Sernaglia della Battaglia - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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Sernaglia della Battaglia

SERNAGLIA DELLA BATTAGLIA

Sernaglia. I primi insediamenti risalgono al paleolitico medio sui terrazzi lungo il corso del Piave in località Fornace, Ca'Mira e Molini a Falzé, dove esistevano centri di lavorazione della selce. In zona Castelich a Sernaglia sono state rinvenute tracce di accampamenti fortificati (Castellieri). Testimoniata anche la presenza paleoveneta nell'area del Pedrè a Falzé, così come la penetrazione romana con la via Claudia Augusta Altinate: esiste ancora un ponte nei pressi di Villa Jacur e tombe sono venute alla luce in vari luoghi.
In un documento dell'età longobarda, datato 762, sono registrate le doglianze di prete Oddo, rettore di S. Maria di Sernaja, che difende i beni donati alla Chiesa secondo una "pronuncia" del duca Orso, dalle pretese degli eredi. Tale fatto ci porta a pensare che il paese esistesse, come nucleo di una certa importanza, già parecchi anni prima.
Nel medioevo il territorio appartenne ai vescovi di Belluno e poi di Ceneda; fu concesso come feudo alla famiglia dei Della Rovere, che edificarono un castello, poi distrutto nel 1234 da Ezzelino da Romano. Sernaglia è citata come pieve già nel 1122. Dal XIV sec. divenne dominio dei Collalto, sotto il controllo della Serenissima. In epoca recente divenne fronte nemico durante la Grande Guerra: distruzioni e crisi economica produssero un pronunciato fenomeno di emigrazione.
Sulle origini del nome si è equivocato sino a poco tempo fa. Lo si voleva far risalire a "seracanaja" in quanto nel Castelich, in località Prà de Tomba, pare esistesse una prigione in cui i condannati, in preda a fabbri malariche, languivano e perivano. Sebbene l'archivio parrocchiale sia andato distrutto completamente nel corso della Grande Guerra, non si può affermare che il tutto sia frutto della sola immaginazione. Un manufatto, all'interno della palude, il solo della zona, doveva sorgere nel Prà de Tomba. Alcune pietre e un terrapieno, la cui struttura geometrica evidenziava la mano dell'uomo, lo dimostravano. E' logico, invece, dedurre che il nome derivi dalla potente famiglia dei Sernaja che signoreggiò nel luogo fin dall'epoca longobarda.
Perché della Battaglia? Dopo la rotta di Caporetto, ottobre 1917, la piana della Sernaglia è venuta a trovarsi in prima linea. Gli abitanti dovettero cercare rifugio nei paesi oltre le colline, nel vittoriese e nel Friuli. Per vecchi e bambini (gli uomini erano a combattere al di là del Piave) ebbe inizio un anno di stenti e privazioni. Il tributo di Sernaglia è stato di una persona ogni nove residente allora in paese. Ad eccezione della ciminiera della filanda, tutto il paese andò distrutto sotto i colpi delle artiglierie italiane del Montello, che si accanirono particolarmente contro l'alto campanile, costruito nel 1620 su disegno del Sansovino, la cui cella campanaria era stata tramutata in osservatorio dal quale gli Austriaci potevano controllare l'intera dorsale nord del Montello. Oltre 200 bocche da fuoco di ogni calibro appoggiarono l'attacco delle nostre truppe che attraversavano il fiume su ponti di barche, tempestando letteralmente le forze nemiche che tentavano di ricacciarle di là del Piave. Il 29 ottobre la Battaglia della Sernaglia era vinta, la via di Vittorio Veneto era aperta.
Lapidi e monumenti ricordano quei giorni gloriosi e terribili. Oltre a quello dei combattenti, uno, l'unico in Italia, è dedicato agli Arditi. Il terzo al XXX Fanteria, la cui bandiera è stata insignita di medaglia d'oro per l'eroico comportamento dei suoi fanti che a Sernaglia respinsero l'ultimo violento contrattacco dei reparti scelti austriaci.

Da vedere:
Le grave del fiume Piave, le risorgive(Acque Bianche) e i Palù.
L'Isola dei Morti é un comprensorio boschivo steppico-arbore-arbustico tipico delle grave del Piave e di macchie ordinate di Pioppo nero, Ginepro, Salice, Corniolo e Biancospino.
Vie intitolate ai reggimenti che qui combatterono nella battaglia del Piave del 1918 confluiscono ad una piazzale con monumento, cappella e cimeli della guerra; una via porta al Piave, dove si possono studiare i ciottoli, i limi e le erosioni del fiume sacro alla patria.
Chiesa parrocchiale (1922) dedicata a Santa Maria Assunta con il suo slanciato campanile, il cui disegno è stato attribuito al Sansovino (1640) con le due colonne poste all'ingresso del sagrato, ricordo della precedente chiesa cinquecentesca, distrutta dalla Grande Guerra.
Parrocchiale di San Nicola di Fontigo, con la sua semplice ed elegante facciata:
Parrocchiale di San Martino a Falzé.
Monumento all'Emigrante (la pietra custodisce un' urna in cui è stata raccolta la terra inviata dagli emigranti di sedici nazioni di tutti e cinque i continenti) di Eugenio Villanova.
Fontana con Titano che scaccia le aquile asburgiche, opera di Giovanni Possamai in piazza san Rocco.
I Tre Arditi dello stesso scultore nella piazza principale di Falzé.
Chiesuola a Falzé: la Madonna con Bambino che sovrasta l'altare, è attribuita al pittore Giovanni di Francia (XV sec,); l'affresco della parete di destra (Madonna con Bambino tra Santi) è datato 1515.

Personaggi illustri:
Villanova Venanzio (1916-88) fu un salesiano che operò in India, dove perì in un incidente stradale, dopo aver creato strutture per i poveri e dispensari per i lebbrosi.
Giambattista Gobbato divenne vescovo in Birmania, dove aprì pure un lebbrosario.
Pillonetto Giocondo (1910-81) fu invece oste e poeta: la sua Penultima fiaba apparve postuma.
Villanova Eugenio (1921-79) lavorò il ferro battuto: suo il celebre monumento dedicato all'Emigrante.
Anche il pittore e scultore Lorenzon Angelo (1927-78) è sernagliese.
I Palù
Chiesa Parrocchiale
Il simbolo di Sernaglia è il monumento in bronzo  dedicato all'Emigrante


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