1999 Operazione San Quirico - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI
Sezione di CONEGLIANO
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1999 Operazione San Quirico

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OPERAZIONE SAN QUIRICO -ASSISI
Intervento di recupero in collaborazione
con la Sezione ANA di Vittorio Veneto
Per secoli i bisognosi hanno bussato alla loro porta ....
.... questa volta le suore hanno bussato alla porta di noi Alpini!

Restauro Monastero di S. Quirico -  Assisi
Suore Clarisse di S. Chiara
IL MONASTERO DI SAN QUIRICO è in centro ad Assisi.

Per la data della sua fondazione è necessario risalire alla fine del XIV sec. e alla prima metà del XV, quando si assiste in Assisi, come nelle vicine Perugia e Foligno, ad una proliferazione notevole di pie donne, provenienti dal terz'Ordine Francescano Secolare che, unitesi in case di proprietà di una di loro, professavano tale Regola approvata dal Papa Nicolò IV nel 1289.
La casa era assistita dai Francescani se non proprio dal Beato Fra' Paoluccio Trinci che in un documento del 1416 è citato addirittura come fondatore. L'intento di Paoluccio Trinci era di ritornare alle origini dello spirito e del pauperismo evangelico francescano e trovò in Angelina da Montegiove una collaboratrice illuminata. Ed è proprio sotto il suo nome che l'istituto ebbe l'approvazione da parte di Martino V il 19 agosto 1428. Il solo superstite di tante case di  penitenti che per tanto tempo vissero nella spiritualità della Beata Angelina è il Monastero di San Quirico, passato in seguito alla Prima Regola di Santa Chiara.
Attorno al 1436 le suore di San Quirico vennero in possesso di una proprietà in Porta Santa Chiara (localizzazione attuale del Monastero) dove si trasferirono nel 1451.
La prima Chiesa del Monastero è da riconoscersi in una sala affrescata al primo piano. Nel 1573 il Visitatore Apostolico Mons. Pietro Camaiani ordinò che, secondo i decreta del Concilio di Trento, la cappella non fosse incorporata ala casa ma fuori dalla clausura. I lavori iniziarono nel 1598 e la chiesa venne inaugurata nel 1601 e dedicata ai Santi Martiri Quirico e Julitta, secondo la tradizione martirizzati nel 304 d.C. a Tarso di Cilicia sotto Diocleziano.La costruzione monastica poggia su strutture romane (ancora oggi conservate intatte) in cui, attraverso recenti restauri, si è riconosciuto un complesso termale (locale absidato in laterizio intonacato). All'interno del complesso sono conservati affreschi di Tiberino d'Assisi (XV sec.), Matteo da Gualdo e alcune tele del Sermei e della scuola del Caravaggio.

Negli anni 1889-1899 circa le monache subirono continue minacce di espulsione e il Monastero venne riacquistato dal Demanio Pubblico proprio nel 1899. Incoraggiate soprattutto da S.E. Mons. Giuseppe Placido Nicolini, vescovo di Assisi, le sorelle passarono alla nuova Regola il 16 giugno 1931. Solennità dei Santi Quirico e Julitta.
Nella storia del Monastero si ricorda l'anno 1943, in cui Mons. Nicolini, ispirandosi alle direttive dello stesso Pio XII, diede ordine alle case religiose di accogliere chiunque, ricercato per cause politiche o razziali, avesse chiesto asilo. E la Comunità di San Quirico salvò numerose famiglie ebree perseguitate e ricercati politici, e la Madre Abbadessa del tempo, sr. Maria Giuseppina Biviglia (1897-1991) mise a repentaglio anche la propria sicurezza fino a rischiare la deportazione nei campi di concentramento tedeschi.
Le Clarisse di San Quirico sono impegnate nella preghiera a Dio, ma grande è la loro attenzione per coloro che bussano al convento: giovani che vogliono fare esperienze di spiritualità, adulti, coppie in difficoltà. Bussano a quella porta famiglie e persone singole per affidare una pena, un caso drammatico, per sfogarsi in un momento di disperazione e per chiedere una preghiera. Un servizio di generoso ascolto e di speranza per tante persone che non sanno a chi appellarsi.

IL TERREMOTO IN UMBRIA ha devastato il monastero. Le Clarisse sono state ospitate ad Amelia, lontano da Assisi, ma sentendo la necessità di tornare a San Quirico, per riprendere l'attività di portineria, e cioè quel mirabile scambio tra interno ed esterno che rappresenta come detto, la principale ragione d'essere delle Clarisse.
Scorrono fili invisibili tra le persone che praticano la solidarietà, è quindi ovvia l'affinità tra le suore di S. Quirico con noi Alpini di Conegliano e Vittorio Veneto; queste sorelle hanno umilmente chiesto un nostro intervento per rendere abitabile almeno una parte del monastero e noi Alpini non ci siamo tirati indietro!
Consapevoli delle difficoltà e dello spessore dell'intervento, capace di coinvolgere tutte le nostre genuine potenzialità e quelle del nostro territorio.

L'INTERVENTO DI RECUPERO
Opere Edili
- demolizione di pavimenti e intonaci
- scavi per la realizzazione di drenaggi
- nuove pavimentazioni, intonaci, risanamento generale ed installazione di nuovi serramenti interni ed esterni
Opere per impianti elettrici
- predisposizione per tutte le linee (forza motrice ed illuminante)
- quadri elettrici (generali e centrale termica)
Impianto termico ed idraulico
- rimozione delle tubature ed apparecchiature esistenti
- rifacimento nuovo impianto con installazione centrale termica
- predisposizione allacciamenti ai piani superiori
L'ALPINO - giugno 1999
ASSISI - UNO SPLENDIDO INTERVENTO DELLE PENNE NERE DI CONEGLIANO E DI VITTORIO VENETO

ALPINI . . .IN CLAUSURA
Hanno lavorato sei mesi per restaurare il monastero delle Clarisse di San Quirico.
Nel salutarli, le monache li hanno abbracciati e chiamati fratelli.

"L'esperienza che si vive quotidianamente nel monastero, da quando l'alzabandiera segna l'inizio di un nuovo giorno, è un'esperienza di duro lavoro e di una semplice ma intensa vita fraterna. Gli alpini condividono tutto, come noi sorelle clarisse, ed è proprio la condivisione che dà un nuovo volto alla vita.
Le loro motivazioni, il loro stile sono forse diversi da quelli delle sorelle, ma la gioia di stare insieme e costruire insieme qualcosa di buono ha lo stesso sapore di vita e di pace": questo è un brano della lettera che suor Giustina, monaca di clausura dell'ordine delle clarisse, ha scritto a Lino Chies, presidente della commissione San Quirico, sull'esperienza che ha portato alpini e monache di clausura nel monastero di San Quirico, in Assisi, gravemente danneggiato dal terremoto.
Danneggiato e compromesso, tanto da costringere le monache ad abbandonarlo in attesa di potervi tornare. Una speranza che comportava una specie di miracolo: i lavori di recupero, consolidamento e ripristino del monastero, un complesso superbo ed essenziale, che risale al 1300. Ci voleva un miracolo... Nell'attesa, ci hanno pensato gli alpini di Conegliano e di Vittorio Veneto, alla cui porta - loro che di porte ne hanno aperte tante nel corso dei secoli per aiutare gli altri - hanno bussato le monache attraverso fra' Claudio Dorighetto, un francescano della basilica degli Angeli, originario di Conegliano.
Il religioso ai è rivolto agli alpini di Conegliano per sollecitare un intervento, e a quelli di Conegliano si sono uniti gli alpini di Vittorio Veneto. In breve, le due splendide sezioni hanno accolto l'invito di aiuto, Lino Chies ha promosso uno speciale comitato e il 12 ottobre scorso con la partenza della prima squadra di volontari (pensionati, professionisti, tecnici, operai molti dei quali hanno chiesto le ferie dal posto di lavoro per poter andare al cantiere del monastero) è iniziata l'Operazione San Quirico.
Ovviamente nelle settimane precedenti c'erano stati dei sopralluoghi e ricognizioni al monastero, che aveva l'intero pianoterra devastato, con i locali assolutamente inagibili e pericolanti. Era necessario riportare la struttura allo stato originario. Più nel dettaglio, si trattava di demolire i pavimenti, restaurare e rafforzare le volte crollate, rifare la pavimentazione, disporre i drenaggi con opportuni scavi, risanare tutti gli interni, rimuovere i vecchi serramenti esterni e d interni e montarne di nuovi, ricostruire ex nova l'impianto elettrico, quadri compresi, rimuovere le tubature del vecchio impianto termico ed idraulico installando nuovi sistemi con relativi allacciamenti al piano superiore...
Il buonsenso avrebbe sconsigliato chiunque di avventurarsi in un'impresa del genere. Ma gli alpini sono un po' matti..., di quella meravigliosa pazzia che tenta l'impossibile e ci riesce. Ed è così che a turni di una settimana, decine di squadre di penne nere di Conegliano e di Vittorio Veneto si sono avvicendate al monastero di Assisi, in una sfida generosa.
"Era incredibile - racconta una delle monache - vedere gli anziani che cercavano di emulare i più giovani, lavorando per tutta la giornata, lesinando i minuti al riposo, pur di non essere da meno degli altri...". Le difficoltà non mancavano di certo. Prima di tutto di ordine... burocratico - amministrativo: si possono soltanto immaginare i vincoli che vengono  posti per porre mano ad un edificio di seicento anni, in una regione dove perfino il colore dell'intonaco è vincolato.
Per non dire della quantità di materiali necessari. "Molti imprenditori di Conegliano e di Vittorio Veneto - racconta Chies - hanno fornito e trasportato gratis i materiali occorrenti, accogliendo l'appello lanciato dagli alpini". Le monache, dopo i giorni del terremoto, si erano trasferite al monastero di Amelia. Durante l'intervento degli alpini, per lunghi mesi, alcune di loro - e tra queste suor Giustina - sono tornate a San Quirico, per lavorare fianco a fianco con gli alpini.






Le monache hanno partecipato all'alzabandiera, la mattina; gli alpini alla Messa delle suore. Così, per lunghi mesi, turno dopo turno.
Monache di clausura nel bel mezzo di un cantiere, alpini tra religiose che hanno scelto la parte più dura della vocazione che le porta alla segregazione dal mondo, ma non alla chiusura e che ricercano perfezione e santità.
Ed è proprio questo scambio di esperienze, più ancora del difficile recupero e restauro, che ha dello straordinario. Gli alpini hanno scoperto nella gioiosità delle monache che la clausura spalanca orizzonti e universi, non chiude; le suore hanno riconosciuto negli alpini quella carità spontanea che insegnavano San Francesco e Santa Chiara. E al momento di tornare a casa, gli alpini - arricchiti da una esperienza che li aveva cambiati - si sono visti abbracciare dalle monache come fratelli, con una spontaneità che stupiva e incantava. "Un dono del Signore, ecco cosa sono stati", ha commentato la badessa.
"Un sogno" - ha poi detto una monaca - "credevamo di non poter più tornare al nostro monastero, e invece...".
Invece, domenica 18 aprile è stato ufficialmente riconsegnato alle suore San Quirico, recuperato nella parte del piano terra. Ora alcune imprese dovranno sistemare il tetto e la parte superiore, ma il più è fatto. Ad Amelia, dove in questi mesi hanno vissuto le monache, c'è stata una messa e i canti degli alpini si sono alternati a quelli soavi e mistici delle monache; immagini di soldati con la penna che accorrevano dal loro capitano ferito, anzi morente, si sono intrecciate a visioni angeliche e salvifiche per confluire nello stesso spirito di carità, espresso da alpini e monache, in due modi diversi, ma confluenti. Poi, conclusa la Messa, gli alpini hanno recitato la loro preghiera ed infine consegnato gran mazzi di fiori, tra reciproci abbracci e sorrisi. Il giorno dopo, a San Quirico, poco distante dalla stupenda basilica di San Francesco transennata, ai margini di una città che reca ancora profonde le ferite del terremoto, la riconsegna del monastero, con una visita alle opere e una Messa.
E' stata celebrata da padre Nicola Giandomenico, rappresentante della basilica e cittadino onorario di Conegliano, assistito da don Domenico Perin, cappellano della sezione di Conegliano, don Angelo Granziera, parroco di Ogliano e fra' Claudio Dorighetto. C'erano il nostro presidente nazionale Beppe Parazzini, i presidenti delle sezioni di Conegliano Paolo Gai, di Vittorio Veneto Donato Carnielli, delle Marche Sergio Macciò, il sindaco di Conegliano Floriano Zambon, tenente degli alpini e il sindaco di Vittorio Veneto Antonio Dalla Libera, il sindaco di Assisi Giorgio Bartolini, nonché il presidentissimo Nardo Caprioli e tutte le monache con la badessa.
Era il momento dei ringraziamenti - "Davvero, voi amici di Conegliano e di Vittorio Veneto, siete stati i primi a venirci incontro per farci sentire meno sole e a tener alta la nostra speranza di poter tornare al nostro monastero" ha detto la badessa. "Così, quando ancora c'era molta incertezza, eccovi pronti ad offrire la vostra disponibilità, la vostra esperienza e soprattutto - voglio ancora ripeterlo - i vostri cuori".
Dopo aver ricordato che i locali restaurati saranno anche adibiti all'accoglienza di pellegrini e che pur nella vita contemplativa per le monache è importante la carità, la badessa ha ringraziato gli alpini per "ciò che avete fatto e per come l'avete fatto".
E ha concluso: "Siate certi che i vostri volti e i vostri nomi rimarranno sempre impressi nei nostri cuori". E grazie l'ha detto anche Lino Chies, alle suore perché "ci avete dato la possibilità di esprimerci in un luogo a noi ignoto, accogliendoci come se fossimo sempre stati qui. Il vostro sorriso e la vostra fede ci hanno conquistati e aiutati nei momenti più difficili. Avete saputo dare agli alpini qualcosa che non so descrivere ma che è rimasto profondamente nel loro carattere". E ha terminato ricordando le parole d'un vecchio comandante degli alpini "che hanno caratteristiche tali da essere polivalenti per natura".
"Qui lo abbiamo dimostrato, ma grazie a voi che ci avete dato questa lezione di vita e l'opportunità di esprimerci in un luogo sacro".
La cerimonia si è conclusa con l'intervento del presidente Parazzini, il quale ha ricordato la sua prima visita al monastero, quando Chies, presentandogli la forza-lavoro, aveva schierato "dodici alpini e quattro suore di clausura", che avevano voluto in questo modo dargli il benvenuto.
Ha parlato dei valori che sorreggono le penne nere, di senso del dovere e di solidarietà in tempi cui sembrano desueti. E della disponibilità ad accorrere dove è richiesto il loro aiuto, come in Umbria, come in Albania, una pagina tuttora aperta, perché gli alpini non si stancano mai di aiutare gli altri.



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