Dopo la guerra 1915-1918, su disegno dell'arch. Rupolo fu anche restaurato il campanile, e sulla vecchia costruzione fu aggiunta l'attuale cella campanaria e guglia. Solo nel 1953 fu collocato l'orologio.
L'attuale altare maggiore, in marmo, è stato acquistato con generosa offerta di Coneglianese sfollati dalla città e rifugiatisi quassù durante l'ultimo conflitto mondiale e fu benedetto il 29 settembre 1947.
Il 12 maggio 1951, con decreto del Vescovo di Vittorio Veneto Mons. Giuseppe Zaffonato. S. Michele diventava parrocchia indipendente. Il 20 aprile 1952 Don Giovanni Bassanin prendeva possesso della cura come primo parroco. Entro la fine dello stesso anno fu inaugurato il fonte battesimale, ad indicare la spirituale maternità della Chiesa parrocchiale.
Furono compiuti nuovi lavori di consolidamento della Chiesa stessa, curato l'interno dell'edificio e nel 1955 aperto sul lato sinistro del coro uno spazio conveniente ed adatto per i cantori. Furono sistemate anche le adiacenze, il sagrato e le gradinate. Nel 1953, aderente alla casa acquistata come abitazione parrocchiale, fu sistemata anche la sala per le associazioni intitolata a S. Pio X, del quale si conserva, a S. Michele, in un prezioso reliquario, uno zucchetto papale.
Nel 1956 fu rifusa la campana maggiore e l'intero concerto fu elettrificato. Le campane furono battezzate; la maggiore, Michela; la mediana, S. Antonio; la piccola, S. Pietro.
Il 16 luglio 1961, S.E. Mons Albino Luciani, vescovo di Vittorio Veneto, poi Papa Giovanni Paolo I, consacrò l'antica Chiesetta, avendo così miglior titolo per essere davvero la casa di Dio e del popolo cristiano.
Dal successore di Don Giovanni, Don Paolo Casagrande, venne elettrificato l'orologio e installato il nuovo impianto elettrico automatico delle campane. La Chiesa venne anche dotata di un organo elettronico e di un impianto di riscaldamento. Ricostruito il soffitto del coro, che stava crollando per le infiltrazioni d'acqua, venne internamente ripitturata e solidificata.
Sotto la guida di don Antonio viene restaurata la pala del Bongardo da Spresiano raffigurante l'Arcangelo Michele che schiaccia il diavolo, San Biagio, La Madonna ed il Bambino; e arricchita di preziosi candelabri e paramenti. "Michele, il cui nome significa "Chi è come Dio?", è l'arcangelo che insorge contro Satana e i suoi angeli, difensore degli amici di Dio, protettore del suo popolo."
Con don Nilo, si sono riaperte le due finestrelle del Coro, che guardano verso Collalbrigo, e rimesse a nuovo la Via Crucis, le lampade, e l'intera dotazione della Chiesa.
Nel 1999, si è concluso, con il generoso contributo dei parrocchiani, l'ennesimo completo restauro del campanile (rovinato da alcuni fulmini) e della Chiesa con la sistemazione della copertura e delle mura perimetrali esterne, nonché con la nuova ringhiera e scalinata di accesso.
San Michele